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Summit scientifico a Praga. Sistema solare: 12 PIANETI

mercoledì 16 agosto 2006.
 

Praga astronomi riuniti per trovare la parola che cambierà lo spazio.

Attorno al Sole, oltre ai 9 attuali in arrivo Cerere, Caronte, 2003 UB313.

Sistema solare, summit scientifico

"Ci sono tre nuovi pianeti"*

PRAGA - Sette scienziati, undici giorni di tempo, una decisione capace di stravolgere cent’anni di storia dell’astronomia. L’attenzione degli studiosi di tutto il mondo è concentrata a Praga, dove dal 14 agosto scorso è riunita l’assemblea generale dell’Unione astronomica internazionale (Iau). Una sola questione sul tavolo: cambiare o non cambiare la definizione "pianeta". Se decidessero a favore, gli elementi del sistema solare diventerebbero 12, non più nove.

Tre nuove rotte attorno al Sole: "Cerere", l’asteroide tra Marte e Giove scoperto nel 1801, "Caronte", uno dei tre satelliti naturali di Plutone, e "2003 UB313" oggetto al di là dell’orbita di Nettuno, più grande di Plutone cui non è ancora stato dato nome definitivo anche a causa della diatriba sorta sull’eventualità o meno di considerarlo un pianeta o farlo invece rientrare in altre categorie.

A fine mese, si chiuderà forse una querelle di vecchia data, sviluppatasi di pari passo con l’evoluzione della ricerca spaziale e delle tecnologie d’osservazione dell’universo. Il vecchio termine pianeta, derivazione del greco, scelto per indicare un oggetto che si muove nello spazio rispettando uno schema fisso, non sembra andare più bene. Più di una volta gli astronomi si sono trovati davanti l’impossibilità di definire nuovi oggetti secondo vecchie classificazioni.

La base scientifica su cui verrà a determinarsi questa ridefinizione di "pianeta" terrà conto di due elementi specifici: l’oggetto dovrà essere in orbita intorno a una stella, ma non potrà essere da solo una stella, dovrà avere massa sufficiente perché la propria gravità ne determini un forma quasi sferica. "La scienza moderna - spiega il presidente di IAU Ron Ekers - fornisce conoscenze ben più approfondite della sola determinazione di un’orbita attorno al Sole. Le scoperte recenti hanno messo in dubbio tanta parte del vocabolario attuale aprendo la ricerca a nuova definizione di "pianeta".

L’Unione astronomica internazionale, che si occupa della nomenclatura planetaria e stellare dal 1919, riunisce attorno a sè astronomi di tutto il mondo. Il cosidetto "Comitato per la definizione di pianeta" (PDC), attivo da circa due anni, è nato per volere del Comitato esecutivo condotto da Ekers ed è formato da sette persone, legate al mondo dello spazio per competanze scientifiche o storiche: Richard Binzel, docente di geologia, scienza atmosferica e planetaria al MIT, Andre Brahic, professore a Universite Denis Diderot e direttore dei laboratori Gamma-gravitation, Owen Gingerich, professore di astronomia e di storia della scienza al centro Harvard-Smithsonian, lo storico Dava Sobel, Junichi Watanabe, direttore della Outreach Division di NAOJ, Iwan Williams, esperto delle dinamiche e proprietà fisiche degli oggetti del sistema solare e Catherine Cesarsky, direttore generale dell’Eso.

Se la risoluzione proposta venisse accettata, i dodici pianeti nel nostro Sistema solare diventerebbero quindi Mercurio, Venere, Terra, Marte, Cerere, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone, Caronte e 2003 UB313 ma secondo la "watchlist" della Iau, la lista degli avvistamenti e delle scoperte, in futuro molti altri elementi stellari potrebbero rientrare nella nuova definizione di "pianeta". Attualmente infatti la lista d’attesa dell’Unione astronomica conta circa una dozzina di nuovi candidati.

Il progetto di risoluzione di IAU dovrebbe inoltre portare ad una chiara definizione dei "pluton", elementi spaziali distinti dai pianeti classici perché risiedono in orbite ben più lontane dal Sole, lungo percorsi più inclinati rispetto ai pianeti classici e lontano da essere perfettamente circolari. Tutte caratteristiche che stanno interessando gli scienziati non soltanto dal punto di vista terminologico ma storico, suggeriscono infatti nuove teorie sull’origine dei pianeti. (16 agosto 2006)

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www.repubblica.it, 16.08.2006


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