A Parigi ieri hanno sfilato i partigiani del «matrimonio per tutti»
Dalla Francia una lezione di civiltà
di Alberto Mattioli (la Stampa, 28.01.2013)
A Parigi ieri hanno sfilato i partigiani del «matrimonio per tutti», leggi anche per coniugi dello stesso sesso. La legge che l’istituisce approda domani all’Assemblée nationale e i favorevoli sono andati in piazza per darle una spinta: 400 mila secondo gli organizzatori, 125 mila per la Prefettura. Replicavano alla «manifestazione per tutti» dei contrari, che il 13 gennaio ha portato nelle strade della capitale un’altra folla, un milione di persone oppure 340 mila, a seconda di chi l’ha contata.
Come al solito, ognuno dà i suoi numeri. Però in entrambi i casi sono stati cortei affollati, colorati, allegri, civili e tolleranti, pieni di cani e di bambini, di canti e di cartelli, di sfottò e di slogan, ma senza incidenti, senza violenza, senza provocazioni inutili. Chi la pensa diversamente è sempre stato trattato non come un nemico, ma come un avversario.
Così, gli anti sono stati attentissimi a evitare scivolate omofobe o strumentalizzazioni politiche; i pro si sono astenuti da trasformare il loro corteo nel gay pride o dall’infierire contro le Chiese. Il dibattito, nelle piazze e sui giornali, in tivù e in Parlamento, è vivacissimo ma senza toni apocalittici. François Hollande ha ripetuto che quella di istituire il matrimonio per tutti era la trentunesima delle sue sessanta promesse elettorali e che quindi intende mantenerla. Però ha ricevuto i portaparola degli «anti» perché anche quelli che non la pensano come lui hanno il diritto di farglielo sapere e lui il dovere di ascoltarli.
Insomma, torna la Francia che ci piace: la Francia delle battaglie civili, la Francia dei diritti dell’uomo, la Francia che si batte per i principi. Questa Francia riscopre la bella politica, quella che non si occupa soltanto del potere, ma soprattutto degli ideali che dovrebbero ispirarlo.
Si pensava che la Francia fosse anestetizzata dalla crisi, troppo ipnotizzata dalle fabbriche che chiudono e dai disoccupati che aumentano per potersi appassionare per un diritto contestato. E invece eccola qui, in strada con passione e allegria in nome di un principio. Pro o contro, poco importa, anche perché la legge si discuterà com’è giusto in Parlamento e non c’è il minimo dubbio che il Parlamento l’approverà. Importa invece, e molto, che ci sia un’opinione pubblica che ha ancora voglia di appassionarsi a una questione di civiltà. Ognuno con le sue ragioni, ma rispettando quelle dell’altro.
La lezione che arriva da Parigi è che oggi la politica può essere anche questo. Può essere un dibattito di idee e una battaglia di principio, non solo il desolante rinfacciare i Cosentini propri ai Mussari altrui e viceversa, e poi sono Scilipoti per tutti. La politica, quella vera, è provare a volare alto, a confrontarsi sulle grandi questioni, a guardare un po’ più in là del proprio naso e dei propri piccoli interessi di bottega. E anche scendere in piazza in nome dei diritti di qualcuno che poi, in una democrazia, diventano subito i diritti di tutti.