Valuto positivamente la pubblicazione del reportage “Napoli perduta” sull’ultimo numero del settimanale L’Espresso. Difatti, come già accadde con “ Napoli addio”, i napoletani, dopo lustri di letargo accondiscendente, durante i quali sono rimasti a guardare alla finestra l’estendersi a macchia d’olio di quello che è stato denominato “sistema di potere pervasivo”, lasciando la gestione della Città ad un’oligarchia che l’ha ridotta nelle condizioni attuali, fedelmente descritte dal giornalista Leo Sisti e dallo scrittore Roberto Saviano, riprendono a discutere, chiedendo con forza alle istituzioni il rispetto dei loro diritti, innanzitutto per la tutela del bene primario, la vita umana. Quando l’inviato speciale de L’Espresso, come già era accaduto l’anno scorso, m’invitò due settimane addietro per accompagnarlo per le strade del Vomero, confidavo in un risultato del genere. Anzi reputo che sarebbe auspicabile, seppure di difficile realizzazione, che articoli come quelli in questione potessero essere pubblicati ogni settimana, visto che la stampa locale, in buona parte, nonostante la gravità dei problemi che affliggono la metropoli partenopea, continua a spendere fiumi d’inchiostro solo per riportare le veline diramate dai Palazzi. Che il reportage abbia colpito nel segno è dimostrato dalla reazione stizzita della sindaca, che parla di strabismo, dei fatti positivi ( quali, di grazia? ) che il settimanale ignora. La signora, che in questi giorni compie 70 anni ( auguri! ), manifesta prodromi di miopia ma anche problemi d’udito, visto che sembra non sentire la salva di fischi che accompagna ogni sua uscita da Palazzo San Giacomo, come è accaduto, per citare l’ultimo episodio, ai funerali dell’edicolante barbaramente assassinato all’Arenella. Al giornalista Sisti, tra l’altro, esposi la storia della metropolitana collinare, ribattezzata da tempo metrò-lumaca. Nell’articolo a sua firma si afferma che dal ’94 ad oggi sono stati inaugurati 15 chilometri di binari. Per la precisione, come dimostra la foto che consegnai allo stesso inviato e che immortala l’evento, la posa della prima pietra di questa importante opera di trasporto pubblico su ferro avvenne il 22 dicembre 1976 in via Mario Fiore al Vomero, circa 30 anni fa. Sindaco era il comunista Valenzi. Il primo tratto piazza Vanvitelli-Colli Aminei fu inaugurato nel marzo ’93. A tutt’oggi mediamente sono stati messi in funzione appena 500 metri all’anno. Il costo complessivo dell’opera è preventivato in poco meno di 4 miliardi di euro - credo si tratti di un primato mondiale, riferito a chilometro realizzato. Che anche nel campo dei trasporti su ferro, fortemente carenti a Napoli nonostante i cospicui finanziamenti pubblici degli ultimi lustri, ci troviamo di fronte all’ennesimo fallimento delle amministrazioni comunale e regionale è testimoniato dalla richiesta, a gran voce, dei poteri straordinari per il traffico, concessi al sindaco di recente dal Governo nazionale. E’ notorio che trasporto pubblico e traffico sono intimamente connessi ed il fallimento dell’azione politica per l’uno ha significato anche il fallimento per l’altro. Napoli è l’unica metropoli europea dove ancora non si è invertito a favore del primo il rapporto tra gli utenti del trasporto pubblico rispetto a quanti continuano ad utilizzare la propria autovettura. Una ragione ci sarà pure! E se per costruire 15 chilometri di metropolitana occorrono 30 anni, quanti secoli ci vorranno per dotare la metropoli di un sistema intermodale di trasporto su ferro?
Gennaro Capodanno Presidente Comitato Valori collinari gennaro.capodanno@tin.it