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Poesia della settimana

I ragazzi che si amano - di Jacques Prévert

venerdì 11 agosto 2006 di Vincenzo Tiano
I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo (...)

In risposta a:

> I ragazzi che si amano ---- Meglio se un vescovo non dice bugie, no? (di Furio Colombo - I vescovi minacciano la famiglia)

domenica 1 febbraio 2015

I vescovi minacciano la famiglia

risponde Furio Colombo (il Fatto, 01.02.2015)

      • CARO FURIO COLOMBO, ancora una volta i vescovi riprovano con la frase insensata: le unioni civili (che vuol dire coppie di fatto e gay) minacciano la famiglia. L’offesa al senso comune è grande.
        -  Ottavio

ASCOLTARE IL VESCOVO Bagnasco è imbarazzante, perché senti ripetere una frase insensata. Una famiglia non può minacciarne un’altra per il solo fatto che, nella vita privata, ha messo i mobili in un altro modo. È possibile che un pittore, solo o con prole, sia una minaccia per la famiglia di un ingegnere, che sta sullo stesso pianerottolo, ma con orari e momenti di vita e di esperienza molto diversi? Credereste a qualcuno che vi dice che una famiglia di sportivi è una minaccia ai coinquilini che si alzano tardi, mangiano molto e non credono nella palestra?

Se restiamo sul lato del senso comune e della quotidiana esperienza di vita, sappiamo tutti che, almeno in teoria, ognuno di noi è una minaccia per l’altro. Per esempio avere un vicino di casa che fuma sull’ascensore e non vuole sentire ragioni non sarà forse una minaccia, ma è un disturbo non da poco. Così come l’eccessivo amore per il rock a pieno volume o l’abitudine di appendere quadri a mezzanotte (succede, vi prego di credere).

Ma che per una famiglia con moglie e bambini con matrimonio in Chiesa e regolarmente trascritto in municipio, un’altra famiglia dello stesso caseggiato in cui due persone (magari due uomini o due donne) si vogliono bene, vivono insieme, stanno bene insieme, costituirebbe una minaccia (che vuol dire un pericolo) per l’altra famiglia (e guai se il loro legame venisse trascritto in municipio) non vi sembra una affermazione un po’ squilibrata?

Un conto è il credere fermamente che questa o quella cosa sia un peccato. Un conto è disprezzare e discriminare il tuo prossimo, privandolo di alcuni essenziali diritti civili, per il fatto che, nella sua vita privata, ha uno stile di vita diverso e non tiene conto della tua religione.

Né legge né diritto (salvo la Sharìa) mi permette di dire a un altro essere libero come deve vivere la sua vita personale e privata, e con chi, e secondo quali modalità. L’affermazione (le coppie di fatto e gay sono una minaccia per le altre famiglie) è bugiarda, perché non corrisponde a nulla di vero o di accaduto.

I vescovi minacciano la famiglia

risponde Furio Colombo (il Fatto, 01.02.2015)

      • CARO FURIO COLOMBO, ancora una volta i vescovi riprovano con la frase insensata: le unioni civili (che vuol dire coppie di fatto e gay) minacciano la famiglia. L’offesa al senso comune è grande.
        -  Ottavio

ASCOLTARE IL VESCOVO Bagnasco è imbarazzante, perché senti ripetere una frase insensata. Una famiglia non può minacciarne un’altra per il solo fatto che, nella vita privata, ha messo i mobili in un altro modo. È possibile che un pittore, solo o con prole, sia una minaccia per la famiglia di un ingegnere, che sta sullo stesso pianerottolo, ma con orari e momenti di vita e di esperienza molto diversi? Credereste a qualcuno che vi dice che una famiglia di sportivi è una minaccia ai coinquilini che si alzano tardi, mangiano molto e non credono nella palestra?

Se restiamo sul lato del senso comune e della quotidiana esperienza di vita, sappiamo tutti che, almeno in teoria, ognuno di noi è una minaccia per l’altro. Per esempio avere un vicino di casa che fuma sull’ascensore e non vuole sentire ragioni non sarà forse una minaccia, ma è un disturbo non da poco. Così come l’eccessivo amore per il rock a pieno volume o l’abitudine di appendere quadri a mezzanotte (succede, vi prego di credere).

Ma che per una famiglia con moglie e bambini con matrimonio in Chiesa e regolarmente trascritto in municipio, un’altra famiglia dello stesso caseggiato in cui due persone (magari due uomini o due donne) si vogliono bene, vivono insieme, stanno bene insieme, costituirebbe una minaccia (che vuol dire un pericolo) per l’altra famiglia (e guai se il loro legame venisse trascritto in municipio) non vi sembra una affermazione un po’ squilibrata?

Un conto è il credere fermamente che questa o quella cosa sia un peccato. Un conto è disprezzare e discriminare il tuo prossimo, privandolo di alcuni essenziali diritti civili, per il fatto che, nella sua vita privata, ha uno stile di vita diverso e non tiene conto della tua religione.

Né legge né diritto (salvo la Sharìa) mi permette di dire a un altro essere libero come deve vivere la sua vita personale e privata, e con chi, e secondo quali modalità. L’affermazione (le coppie di fatto e gay sono una minaccia per le altre famiglie) è bugiarda, perché non corrisponde a nulla di vero o di accaduto.

Meglio se un vescovo non dice bugie, no? Infatti, in questo modo sono i vescovi che minacciano la famiglia, e la pace, il rispetto fra le famiglie.


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