Strage nella scuola rabbinica
nove morti a Gerusalemme
Ferma condanna del presidente palestinese Abu Mazen
L’attacco rivendicato dalle "Brigate degli uomini liberi della Galilea"
GERUSALEMME - Ha provocato nove morti e sette feriti un attacco terroristico contro il Merkaz Harav Yeshiva, il più importante collegio rabbinico di Gerusalemme, nel quartiere di Kyriat Moshe, noto centro di studi ebraici vicino al movimento dei coloni. Otto gli studenti uccisi, più uno degli attentatori, freddato da uno studente. Il complice sarebbe riuscito a fuggire. La polizia israeliana ha elevato lo stato di allerta in tutto il territorio. Una folla si è riunita davanti al collegio gridando "Morte agli arabi". L’emittente libanese di Hezbollah, Al Manar, ha detto che l’attentato è stato rivendicato da un gruppo finora sconosciuto, Kataeb Ahrar el Jalil, le "Brigate degli uomini liberi della Galilea - Gruppo del martire Imad Mugnieh e martiri di Gaza". Il riferimento è al capo militare di Hezbollah ucciso a Damasco il 12 febbraio scorso, e alle vittime dell’offensiva israeliana dei giorni scorsi nella Striscia di Gaza.
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La dinamica. L’attacco è stato lanciato intorno alle 20 (le 19 in Italia): la scuola religiosa non era protetta da nessuna guardia armata. L’attentatore, travestito da studente, ha raggiunto l’ingresso del collegio e si è diretto verso la biblioteca, in quel momento affollata di giovani studenti intenti alla lettura. "Ho sentito le prima raffiche di mitra, poi urla di panico e ho capito cosa stava accadendo" racconta il rabbino David Simchon, direttore del liceo. "Ho visto due dei miei ragazzi morti riversi sul pavimento dell’ingresso, allora ho urlato a tutti di correre verso i dormitori e di chiudersi nelle camere".
L’intervento di uno studente. L’attentatore intanto continuava a sparare raffiche ad altezza d’uomo, falciando chiunque gli si presentasse davanti. Fino a quando non è intervenuto Yitzhak Dadon, 40 anni, uno degli studenti: "Sentico l’eco degli spari dalla biblioteca, un edificio separato da quello dove si studia e si prega. Sono salito sul tetto e mi sono messo in attesa con il fucile spianato". Nel collegio c’erano circa 300 studenti, in parte abitanti a Gerusalemme e in parte provenienti dalle colonie della Cisgiordania. Fra questi, per motivi di sicurezza, alcuni erano armati.
Il racconto. "Per lunghi minuti, forse cinque, o dieci, ho sentito spari continui di un fucile automatico - prosegue Itzhak - poi il terrorista è apparso allo scoperto e ha sparato una raffica in aria, io ho abbassato la testa per non essere colpito, ma quando lui per un attimo si è fermato mi sono rialzato e ho fatto fuoco io". Due colpi e l’attentatore era a terra. Dopo pochi minuti è sopraggiunto un secondo studente con un fucile mitragliatore di quelli in dotazione ai soldati di leva, che lo ha ucciso.
Bush a Olmert: "Gli Usa sono con voi". Il presidente americano George W. Bush ha chiamato il premier israeliano Ehud Olmert, per garantire che gli Stati Uniti "sono fermamente al fianco di Israele" e condannano "nel modo più forte possibile" un "attacco barbaro e malvagio contro civili innocenti".
Le reazioni. "I terroristi vogliono eliminare le opportunità di pace, ma noi andremo avanti con i colloqui" ha detto Arye Mekel, portavoce del ministero degli Esteri. Il presidente palestinese Abu Mazen condanna l’azione "che ha causato vittime israeliane" e stigmatizza "tutti gli attacchi che hanno per obiettivo i civili, sia palestinesi che israeliani". L’ambasciatore israeliano all’Onu, Dan Gillermann, chiede la convocazione immediata del Consiglio di sicurezza. Il ministero italiano degli Esteri, Massimo D’Alema, esprime "profondo sdegno e condanna" e auspica che l’attentato "non cancelli definitivamente ogni volontà di ripresa del dialogo interrotto tra l’Anp e il governo israeliano".
Festeggiamenti a Gaza. La notizia dell’attentato è stata accolta con fuochi d’artificio nella Striscia di Gaza: centinaia di persone sono scese in piazza sparando in aria raffiche di mitra in segno di festa. Un portavoce di Hamas, pur senza rivendicare l’attacco, ha detto che "questa è la risposta naturale contro l’aggressione sionista compiuta sul popolo palestinese, e non sarà l’ultima".
* la Repubblica, 6 marzo 2008. - parziale
la strage al seminario di GERUSALEMME
Tensione ai funerali, forse mano di Hamas
Rabbia durante le esequie degli otto studenti uccisi.
Bandiere di Hamas sulla casa dell’attentatore palestinese
GERUSALEMME- Clima di rabbia, dolore ma anche compostezza a Gerusalemme durante i funerali degli otto studenti religiosi assassinati giovedì sera da un attentatore palestinese. Dietro la strage c’è forse la mano di Hamas che dopo le esequie ha rivendicato la strage (alla Reuters ha detto che si attribuisce «la piena responsabilità» della strage) salvo poi fare dietrofront poche ore dopo. Il portavoce dell’ala armata di Hamas, Abu Obeida, ha detto che il gruppo non si assume la responsabilità dell’attacco, almeno per il momento. «Potrebbe esserci un annuncio più tardi, ma non ci attribuiamo ancora questo onore».
I FUNERALI - La cerimonia religiosa si è tenuta nel cortile dello stesso collegio rabbinico Merkaz ha-Rav di Gerusalemme ovest, teatro del sanguinoso attacco, compiuto esplodendo centinaia di colpi di mitragliatore all’indirizzo dei giovani ebrei intenti nella lettura dei libri sacri. Le salme delle vittime erano deposte su catafalchi e avvolte nei loro talled, il manto di preghiera degli ebrei: cinque degli uccisi non avevano ancora compiuto 18 anni, uno ne aveva appena 15. Alla cerimonia funebre, che si è aperta come tradizione con la lettura di testi biblici, sono intervenuti i dirigenti del collegio, importanti rabbini e i familiari delle vittime.
ASSENTE OLMERT - Nelle strade vicine si sono assiepate migliaia di persone. Assenti invece il primo ministro Ehud Olmert e gli altri più importanti rappresentanti del governo, odiati per il dialogo con i palestinesi specialmente da questa parte più integralista del sionismo religioso che l’attentatore ha deciso deliberatamente di colpire. «Quel terrorista - ha affermato il rabbino Eitan Eisman - non ha scelto per caso di compiere qui il suo crimine: qui viene istruita la generazione della fede, qui si instilla l’amore per la Terra d’Israele, qui è iniziata la grande rivoluzione spirituale» del sionismo religioso nazionalista. Al termine della cerimonia ciascuna famiglia ha preso in consegna la salma del proprio congiunto e a bordo di autobus si è diretta verso i diversi cimiteri di sepoltura. Cinque degli studenti uccisi vivevano all’interno di colonie ebraiche in Cisgiordania, uno ad Ashdod (a sud di Tel Aviv) e due a Gerusalemme. Per questi ultimi i funerali si concluderanno nel cimitero sul Monte degli Ulivi, a breve distanza dalla Spianata delle Moschee dove migliaia di palestinesi prendono parte alle preghiere islamiche del venerdì. La polizia mantiene lo stato di allerta in tutta la città Santa, dove la tensione oggi è altissima. Chiusi per motivi di sicurezza i valichi di uscita dalla Cisgiordania.
BANDIERE DI HAMAS - A Gerusalemme est sono state arrestate oggi una decine di persone, tutte in qualche modo collegate all’attentatore, identificato con il nome di Ala Hisham Abu Dheim, 25 anni, ufficialmente autista. Secondo fonti non confermate il giovane aveva lavorato per un breve periodo, in passato, proprio come autista presso il collegio rabbinico dove poi ha compiuto il massacro. Secondo il racconto dei vicini di casa, l’attentatore era stato arrestato quattro mesi fa dalla polizia israeliana, ed era ritornato in libertà da poche settimane. La sua abitazione si trova nel quartiere di Jabel Mukaber, nella zona orientale di Gerusalemme. I familiari hanno eretto davanti alla casa la tradizionale tenda funebre per ricevere le condoglianze e sulla quale hanno messo a sventolare le bandiere verdi di Hamas.
DOCUMENTO DI CONDANNA ONU: LA LIBIA SI OPPONE - Nel frattempo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che nella tarda serata di ieri si è riunito per una sessione urgente, non è riuscito a trovare l’accordo su un testo di condanna dell’attentato di Gerusalemme L’ambasciatore americano all’Onu, Zalmay Khalilzad, ha indicato nella Libia il Paese che ha di fatto bloccato l’approvazione di una dichiarazione, e la stessa accusa è stata mossa alla Libia da Israele. Un delegato libico che ha voluto mantenere il riserbo sulla propria identità ha riferito ai giornalisti che «quattro o cinque» membri del Consiglio - ma non ha specificato quali - hanno chiesto di menzionare nella dichiarazione al vaglio dell’esecutivo Onu anche gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. Dopo la fine della riunione, l’ambasciatore israeliano all’Onu, Dan Gillerman ha condannato l’opposizione della Libia all’approvazione della dichiarazione, dicendo ai giornalisti che il «Consiglio di Sicurezza è infiltrato da terroristi». «Si tratta di un paese che ha prodotto Lockerbie», ha aggiunto, riferendosi all’abbattimento nel 1989 del volo PanAm 103 sui cieli della Scozia, che fece oltre 200 morti. Gillerman ha quindi deplorato il fatto che la Libia sia nel Consiglio e l’ha definita «un paese terrorista per molti anni». «Non abbiamo bisogno di un certificato di buona condotta da un paese terrorista» gli ha fatto eco il delegato libico.