Il ricordo del tuo Monteuliveto, come il ricordo dei miei luoghi d’infanzia, vivono ancora immersi in quell’atmosfera di cui il nostro io narrante, a volte, vuole restituirne i colori, i profumi, il sapore.
Chiamiamole "intermittenze del cuore", caro Direttore, atte a recuperare un tempo passato, ma forse, solamente, per accorgersi che quel tempo, neanche quando era presente, l’abbiamo posseduto veramente.
La particolarità dei nostri luoghi, così vivi nella nostra memoria, stranamente suscitano sempre una riflessione sulla morte e, quindi, il ricordo di chi ci ha lasciato. Come se il ricordo, in quest’ultimo caso, diventasse sempre più labile con il trascorrere del tempo, come se corresse il pericolo di dissolversi completamente.
Il tuo Monteuliveto, così come i miei luoghi d’infanzia, vorremmo metterli a disposizione dei più giovani, affinchè anche loro respirino la nostra spensierattezza di allora, la nostra appartenenza di quel microcosmo inattaccabile in cui vivevamo, così lontano da ciò che stava accadendo al di là dei suoi confini.
Ora, con la consapevolezza che quel mondo incantato e protetto è scomparso con la nostra entrata nella vita vera, con tutte le nostre responsabilità e sofferenze quotidiane, almeno il ricordo di quei luoghi ci permetterà, forse, di affrontare la nostra esistenza con un filo di triste ironia.
Cordiali saluti. Biasi