Memoria di guerra e di morte.....

GERUSALEMME. Ha provocato nove morti e sette feriti un attacco terroristico contro il Merkaz Harav Yeshiva

venerdì 7 marzo 2008.
 
[...] L’attentatore, travestito da studente, ha raggiunto l’ingresso del collegio e si è diretto verso la biblioteca, in quel momento affollata di giovani studenti intenti alla lettura. "Ho sentito le prima raffiche di mitra, poi urla di panico e ho capito cosa stava accadendo" racconta il rabbino David Simchon, direttore del liceo. "Ho visto due dei miei ragazzi morti riversi sul pavimento dell’ingresso, allora ho urlato a tutti di correre verso i dormitori e di chiudersi nelle camere" [...]


-  Agguato durante una funzione religiosa. Un terrorista freddato da uno studente
-  Il ministero degli Esteri: "Vogliono eliminare le opportunità di pace"

-  Strage nella scuola rabbinica
-  nove morti a Gerusalemme

-  Ferma condanna del presidente palestinese Abu Mazen
-  L’attacco rivendicato dalle "Brigate degli uomini liberi della Galilea"

GERUSALEMME - Ha provocato nove morti e sette feriti un attacco terroristico contro il Merkaz Harav Yeshiva, il più importante collegio rabbinico di Gerusalemme, nel quartiere di Kyriat Moshe, noto centro di studi ebraici vicino al movimento dei coloni. Otto gli studenti uccisi, più uno degli attentatori, freddato da uno studente. Il complice sarebbe riuscito a fuggire. La polizia israeliana ha elevato lo stato di allerta in tutto il territorio. Una folla si è riunita davanti al collegio gridando "Morte agli arabi". L’emittente libanese di Hezbollah, Al Manar, ha detto che l’attentato è stato rivendicato da un gruppo finora sconosciuto, Kataeb Ahrar el Jalil, le "Brigate degli uomini liberi della Galilea - Gruppo del martire Imad Mugnieh e martiri di Gaza". Il riferimento è al capo militare di Hezbollah ucciso a Damasco il 12 febbraio scorso, e alle vittime dell’offensiva israeliana dei giorni scorsi nella Striscia di Gaza.

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La dinamica. L’attacco è stato lanciato intorno alle 20 (le 19 in Italia): la scuola religiosa non era protetta da nessuna guardia armata. L’attentatore, travestito da studente, ha raggiunto l’ingresso del collegio e si è diretto verso la biblioteca, in quel momento affollata di giovani studenti intenti alla lettura. "Ho sentito le prima raffiche di mitra, poi urla di panico e ho capito cosa stava accadendo" racconta il rabbino David Simchon, direttore del liceo. "Ho visto due dei miei ragazzi morti riversi sul pavimento dell’ingresso, allora ho urlato a tutti di correre verso i dormitori e di chiudersi nelle camere".

L’intervento di uno studente. L’attentatore intanto continuava a sparare raffiche ad altezza d’uomo, falciando chiunque gli si presentasse davanti. Fino a quando non è intervenuto Yitzhak Dadon, 40 anni, uno degli studenti: "Sentico l’eco degli spari dalla biblioteca, un edificio separato da quello dove si studia e si prega. Sono salito sul tetto e mi sono messo in attesa con il fucile spianato". Nel collegio c’erano circa 300 studenti, in parte abitanti a Gerusalemme e in parte provenienti dalle colonie della Cisgiordania. Fra questi, per motivi di sicurezza, alcuni erano armati.

Il racconto. "Per lunghi minuti, forse cinque, o dieci, ho sentito spari continui di un fucile automatico - prosegue Itzhak - poi il terrorista è apparso allo scoperto e ha sparato una raffica in aria, io ho abbassato la testa per non essere colpito, ma quando lui per un attimo si è fermato mi sono rialzato e ho fatto fuoco io". Due colpi e l’attentatore era a terra. Dopo pochi minuti è sopraggiunto un secondo studente con un fucile mitragliatore di quelli in dotazione ai soldati di leva, che lo ha ucciso.

Bush a Olmert: "Gli Usa sono con voi". Il presidente americano George W. Bush ha chiamato il premier israeliano Ehud Olmert, per garantire che gli Stati Uniti "sono fermamente al fianco di Israele" e condannano "nel modo più forte possibile" un "attacco barbaro e malvagio contro civili innocenti".

Le reazioni. "I terroristi vogliono eliminare le opportunità di pace, ma noi andremo avanti con i colloqui" ha detto Arye Mekel, portavoce del ministero degli Esteri. Il presidente palestinese Abu Mazen condanna l’azione "che ha causato vittime israeliane" e stigmatizza "tutti gli attacchi che hanno per obiettivo i civili, sia palestinesi che israeliani". L’ambasciatore israeliano all’Onu, Dan Gillermann, chiede la convocazione immediata del Consiglio di sicurezza. Il ministero italiano degli Esteri, Massimo D’Alema, esprime "profondo sdegno e condanna" e auspica che l’attentato "non cancelli definitivamente ogni volontà di ripresa del dialogo interrotto tra l’Anp e il governo israeliano".

Festeggiamenti a Gaza. La notizia dell’attentato è stata accolta con fuochi d’artificio nella Striscia di Gaza: centinaia di persone sono scese in piazza sparando in aria raffiche di mitra in segno di festa. Un portavoce di Hamas, pur senza rivendicare l’attacco, ha detto che "questa è la risposta naturale contro l’aggressione sionista compiuta sul popolo palestinese, e non sarà l’ultima".

* la Repubblica, 6 marzo 2008. - parziale


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