Libano

GUERRA: IL DODICESIMO GIORNO. Il nuovo Medio Oriente: truppe israeliane a Maroun Al-Ras

Gli occhi del mondo sono ora puntati sull’iniziativa diplomatica Usa ....
domenica 23 luglio 2006.
 

Bombardamenti sulla regione di Baalbeck Dodicesimo giorno di guerra (www.lastampa.it, 23.o7.2006)

BEIRUT. Si è aperto ieri con un’incursione israeliana via terra nel Sud del Libano l’undicesimo giorno di guerra in Medio Oriente. Truppe dello Stato ebraico sono penetrate oltre frontiera occupando il villaggio libanese di Maroun Al-Ras dopo aver bombardato e martellato la zona con tiri di artiglieria durante l’intera notte. I razzi che hanno colpito le città israeliane di Nazareth e Dbrayeh sarebbero stati lanciati proprio da questo villaggio e i guerriglieri Hezbollah ieri hanno ripreso il lancio di katiuscia: almeno un centinaio sono stati sparati verso varie città del Nord di Israele, due persone sono rimaste ferite.

Nel Sud del Libano nove persone sono morte nei bombardamenti di ieri. La popolazione è terrorizzata, molti sono fuggiti ma altri non vogliono lasciare le loro case, nonostante il timore di un’invasione israeliana. Secondo l’Onu, truppe israeliane sono già da tre giorni nel paese. Dall’inizio delle violenze il 12 luglio, oltre ottantuno persone sono state uccise in Libano e in Israele.

Dopo lunghi combattimenti con i miliziani Hezbollah, l’esercito israeliano ha preso il controllo del villaggio di Maroun al-Ras, lungo il confine con il Libano. Lo ha comunicato il generale israeliano, Benny Gantz, nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme, precisando che in una moschea è stato trovato un arsenale di armi, inclusi razzi.

Gli israeliani ieri mattina hanno bombardato e completamente distrutto parecchie stazioni di trasmissione di reti televisive e di telefonia mobile in Libano. Le tv libanesi diffondono immagini che mostrano la distruzione totale delle reti di Tele Libano (tv di Stato) ma anche stazioni di varie altre reti televisione e di emittenti radiofoniche, fra cui la privata Lbc e Future Tv (che appartiene alla famiglia Hariri).

Gli aerei israeliani hanno bombardato la città portuale di Sidone: è stato completamente distrutto un edificio che ospitava una moschea, una biblioteca e un seminario, guidato da Sheik Afif Naboulsi, uno sciita considerato molto vicino all’Iran e a Hezbollah. Durante i raid sono stati colpiti anche i quartieri meridionali di Beirut e alcune postazioni nella valle della Bekaa, intorno alle città di Hermel e Baalbek.

Gli occhi del mondo sono ora puntati sull’iniziativa diplomatica assunta dagli Usa e, a sorpresa, da venerdì condivisa al massimo livello anche dal nostro Paese. Il Segretario di Stato Usa Condolezza Rice sarà oggi in Medio Oriente per una missione lampo, per incontrare il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen. Mercoledì poi l’inatteso vertice a Roma con i Paesi arabi. Ed il nostro ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha riferito che la Rice inviterà a Roma anche Israele. «Sarebbe un risultato - spiega il titolare della Farnesina - ancora più straordinario per le prospettive di pace». In ogni modo, «quello che conta davvero, a questo punto, è che dal vertice di Roma escano fuori cose concrete».

All’incontro di mercoledì 26 luglio a Roma, alla Farnesina prenderanno parte i ministri degli Esteri del cosiddetto «core group», nato per far applicare la risoluzione 1559 dell’Onu che prevedeva il ritiro della Siria dal territorio libanese e il disarmo delle parti in causa. A Roma si vedranno quindi i capi della diplomazia di Stati Uniti, Italia, Francia, Regno Unito, Commissione europea e presidenza Ue, Russia, Banca Mondiale, Onu, Egitto, Arabia saudita; dovrebbe inoltre essere presente una delegazione libanese (anche Beirut fa parte del «core group») e ci saranno anche Giordania, Germania e Spagna.

L’apprezzamento per l’iniziativa di pace del nostro governo al fianco degli Usa è unanime. Con plausi espliciti anche dal leader dell’opposizione italiana Silvio Berlusconi («si apre uno spiraglio di speranza», commenta in una intervista.) Con una precisazione: «no all’equivicinanza o all’equidistanza del nostro governo: Israele ha diritto a difendersi dal terrorismo». Plauso anche dall’ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli: «superato un momento delicato - dice - ora americani e italiani lavorano insieme».


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