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Archeologia

Zahi HAWASS ha, forse, trovato la tomba di CLEOPATRA.

In un tempio a circa 30 chilometri da Alessandria...
sabato 19 agosto 2006 di Federico La Sala
[...]L’accesso alla tomba è estremamente complicato. Hawass infatti, ha già raggiunto 35 m sotto la superficie, ma non è riuscito a proseguire a causa della presenza di una grande quantità d’acqua. "In questo momento la falda è impregnata d’acqua e impedisce di poter proseguire lo scavo. Tornerò in ottobre quando il tutto dovrebbe essersi asciugato" [...]
CHE LA DEA "GIUSTIZIA" ("MAAT") SOSTENGA IL POPOLO EGIZIANO NEL SUO CAMMINO ...
 (...)

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> Zahi HAWASS ha, forse, trovato la tomba ----- CLEOPATRA. Condottiera colta secondo la biografa Stacy Schiff. La vita della regina egizia oltre il ritratto che ne fece Shakespeare (di Livia Manera)

sabato 21 maggio 2011

Cleopatra, la condottiera colta

La vita della regina egizia oltre il ritratto che ne fece Shakespeare

di Livia Manera (Corriere della Sera, 21.05.2011)

D imenticatevi il tappeto arrotolato e la bellissima giovane che ne scivola fuori vestita da odalisca e ingioiellata come una regina. Con ogni probabilità l’incontro tra Cesare e Cleopatra è andato così: una ragazza di diciotto anni nascosta in un sacco di juta, non troppo bella né troppo elegantemente vestita, ne esce scarmigliata davanti a un Cesare di cinquantadue anni, più divertito che incantato. Ma la verità è che «non siamo nemmeno sicuri che sia uscita dal sacco davanti a lui. E in ogni caso, è assai improbabile che Cleopatra sia apparsa "maestosa"(come sostiene una fonte) o coperta di gemme e d’oro (come suggerisce un’altra), o che fosse anche solo ben pettinata» , puntualizza la biografa americana Stacy Schiff.

A dispetto dell’interpretazione shakespeariana e di cinque secoli di storia dell’arte, l’ipotesi più probabile è che in quell’occasione la regina adolescente indossasse una semplice tunica di lino e un nastro sui capelli. Signori uomini, spiacenti: il fascino di Cleopatra era di essere sopra ogni cosa intelligente. Lo sostiene con acume, ironia e una salutare dose di scetticismo nei confronti delle fonti, il premio Pulitzer per la biografia Stacy Schiff nel suo libro Cleopatra, che sta per uscire da Mondadori nella traduzione di Francesca Gimelli (pagine 328, e 20).

Un libro che si giova della prospettiva dell’outsider (la Schiff non è una storica dell’antichità, ma l’autrice di due delle migliori biografie pubblicate in America negli ultimi anni, su Saint-Exupéry e Vera Nabokov), per immergersi nel mare delle rappresentazioni di Cleopatra influenzate dalla misoginia e dalla propaganda imperiale romana, e riportarne in superficie una versione più attendibile, se non più vera, al di là del mito splendidamente maschilista della «harlot queen» .

«Nefertiti è un volto senza regina. Cleopatra è una regina senza volto» diceva André Malraux. Ma Schiff trova abbastanza indizi per darle il volto e il corpo di una donna minuta, sottile e chiara di pelle, con un naso adunco e labbra carnose. Sottolineando che, in quanto discendente dai macedoni Tolomei e da Alessandro il Grande, «non era più egiziana di quanto lo fosse Liz Taylor» .

Diciamolo: di fronte al ritratto da tabloid di una regina insaziabile e assetata di sangue che il suo nemico Augusto ci ha fatto pervenire; al fatto che la totalità delle fonti che hanno lavorato a questo ritratto erano eccezionalmente tendenziose; che alcuni storici hanno addirittura utilizzato come fonte Shakespeare, «compiendo una scelta che equivale a prendere le parole di George C. Scott per quelle di Patton» ; e che Hollywood ha completato il quadro patinando il mito, la vita di Cleopatra come ci è stata tramandata è una costruzione piena di buchi, in cui gli affari di stato sono scomparsi per lasciare il posto agli affari di cuore. Cioè l’amore con Cesare, da cui sono nati il figlio Cesarione e una serie di onorevoli riforme a Roma, a imitazione del modello alessandrino (una biblioteca, un censimento, ecc). E quello con Antonio che ha prodotto il sogno di un impero, tre figli, una sconfitta epocale e un finale che ha cementato la leggenda nella tragedia. «Si può dire niente di buono su una donna che è andata a letto con i due uomini più potenti del suo tempo?» , si chiede Stacy Schiff dando un’impronta contemporanea, e tipicamente americana, al contesto. Eccome se si può.

Perché questa donna che non conosceva tabù né vergogna; che ha fatto uccidere fratelli, mariti, sorelle e amici; che ha perso un regno, lo ha riconquistato, lo ha perso ancora, ha fondato un impero e alla fine ha perso tutto, era una sovrana capace di costruire una flotta, domare un’insurrezione, controllare le finanze di un Paese e alleviare una carestia; era anche una donna colta che aveva letto Erodoto, Tucidide ed Esopo, parlava nove lingue tra cui l’ebraico e - prima nella sua dinastia - l’egiziano; che conosceva l’esistenza dell’equatore, la latitudine di Marsiglia e la prospettiva lineare; e che unendo come nessuna fascino intellettuale a fascino sessuale, godeva di un formidabile, potentissimo carisma.

Persino Cicerone, che di lei scrisse «detesto la Regina» , ha lasciato una testimonianza in cui racconta che Cleopatra era capace di sostenere con lui conversazioni «di tipo letterario, non al di sotto del mio livello» , aggiungendo che avrebbe potuto «riferirle in un incontro pubblico» .

Onore dunque a questa regina «orgogliosa e indomata fino alla fine» , la quale piuttosto che essere portata a Roma in catene si è data da sola «una morte onorevole, una morte dignitosa, una morte esemplare» , conquistando con quell’ultimo gesto il rispetto dei suoi peggiori detrattori. E anche se si fosse suicidata col veleno e non col morso di un aspide, come ipotizza Stacy Schiff, la sostanza non cambierebbe. «Persino agli occhi dei romani aveva fatto finalmente qualcosa di giusto, che andava oltre le aspettative del suo sesso» .


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