Gli attentatori, addestrati dai Talebani, sarebbero pronti a farsi salatare in aria
Allarme attentati in Pakistan: pronti 40 kamikaze. L’ex capo dei servizi: siamo sull’orlo della rivoluzione
Il governo di Islamabad ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza nelle principali città pachistane. L’ex numero uno dell’Inter Services Intelligence, Hamid Gul: ’’La forza militare contro i Talebani da sola non basta. Ma l’arsenale nucleare è assolutamente al sicuro’’
Islamabad, 13 mag. (Adnkronos/Aki/Ign) - In Pakistan è allarme per possibili attentati kamikaze. Circa 40 aspiranti attentatori, addestrati dai Talebani del distretto di Buner, nelle zone tribali del Pakistan, sarebbero pronti a farsi saltare in aria. Lo riferiscono fonti anonime all’emittente pachistana Geo Tv, precisando che il governo di Islamabad ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza nelle principali città pachistane in previsione di attacchi terroristici.
Ieri mattina, intanto, un presunto raid aereo americano ha provocato la morte di otto persone nel Waziristan del Sud, roccaforte del comandante talebano Baitullah Mehsud, leader di Tehrik-e Taleban-e Pakistan (Ttp).
Hamid Gul, l’ex capo dell’Inter Services Intelligence, l’Isi, i potenti servizi segreti di Islamabad, considerato uno degli ’inventori’ dei Talebani in un’intervista all’ADNKRONOS traccia, dal suo punto di vista, il quadro della situazione che in queste settimane sta sconvolgendo il suo Paese. Raggiunto a Ryadh, in Arabia Saudita, il generale, che ancora oggi viene indicato come uno dei sostenitori e consiglieri occulti del Mullah Omar, non si tira indietro, come accadeva nell’ottobre 2001, in piena operazione Enduring Freedom, quando la sua villetta di Rawalpindi era meta obbligata per chi voleva comprendere la mentalità degli ’studenti del Corano’. "E’ vero, il Pakistan è sull’orlo di una rivoluzione, ma non credo verrà guidata dai Talebani - spiega l’ex comandante dell’Isi - i Talebani sono solo una frangia minoritaria della società, non sono il centro della società pachistana". Gul cerca però di esorcizzare scenari troppo apocalittici, con i rischi che una potenza nucleare di 160 milioni di abitanti possa cadere in mano alle tribù che stanno insanguinando le aree tribali a ovest del Paese e compiendo decine di attentati in molte città pachistane.
’’Non ci si può aspettare una rivoluzione di tipo iraniano in Pakistan, ma una sollevazione generale, del tipo che abbiamo visto il 15 marzo, con il movimento massiccio guidato dagli avvocati sì, e penso che quel tipo di movimento, su alcuni temi, possa dare il via a una sollevazione che non sarà sanguinosa come in Iran, ma una rivoluzione morbida, dove venga chiesta l’implementazione della Costituzione e il raggiungimento degli obiettivi che il Pakistan si diede all’epoca della sua creazione". Quello che conta, per Gul, è la necessità di instaurare in Pakistan la sharia, la legge islamica, quale fonte principale del diritto e delle consuetudini quotidiane: "La maggioranza della società pachistana è in favore dell’Islam, perché - afferma - tutti gli altri sistemi che abbiamo provato hanno fallito. C’è un altro esperimento che dev’essere tentato e la gente lo chiede, la sharia".
Sul fronte militare, sugli scontri che le truppe di Islamabad stanno conducendo contro la guerriglia talebana, con centinaia di migliaia di profughi in fuga, Gul non si fa molte illusioni e più che altro interpreta quanto sta accadendo come il sintomo di una partita più grande, la salvaguardia dell’indipendenza dell’arsenale nucleare pachistano. "L’esercito è sotto pressione degli americani - spiega - gli Stati Uniti hanno detto: se i Talebani si avvicinano ancora di più a Islamabad allora dovrete accordarci una custodia congiunta del vostro arsenale nucleare". E questo naturalmente, afferma perentorio Gul, "l’esercito pachistano non vuole farlo!". Il generale ci vede anche, ma non è una novità, il consueto complotto israeliano: "Israele ha chiesto agli Stati Uniti che, prima di ritirarsi dal Pakistan, lo rendano assolutamente denuclearizzarlo". Inoltre, "Obama ha bisogno di mostrare qualche risultato", ma come il suo predecessore Bush, "non ha una politica per la regione". Quanto agli scontri tra i militari di Islamabad e i Talebani, Gul dubita della vittoria finale: "L’esercito sta combattendo, ma quel movimento non sparirà mai, non si può fare affidamento solo sulla forza militare, se fosse solo quella la chiave del successo, allora gli Stati Uniti e le forze Nato avrebbero già vinto in Afghanistan". Sbaragliare i Talebani, spiega, è praticamente impossibile: "Quando c’è gente così dedita a una certa forma di pensiero, non è così semplice fermarli solo con la forza militare". Inoltre, le vittime civili provocate dai combattimenti rischiano, per Gul, di far diventare "quel movimento ogni giorno più forte".
Tornando al rischio più grande, quello che l’arsenale nucleare pachistano cada in mano talebana, Gul non ha dubbi: "L’arsenale nucleare è assolutamente al sicuro!". I talebani, per il generale, non solo "non sono così forti come si crede" ma "per quanto possano avvicinarsi, non avanzeranno fino a Islamabad, perché la gente non li accetterebbe". Quanto ai legami con Al Qaeda, Gul tende a escluderli: "Non c’è nessun collegamento tra questi Talebani e Al Qaeda, questo movimento chiede solo l’applicazione della sharia, che storicamente, nel passato di quelle tribù, fino al 1969, è stata un’esperienza positiva".