[...]L’accesso alla tomba è estremamente complicato. Hawass infatti, ha già raggiunto 35 m sotto la superficie, ma non è riuscito a proseguire a causa della presenza di una grande quantità d’acqua. "In questo momento la falda è impregnata d’acqua e impedisce di poter proseguire lo scavo. Tornerò in ottobre quando il tutto dovrebbe essersi asciugato" [...]
L’egittologo Hawass ritiene di aver individuato il sito dove si trovano i corpi della regina d’Egitto e del suo amante romano Marco Antonio
"Presto svelata la tomba di Cleopatra
Scoperta più grande di quella di Tutankhamon"
di LUIGI BIGNAMI *
ENTRO due mesi il noto egittologo Zahi Hawass spera di portare alla luce un "tesoro" che cerca da una vita: la tomba di una delle più grandi donne della storia, Cleopatra. L’annuncio, quasi in sordina, è stato dato dall’archeologo durante una conferenza che egli ha tenuto in Sud Africa, dove ha annunciato: "La scoperta potrebbe essere ancor più grande di quella che portò alla luce la tomba di Tutankhamon". Dopo questa affermazione pubblica Hawass ha spiegato al quotidiano sudafricano "The Star" che egli ritiene che Cleopatra sia sepolta con il suo amante romano Marco Antonio e che i due corpi si trovino in un tempio a circa 30 chilometri da Alessandria, chiamato Tabusiris Magna.
Hawass ha asserito: "Ritengo che quel posto sia davvero estremamente sacro e che per questo motivo nasconda i corpi dei due famosi personaggi". L’accesso alla tomba è estremamente complicato. Hawass infatti, ha già raggiunto 35 m sotto la superficie, ma non è riuscito a proseguire a causa della presenza di una grande quantità d’acqua. "In questo momento la falda è impregnata d’acqua e impedisce di poter proseguire lo scavo. Tornerò in ottobre quando il tutto dovrebbe essersi asciugato".
Tra gli indizi che hanno portato Hawass a ipotizzare che il tempio in questione contenga il corpo di Cleopatra è la scoperta di numerose monete sulle quali è impresso il volto del personaggio.
Ma cosa si conosce di Cleopatra e Marco Antonio? Cleopatra nacque nel 69 a.C. ad Alessandria. Tutto fa ritenere che fosse una donna non molto bella, ma piacevole ed intelligente, e soprattutto spietata. Tutte qualità che la portarono a governare un regno come quello d’Egitto. A 18 anni, quando muore il padre, si trova a presiedere il trono d’Egitto con suo fratello che ha solo 10 anni. Da Roma giunge la nomina di Pompeo come tutore del fratello, il quale odia Cleopatra al punto che viene obbligata ad allontanarsi dal Palazzo. Cleopatra decide allora di andare in Siria, dove darà vita ad un proprio esercito.
Intanto in Egitto viene ucciso Pompeo e Tolomeo XIII (che aveva assassinato Pompeo) chiama a Palazzo Cleopatra e il fratello per far trovare a loro un accordo. L’incontro terminò con la pace tra i fratelli ma, in realtà, il governo dell’Egitto passò nelle mani di Cleopatra.
Ella aveva imparato numerose lingue che le permetteva di parlare con almeno 7 popoli diversi senza il bisogno di interpreti. Cesare, colpito dalla donna, fu del tutto conquistato dal suo fascino, la corteggiò, ricambiato e dopo aver avuto un figlio la regina si trasferì a Roma, dove, però, non fu ben accolta dai Romani. La sua presenza fu tra le cause che portarono all’assassinio di Giulio Cesare. Marco Antonio, alleato di Cesare, proclama il figlio di Cleopatra erede di Giulio Cesare davanti al senato. Ottaviano tuttavia, si oppone. Afferma di essere lui il legittimo successore. Cleopatra, nella confusione più completa, decide di tornare in Egitto dove trova un’economia in grave crisi e la riporta ad un livello migliore.
Nel frattempo Marco Antonio, dopo varie vicissitudini e dopo una relazione con Cleopatra perde lo scontro con Ottaviano. Si rifugia dalla regina dove si uccide con la sua spada. Cleopatra che percepisce che presto Ottaviano la sconfiggerà preferisce togliersi la vita con un serpente.
Se Hawass ha ragione presto la scoperta della loro tomba potrebbe gettare nuova luce su questa storia d’amore, di guerra e di poteri. (18 agosto 2006)
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www.repubblica.it, 18.08.2006
Per altri materiali sulla storia dell’Egitto - passata e presente, nel sito, si cfr.:
CHE LA DEA "GIUSTIZIA" ("MAAT") SOSTENGA IL POPOLO EGIZIANO NEL SUO CAMMINO ...
Divina Cleopatra, sapeva amare e fare la guerra
Mamma, stratega, passionale: fu una donna completa e riuscì a imporsi in una società dominata dagli uomini. Angela racconta la regina “greca” che osò sfidare Roma
di Alberto Angela (La Stampa, TuttoLibri, 08.12.2018)
L’idea di scrivere un libro su Cleopatra mi è venuta circa un anno fa, ma è stato solo quando ho iniziato a lavorare a questo libro, che poi ho portato a termine in pochissimo tempo, circa tre mesi e mezzo dopo il lavoro di ricerca, che ho capito quale donna straordinaria avessi di fronte.
In primo luogo, Cleopatra vive in un’epoca cruciale dell’antichità, tra due grandi imperi, due grandi momenti: si trova alla fine di tutta la storia dell’antico Egitto, quella fatta dai regni che si sono succeduti. Dopo di lei finiscono. E si trova anche nel momento in cui sta per nascere l’Impero Romano: un momento cerniera, cardine, tra questi due grandi capitoli della storia così affascinanti: l’Egitto antico e Roma antica.
Cleopatra unisce questi due mondi e già questo la rende così affascinante. Ma Cleopatra è anche un catalizzatore: permette di far nascere quella storia dell’antica Roma che tutti noi conosciamo. Senza di lei le cose sarebbero andate diversamente, cosa sarebbe accaduto non lo sappiamo, ma certamente sarebbe stata una storia diversa. Cleopatra infatti permette di velocizzare certi meccanismi dell’antica Roma. Si lega prima a Giulio Cesare; morto Giulio Cesare si lega ad Antonio, e Antonio assieme a lei si contrappone a Ottaviano fino a uno scontro finale in cui solo uno dei due poteva prevalere e ha vinto Ottaviano.
Da quel momento in poi Ottaviano è dominatore assoluto della scena, non ha più rivali, quindi può imbastire le fondamenta di quello che verrà chiamato poi Impero Romano. Ma non solo: Ottaviano vive a lungo, quindi ha il tempo per fare tutto questo.
Questi due elementi, l’assenza di rivali e la longevità, permisero la nascita dell’Impero, a cui dobbiamo le strade che attraversano tutta l’Europa, i suoi imperatori e la stessa storia della cristianità, che si è diffusa nel più potente dominio dell’antichità.
Cleopatra ha permesso a tutto questo di esistere così come lo conosciamo: mi ha incuriosito perché è una specie di sliding door della storia, ha fatto in modo che accadessero delle cose e non delle altre. Se avessero vinto Cleopatra e Antonio, forse tutto quello che è accaduto dopo avrebbe avuto un sapore greco-orientale, invece ha vinto Ottaviano e il futuro è stato latino-occidentale. Chissà come sarebbe il mondo oggi, chissà che lingua parleremmo, le abitudini a tavola che avremmo: non lo sappiamo, sono passati così tanti secoli.
La seconda cosa che mi ha incuriosito di Cleopatra è che lei è una donna unica nel suo genere, non sono esistite altre donne nell’antichità come lei.
Cleopatra è regina e donna, moglie, amante e mamma, capace di grandi passioni e innamoramenti, ma anche di grandi scenate di gelosia come ogni donna. È intensa e profonda, ma allo stesso tempo è una sovrana dotata di grandissima strategia, che riesce a capire chi ha davanti e ad agire di conseguenza. Una donna che sa essere mamma tenerissima con i suoi bambini e impavida condottiera di flotte ed eserciti. Tutto questo è possibile perché lei è una donna completa, come all’epoca non ne esistevano, all’interno di una società maschilista, dominata da uomini abituati a usare soprattutto la forza per comandare, oltre all’astuzia, come Ottaviano.
Sarà Ottaviano alla fine a sconfiggerla, forse grazie proprio alla sua astuzia, ma tutti gli altri lei li ha saputi abbracciare, attrarre a sé, come Cesare e Antonio, oppure li ha combattuti, riuscendo a portare il suo regno a dimensioni come non se ne vedevano più da tantissimo tempo.
C’è stato un momento in cui tutto il Mediterraneo orientale era in mano egizia, e Cleopatra è riuscita a non far diventare il suo regno una provincia romana. Fino alla fine è restata al potere come regina, amata dal popolo egizio, amata da condottieri come Cesare e Antonio, e temuta da tutti gli altri romani.
Terzo elemento. Cleopatra è una donna moderna: oggi sarebbe una mamma premurosa e allo stesso tempo una donna manager della finanza e dell’industria capace di ideare strategie e cogliere al volo le opportunità. Era moderna non perché avesse un DNA diverso dalla altre donne, ma perché era molto attiva, con l’argento vivo addosso, decisionista. Quello che l’ha resa una donna diversa dalle altre è essere nata ad Alessandria d’Egitto nel periodo dell’Ellenismo.
Lei è stata cresciuta come principessa, ma aveva filosofi come precettori, andava nella biblioteca di Alessandria, leggeva, si informava, ha scritto dei trattati, e vicino aveva il musèion, cioè un’università. Alessandria d’Egitto era in quel momento il centro della cultura di tutto il mondo antico, uno dei fari del sapere del pianeta e lei era la regina degna di quella città: intelligente, dotta e poliglotta.
Capiva gli altri, parlava la lingua degli egizi, era vicina ai sacerdoti egizi, non era semplicemente una greca.
Perché una cosa che pochi conoscono è che Cleopatra non era egizia, ma greco-macedone. Cleopatra vuol dire «gloria del padre»(dal greco, kleos e patros ), e apparteneva a una dinastia straniera, quella dei Tolomei, che erano greci che avevano occupato l’Egitto dopo la morte di Alessandro Magno, quando i suoi generali si spartirono l’immenso impero che arrivava fino all’India.
Tolomeo era uno dei suoi generali e si prese l’Egitto, dando origine a una delle dinastie tolemaiche. Per questo motivo tutti i sovrani che vengono dopo di lui sono re e non faraoni, anche se si fanno rappresentare come tali, e tutti si chiamano Tolomeo, mentre le regine si chiamano invariabilmente Arsinoe, Berenice o Cleopatra - tant’è che la nostra Cleopatra è la numero sette.
Quindi una donna greca e con abitudini greche, colta, che rappresenta un mondo moderno dove, sebbene ci fossero delle situazioni tipiche dell’antichità, prosperava la conoscenza, che è la caratteristica che unisce la nostra epoca a quella in cui è vissuta Cleopatra. Qualcosa non funzionava e non era una società perfetta, ma lei era frutto di questo incredibile rinascimento dell’antichità in cui il sapere, l’arte e la voglia di scoprire crearono quel momento di grazia del mondo che riuscì a far sì che una donna fosse non solo pari all’uomo, in una società maschilista, ma addirittura superiore.
Sul tema, in rete, si cfr.:
PROVOCARE REALTA’ - Il *VITALE* “flatus vocis” di Antonio e Cleopatra ....
Nel testo di Shakespeare (II, 2, 228-232) Enobarbo dice di Cleopatra: “Un giorno l’ho vista - Fare quaranta salti a gallo zoppo sulla pubblica strada, - E, avendo perso il fiato, parlò, ed ansimò, - Così che FECE DEL DIFETTO PERFEZIONE, - E, senza fiato, emise FASCINO”.
Federico La Sala
La vera storia di Cleopatra è un dark-thriller politico
Un saggio narrativo di Alberto Angela sulla più celebre primadonna del mondo antico
di Marino Niola (la Repubblica, 12.12.2018)
Senza Cleopatra il mondo non sarebbe lo stesso. La sua bellezza leggendaria, la sua intelligenza spiazzante e la sua cultura raffinata ne hanno fatto l’indiscussa primadonna sulla scena dell’antichità. La protagonista assoluta di quel periodo tempestoso che va dall’uccisione di Cesare alla nascita dell’impero augusteo.
Adesso, tutto quello che avreste voluto sapere sulla mitica regina e che non avete mai osato chiedere, lo trovate nel nuovissimo libro di Alberto Angela, Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità (Rai Libri e HarperCollins, pagine 446, 20 euro). Un testo, dotato di immagini e cartine, che illumina il pubblico e il privato della donna più chiacchierata, amata e odiata di sempre.
Angela, con il talento del narratore e l’immediatezza comunicativa del divulgatore ricostruisce l’affaire Cleopatra seguendola come un reporter. Minuto per minuto, ora per ora, domus per domus. La pedina con il suo passo felpato, mettendo sempre i fatti al centro della narrazione. Sia gli eventi storicamente accertati, sia quelli ricostruiti attraverso indizi, congetture, intuizioni. Il risultato è un affresco storico avvincente e convincente. Pieno di azione e di emozione.
Come quando racconta la reazione della sovrana d’Egitto che, nella sua lussuosa villa al di là del Tevere, riceve la notizia dell’assassinio di Cesare. In quel momento in cui il futuro del suo Paese e dell’intero Mediterraneo è sospeso come sulla lama di una spada, il crollo del suo progetto politico si sovrappone alla fine del suo sogno d’amore e alla sua inquietudine di madre per la sorte del figlio Cesarione. E mentre il popolo romano interrompe i festeggiamenti in onore della dea Anna Perenna si chiude in casa fra timori e tremori.
L’autore lancia i protagonisti della vicenda come dadi sul panno verde della storia. Antonio, Bruto, Cassio, Ottaviano, Agrippina, Mecenate. Col trascorrere delle pagine «questi dadi, rotolando e piroettando, prima di fermarsi mostreranno una faccia vincente, poi una perdente, poi di nuovo una vincente e così via, in un crescendo di tensione in cui non si capirà mai chi stia per trionfare».
Da narratore accorto, Angela crea e ricrea, sequenza dopo sequenza, un clima di suspence, come in un giallo di cui è noto l’epilogo, ma sono molto meno chiare le trame e i retroscena che conducono il thriller verso la sua conclusione. Insomma oltre l’aspide c’è di più. C’è perfino il sospetto che fosse un cobra. O addirittura che la donna abbia bevuto un cocktail letale, il che scagionerebbe il serpente.
Angela sottopone la vicenda a un trattamento cinematografico. Pieno di inquadrature inaspettate, di particolari dimenticati, di messe a fuoco rivelatrici. Come quella dove Cleopatra, vestita da Afrodite sotto un baldacchino d’oro nella sua barca dai remi d’argento, seduce Antonio in un’atmosfera tra l’erotico e l’estatico. In realtà dietro quella scintillante spirale di languore c’è il lucidissimo disegno della regina che cerca protezione per il suo regno, vuole tracciare dei confini entro cui essere amata, come le farà dire Shakespeare.
Bella e non solo, dunque. In questo senso l’autore ha il merito di aver fatto emergere, dietro la maschera della femme fatale, della «Cleopatràs lussuriosa» come la chiama Dante, la realtà di una donna ricca e colta, maestra dell’arte della persuasione e grande mediatrice tra Oriente e Occidente.
Un grande simbolo di quella globalizzazione prima della globalizzazione che fu l’ellenismo. In effetti il racconto di Alberto Angela fa uscire Cleopatra dal mito per farla entrare nella storia e infine la restituisce al mito. Ma con tutti gli onori.
Cleopatra, la condottiera colta
La vita della regina egizia oltre il ritratto che ne fece Shakespeare
di Livia Manera (Corriere della Sera, 21.05.2011)
D imenticatevi il tappeto arrotolato e la bellissima giovane che ne scivola fuori vestita da odalisca e ingioiellata come una regina. Con ogni probabilità l’incontro tra Cesare e Cleopatra è andato così: una ragazza di diciotto anni nascosta in un sacco di juta, non troppo bella né troppo elegantemente vestita, ne esce scarmigliata davanti a un Cesare di cinquantadue anni, più divertito che incantato. Ma la verità è che «non siamo nemmeno sicuri che sia uscita dal sacco davanti a lui. E in ogni caso, è assai improbabile che Cleopatra sia apparsa "maestosa"(come sostiene una fonte) o coperta di gemme e d’oro (come suggerisce un’altra), o che fosse anche solo ben pettinata» , puntualizza la biografa americana Stacy Schiff.
A dispetto dell’interpretazione shakespeariana e di cinque secoli di storia dell’arte, l’ipotesi più probabile è che in quell’occasione la regina adolescente indossasse una semplice tunica di lino e un nastro sui capelli. Signori uomini, spiacenti: il fascino di Cleopatra era di essere sopra ogni cosa intelligente. Lo sostiene con acume, ironia e una salutare dose di scetticismo nei confronti delle fonti, il premio Pulitzer per la biografia Stacy Schiff nel suo libro Cleopatra, che sta per uscire da Mondadori nella traduzione di Francesca Gimelli (pagine 328, e 20).
Un libro che si giova della prospettiva dell’outsider (la Schiff non è una storica dell’antichità, ma l’autrice di due delle migliori biografie pubblicate in America negli ultimi anni, su Saint-Exupéry e Vera Nabokov), per immergersi nel mare delle rappresentazioni di Cleopatra influenzate dalla misoginia e dalla propaganda imperiale romana, e riportarne in superficie una versione più attendibile, se non più vera, al di là del mito splendidamente maschilista della «harlot queen» .
«Nefertiti è un volto senza regina. Cleopatra è una regina senza volto» diceva André Malraux. Ma Schiff trova abbastanza indizi per darle il volto e il corpo di una donna minuta, sottile e chiara di pelle, con un naso adunco e labbra carnose. Sottolineando che, in quanto discendente dai macedoni Tolomei e da Alessandro il Grande, «non era più egiziana di quanto lo fosse Liz Taylor» .
Diciamolo: di fronte al ritratto da tabloid di una regina insaziabile e assetata di sangue che il suo nemico Augusto ci ha fatto pervenire; al fatto che la totalità delle fonti che hanno lavorato a questo ritratto erano eccezionalmente tendenziose; che alcuni storici hanno addirittura utilizzato come fonte Shakespeare, «compiendo una scelta che equivale a prendere le parole di George C. Scott per quelle di Patton» ; e che Hollywood ha completato il quadro patinando il mito, la vita di Cleopatra come ci è stata tramandata è una costruzione piena di buchi, in cui gli affari di stato sono scomparsi per lasciare il posto agli affari di cuore. Cioè l’amore con Cesare, da cui sono nati il figlio Cesarione e una serie di onorevoli riforme a Roma, a imitazione del modello alessandrino (una biblioteca, un censimento, ecc). E quello con Antonio che ha prodotto il sogno di un impero, tre figli, una sconfitta epocale e un finale che ha cementato la leggenda nella tragedia. «Si può dire niente di buono su una donna che è andata a letto con i due uomini più potenti del suo tempo?» , si chiede Stacy Schiff dando un’impronta contemporanea, e tipicamente americana, al contesto. Eccome se si può.
Perché questa donna che non conosceva tabù né vergogna; che ha fatto uccidere fratelli, mariti, sorelle e amici; che ha perso un regno, lo ha riconquistato, lo ha perso ancora, ha fondato un impero e alla fine ha perso tutto, era una sovrana capace di costruire una flotta, domare un’insurrezione, controllare le finanze di un Paese e alleviare una carestia; era anche una donna colta che aveva letto Erodoto, Tucidide ed Esopo, parlava nove lingue tra cui l’ebraico e - prima nella sua dinastia - l’egiziano; che conosceva l’esistenza dell’equatore, la latitudine di Marsiglia e la prospettiva lineare; e che unendo come nessuna fascino intellettuale a fascino sessuale, godeva di un formidabile, potentissimo carisma.
Persino Cicerone, che di lei scrisse «detesto la Regina» , ha lasciato una testimonianza in cui racconta che Cleopatra era capace di sostenere con lui conversazioni «di tipo letterario, non al di sotto del mio livello» , aggiungendo che avrebbe potuto «riferirle in un incontro pubblico» .
Onore dunque a questa regina «orgogliosa e indomata fino alla fine» , la quale piuttosto che essere portata a Roma in catene si è data da sola «una morte onorevole, una morte dignitosa, una morte esemplare» , conquistando con quell’ultimo gesto il rispetto dei suoi peggiori detrattori. E anche se si fosse suicidata col veleno e non col morso di un aspide, come ipotizza Stacy Schiff, la sostanza non cambierebbe. «Persino agli occhi dei romani aveva fatto finalmente qualcosa di giusto, che andava oltre le aspettative del suo sesso» .
Macché veleno Cleopatra fu vittima di Ottaviano
di Benedetto Marzullo (l’Unità, 08.07.2010)
Un recente scoop (la Repubblica, 28 giugno, p. 37) proclama che «Non fu l’aspide, Cleopatra morì bevendo cicuta». Due studiosi, ovviamente americani, lo assicurano: un antichista, col debito sostegno di un tossicologo. Induttivamente, essi escludono che la regina ricorresse al veleno, consapevole che il tossico, tuttavia sperimentato a quel tempo (nel bene e nel male), «avrebbe procurato una...morte, ma solo dopo sofferenze atroci, salvo complicazioni, un salvataggio inatteso. Ripiegò quindi su una pozione di oppio e cicuta (!), addirittura lasciò istruzioni di (per) costruire la leggenda del morso del serpente, per restare nel ricordo della eternità». Espedienti di sorprendente vacuità: ingiuriosi per una regina, per una donna, dotata di senno, in verità di autentico senso della storia, di leggendario talento. «Menzogna gigante (in italiano gigantesca), ma via che cosa non si perdona a una donna bellissima e geniale», conclude tollerante l’articolista. La parola «genialità» non basta per fare storia, tanto meno per accreditarla, farisaicamente.
Che Cleopatra sia morta è indiscutibile, fantasioso però che provvedesse personalmente ad imbastire un copione da operetta, attuandone regia ed interpretazione. Della sua esistenza avventurosa, femminilmente chisciottesca (sembra il prototipo della drag queen), poteva dirsi soddisfatta: avrebbe continuato imperturbata ad esibirla (e a goderne), salvo eventi imprevedibili. Culmine delle sue aspirazioni era un impero planetario, miraggio della intera dinastia, ostinatamente perseguito dal suo capostipite Alessandro, meritamente designato Magno, stroncato anche lui dalla morte (naturale?) a poco più di trent’anni, in congiunture in apparenza non diverse dalla straordinaria Cleopatra: essi tentano una impresa ecumenica, fantasmagorica per l’Occidente, destinata a travolgerli. La dimensione, straordinaria, ma femminile di Cleopatra, risulterà delirante: della vicenda si impadronirà il cinema, i ristretti confini drammaturgici vengono forzati dalla ingorda filmografia, a riattivare se non esacerbare la commozione provvederanno sopravvenuti: spesso incauti studiosi, avventurieri massmediatici.
Non resta che rinunciare ad affabulatorie divagazioni, ritornare alle fonti, per quanto trasmesse da testimoni postumi, talvolta perplessi, superficiali. Plutarco (il maggiore, un secolo più tardi) di continuo avverte della aleatoria tradizione. Tra romanzeschi dettagli, riferisce che la regina, dopo una estrema visita dello sfortunato Antonio, rimpiange tra le innumerevoli sofferenze la stragrande brevità del tempo vissuto lontana (?) da lui, provvede ad una energica toilette: si abbandona tuttavia ad un banchetto «sontuoso» (Plutarco non saprebbe usare più acconcia sommarietà). Solo interrotto all’arrivo di un pastore, che le consegna il cesto dei fatidici fichi (abbondano, del resto, in Egitto), licenzia tutti, salvo le rituali due ancelle, scrive un biglietto ad Ottaviano. Che arriva, fulmineamente. Intuisce la tragedia, spalanca le porte, la catastrofe è compiuta: Cleopatra giace morta, su un letto ovviamente d’oro, regalmente addobbata.
Delle figliole, una era spirata ai suoi piedi, l’altra semisvenuta, il capo rovesciato, cercava di acconciarle il diadema sulla testa. Qualcuno potrebbe dirle, irritato: «Stai facendo bene, ragazza?» E lei: «Anzi benissimo, come si addice a chi discende da tanta dinastia». Non disse altro, crollò ai piedi del letto. Il duetto appare dovuto all’ingegno di Plutarco, farisaico pennaiolo.
Le vittime della sceneggiata sono indissolubilmente tre, un impreveduto eccidio: unico il mandante, identici gli esecutori, due involontari testimoni. Ad ordinarlo è indubitabilmente il giovane Ottaviano, definitivamente sbarra le porte dell’Oriente, lo riunisce con l’Occidente. Verrà consacrato col risonante nome di Augusto (27 a. C.), il primo degli imperatori romani: a dispetto di Cleopatra, della sua stravolgente bellezza.
sotto i resti di un tempio dedicato a Iside
Egitto, individuata la tomba di Cleopatra
Gli archeologi: «Forse è la scoperta più importante del 21esimo secolo». Accanto alla regina il corpo di Antonio *
CAIRO - Sulla cima di una collina da cui si vede il mare, sotto i resti di un tempio dedicato a Iside: è qui, secondo gli archeologi, che potrebbe riposare il corpo di Cleopatra. La tomba della regina egiziana non è mai stata localizzata, ma gli archeologi hanno raccolto prove che testimonierebbero che i sacerdoti di Cleopatra, dopo il suo suicidio, ne avrebbero trasportato il corpo al tempio, dove potrebbe riposare accanto al suo amante, Marco Antonio. «Questa potrebbe essere la più importante scoperta del 21esimo secolo - ha detto Zahi Hawass, capo archeologo -. Questo è il luogo perfetto dove potrebbero essere sepolti i loro corpi».
AMANTI VICINI - Un gruppo di archeologi egiziani e della Repubblica dominicana hanno deciso di iniziare a scavare alla ricerca della tomba di Cleopatra all’inizio dell’anno. Grazie all’ausilio di un radar, gli studiosi hanno individuato quelle che potrebbero essere tre camere alla profondità di 20 metri sotto le rocce. Gli storici ritengono, sulla base dei testi scritti da Plutarco, che Antonio e Cleopatra siano stati sepolti assieme. Kathleen Martinez, una studiosa della Repubblica dominicana fautrice della teoria secondo cui Cleopatra è sepolta nel tempio, crede che una delle camere possa ospitare i resti dei due amanti. Temendo di poter essere portata come prigioniera a Roma, Cleopatra si suicidò facendosi mordere da un’aspide e si crede che anche Antonio si sia ucciso dopo la sconfitta contro Ottaviano ad Azio.
* Corriere della Sera, 19 aprile 2009(ultima modifica: 20 aprile 2009)
ARCHEO
Il volto della sorella uccisa da Cleopatra
Analizzato uno scheletro umano scoperto a Efeso: dovrebbe appartenere alla principessa Arsinoe. Ricostruito al computer il suo volto
di MARCO PASQUA *
Per gli archeologi è una delle scoperte più importanti sulla dinastica Tolemaica: l’identificazione di uno scheletro umano, ritrovato a Efeso, in Turchia, che dovrebbe appartenere alla giovane sorella di Cleopatra, la principessa Arsinoe.
Scoperta resa possibile anche grazie a delle avanzatissime tecniche delle scienza forense, che hanno permesso di ricostruire al computer il volto della principessa, fatta assassinare, secondo gli storici, da Cleopatra stessa.
Il ritrovamento, e le successive analisi in laboratorio, ribaltano anche le tradizionali conoscenze storiche sulla dinastia: a oggi, infatti, si credeva che la regina d’Egitto fosse originaria della Grecia o della Macedonia; ora, gli archeologi avanzano l’ipotesi che, al pari di sua sorella Arsinoe, avesse delle origini miste, in parte africane.
La scoperta, che porta la firma di un team di ricercatori austriaci, è stata resa possibile dagli studi di Hilke Thür, dell’Accademia austriaca delle scienze. Per prima aveva associato i resti rinvenuti all’interno di un sarcofago, trovato nella città di Efeso, alla sorella di Cleopatra. Resti scoperti nel 1926, e analizzati dalla Thür dall’inizio degli anni Novanta.
Tra l’altro, durante la seconda guerra mondiale, i ricercatori che avevano rimosso il teschio da quello scheletro, finirono col perderlo. Di conseguenza le analisi furono particolarmente complesse. Ma la Thür non aveva dubbi: quello era lo scheletro di Arsinoe.
La sua teoria venne condivisa da molti storici, anche se mancavano delle prove scientifiche. Da qui la ricerca dell’università di medicina di Vienna, guidata da un gruppo di esperti dell’istituto di archeologia, che ha analizzato lo scheletro. "Eravamo scettici - ha spiegato alla stampa inglese l’antropologo Fabian Kanz - e abbiamo fatto di tutto per dimostrare che non fosse lei".
Gli esperti si sono serviti della datazione al carbonio, e sono arrivati alla conclusione che quei resti risalgono ad un periodo compreso tra il 200 e il 20 a. C. "Le ossa erano quelle di una donna - dice Kanz - presumibilmente tra i 15 e i 18 anni di età. Anche se la data di nascita di Arsinoe non è nota, sappiamo che era più giovane di Cleopatra, che, all’epoca dell’omicidio della sorella, aveva 27 anni".
La tomba si trova ad Efeso, perché fu proprio in quel luogo che Arsinoe venne esiliata, dopo essere stata sconfitta dalla sorella e dall’amante, Giulio Cesare, in una lotta per la conquista del trono. Secondo gli storici, Arsinoe venne uccisa nel 41 a. C. su ordine di Cleopatra dall’amante Marco Antonio, per evitare ogni eventuale pretesa sul trono egizio.
Quanto all’etnia di Cleopatra, la nuova teoria è stata possibile grazie all’analisi della tomba e del teschio, condotta dall’antropologa forense Caroline Wilkinson. La studiosa ha ricostruito al computer il teschio - che era stato smarrito nella seconda guerra mondiale - usando delle misurazioni risalenti alla prima metà del 1900. "Il risultato è un volto allungato, come capita di vedere spesso negli antichi egizi o negli africani di colore. Ciò potrebbe suggerire che fosse di razza mista". Tanto Cleopatra quanto Arsinoe erano figlie di Tolomeo XII, ma erano state concepite con due donne diverse.
I risultati di questa identificazione e tutti i dettagli relativi alle elaborazioni al computer, saranno presentati ufficialmente ad un incontro di antropologi che si terrà, il prossimo 31 marzo, nell’Illinois.
Ansa» 2008-05-25 18:28
ARCHEOLOGIA: FORSE IDENTIFICATA LA TOMBA DI CLEOPATRA
IL CAIRO - La tomba degli amanti più famosi della storia d’Egitto, e non solo, potrebbe trovarsi a una trentina di chilometri da Alessandria, dove gli archeologi egiziani hanno recuperato monete e statue che fanno pensare al possibile luogo di sepoltura di Antonio e Cleopatra. Lo ha detto lo zar dell’archeologia egiziana, Zahi Hawass.
"Non abbiamo ancora nessuna prova, ma la nostra teoria è che la leggendaria regina egiziana e il condottiero romano siano sepolti lì ", ha detto il noto archeologo, che sta conducendo degli scavi nel tempio di Tabusiris Magna, sulla costa mediterranea. Una squadra di dodici archeologi e 70 operai ha trovato un cunicolo sotto il tempio lungo 120 metri e scoperto statue di Cleopatra, un busto di Marco Antonio e monete con il ritratto della regina: "Cose che non si trovano normalmente in un tempio", ha detto Hawass. Cleopatra e Antonio, che ebbero tre figli, si suicidarono ad Alessandria nel 30 a.C., lui con una spada e lei con un aspide, dopo essere stati sconfitti da Ottaviano nella battaglia di Anzio.
I lavori di ricerca sono sospesi per il caldo estivo e riprenderanno a novembre, quando Hawass userà dei radar per scandagliare le camere nascoste. Se davvero si trattasse della tomba di Cleopatra - ipotesi sulla quale altri esperti hanno sollevato dubbi - sarebbe il ritrovamento archeologico più importante in Egitto dalla scoperta della tomba di Tutankhamen, nel 1922, da parte dell’inglese Howard Carter.