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Mondiali

BERLINO 2006: ITALIA - FRANCIA 6 - 4. CHE GROSSO ... RISULTATO !!! L’ITALIA CAMPIONE DEL MONDO !!! VIVA VIVA L’ITALIA !!!

domenica 9 luglio 2006 di Federico La Sala
[...] ITALIA CAMPIONE DEL MONDO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO, ITALIA CAMPIONE DEL MONDO!!! [...]
VIVA, VIVA L’ITALIA!!! LUNGA VITA ALL’ITALIA: "RESTITUITEMI IL MIO URLO"!!!


Italia-Francia 6-4 (In corso)
ultimo aggiornamento: 22:48 del 09/07/2006
di Nicola Apicella*
ITALIA CAMPIONE DEL MONDO, ITALIA (...)

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> BERLINO 2006: ITALIA - FRANCIA 6 - 4. CHE GROSSO ... RISULTATO !!! L’ITALIA CAMPIONE DEL MONDO !!! VIVA VIVA L’ITALIA !!!

mercoledì 12 luglio 2006

La ripetitiva banalità del male

Come ci ricorda Hannah Arendt, è la banalità del male ad essersi incarnata in Adolf Eichmann, non uno spirito maligno superiore. La stessa banalità retriva, ripetitiva, forse fiera della propria ottusa irragionevolezza che fa tracciare svastiche e scritte antiebraiche sui muri del ghetto di Roma la sera del dì di festa, quando a centinaia di migliaia le persone sciamavano per le strade per godere della gioia circense del trionfo azzurro in Germania.

E importa davvero poco se quelle scritte, quei segni cabalistici che rimandano alla destra eversiva, quelle rune, quelle svastiche fossero in numero limitato, come qualcuno ha fatto osservare: ne basta anche una sola di svastica, un solo accenno ai Lager, ai forni crematori per riaccendere la coda di quella bestia mai completamente doma che è l’antisemitismo.

Episodi di inqualificabile intolleranza punteggiano da anni tutta Europa: ora un cimitero devastato, ora una lapide alla memoria, ora un’aggressione fisica. Accade nella civilissima Francia, accade in Germania, nella ultratollerante Olanda, accade nella patria della democrazia, la Gran Bretagna e purtroppo anche da noi. Qualcuno, semplificando, tende a giustificare le manifestazioni antiebraiche mettendole in relazione con la politica di Israele - soprattutto durante il predominio del Likud (ora in gran parte rimpiazzato da Kadima) - ma si tratta quasi sempre di una falsa prospettiva: l’antisemitismo d’accatto, quello cioè che viene dalle viscere, dalle profondità difficilmente sondabili del malanimo collettivo, è frutto di retaggi antichi più che di considerazioni attuali.

Abbiamo addirittura il sospetto che talvolta al velo dell’ignoranza che copre come un manto opaco i gesti e l’idiozia di chi scribacchia sui muri o spezza le lapidi nei cimiteri si sommi una sorta di transfert semantico, grazie al quale la svastica, la croce celtica, il richiamo nazista Sieg heil! non siano altro che slogan, vezzi fonetici buoni per gli stadi, e spressioni ortografiche prive del loro senso reale. Ma ciò è ancora peggio. Significa cioè che la cultura dell’antisemitismo si è fusa in profondità con il lessico ordinario, creando una sotterranea ma non meno pericolosa (proprio perché spesso tollerata) intolleranza.

Ed è su questo versante che è necessario intervenire. La memoria - vien da dire - dovrebbe essere la medicina permanente, perché inasprire le pene raramente serve davvero. Ma la memoria da sola non basta. Occorrono soprattutto le parole (le più alte, ieri, sono venute dal capo dello Stato). Ci piacerebbe che chi l’altro giorno ha tracciato quelle scritte sui muri di Roma leggesse (sempre che sia in grado di leggere) queste: «Per tutti gli anni che ci hanno rubato, che hanno rubato a milioni di uomini, donne, bambini - specialmente bambini! - che sono rimasti nei campi. Quanti anni, decine, migliaia, milioni avrebbero ancora da vivere? Quanti anni di vita sono andati in fumo nei forni crematori dei Lager, nel più mostruoso furto della storia?» Sono le parole di una sopravvissuta all’internamento a Auschwitz-Birkenau, una donna qualunque, romana, che oggi non c’è più. Per sua fortuna, verrebbe quasi da dire. Almeno non ha avuto il dispiacere e l’orrore di dover leggere quelle scritte sui muri e sentirle graffiare nel suo cuore.

Giorgio Ferrari, Avvenire 12 luglio 2006


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