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Sotto il Vesuvio...

ITALIA: NAPOLI ... UNA "GOMORRA", UN INFERNO!!! Un ’resoconto’ e una denuncia di Roberto SAVIANO

venerdì 8 settembre 2006 di Federico La Sala
PER FIRMARE APPELLO DI SOLIDARIETA’ A ROBERTO SAVIANO: http://www.sosteniamosaviano.net/

[...]Le leggi speciali chieste per Napoli sembrano essere quasi un palliativo. La situazione è speciale perché Napoli è una ferita che non riguarda solo Napoli. Nessuno può più affermare: ’Non mi riguarda’. Da qui si innescano economie e contraddizioni che irrorano il resto del paese: dai capitali criminali che altrove diventano legali, sino (...)

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martedì 31 ottobre 2006

Le avvisaglie della nuova ondata di violenza nella relazione semestrale dei servizi segreti. Accanto ai vecchi boss una generazione di capi più giovani pronti a tutto per emergere

Guerra tra clan, allarme degli 007. "Si rischia una faida sanguinosa"

di DARIO DEL PORTO *

NAPOLI - Il coltello in tasca ce l’hanno tutti e procurarsi una pistola è un gioco: basta poco per fare di un ragazzo un assassino o un morto ammazzato, nella Napoli punteggiata da focolai di violenza che si accendono a intermittenza in centro come in provincia. La camorra non ha mai smesso di sparare: a Scampia, dove la guerra tra bande finita ma l’odio tra le fazioni contrapposte è destinato a non morire mai; alla Sanità dove un conflitto che sembrava archiviato è ricominciato appena ieri; nell’area occidentale, dove un nuovo gruppo tenta di farsi largo. E l’elenco potrebbe continuare.

Il pericolo di una ripresa dei conflitti armati fra i clan era stato colto anche dai servizi segreti che nella relazione semestrale inviata al Parlamento dalla nostra intelligence aveva messo in guardia sul rischio di "nuove sanguinose faide nel cuore della città". L’indulto, secondo gli inquirenti, ha aggravato la situazione con il simultaneo ritorno in libertà di rapinatori e malavitosi di spicco, circa ottomila ex detenuti secondo stime delle forze dell’ordine, e un "accresciuto senso di impunità che - argomenta un investigatore - ha reso molti criminali più violenti di prima". Ma c’è un aspetto su tutti che questi mesi di sangue sembrano confermare in maniera ogni giorno più tragica: "A Napoli la vita non vale nulla - commenta il pm del pool anticamorra Raffaele Marino - si uccide con facilità impressionante".

Accanto ai vecchi boss, si è fatta strada una nuova generazione di capi. Spesso sono i figli e i nipoti dei padrini di un tempo. Portano lo stesso cognome ma usano metodi diversi, più sbrigativi. E hanno bisogno di molti soldi. La droga ha fatto il resto. È un affare che muove fiumi di denaro, ma rappresenta pure la scarica che fa saltare il cervello dei sicari di camorra come dei rapinatori di strada, rendendo possibili esplosioni di violenza un tempo impensabili.

Le indagini condotte dai magistrati della Procura di Napoli e dalla Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Franco Roberti raccontano di giovani assoldati come sicari per pochi spiccioli che dopo un agguato scaricano l’adrenalina mangiando dolci e vedendo alla televisione il wrestling o un film di Totò. Spesso non sanno neanche chi vanno a uccidere. Leggono i nomi sui giornali e pensano di aver sbagliato bersaglio. Colpire un passante o un innocente li preoccupa solo per le conseguenze giudiziarie che un errore del genere, inevitabilmente, porta con sé.

Sulle loro teste, i boss reggono le fila di affari milionari. Un nuovo pentito, Salvatore Puglia, uno che traffica stupefacenti da una vita, ha raccontato nel febbraio scorso, che i boss più importanti hanno cambiato strategia: "Non gestiscono più il traffico in prima persona ma preferiscono incassare un mensile fisso dai gestori". Ogni piazza concessa in subappalto frutta, riferisce il collaboratore di giustizia, una somma che "oscilla tra i 2000 e i 3000 euro al mese". A lui il clan Mazzarella dava 1000 euro al mese. "Ma non mi veniva richiesta dal clan alcuna specifica attività - spiega - infatti ho continuato a vendere cocaina per conto mio. In pratica mi veniva chiesto solo di stare a disposizione". Polizia e carabinieri stanno preparando una nuova offensiva mirata contro il mercato della droga.

L’altro affare sono le estorsioni. Anche il racket ha cambiato pelle, e non da oggi. Fino a qualche anno fa il "pizzo" veniva chiesto tre volte all’anno: Natale, Pasqua, Ferragosto. Da tempo i clan hanno deciso di passare alla cassa ogni mese. La camorra impone tangenti al mercatino rionale come sul grande appalto, a questo punto di vista nessuna attività produttiva può dirsi al riparo. Un altro pentito, Franco Albino, ha raccontato che nella zona collinare di Napoli quando apriva un cantiere funzionava in questa maniera: prima veniva esploso qualche colpo di pistola a colpo intimidatorio, poi dopo qualche giorno il titolare veniva "invitato" al bar. Lì gli spiegavano che c’erano problemi, "tanti amici in carcere" e che sarebbe stato meglio favorire il 5 per cento dell’appalto.

Ma se Napoli brucia e fa notizia, c’è anche una camorra che fa meno rumore: è il clan dei Casalesi, attivo in provincia di Caserta. Da lì arrivano le minacce allo scrittore Roberto Saviano, ora sotto scorta. In quella zona le indagini hanno captato il progetto di un attentato contro un magistrato, il pm Raffaele Cantone: un piano stragista sventato appena in tempo. (31 ottobre 2006)

* www.repubblica.it, 31.10.2006


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