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Romania

JOAN PETRU CULIANU (1950-1991): Lo storico delle religioni, autore di "Eros e magia nel Rinascimento", allievo di Mircea Eliade, assassinato a Chicago - un crimine ancora impunito.

giovedì 20 luglio 2006 di Federico La Sala

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martedì 13 marzo 2007

Eliade, cento anni di «homo religiosus»

di Mario Iannaccone (Avvenire, 09.03.2007)

Cento anni fa, il 9 marzo del 1907, nasceva a Bucarest Mircea Eliade, considerato il più grande studioso moderno dei fenomeni religiosi, e fondatore della fenomenologia delle religioni. Cresciuto nella pètit Parigi della Bucarest del primo dopoguerra, città singolarmente cosmopolita, padrone di molte lingue, Eliade studiò filosofia completando gli studi prima in Italia e poi in India, grazie ad una borsa di studio. A Calcutta approfondì la filosofia indiana e il sanscrito, e da quest’esperienza nascerà il testo «Yoga. Immortalità e libertà» (1954), ristampato e studiato ancora a distanza di cinquant’anni. Tornato in Europa, si dedicò all’insegnamento prima a Bucarest e poi a Parigi dove conquistò una cattedra alla Sorbona.

Già nella Parigi del dopoguerra, Eliade venne guardato con sospetto a causa della sua vicinanza, durante gli anni Trenta, con personaggi vicini alla Guardia di Ferro, un movimento politico di estrema destra di grande seguito nella Romania del tempo, che comprendeva anche altri prestigiosi intellettuali come Emil Cioran e che è stato oggetto recentemente di ampie rivisitazioni storiche che ne hanno messo in luce le derive fasciste. Nonostante le polemiche, che lo accompagnarono sino alla morte, nel 1986, a Eliade verrà offerta una cattedra all’Università di Chicago, che prenderà poi il suo nome, continuando i suoi studi circondato dal rispetto e dall’amicizia di molti.

Negli anni parigini, Eliade scrisse in francese il primo di una serie di testi importanti, il «Trattato di storia delle religioni» (1948) dove propose un nuovo modo di studiare i fenomeni religiosi in contrasto con la scuola storica, positivista nei metodi, ancora molto seguita a quei tempi: l’immersione intuitiva nell’esperienza religiosa, l’adesione ai pensieri di quello che chiama l’«homo religiosus». Costruito attorno a una dozzina di vortici tematici, il «Trattato» poggia su due intuizioni: il significato del tempo e dello spazio sacri, attorno a quali ruota tutta la morfologia religiosa, tanto nelle religioni semplici quanto in quelle più complesse. Per Eliade il sacro, e in particolare il sacro religioso (cioè il sacro organizzato in riti e miti di fondazione), è un’esperienza letteralmente «fondante», che riscatta i giorni dell’uomo dal nulla del tempo, modella il calendario e lo spazio della vita. Quando esso viene escluso o negato, è destinato a tornare dissimulato sotto altre forme (nella religione della scienza, nelle ideologie politiche, nei riti sociali moderni) che sono però una sua degradazione.

Al «Trattato» seguiranno molti altri testi dove Eliade unisce al metodo fenomenologico la sua costante attenzione alla filologia. Tra le altre sue opere si ricordano «Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi» (1951), «La nascita mistica, riti e simboli d’iniziazione» (1959) e le grandi opere enciclopediche dell’ultima fase della sua vita come la «Storia delle credenze e delle idee religiose» (1978-1985). Nel corso di tutta la sua vita Eliade scrisse anche opere narrative, molti romanzi e novelle. Il capolavoro di questa parte della sua opera, certo la meno conosciuta, è il romanzo «La foresta proibita» del 1955.


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