La Cina supera le previsioni. Pil 2006 a quota 10,7%
di Gianluigi Torchiani (www.ilsole24ore.com, 25 novembre 2006)
Il 2006 potrebbe concludersi con una crescita dell’economia cinese ancora più sostenuta di quella ipotizzata negli scorsi mesi: secondo Yao Jingyuan, portavoce dell’ufficio nazionale di statistica, il Prodotto Interno lordo nazionale potrebbe arrivare a toccare un aumento del 10,7% nell’ultimo anno solare, contro il 10,4% previsto dalla banca mondiale appena pochi giorni fa.
Ma secondo un rapporto elaborato da Bnp Paribas Peregrine, nei prossimi anni anche l’economia cinese è destinata a rallentare la sua corsa, in coincidenza con la crescita meno sostenuta a livello globale: già l’anno prossimo l’aumento del Pil di Pechino dovrebbe scendere al 9,6% per poi arrivare al 7,9% nel 2009. A moderare i loro continui progressi saranno anche le esportazioni, gli investimenti, e sarà pure possibile un certo apprezzamento del Remimbi nei confronti del dollaro (nell’ordine del 3-5%). Il futuro rallentamento cinese non è però collegabile al recente attivismo delle nuove tigri asiatiche (India e Vietnam in testa) quanto piuttosto, come accennato prima, all’andamento dell’economia globale e soprattutto americana, di cui già oggi si colgono i primi segnali di affanno e che saranno evidenti a partire dall’inizio del 2007. Le esportazioni cinesi, in particolare, sono molto condizionate dallo stato di salute del sistema produttivo statunitense.
Lo scenario ipotizzato dal rapporto Bnp Paribas non spaventa però i dirigenti della Repubblica Popolare, che sono da tempo piuttosto preoccupati per un possibile eccesso di surriscaldamento dell’economia causato da una crescita fuori controllo. Nei prossimi tre anni, prevede Bnp, il governo cinese sarà perciò impegnato nel risolvere i problemi strutturali dell’economia cinese, quali la corruzione, l’eccesso di risparmio della popolazione, l’insufficiente spesa sociale. In sintonia con i propositi egalitari del presidente Hu Jintao, i dirigenti economici punteranno dunque per una politica sociale più decisa, con aumento dei salari minimi, protezione dei lavoratori e promozione dello sviluppo nelle regioni occidentali (di cui già si coglie qualche segnale nel biennio 2005-06): tutti provvedimenti che andranno a incidere sul costo del lavoro, differenziando ancora di più la situazione cinese rispetto a quella dei paesi asiatici emergenti. Gli imprenditori italiani che vorranno investire nel gigante asiatico, sottolinea Bnp, faranno bene a non puntare troppo sul risparmio in termini di manodopera, quanto piuttosto su nuovi settori come le energie alternative, la protezione ambientale, i servizi educativi e di intrattenimento, destinati a conoscere una forte espansione in Cina nei prossimi anni.