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L’inizio del dialogo, quello vero ...

UmaNITA’ ed Eu-CHARITAS !!! Il "vuoto" e «l’emergere d’un nuovo linguaggio». Una riflessione di Barbara SPINELLI, sul discorso di Regensburg.

Sul discorso di Ratisbona (allegato) di Benedetto XVI e sul "nodo" fede-ragione.
domenica 17 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] In un nitido testo pubblicato il 15 settembre sul Corriere, la scrittrice Azar Nafisi (Leggere Lolita a Teheran) dice: «Vivere nel vuoto (accade nell’Iran del dopo-Khomeini, ndr) è molto meglio che sentirsi intrappolati da ideologie prefabbricate». Vivere nel
vuoto - o come scrive Manicardi: nella disillusione, disperazione - apre a quel che Nafisi chiama «l’emergere d’un nuovo linguaggio». Il linguaggio della società aperta, che presuppone in ciascun individuo la coesistenza di (...)

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> UmaNITA’... ed Eu-charitas!!! Il "vuoto" e «l’emergere d’un nuovo linguaggio». Una riflessione di Barbara SPINELLI, sul discorso (allegato) di Benedetto XVI e sul "nodo" fede-ragione.

giovedì 19 ottobre 2006

ERRATA CORRIGE PAPALE. IL VATICANO PUBBLICA LA VERSIONE "CORRETTA" DEL DISCORSO DI RATISBONA *

33585. ROMA-ADISTA. Non tenete conto dei discorsi del papa, seppur pronunciati in diretta televisiva, ma aspettate qualche settimana per conoscerne il testo riveduto e corretto. Parola di Benedetto XVI. Infatti, con una decisione della quale è difficile trovare precedenti Oltretevere, il testo della "lezione" che il pontefice tenne il 12 settembre all’università di Regensburg (Ratisbona) - dove toccò il tema dell’islam in modo ritenuto offensivo da molti musulmani - è stato modificato in un punto sostanziale nelle versione che, dai primi di ottobre, si può leggere sul sito vaticano, appunto cambiata rispetto a quella che vi si trovava da tre settimane.

È ben nota (v. Adista nn. 65 e 68/06) l’ondata di reazioni negative suscitata dal discorso di papa Ratzinger che era sembrato fare suoi - citandoli nel discorso - i giudizi molto aspri contro Maometto, dati nel 1391 dall’imperatore bizantino Manuele II detto il Paleologo in una controversia con un dotto musulmano persiano. Per tentare di sedare le proteste montanti, la sala stampa della Santa Sede aveva messo nel sito il discorso però seguito - novità, anche questa, nella prassi vaticana - da una postilla: "Nota: di questo testo il Santo Padre si riserva di offrire, in un secondo momento, una redazione fornita di note. L’attuale stesura deve quindi considerarsi provvisoria". Dunque, era annunciato che lo stesso discorso sarebbe stato provvisto di note. D’altronde, in successive precisazioni, lo stesso Benedetto XVI aveva cercato di spiegare che cosa egli intendesse davvero dire sull’islam, ma non aveva parlato di modifiche del testo. Invece proprio questo è successo, come si può constatare consultando il testo inserito nel sito vaticano il 9 ottobre.

Il testo "rivisto" riporta le note preannunziate, tredici in tutto, delle quali due dedicate ad esplicite prese di distanza dalle dure affermazioni dell’imperatore. Ma - in alcuni passaggi - cambia anche il testo pronunciato in Baviera davanti al corpo accademico dell’università, alla stampa, e ripreso in diretta tv. Due i cambiamenti sostanziali: il primo è quella che riguarda la datazione della sura 2, 256 del Corano: "Nessuna costrizione nelle cose di fede".

Il papa aveva attribuito questo passo al periodo iniziale della predicazione di Maometto alla Mecca; nella stesura definitiva mette invece in forse tale datazione, accogliendo i rilievi che una parte del mondo musulmano, tra cui - autorevolmente - anche il professor Khaled Fouad Allam, che su Repubblica del 13 settembre aveva precisato che quella Sura fa parte di quelle che Maometto avrebbe scritto nel periodo medinese, in un periodo successivo quindi a quello trascorso alla Mecca: non si tratta di una querelle filologica. Dire che Maometto aveva scritto quella Sura quando "era senza potere e minacciato" per una parte del mondo islamico era capzioso, perché poteva sottintendere che Maometto, raggiunta una posizione più forte in seno alla sua comunità, si sarebbe invece messo a predicare la guerra Santa. Il discorso del papa, integrato con le parti da noi segnalate in corsivo, nella stesura definitiva sostiene ora che la sura 2,256: "È probabilmente una delle sure del periodo iniziale, dice una parte degli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato".

Il secondo rilevante cambiamento operato sul testo pronunciato il 12 settembre riguarda il passaggio della lectio in cui il papa aveva citato l’imperatore Manuele II detto il Paleologo: «[Manuele II], in modo sorprendentemente brusco, brusco al punto da essere per noi inaccettabile, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: ‘Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava’". L’inciso segnalato in corsivo non esisteva nel testo pronunciato a Regensburg. E, come si può ben vedere, non si tratta di un dettaglio, ma di una integrazione sostanziale. Cioè di quella presa di distanza dal pensiero dell’imperatore bizantino che, se ci fosse stata il 12 settembre, avrebbe evitato il sorgere di molti malintesi.

Questo passaggio cruciale del discorso di Regensburg, nella versione definitiva del discorso è corredato anche da una nota, la numero 3, che recita: "Questa citazione, nel mondo musulmano, è stata presa purtroppo come espressione della mia posizione personale, suscitando così una comprensibile indignazione. Spero che il lettore del mio testo possa capire immediatamente che questa frase non esprime la mia valutazione personale di fronte al Corano, verso il quale ho il rispetto che è dovuto al libro sacro di una grande religione. Citando il testo dell’imperatore Manuele II intendevo unicamente evidenziare il rapporto essenziale tra fede e ragione. In questo punto sono d’accordo con Manuele II, senza però far mia la sua polemica".

Nella sua "lezione", il papa, ancora, citava un’altra frase di Manuele II per sostenere che la violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima: "Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte". E Ratzinger precisava: "L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio". E qui, nel nuovo testo, vi è il rinvio ad un’altra nota, la numero 5, che dice: "Solamente per questa affermazione ho citato il dialogo tra Manuele e il suo interlocutore persiano. È in quest’affermazione che emerge il tema delle mie successive riflessioni".

Le altre note rinviano soprattutto ad opere teologiche, di vari autori, e dello stesso Ratzinger, su questioni di esegesi biblica e di indagine storica legate ai molti altri problemi, islam a parte, toccati dal pontefice nella sua "lezione" di Regensburg.


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http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=24871


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