Il senso di queste guerre mi sembra abbastanza palese: assicurare la pace, la tranquillità all’occidente, e cioè a noi. E poi chi se ne frega della Palestina, degli iracheni, degli afghani... l’11 settembre 2001 una rete terroristica ci ha dichiarato guerra e noi la stiamo conducendo, naturalmente non sul nostro suolo, come avrebbero desiderato, ma sulla loro terra, sulla pelle della loro gente ! Mors tua vita mea ! Oramai la guerra convenzionale è finita, mettiamocelo bene in testa; dopo il crollo delle due torri americane è nata una nuova guerra, la guerra post-moderna, post-convenzionale, segreta, senza esclusioni di colpi, dove il diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra vanno a farsi benedire. La lotta al terrosismo non può conoscere regole, perchè il terrorista regole non ne ha !
E allora dovremmo capire tutti quanti che il discorso della morte non può essere più accettabile. Abbiamo bisogno di scommettere su un nuovo, un secondo rinascimento della cultura, della scienza, dell’arte, come proposto più di trent’anni fa da Armando Verdiglione. È tempo che si proclami la guerra intellettuale, altrimenti saremo condannati a perpetuare il massacro dell’uomo sull’uomo. Eliminiamo anche il pacifismo, perchè appartiene pur sempre al discorso della guerra !
Dal due (tanto caro al nostro Prof. La Sala), in latino duo, deriva duellum e poi bellum. La guerra è sempre lotta armata fra Due Io, due Assoluti (il Bene e il Male), ma è l’odio che la fa da padrone in questo "rapporto". Ma qui siamo tentati di precipitare nel manicheismo, nelle complicazioni che inevitabilmente derivano dall’eventuale esistenza dei due principi, del Principe appunto del bene e dell’altro del male...
Ben vengano allora le guerre intellettuali fra Vattimo e Ratzinger, fra i filosofi, i politici, i professori e i teologi... In greco, ricordiamolo, guerra è polemos, che a me piace tanto tradurre in polemica, dibattito, dialettica, confronto, dialogo.