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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
venerdì 13 giugno 2025
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’EUROPA!!! --- COME NASCE LO STATO? LA "REPUBBLICA ("POLITEIA") DI PLATONE E UNA "ROBINSONATA" DI UN "PLATONISMO" MILLENARIO.

sabato 15 marzo 2025

INDIVIDUO E SOCIETA’: COME NASCE LO STATO?

LA "ROBINSONATA" DI UN "PLATONISMO" DI MILLENNI: SOCRATE RISPONDE ALLA DOMANDA SUL COME NASCE LA SOCIETA’, MA NON ANCHE SUL COME NASCE L’INDIVIDUO.

UNA "CITAZIONE" DALL’OPERA DI PLATONE, "REPUBBLICA ["POLITEIA"]" (II, 368-371):

      • SOCRATE AD ADIMANTO: "[...] Noi affermiamo che esiste una giustizia del singolo individuo e in certo senso anche quella di uno stato intero, no? - Senza dubbio, ammise. - Ora, uno stato non è maggiore di un individuo? - Maggiore, sí, rispose. - Ebbene, in un àmbito maggiore ci sarà forse piú giustizia e la si noterà piú facilmente. Perciò, se volete, [369 a] cerchiamo prima negli stati che cosa essa sia. Esaminiamola poi con questo metodo anche in ogni individuo e cerchiamo di cogliere nelle caratteristiche del minore la somiglianza con il maggiore. - Cosí va bene, mi sembra, rispose. - Ora, ripresi io, se non di fatto, ma a parole assistessimo al processo di nascita di uno stato, non vedremmo nascere pure la giustizia e l’ingiustizia? - Forse sí, ammise. - E se ciò avviene, non possiamo sperare di scorgere piú agevolmente il nostro obiettivo? - Molto [b] di piú, certo. - Ora, secondo voi, dobbiamo tentar di andare sino in fondo? Non la credo una impresa da poco, e quindi pensateci su! - Ci abbiamo già pensato, disse Adimanto. Via!, fa’ come hai detto.

      • Secondo me, ripresi, uno stato nasce perché ciascuno di noi non basta a se stesso, ma ha molti bisogni. O con quale altro principio credi che si fondi uno stato? - Con nessun altro, rispose. - Cosí per un certo [c] bisogno ci si vale dell’aiuto di uno, per un altro di quello di un altro: il gran numero di questi bisogni fa riunire in un’unica sede molte persone che si associano per darsi aiuto, e a questa coabitazione abbiamo dato il nome di stato. Non è vero? - Senza dubbio. - Quando dunque uno dà una cosa a un altro, se gliela dà, o da lui la riceve, non lo fa perché crede che sia meglio per sé? - Senza dubbio. - Suvvia, feci io, costruiamo a parole uno stato fin dalla sua origine: esso sarà creato, pare, dal nostro bisogno. - Come no? - Ora, il primo e maggiore [d] bisogno è quello di provvedersi il nutrimento per sussistere e vivere. - Senz’altro. - Il secondo quello di provvedersi l’abitazione, il terzo il vestito e simili cose. - Sí, sono questi. - Ebbene, dissi, come potrà bastare lo stato a provvedere tutto questo? Non ci dovranno essere agricoltore, muratore e tessitore? E non vi aggiungeremo pure un calzolaio o qualche altro che con la sua attività soddisfi ai bisogni del corpo? - Senza dubbio. - Il nucleo essenziale dello stato sarà di quattro o cinque [e] persone. - È evidente. - Ebbene, ciascuna di esse deve prestare l’opera sua per tutta la comunità? Cosí, per esempio, l’agricoltore, che è uno, deve forse provvedere cibi per quattro e spendere quadruplo tempo e fatica per fornire il grano e metterlo in comune con gli altri? o deve evitarsi questa briga e produrre per sé soltanto un [370 a] quarto di questo grano in un quarto di tempo? e impiegare gli altri tre quarti del tempo uno a provvedersi l’abitazione, uno il vestito, uno le calzature? e non prendersi per gli altri i fastidi che derivano dai rapporti sociali, ma badare per conto proprio ai fatti suoi? Rispose Adimanto: - Forse, Socrate, la prima soluzione è piú facile della seconda.
        -  Nulla di strano, per Zeus!, io dissi. Le tue parole mi fanno riflettere che anzitutto ciascuno di noi nasce per natura completamente diverso da ciascun altro, [b] con differente disposizione, chi per un dato compito, chi per un altro. Non ti sembra? - A me sí. - Ancora: agirà meglio uno che eserciti da solo molte arti o quando da solo ne eserciti una sola? - Quando da solo ne eserciti una sola, rispose. - È chiaro d’altra parte, credo, che se uno si lascia sfuggire l’occasione opportuna per una data opera, questa opera è perduta. - È chiaro, sí. - L’opera da compiere non sta ad aspettare, credo, i comodi di chi la compie. E chi la compie deve starle [c] dietro, senza considerarla un semplice passatempo. - Per forza. - Per conseguenza le singole cose riescono piú e meglio con maggiore facilità quando uno faccia una cosa sola, secondo la propria naturale disposizione e a tempo opportuno, senza darsi pensiero delle altre. - Perfettamente.
        -  Occorrono dunque, Adimanto, piú di quattro cittadini per provvedere quanto dicevamo: ché l’agricoltore, come sembra, non si costruirà lui stesso da solo l’aratro, se ha da essere un buon aratro, né la zappa né [d] gli altri attrezzi agricoli. Né d’altra parte si costruirà i propri arnesi il muratore: gliene occorrono molti. E cosí il tessitore e il calzolaio. No? - È vero. - Ecco dunque che carpentieri, fabbri e molti altri simili artigiani verranno a far parte del nostro staterello e lo renderanno popoloso. - Senza dubbio. - Ma non sarebbe ancora troppo grande se vi aggiungessimo bovai, pecorai e le altre categorie [e] di pastori: ciò perché gli agricoltori possano avere buoi per l’aratura, e i muratori servirsi, insieme con gli agricoltori, di bestie da tiro per i loro trasporti, e i tessitori e i calzolai disporre di pelli e di lane. - Ma con tutta questa gente, ribatté, non sarebbe neanche piccolo il nostro stato. - D’altra parte, ripresi io, è pressoché impossibile fondarlo in un luogo che renda superflue le importazioni. - Impossibile. - Occorreranno quindi altre persone ancora per portargli da un altro stato la roba che gli abbisogna. - Occorreranno, sí. - E se il nostro agente si presenta a mani vuote senza alcuno dei prodotti occorrenti a chi ci fornisce le merci d’importazione [371 a] necessarie per i nostri cittadini, se ne verrà via a mani vuote, non è vero? - Mi sembra di sí. - La produzione interna deve dunque non solo bastare ai cittadini stessi, ma anche rispondere per qualità e quantità alle esigenze di coloro dei quali i nostri cittadini possono avere bisogno. - Deve, sí. - Al nostro stato occorre perciò un maggiore numero di agricoltori e di altri artigiani. - Sí, un numero maggiore. - E anche di altri agenti, a mio avviso, destinati a importare e ad esportare le singole merci. Sono questi i commercianti, non è vero? - Sí. - Ci abbisogneranno dunque anche i commercianti. - Senza dubbio. - E se poi il commercio si svolge per mare, [b] occorreranno ancora molti altri, pratici del lavoro marittimo. - Molti altri, certo. [...]" (Platone, "Opere complete", 6, Laterza, Bari, 1971, pp. 85-87).


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