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Realtà e dignità...

ITALIA: NAPOLI .... UN GIUDIZIO SU "GOMORRA", IL LAVORO-RACCONTO DI ROBERTO SAVIANO.

martedì 11 luglio 2006 di Federico La Sala
(...) Siamo assediati da narratori convinti che il mondo ormai coincide con un immaginario mediatico privo di senso, privo di ogni rintracciabile verità. è una letteratura della fuga, che si nasconde dietro il paravento dell’irrealtà per alzare bandiera bianca. Cresce una generazione di scrittori arresi. Scrittori che hanno smesso di giudicare perché uno stuolo di pessimi maestri ha insegnato loro che avere un punto di vista sulla realtà storica è sommamente disdicevole, che non si può (...)

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> ITALIA: NAPOLI .... UN GIUDIZIO SU "GOMORRA", IL LAVORO-RACCONTO DI ROBERTO SAVIANO. .... SAVIANO A BERLINO: Mafia questione europea.

venerdì 7 settembre 2007

BERLINO

Dopo il successo di «Gomorra», lo scrittore italiano ieri in Germania ha raccontato il suo impegno contro la camorra

Saviano: mafia questione europea

«Dopo la strage di Duisburg, è sempre più chiaro che la criminalità organizzata può essere sconfitta solo con una lotta a livello globale»

Da Berlino Vincenzo Savignano (Avvenire, 06.09.2007)

Il ragazzo che sfidò la camorra. Roberto Saviano, nato nel 1979 a Casal di Principe in provincia di Napoli, in poco più di un anno è diventato un fenomeno mediatico. A un anno dal successo italiano del suo libro Gomorra in cui, come mai nessuno prima, descrivendo con una sconvolgente minuziosità di particolari e facendo nomi e cognomi, ha ricostruito il mondo affaristico e criminale della camorra, la Germania lo ha accolto come una star, un personaggio unico da conoscere e scoprire. Ieri è arrivato a Berlino, dove oggi inaugurerà il Festival della letteratura, leggendo alcune parti del suo libro, che anche qui è ormai un best seller.

Nella capitale tedesca è protetto giorno e notte da una decina di agenti di sicurezza, ma lo seguono ovunque anche fotografi e cameraman. Ha già rilasciato interviste a tutte le principali televisioni nazionali tedesche, che prima di tutto gli hanno chiesto un’opinione sulla strage di ferragosto a Duisburg, dopo la quale la Germania ha capito di essere anch’essa terra di mafia. «Non mi sono affatto sorpreso di ciò che è accaduto a Duisburg - ha sottolineato Saviano, nel corso della conferenza stampa, svoltasi ieri a Berlino alla sede della stampa estera - la magistratura e la polizia sia italiana sia tedesca sanno perfettamente quanto sono presenti e diffuse le mafie italiane in Germania». Saviano sa tutto della camorra, o meglio del "Sistema" perché «così la chiamano i boss», dei quali nelle sue inchieste ha seguito le tracce, giungendo proprio fino in Germania. Ieri ha fatto riempire pagine di appunti ai giornalisti tedeschi, snocciolando date, nomi e luoghi sulla nascita, formazione e diffusione delle mafie italiane in Germania. «Nel 1991 - ha raccontato - si svolse una riunione segreta a Praga, dove alcuni boss della camorra e della ’ndrangheta si spartirono gli affari. I Licciardi si stabilirono a Monaco, i Di Lauro a Stoccarda ed altre famiglie iniziarono ad acquistare terreni ed immobili in tutta la ex Ddr, che diventò in poco tempo l’avamposto per la conquista dell’est Europa». Secondo Saviano, «la Germania è stata scelta come base dai cartelli criminali, anche perché nel diritto penale tedesco non esiste il reato di associazione mafiosa e non sono consentiti facilmente le intercettazioni telefoniche e il sequestro dei beni». Ma il "Sistema", la camorra, e la Cosa Nuova, come lui definisce la ’ndrangheta, hanno costruito i loro imperi grazie all’oro bianco: la cocaina. «Verso la fine degli anni ’90 - ha aggiunto - Rostock è diventato uno dei principali porti di ingresso della cocaina tanto che le mafie italiane preferiscono far arrivare la cocaina in Germania e poi trasportarla in Italia, piuttosto che il contrario, come avveniva negli anni ’80».

In silenzio i migliori giornalisti della stampa tedesca hanno ascoltato il racconto lucido del giornalista d’inchiesta Roberto Saviano che però preferisce definirsi uno scrittore. «Mi sento scrittore - ha spiegato - perché quando iniziai a seguire la guerra di camorra non m’imposi l’imperativo della cronaca, ma come diceva Truman Capote ho voluto raccontare la verità attraverso lo strumento letterario». Stupisce Roberto Saviano per la sua capacità di analisi e di sintesi su uno degli argomenti più controversi della storia della nostra Repubblica.

Saviano allo stesso tempo è un po’ scugnizzo e un po’ intellettuale. A Casal di Principe, quella che lui definisce la capitale della camorra, è cresciuto con e come gli scugnizzi, con il mito dei boss: «Ricordo che marinavo la scuola per andare a vedere gli interrogatori in video-conferenza di "Sandokan", il boss Roberto Schiavone». Ma poi la rabbia e lo sdegno hanno fatto scattare qualcosa nella mente di questo giovane studente di filosofia, iscritto all’Università di Napoli, che si è trasformato nell’uomo più coraggioso di Casal di Principe. «Non ho mai voluto nascondermi per questo nel mio libro parlo sempre in prima persona e per questo ho messo la mia foto sulla copertina. Non farlo, oltre ad essere un gesto di codardia, significava sottrarre qualcosa di importante al mio racconto».

Lo scrittore scugnizzo intellettuale Saviano conosce la camorra, anzi il "Sistema", come pochi altri perché c’è cresciuto dentro: «Ho visto il primo morto ammazzato a dodici anni». Per questo ha raccontato nei minimi particolari l’organizzazione affaristica con ramificazioni impressionanti in tutto il pianeta e il fenomeno criminale profondamente influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica, per cui i boss si ispirano negli abiti e nelle movenze ai gangster del cinema americano. Per questo Saviano vuole indicare la strada per sconfiggere quello che definisce «un male peggiore del terrorismo islamico». «Oltre ad una battaglia culturale - ha spiegato - bisogna intraprendere una lotta ai più alti livelli della politica, ed in questo la Germania può svolgere un ruolo fondamentale, modificando la propria legislazione e portando il problema a livello europeo».


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