Rice: cessate il fuoco urgente Olmert: sì ad una forza europea Ferito un soldato italiano dell’Onu *
Ora anche gli Usa lo ammettono: arrivare ad un «cessate il fuoco» fra Israele e Libano è «urgente», come afferma il segretrario di Stato Usa Condoleeza Rice. Anche se «le condizioni» della tregua dovranno essere «sostenibili». In primo luogo per Israele. E proprio in Israele è atteso l’arrivo della Rice, nella tappa più importante del suo tour diplomatico in Medio Oriente che precede la conferenza internazionale di mercoledì 26 luglio a Roma.
Pur continuando a sostenere, contro la stragrande maggioranza dei Paesi, le posizioni del governo israeliano al palazzo di vetro dell’Onu (con il veto ad ogni risoluzione che critichi la reazione «sproporzionata» all’attacco subito dagli Hezbollah e chieda la fine delle ostilità), Washington ora ostenta pragmatismo. Non a caso la Rice ha sottolineato come in questa fase la diplomazia non escluda gli "stati canaglia" e la rappresentanza diplomatica americana a Damasco possa rappresentare «un canale per trattare con i siriani».
In attesa dell’arrivo del segretario di Stato Usa, in Israele si stanno svolgendo numerosi incontri bilaterali ad alto livello. Domenica si sono recati a Tel Aviv i ministri degli esteri di Francia e Germania, Philippe Douste Blazy e Frank-Walter Steinmeier, e il ministro britannico al Foreign Office, Kim Howell, nel tentativo di contribuire a creare le condizioni per un cessate il fuoco.
Gli emissari europei stanno verificando la possibilità di inviare nel Libano del Sud una forza multinazionale dell’Onu capace di creare una zona cuscinetto che possa portare ad una cessazione delle ostilità. Ma gli israeliani non credono che per fare ciò sia sufficiente un mandato dell’Onu. Lo ha spiegato chiaramente il ministro della difesa israeliano Peretz a quello degli esteri tedesco, Steinmeier al quale gli israeliani hanno detto, dopo aver taciuto sull’ipotesi Onu, che sarebbero disposti ad accettare una forza della Nato. Un’ipotesi che è stata accolta con interesse dall’ambasciatore Usa all’Onu, il "falco" John Bolton e con molta freddezza nell’interlocutore tedesco. «La parte tedesca ha sottolineato come l’idea di un coinvolgimento della Nato non sembra molto probabile» ha detto una persona presente all’incontro.
Un’ipotesi del genere sarebbe sicuramente destinata ad essere respinta sin dall’inizio dagli Hezbollah, e la proposta israeliana sembra calibrata proprio per ostacolare e condizionare qualsiasi tentativo di inviare una forza di interposizione internazionale. Uno spiraglio in più nella dichiarazione del premier Ehud Olmert, che si dice disponibile ad accettare una forza d’interposizione «composta da militari provenienti da Paesi dell’Unione europea». Ma chiede che abbia «capacità militari ed esperienza di combattimento» e che, oltre al controllo della frontiera, abbia come mandato lo «smantellamento della capacità militari di Hezbollah». Un’altra condizione difficilmente attuabile.