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Nell’ anniversario dell’assassinio del generale Dalla Chiesa...

CHIESA, POLITICA, E ... "MAMMASANTISSIMA". INTERVISTA AL CARDINALE PAPPALARDO di Ariel Levi di Gualdo

domenica 3 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] «Non basta osservare la legalità, se il
senso del dovere morale e della giustizia
non forma prima le coscienze.
Tutto passa per la rottura d’equilibri
di collusione tra politica e Cosa Nostra,
ma purtroppo è sempre diffusa
un’ idea letale: "Se le cose non possono
esser cambiate vanno lasciate
come sono". Così si accetta che la
politica sia stata scissa dall’etica, se
non peggio fusa talora al malaffare.
Per i cristiani, la rottura d’equilibri
perversi, è in mano all’uomo sin da (...)

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sabato 16 settembre 2006

CHIESA IN ITALIA

Intorno al tema dell’iniziazione cristiana la riflessione che nelle prossime settimane farà tappa nelle parrocchie «La formazione delle coscienze l’ambito d’azione privilegiato»

«Testimoni della fede col coraggio di Puglisi»

Nell’anniversario dell’uccisione del parroco freddato dalla mafia il cardinale Salvatore De Giorgi ha aperto l’anno pastorale dell’arcidiocesi di Palermo

Da Palermo Alessandra Turrisi (Avvenire, 16.09.2006)

«Testimone della speranza padre Puglisi lo è stato con l’insegnamento e con la vita, suggellata dalla testimonianza del sangue». La Chiesa di Palermo si avvicina al Convegno di Verona commemorando colui che più di tutti nella diocesi siciliana ha interpretato profondamente la chiamata alla testimonianza di Cristo senza compromessi. Si è aperta ieri nella cattedrale di Palermo l’assemblea pastorale diocesana, in coincidenza col tredicesimo anniversario dell’uccisione di don Giuseppe Puglisi, il parroco di Brancaccio divenuto scomodo a Cosa nostra. Un appuntamento che offre al cardinale Salvatore De Giorgi l’occasione per riaffermare le priorità pastorali in una realtà in cui si fa sempre più profonda «la frattura tra fede e vita» ed è sempre più urgente una spinta missionaria. Come quella che interpretò don Puglisi: «Coraggioso testimone della verità del Vangelo, sacerdote impegnato nell’annunciare il Vangelo e nell’invitare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, come fu definito da Giovanni Paolo II, noi lo ricordiamo ogni anno in questo giorno, dando inizio con la sua memoria al nuovo anno pastorale - spiega nell’omelia l’arcivescovo di Palermo -. Lo consideriamo presente in mezzo a noi, in questa assemblea diocesana, che coinvolge strutture e operatori pastorali come segno della comunione ecclesiale e della missione della Chiesa palermitana».

Un sacerdote che il popolo considera già un martire, anche se l’iter per la beatificazione è ancora in corso. «Il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa - aggiunge De Giorgi - sarebbe come la conferma ufficiale della grandezza morale e spirituale di un sacerdote fedele ed esemplare, autentico testimone di Gesù Cristo e annunciatore della speranza cristiana soprattutto in mezzo alle nuove generazioni. Ma sarebbe anche il sigillo della perenne attualità del suo messaggio, che con la voce del sangue invita tutti al coraggio, alla coerenza, alla fortezza, alla santa audacia nell’esercizio sia del ministero sacerdotale come di ogni altro servizio nella Chiesa. Per il trionfo delle forze del bene su tutte le aggressioni e le perversioni del male, soprattutto se, come quello mafioso, agisce da perversa struttura di peccato, antiumana e antievangelica, tanto più subdola e pericolosa quanto più si ammanta o si circonda di segni e di riferimenti religiosi».

Eppure sarebbe riduttivo parlare di don Puglisi come prete-antimafia. Lui combatteva Cosa nostra «con le armi proprie dell’azione pastorale - sottolinea l’arcivescovo -: la testimonianza personale di sacerdote secondo il cuore di Dio, la preghiera, l’evangelizzazione, la formazione e la mobilitazione delle coscienze, l’amore privilegiato per gli ultimi, la ferma denuncia del male, l’invito alla conversione del cuore, al cambiamento della mentalità e della vita, nel ritorno a Dio, che accoglie sempre i peccatori, anche i più criminali, quando ritornano a lui, riconoscendo il male commesso e riparando i danni inferti alla società. È stata questa la strategia pastorale di padre Puglisi. Ed è questa la strategia pastorale indicata con chiarezza dall’episcopato siciliano e da me costantemente ribadita. È così che si accende e si costruisce la speranza».

E la commemorazione del parroco di Brancaccio si intreccia col tema attuale del convegno di Verona. «Testimone della speranza - afferma l’arcivescovo - è colui che, attraverso la propria vita, cerca di lasciare trasparire la presenza di Colui che è la Speranza assoluta, ossia Cristo Risorto. È qui il cuore del tema di Verona, che si collega con quello della nostra assemblea diocesana: "Il cammino di iniziazione cristiana modello di riconversione pastorale". Le assemblee che si svolgeranno in questo mese nei Centri pastorali diocesani e nei Consigli pastorali parrocchiali, costituiscono momenti privilegiati di quel discernimento comunitario che tutti siamo chiamati a compiere per dare risposte concrete, lungimiranti, coraggiose a domande sempre più urgenti ».


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