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Per l’inizio del dialogo, quello vero (B. Spinelli)

ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Muhammad Iqbal). Ri-leggiamo insieme... le due opere e i due Autori! Un’ipotesi di rilettura di DANTE .... e un appello per un convegno e per il Pakistan!!!

DANTE PER LA PACE, PER LA PACE TRA LE RELIGIONI E TUTTI I POPOLI.
venerdì 9 novembre 2007 di Federico La Sala
[...] W O ITALY ... Dopo di lui, in Vaticano, è tornata la confusione, la paura, e la volontà di potenza e di dominio. Un delirio grande, al di qua e al di là del Tevere, ma La Legge dei nostri ‘Padri’ e delle nostre ‘Madri’ Costituenti è sana e robusta ... Dante è riascoltato a Firenze, come in tutta Italia - e nel mondo. Anche nel Pakistan - memori del “Poema Celeste” (Muhammad Iqbal) - la Commedia non è stata dimenticata!!! [...]
PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA (...)

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> ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Mohammad Iqbal). --- Da ieri il Pakistan ha un nuovo premier, eletto da un parlamento che per la prima volta da anni non è dominato dagli uomini del presidente Parvez Musharraf. E il primo atto del nuovo premier ieri sera è stato ordinare la liberazione dei giudici messi agli arresti dallo stesso Musharraf in novembre, quando aveva proclamato lo stato d’emergenza. Segnali di svolta politica per il Pakistan (di Marina Forti).

venerdì 28 marzo 2008

Il Pakistan ha un governo. Senza militari

Yusuf Raza Gilani è il premier scelto dal parlamento di Islamabad. Ha fatto liberare il giudice capo della Corte suprema che aveva sfidato Musharraf

di Ma.Fo. (il manifesto, 25.03.2008)

Da ieri il Pakistan ha un nuovo premier, eletto da un parlamento che per la prima volta da anni non è dominato dagli uomini del presidente Parvez Musharraf. E il primo atto del nuovo premier ieri sera è stato ordinare la liberazione dei giudici messi agli arresti dallo stesso Musharraf in novembre, quando aveva proclamato lo stato d’emergenza. Segnali di svolta politica per il Pakistan.

Il nuovo premier è Yusuf Raza Gilani, esponente del Partito popolare della defunta Benazir Bhutto, già presidente del parlamento quando lei era primo ministro tra il 1989 e il ’96. Il suo nome era stato indicato nel finesettimana dal partito, che nelle elezioni del 18 febbraio scorso aveva ottenuto la maggioranza all’Assemblea nazionale e ora forma una coalizione di governo con l’altro partito «laico» premiato dalle urne, la Lega musulmana dell’ex premier Nawaz Sharif. Dunque ci sono volute ben 5 settimane di negoziati politici tra Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir e capo di fatto del Partito popolare, e Sharif, per definire un accordo di governo. Gilani viene da una illustra famiglia politica (e di latifondisti), ha fatto alcuni anni di galera dopo il golpe di Musharraf nel ’99, ha scritto un libro per sostenere la necessità di un esercito fuori dalla polirtica, è rispettato, ma non è un grande calibro: così molti hanno ipotizzato che Zardari voglia tenersi «in caldo» il posto di premier. Il vedovo di Benazir ha smentito. Gilani è stato eletto premier con 264 voti dei colleghi deputati, contro appena 42 voti del suo concorrente, Chaudry Parvez Elahi, il protetto del generale Musharraf che nella precedente legislatura sembrava onnipotente. E quando la speaker del parlamento (per la prima volta una donna, Fahmida Mirza), ha annunciato il voto, sono scoppiati urla di «lunga vita a Bhutto» e «Musharraf vattene».

Anche il neoeletto premier ha reso omaggio a Benazir Bhutto, uccisa lo scorso 27 dicembre durante un comizio a Rawalpindi. Ha detto che chiederà un’inchiesta delle Nazioni unite sulla morte della ex premier.

Soprattutto, Gilani ha chiesto la scarcerazione dei magistrati ancora agli arresti domiciliari. Il suo non poteva ancora essere un atto formale (il premier presterà giuramento solo oggi, davanti al presidente della repubblica Musharraf), ma si è subito trasformato in un fatto. Così la giornata si è conclusa con una scena assai simbolica nella capitale Islamabad: la polizia che rimuoveva le barricate di filo spinato davanti all’abitazione di Iftikhar Chaudhry, giudice capo della Corte Suprema che nell’ultimo anno aveva incarnato un’opposizione «garantista» al presidente Musharraf finché questi l’ha rimosso e fatto arrestare. Epurare l’alta Corte da magistrati «ostili» era il primo obiettivo di Musharraf quando ha dichiarato l’emergenza nel novembre scorso. In particolare, la Corte suprema stava stava per pronunciarsi sulla legalità (dubbia) del suo nuovo mandato presidenziale. Così ora molti si chiedono se il nuovo parlamento restituirà al giudice Chaudhry la sua carica di capo della Corte suprema, e se questa impugnerà l’elezione di Musharraf.

Da domani Gilani potrà formare il suo governo. Avrà compiti difficili davanti: tenere insieme una coalizione ora unita da un accordo politico, ma divisa da vecchie rivalità; gestire un’economia fragile; affrontare l’ondata crescente della militanza islamica. Questo è forse l’aspetto più delicato, in cui il nuovo governo dovrà fare i conti con l’esercito pakistano (che con il suo nuovo comandante in capo, il generale Ashraf Kyani, resta in discreto silenzio) e con gli Stati uniti. Nei giorni scorso sia Zardari, sia Sharif hanno parlato di un nuovo approccio alla guerra con i ribelli islamici lungo la frontiera afghana: meno operazioni militari, più negoziati, perché i ribelli sono «la nostra stessa gente». Non è chiaro in cosa questi negoziati sarebbero diversi da quelli ripetutamente tentati dall’esercito pakistano sotto Musharraf (di solito spacciati per accordi con «gli anziani capi tribù» della frontiera afghana). Anche questo però è un segnale politico.


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