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Summit scientifico a Praga. Sistema solare: 12 PIANETI

mercoledì 16 agosto 2006 di Federico La Sala
[...] L’Unione astronomica internazionale, che si occupa della nomenclatura planetaria e stellare dal 1919, riunisce attorno a sè astronomi di tutto il mondo. Il cosidetto "Comitato per la definizione di pianeta" (PDC), attivo da circa due anni, è nato per volere del Comitato esecutivo condotto da Ekers ed è formato da sette persone, legate al mondo dello spazio per competanze scientifiche o storiche: Richard Binzel, docente di geologia, scienza atmosferica e planetaria al MIT, Andre (...)

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sabato 26 agosto 2006

La decisione presa dal congresso internazionale Iau in corso a Praga Pochi giorni fa erano stati promossi invece Cerere, Caronte e Xena Gli astronomi declassano Plutone solo otto i pianeti del sistema solare Il corpo celeste è stato "retrocesso" a "pianeta nano" per ragioni di grandezza Scoperto nel 1930, mai visitato da una sonda, è il più lontano dal sole (www.repubblica.it, 24.08.2006)

PRAGA - Plutone retrocede, diventa "pianeta nano" e va nella stessa categoria di Cerere, Caronte e 2003 UB313 (Xena): grandi asteroidi "promossi" nei giorni scorsi. Il sistema solare secondo gli astronomi della Iau (Unione astronomica internazionale) riuniti in questi giorni a Praga è ora formato da otto pianeti "classici": Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno in ordine di distanza dal Sole. Poi ci sono i 4 "nani". Come spiega Gianna Cauzzi da Praga "la proposta di includere Cerere, Xena e Caronte tra i pianeti era stata presentata (e non decisa) la scorsa settimana, ma non ha trovato supporto, anche in virtù del fatto che grazie a nuovi strumenti e tecnologie, probabilmente in pochi anni ci ritroveremo con dozzine di nuovi corpi celesti di questo tipo".

Il declassamento di Plutone è stato dettato dalle sue dimensioni troppo piccole (il suo diametro medio è di circa 2306 chilometri). I miglioramenti nelle osservazioni spaziali stanno permettendo infatti agli scienziati di scoprire l’esistenza di molti altri corpi celesti della grandezza simile a quella dell’ex pianeta e da qui l’esigenza di introdurre la categoria dei "pianeti nani".

Scoperto nel 1930 e battezzato in onore della divinità romana dell’oltretomba, Plutone è il pianeta più distante dal sole e l’unico a non essere mai stato visitato da una sonda. Molte misurazioni sono quindi approssimative e non confermate. La sua debole atmosfera è composta prevalentemente da metano gassoso, argon, azoto, monossido di carbonio e ossigeno.

La sua superficie, composta da ghiaccio d’acqua e di metano, non è uniforme, come dimostrano le sensibili variazioni di albedo (la quantità di luce riflessa indietro) riscontrabili da Terra nel corso della sua rotazione.

Da tempo la natura di Plutone era al centro del dibattito astrofisico. Una parte di scienziati ipotizza infatti che possa essere un grosso asteroide della fascia di Kuiper, intuizione rafforzata quando è stato scoperto un asteroide appartenente a questa fascia con un diametro di ben 1000 km, circa la metà di Plutone. Prima del declassamento Plutone oltre a essere classificato come pianeta era anche considerato il maggiore dei corpi della fascia di Kuiper.

(24 agosto 2006)


Svolte contestate La scienza dei golpe Eliminare Plutone è un colpo di stato. Dallo spazio polverizzato al tempo congelato: le bizzarre teorie sull’universo di Giulio Giorello (www.corriere.it, 28.08.2006)

Colpo di stato: Plutone è stato eliminato dal novero dei pianeti del sistema solare. È avvenuto in maniera «democratica» (per votazione), ma ciò non attenua la sorpresa. Dopotutto, ci eravamo abituati ai nostri nove pianeti - e a mio avviso non ha torto chi dice che privilegiare un criterio di classificazione piuttosto che un altro è materia di convenzione, ma fa anche notare che alcune convenzioni sono più consone a una data tradizione di cultura. Ma quello che gli antichi chiamavano «il sistema del mondo» ha conosciuto ben altre rivoluzioni!

In età moderna Copernico sconvolse la tranquilla famiglia dei pianeti mettendo il Sole al centro del sistema e facendo della Terra creduta immobile un «astro errante », cioè appunto, un pianeta. Allora era in gioco non solo una classificazione astronomica ma la stessa collocazione dell’uomo nell’universo. Qualche decennio dopo Galileo Galilei si domandava se fosse il caso di porre ai voti l’opzione tra il sistema tolemaico e quello copernicano e rispondeva negativamente: le verità scientifiche non si decidono «a maggioranza »! Già prima Giordano Bruno aveva «sfondato le muraglie del cielo» immaginando addirittura un universo infinito in cui le stelle non chiudevano più il «sistema del mondo», ma erano disseminate nell’immenso, essendo ciascuna il centro di un proprio sistema planetario. Quando aveva esposto idee del genere, i dotti di Oxford si erano fatti gioco di queste «bizzarrie«; mezzo secolo più tardi tale concezione degli sconfinati liberi cieli doveva riecheggiare nei versi del grande poeta John Milton.

A metà del secolo XIX la vicenda pareva esemplare a un «timido» geologo e biologo del Kent, di nome Charles Darwin, che amava definirsi il Copernico delle scienze del vivente. Anche qui c’era un problema di classificazione: l’essere umano - il nostro Homo sapiens - diventava per lui più simile ai primati superiori che a un angelo o a un diavolo, mentre l’intera struttura delle specie viventi perdeva ogni fissità e appariva evolvere non seguendo un disegno prestabilito ma semplicemente «a opera della Selezione naturale per pressione ambientale ». Quest’ultima teoria ha rappresentato il suo «peccato» più grave, cioè la fonte principale dell’ostilità di non pochi uomini di cultura - scienziati inclusi.

Si potrebbe pensare che oggi Copernico o Darwin siano diventati «senso comune »; ma, se si entra più a fondo nelle pieghe della scienza, ci si rende conto che certi cambiamenti di mentalità sono difficili da assimilare. Persino quando è in gioco la nostra Terra: Alfred Wegener fu pressoché esiliato dalla comunità scientifica per aver ipotizzato che i Continenti «andassero alla deriva». C’è voluta la complessa teoria della tettonica a zolle perché la sua intuizione venisse riabilitata.

Del resto, è passato più di un secolo da quando Albert Einstein ha cambiato il volto (1905) della fisica e ancora destano perplessità le sue concezioni cosmologiche e la paradossale ricomparsa della azione a distanza nel contesto della meccanica quantistica. Oggi vengono proposte audaci e «bizzarre» teorie circa l’origine dell’universo, teorie che non esitano a immaginare un «tempo congelato» o uno «spazio polverizzato» - per non dire di quella «pazza idea» per cui l’universo sarebbe stato prodotto da una «spontanea» fluttuazione del vuoto. Insomma, «tutto quel che c’è» sarebbe una sorta di «pasto gratis» (e questo senza presupporre l’esistenza di un qualche benefattore) come recita lo slogan coniato da John Gribbin, fortunato e prolifico divulgatore scientifico, il quale, tornando a mutamenti intellettuali relativamente più modesti, dovrà anche lui aggiornare il suo Dizionario di cosmologia e astrofisica, non foss’altro che per tener conto della «retrocessione» del povero Plutone.

Giulio Giorello

26 agosto 2006


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