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Sotto il Vesuvio...

ITALIA: NAPOLI ... UNA "GOMORRA", UN INFERNO!!! Un ’resoconto’ e una denuncia di Roberto SAVIANO

venerdì 8 settembre 2006 di Federico La Sala
PER FIRMARE APPELLO DI SOLIDARIETA’ A ROBERTO SAVIANO: http://www.sosteniamosaviano.net/

[...]Le leggi speciali chieste per Napoli sembrano essere quasi un palliativo. La situazione è speciale perché Napoli è una ferita che non riguarda solo Napoli. Nessuno può più affermare: ’Non mi riguarda’. Da qui si innescano economie e contraddizioni che irrorano il resto del paese: dai capitali criminali che altrove diventano legali, sino (...)

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sabato 21 ottobre 2006

Lo scrittore di Gomorra proposto alla guida della struttura interregionale di contrasto alle mafie, costretto a declinare

Legalità, Saviano rinuncia all’incarico E la Rete si mobilita contro la camorra

Da caso nazionale a simbolo. Il giornalista campano vive sotto scorta. Nei blog petizioni, lettere e proteste per dire basta ai clan

di CLOTILDE VELTRI *

E’ DIVENTATO un caso nazionale. E, dopo, anche un simbolo. Tanto da suscitare un vero e proprio movimento di protesta nella rete contro la camorra. Da attirare l’attenzione della stampa internazionale (The Independent gli ha recentemente dedicato un lungo articolo). Oggi anche la politica, inizialmente restìa ad assecondarne la dura denuncia contro i clan, ha deciso di affidare a Roberto Saviano (giornalista, autore di "Gomorra") il coordinamento di una struttura interregionale (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) per l’educazione alla legalità. Lui ha ascoltato l’offerta, l’ha anche apprezzata, ma poi ha declinato. Non perchè non sia una "cosa buona", ma perchè in questo momento deve allontanarsi dai riflettori. Troppo pericolo, troppe minacce. In Campania è di nuovo emergenza.

Protezione di Stato. Chissà se Saviano, quando ha iniziato a combattere la camorra con le parole, immaginava di arrivare dove è arrivato. Alla scorta di Stato imposta dalla procura antimafia e dalla prefettura di Napoli. Alla protezione delle forze dell’ordine che devono evitare venga fatto fuori dalla camorra. Devono impedire che diventi un altro Siani. Un altro eroe borghese. Forse sì. Forse lo aveva messo in conto che Gomorra, suo primo e, per ora, unico romanzo (non a caso vincitore del premio dedicato a Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino di Napoli assassinato nel 1985 su mandato del boss Lorenzo Nuvoletta) avrebbe suscitato tanto clamore da far arrabbiare i camorristi, il "Sistema", come lo ha definito lui.

E aveva messo forse in conto che andare in piazza a Casal di Principe - suo paese natale - e, da un palco, gridare i nomi di "Zagaria, Iovine, Schiavone" (i capi della camorra) era un gesto che avrebbe avuto, quale conseguenza, le minacce anonime, l’allontanamento forzato dai luoghi pubblici, persino l’ostracismo di certa politica. Forse, quello che non aveva considerato, è che, dopo questa denuncia, non sarebbe stato più solo.

Effetto domino. Le minacce hanno avuto uno straordinario effetto domino. Scatenando, immediatamente, la corsa alla solidarietà. Soprattutto in Rete dove è più facile far circolare le idee senza vincoli, dove Saviano era conosciuto prima di Gomorra perchè autore di "Nazione Indiana", sito letterario tra i più navigati, dove il 2 dicembre 2005 scriveva il post intitolato "Io so e ho le prove" (riproduzione di un testo pubblicato su Nuovi Argomenti di ottobre) in cui denunciava la palude camorristica, memoria personale e prove giudiziarie alla mano. Saviano come Pasolini.

La protesta sui blog. La Rete, dunque, risponde. E lo fa con i blog. Che moltiplicano come un’eco appelli, petizioni, lettere di solidarietà e di protesta. Alcuni coetanei di Saviano - perchè non va dimenticato che lo scrittore non ha ancora trent’anni - lanciano Sosteniamo Roberto Saviano dove nel giro di pochi giorni le firme raccolte diventano un fiume in piena. Centinaia di nomi e cognomi che si aggiungono quotidianamente come a voler esserci in questa sfida culturale ai boss, alla guapperia, alla strage continua e all’indifferenza. Poi c’è Io sto con Roberto contro la camorra, blog di alcune associazioni, dell’Arcigay e dei Ds di Caserta.

C’è tutta un’Italia che non accetta l’idea di soccombere alla malavita organizzata e che non vuole perdere il suo eroe. Il ragazzo che ha avuto il coraggio di non voltare lo sguardo dall’altra parte, che si è alzato è ha fatto i nomi mentre tutti li tacevano o al massimo li sussurravano. Gli appelli per Saviano invadono il web e rimbalzano da un blog all’altro, da un byte all’altro. Si mobilitano anche scrittori e intellettuali, Umberto Eco, Loredana Lipperini, Sandrone Dazieri, Massimo Carlotto.

Camorra uguale Gomorra. Su Google, per dire, sono 352mila le pagine sullo scrittore campano. Wikipedia gli dedica una pagina. Tutto questo perché Saviano ha puntato i riflettori su una organizzazione malavitosa che i più consideravano secondaria, quasi versione casereccia della mafia e che invece è una vera e propria holding economico-finanziaria con diramazioni e interessi nel mondo. Capace di condizionare politica, modelli, consumi, costumi. Di tutti, non solo di chi la camorra la vive tutti i giorni sul territorio.

L’azione politica. Eppure il rischio - sollevato anche da alcune voci del web - è che tutto questo mobilitarsi fosse fine a se stesso. Che non incidesse sull’azione politica, unico vero strumento per combattere le ramificazioni mafiose, uscendo dalla logica che la camorra si combatte solo con l’ordine pubblico. Ecco perché la decisione della regione Campania, notizia di ieri, di affidare a Saviano il coordinamento del gruppo interregionale per l’educazione alla legalità, è forse il primo vero segnale che qualcosa si muove nella giusta direzione.

Campania, Puglia, Calabria e Sicilia metteranno a disposizione una struttura - scomodando addirittura un emendamento alla finanziaria presentato dal gruppo di Rifondazione comunista per garantirne i fondi (tre milioni di euro per il triennio 2007-2009) - per lo sviluppo e la diffusione nelle scuole di azioni e politiche volte all’affermazione della cultura delle legalità e al contrasto delle mafie. Saviano, nelle intenzioni dei promotori, sarebbero la garanzia che le parole, le denunce, la mobilitazione, non resteranno fini a se stesse.

Solo che lui, in questo momento, rischia davvero la vita ed è costretto a declinare. Anche se non più solo suo malgrado è diventato un simbolo e i simboli sono pericolosi. (21 ottobre 2006)


*

www.repubblica.it, 21.10.2006


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