Tra le vittime ci sono anche bambini
Terremoto a Sumatra, almeno 40 morti
Il sisma di magnitudo 6,3 della scala Richter ha colpito l’isola indonesiana, centinaia di edifici crollati. Ospedali pieni di feriti *
GIAKARTA- Due scosse di terremoto di magnitudo 6,3 e 6 della scala Richter hanno colpito l’isola indonesiana di Sumatra, uccidendo almeno quaranta persone, tra cui diversi bambini. Malgrado l’intensità del sisma, non è stato diffuso l’allarme tsunami. Crollati centinaia di edifici tra cui una banca, gli ospedali sono pieni di feriti. La terra ha tremato in gran parte dell’Indonesia e anche nella vicina Malaysia. A Singapore diversi edifici sono stati evacuati. Tre persone sono morte in una scuola elementare andata a fuoco a Solok, nell’isola di Sumatra: tra loro anche due bambini. Altre tre persone sono morte in un rogo all’ospedale militare. Le autorità hanno ordinato l’evacuazione di tutte le scuole e gli edifici pubblici di Padang, il capoluogo della provincia. La gente si è radunata nei parchi e in altri luoghi all’aperto, nel timore di crolli o di nuove scosse.
EPICENTRO - La scossa è stata registrata alle 10.49 locali (le 4.49 italiane) con epicentro nel mezzo dell’isola di Sumatra, a una profondità di 30 km, circa 430 km a sud di Singapore, dove gli strumenti dell’agenzia meteorologica e geologica hanno registrato una magnitudo di 6,6 gradi - 6,3 quella registrata dall’istituto di geofisica statunitense (Usgs). Un paio d’ore più tardi è stata registrata sul posto una seconda scossa, di magnitudo 6,0. In Indonesia, Paese che ogni anno registra 7mila scosse telluriche, è ancora vivo il ricordo dei 170mila morti provocati dal devastante terremoto e dal successivo tsunami del dicembre 2005.
* Corriere della Sera, 06 marzo 2007
Due scosse di magnitudo 6,3 e 6 hanno fatto tremare stamane la terra in gran parte dell’Indonesia e anche nelle vicine Malaysia e Singapore Terremoto nell’isola di Sumatra, sale a 82 il numero delle vittime
Il bilancio dei morti destinato a salire. Molte zone senza energia elettrica. Decine di case sono crollate. Non sono stati diffusi allarmi tsunami
GIACARTA (SUMATRA) - Ottantadue morti, centinaia di feriti, decine di case distrutte. E’ il bilancio, ancora provvisorio, di un terremoto che ha colpito la parte occidentale dell’isola indonesiana di Sumatra. Due scosse di magnitudo 6,3 e 6 hanno fatto tremare stamattina la terra in gran parte dell’Indonesia e anche nelle vicine Malaysia e Singapore. Un paio di ore più tardi è stata registrata sul posto una seconda scossa di magnitudo 6,0 Richter.
Diciotto persone sono morte nella città di Solok e altre sedici a Tanah Datar, ha riferito Erry Gusman, un coordinatore delle operazioni di soccorso. Un altro morto è stato segnalato a Padang, il capoluogo della provincia della Sumatra occidentale. Malgrado l’intensità del sisma, non sono stati diffusi allarmi tsunami. Due squadre dell’Unicef saranno sul posto domani mattina per valutare la situazione. ’’Alcune scuole sono state distrutte e serviranno dei rifugi di emergenza e dei kit sanitari’’, ha sottolineato Personnaz
Il bilancio delle vittime potrebbe essere molto più grave perché, come ha sottolineato il governatore di Sumatra occidentale, Gamawan Fauzi, molte località sono sprovviste di corrente elettriche e non hanno potuto fare ancora una conta dei morti. Il terremoto ha distrutto almeno una trentina di case. Tre delle vittime di Solok sono morte nell’incendio di una scuola e altre tre in un rogo all’ospedale militare. Le autorità hanno ordinato l’evacuazione di tutte le scuole e gli edifici pubblici di Padang. La gente si è radunata nei parchi e in altri luoghi all’aperto nel timore di crolli o di nuove scosse.
Il terremoto è iniziato alle 10,49 ora locale (le 4,49 del mattino in Italia) e l’epicentro è stato localizzato a una profondità di 33 chilometri e a una cinquantina di chilometri da Padang, che si trova 930 chilometri a nord-ovest di Giacarta. In Indonesia, Paese che ogni anno registra 7mila scosse telluriche, è ancora vivo il ricordo dei 170mila morti provocati dal devastante terremoto e dal successivo tsunami del dicembre 2004.
* la Repubblica, 6 marzo 2007
REUBBLICA TV - LE PRIME IMMAGINI DAL CIRCUITO INTERNAZIONALE
INDONESIA
Sumatra, si scava senza sosta
Ancora in 4mila sotto le macerie *
È senza fine la tragedia dell’Indonesia alle prese con gli effetti del devastante terremoto di mercoledì scorso. Non solo per le evidenti difficoltà dei soccorsi, ma anche perché la terra continua a tremare. Ieri, almeno tre eventi sismici maggiori, scosse di assestamento secondo gli esperti, hanno colpito le Molucche e una regione costiera di Sumatra equidistante da quelle di Padang e di Jambi.
Continuano le ricerche tra le macerie dei sopravvissuti al terremoto: sono tentativi disperati di salvare le almeno 4000 persone che sarebbero ancora sepolte sotto le macerie. Le stime, agghiaccianti, sono del coordinatore degli aiuti umanitari dell’Onu, El-Mostafa Benlamlih. "Stimiamo che da 3.000 a 4.000 persone siano ancora intrappolate sotto le macerie", ha affermato. Numeri confermati anche dal responsabile in Indonesia della Croce Rossa Internazionale, Bob McKerrow, che ha parlato di 4000 persone sepolte a seguito del suo tour nella città di Padang.
Mentre continuano le ricerche con i cani da fiuto e gli equipaggiamenti a raggi infrarossi, proprio a Padang un uomo ha inviato da sotto le macerie della sua casa, dove è intrappolato insieme alla moglie ma ancora vivo, un sms a suo padre a Giacarta, a 900 chilometri di distanza. In un albergo, l’Ambacang Hotel, le squadre di soccorso hanno trovato otto persone ancora vive sotto le rovine e stanno cercando di costruire un tunnel per tentarne il recupero. Il bilancio delle vittime resta ancora quello di 1100, come stimato dal coordinamento umanitario dell’Onu in Indonesia.
Gli aiuti ai migliaia di sfollati hanno iniziato ad arrivare, ma la mancanza di corrente e di equipaggiamento adeguato rendono difficili le operazioni di soccorso nella città - capitale della Sumatra Occidentale con 900.000 abitanti - e nelle zone circostanti. "Abbiamo estratto 38 bambini dopo il terremoto. Alcuni, il primo giorno, erano ancora vivi, ma gli ultimi che abbiamo tirato fuori erano tutti morti", spiega il caposquadra Suria che, come molti indonesiani, usa solo il nome di battesimo. Una donna è stata estratta viva dalle macerie di una scuola, più di 40 ore dopo il sisma. Un tunnel è stato scavato tra la montagna di destriti per raggiungere Sari, una studentessa di 21 anni di una scuola di lingue.
Appello agli aiuti internazionali. All’appello alla solidarietà internazionale lanciato dal ministro della Sanità indonesiano Siti Fadilah Supari, che aveva chiesto squadre internazionali di soccorso e di ricerca dei dispersi, stanno invece rispondendo in molti. Soccorritori di numerose organizzazioni governative e non governative stanno convergendo sulle zone più colpite. Tra questi vigili del fuoco e specialisti britannici. L’Australia ha messo a disposizione una squadra di 44 soccorritori e 10 ingegneri dell’esercito. Aiuti concreti anche da Paesi più vicini. Da Singapore, il cui invio di 42 operatori della protezione civile è stato bloccato da Giacarta perché a Padang non esistono al momento strutture in grado di accoglierli, e dalla Thailandia, che ha predisposto l’invio di una squadra medica. Alla commozione di Barack Obama, che ieri si è detto «profondamente dispiaciuto» è seguita ieri sera una telefonata al presidente Yudhoyono in cui ha promesso lo stanziamento di 300mila dollari e la promessa di altri 3 milioni; a 3 milioni di euro ammontano gli aiuti d’emergenza dell’Unione europea e a 500mila dollari quelli cinesi. A un milione di euro ammonta un ulteriore impegno tedesco, mentre dalla svizzera partiranno 120 uomini della protezione civile. Da parte sua, Giacarta ha stanziato 26 milioni di dollari per la gestione dell’emergenza.
* Avvenire, 04.10.2009
La testimonianza. La terra che sembra “esplodere”, il pavimento che all’improvviso diventa una tavola di surf in balia delle onde. Padre Fernando Abis, missionario saveriano, cerca di trovare le parole per “fermare” quegli attimi terribili: «Stavo facendo una fotocopia. All’improvviso il terremoto. Ho pensato: ci siamo. Mi sono aggrappato a una porta, ho trovato rifugio sotto un arco». Per chi - come padre Fernando, originario di Cagliari - vive a lavora in Indonesia ormai da 38 anni, quello con i terremoti diventa, inevitabilmente, una sorta di consuetudine. Un “invito” alla convivenza con la paura e l’imponderabile. «Ma questo - confessa il missionario, da appena 15 giorni a Padang, epicentro “naturale” di una lunga serie di terremoti a causa della sua posizione geografica - è stato il peggiore di tutti». La “casa” dei saveriani ha tenuto. Il sisma ha inferto delle ferite all’edificio, «siamo senza gas, senza luce, senza linea telefonica - racconta ancora il sacerdote - ma è andata bene, poteva andare anche molto peggio». Il tempo per gioire è durato un attimo. Fuori è tutto un disastro. Edifici sventrati. Macerie. La corsa contro il tempo per tirare fuori chi è rimasto sepolto. Per soccorrere i feriti. «L’ospedale avviato dalla Chiesa cattolica - racconta padre Fernando - ha subito moltissimi danni. Sono stati evacuati i piani superiori e la stessa facciata ha subito profonde lesioni. Ma, nonostante questo, si continua a lavorare a pieno ritmo. Cattolici, protestanti e musulmani: assieme. Il centro è diretto da padre Laruffa che, nonostante gli 80 anni e un by-pass, si sta prodigando in modo instancabile».
I feriti, che arrivano in continuazione, vengono curati «in tende appositamente preparate». Ora si pensa anche agli studenti, ad assicurare loro una parvenza di normalità. «Cerchiamo - dice ancora il missionario - tende da 20 posti per poter svolgere regolarmente le lezioni, i ragazzi devono continuare a studiare. Il 20-30 per cento delle persone ha la casa distrutta». Per il missionario, per ora, c’è ancora cibo a sufficienza. Ma è inevitabile che le scorte si esauriranno in breve tempo. «Bisogna fare presto con gli aiuti». Poi c’è il “buco nero” delle zone più interne dell’isola. I collegamenti stradali sono interrotti. Le linee telefoniche saltate. Impossibile qualsiasi comunicazione. C’è la paura che lì possa iniziare una nuova conta, terribile, delle vittime.
Asia e Pacifico sconvolti: quasi mille morti Sisma in Indonesia: 529 le vittime accertate
Ansa, 01 ottobre, 13:13
ROMA - Quasi mille morti accertati in un bilancio destinato drammaticamente ad aumentare: l’Asia sudorientale ed il Pacifico fanno i conti con le devastazioni causate da terremoti, tsunami e tifoni.
In Indonesia i cadaveri recuperati sono almeno 529, oltre 140 quelli nelle isole Samoa, almeno 380 nelle Filippine e Vietnam flagellate dal tifone Ketsana, mentre è allerta per l’arrivo di Parma, una tempesta con una potenza ancora maggiore. E mentre i soccorritori arrivano nelle aree interessate dai disastri, la terra trema ancora: stamani una nuova forte scossa, di magnitudo 6,6 Richter, è stata registrata sull’isola indonesiana di Sumatra, a sud della zona colpita ieri da un sisma di 7,6 Richter. E’ qui che la situazione è più drammatica: le autorità temono che il bilancio finale delle vittime del terremoto possa superare quello del sisma di Giava del 2006: allora, i morti furono oltre 5.000. Il bilancio provvisorio è di "almeno 529 morti e 500 feriti". La città più colpita, secondo le autorità, è quella di Padang. Migliaia le persone che si presume siano ancora intrappolate sotto le macerie. La gente usa martelli, scalpelli anche le mani nude per scavare tra i detriti alla ricerca dei sopravvissuti. I feriti vengono curati all’esterno degli ospedali crollati, non lontano dagli obitori di fortuna messi in piedi per raccogliere i cadaveri.
Nell’area delle isole Samoa, devastata da uno tsunami scatenato da un sisma di magnitudo 8,0, il bilancio dei morti è salito a 140: in territorio statunitense le vittime sono 34, 9 a Tonga, 97 alle Samoa. Ma emergono dati sempre più inquietanti, man mano che vengono raggiunte le zone teatro del disastro, dove i cadaveri sono stati trascinati dalla forza delle acque in mare aperto o per centinaia di metri nell’entroterra. Nell’isola di Upolu, la seconda dell’arcipelago, i villaggi distrutti sono 70, abitati da 300-800 persone ciascuno.
Nell’isola di Toputapu, a Tonga, è stato cancellato il 90% delle abitazioni. Centinaia i dispersi, tra loro anche numerosi britannici, australiani e neozelandesi. Le autorità locali ricevono decine di telefonate dai parenti dei turisti e residenti stranieri, che cercano disperatamente notizie sui propri cari.
E sale anche il bilancio delle vittime causate del passaggio del tifone Ketsana sull’Asia sudorientale: in Vietnam si è raggiunta quota 101 morti e 18 dispersi, 350 mila le case danneggiate. Nelle Filippine i morti sono 277 e i dispersi 42. Ketsana ha causato almeno 11 vittime in Cambogia e provocato inondazioni nel Laos. Oltre tre milioni i senzatetto. Nell’area l’allerta è massima per l’arrivo di Parma, un nuovo tifone con venti fino a 150 km/h, che potrebbe abbatersi sulle Filippine già sabato. Il Paese ha elevato l’allerta sulla costa est.