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Poesia della settimana

I ragazzi che si amano - di Jacques Prévert

venerdì 11 agosto 2006 di Vincenzo Tiano
I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo (...)

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> I ragazzi che si amano ---- Quanto è difficile educare al sentimento dell’uguaglianza (di Delia Vaccarello)

mercoledì 23 gennaio 2013

Quanto è difficile educare al sentimento dell’uguaglianza

di Delia Vaccarello (l’Unità, 23 gennaio 2013)

Non facciamo un mostro del prof di religione di Venezia che ha imbastito una lezione sulla omosessualità zeppa di conclusioni forzate e lesive. Tra queste: essere gay o lesbica è una scelta reversibile quindi chi si trova in queste condizioni «dovrebbe farsi curare in appositi centri».

L’omofobia e l’ignoranza sull’orientamento sessuale e l’identità di genere purtroppo sono diffuse nelle scuole e gridare al «mostro» significa ritenere di essere dinanzi ad una eccezione. Ma non è così, nella scuola di oggi il rispetto e la preparazione sulla questione gay non sono la regola.

I fatti: un docente di religione del liceo classico Marco Foscarini di Venezia invitato a parlare dai ragazzi dell’argomento distribuisce appunti a mano con informazioni sbagliate e sostenendo tesi discriminatorie, i ragazzi pubblicano il testo su facebook e scoppia il caso. Il rettore del liceo ricorda la tradizione democratica dell’istituto, la Curia (da cui il docente dipende) dice che il prof voleva avviare una riflessione ma esprime rammarico se qualcuno si è considerato offeso. Le associazioni gay protestano, gli studenti organizzano un presidio per domani pomeriggio in campo San Geremia.

Lavoro da oltre sei anni in progetti di «educazione sentimentale come educazione alla cittadinanza» proprio per le scuole di Venezia, progetti promossi dall’assessorato «Politiche giovanili e pace» guidato oggi da Gianfranco Bettin che vede l’impegno su questi e altri temi di Alberta Basaglia. Tali progetti nati come attività dell’«Osservatorio lgbt» e svolti con Sara Cavallaro e Fabio Bozzato sono veri e propri laboratori che mirano a far esprimere i ragazzi su amore, sentimenti, emozioni a 360 gradi.

Una delle lacune più grandi è proprio la mancanza di familiarità degli studenti con i temi che riguardano il mondo interiore. Invitati in vario modo a esprimersi sull’amore i ragazzi a poco a poco parlano di “amori” al plurale, quindi anche di omosessualità, spesso riuscendo a fare a meno dell’arma altrimenti sempre carica del giudizio e di chiavi di lettura troppo stereotipate. Siccome vivono immersi in un pensiero che non è privo di pregiudizi ora li utilizzano ora li rifiutano, prendendosi la fertile libertà di contraddire anche se stessi.

Lo fanno da protagonisti e non vengono mai considerati contenitori da riempire con nozioni sulla omosessualità. Insieme a loro guardiamo film, apriamo il confronto stimolando associazioni libere, costruiamo un racconto, una campagna manifesti, una rappresentazione teatrale, una videoinchiesta (vedi http://queervenice.blogspot.it/ ).

L’educazione sentimentale come educazione alla cittadinanza non consiste nell’imporre un pensiero «giusto» da sovrapporre nelle menti dei ragazzi a uno «sbagliato». A che servirebbe? Qualunque incontro che voglia costruire il rispetto su questioni che tirano in ballo amore e relazioni fondamentali non può diventare una lezione di regole.

Ci sono ragazzi che la pensano come il prof di religione del liceo Foscarini, che dicono «un rapporto tra due uomini o tra due donne è contro natura perché non possono mettere figli al mondo», quasi tutti quando parlano di gay e lesbiche dicono «loro» e mai «noi», come se si parlasse di extraterrestri.

Immaginiamo come possano sentirsi i ragazzi e le ragazze innamorati di un coetaneo del proprio sesso che in classe sono vissuti come estranei e perciò si avviluppano in mille silenzi.

Occorre fare in modo che in tutti il pregiudizio prenda il posto di un atteggiamento sereno, che si crei quel clima per cui ciascuno si senta parte del gruppo. Non serve «convincerli», è necessario invece fugare i timori e sciogliere le rigidità di cui sono fatti i pregiudizi. Fare di un professore un «mostro» è volere ignorare che il pensiero discriminante sui gay è diffuso, come le paure su cui fa leva.

Molti degli appunti del docente partono da premesse sbagliate e approdano a predizioni forzate (gli amori gay sono brevi, in Olanda ci sono le nozze gay e c’è il partito dei pedofili...), di certo non devono essere materia di insegnamento.

Ma il prof di religione del Foscarini anziché essere falsamente indifferente o restare zitto si è preso la briga di scrivere con zelo ciò che pensa. Un’occasione per aprire un dialogo franco e aperto con gli altri docenti e continuare ad educare gli studenti al sentimento profondo dell’uguaglianza.


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