«L’omelia con l’Unità per riflettere sul degrado»
di Toni Jop (l’Unità, 3 febbraio 2011)
Scandalo! Il prete ha letto l’Unita’in chiesa! Dagli al prete “comunista” che dal pulpito dichiara di essere d’accordo con quella comunista di Concita De Gregorio, prete spudorato, prete politicizzato. Come le toghe? Basta non essere d’accordo col premier del bunga bunga, denunciarne la triste abitudine di monetizzare le donne per essere comunisti?
Il ciclone è partito da Mogliano, anzi meno, dalla chiesa di una piccola frazione di questo centro schiacciato con qualche mollezza nella pianura padana a pochissimi chilometri da Venezia. Campanili e nebbia, governo leghista. Qui, raccontava un giornale locale, don Giorgio Morlin avrebbe letto questo quotidiano - l’Unita - nella sua chiesa, domenica scorsa e poi avrebbe distribuito stralci dell’appello del direttore alle donne perché tengano alta la dignità che Berlusconi sta provvedendo a radere al suolo.
Una fedele non l’avrebbe presa bene e si sarebbe chiesta stupefatta: ma siamo in chiesa oppure ad un comizio? Segue coda sterminata di commenti, di prese di posizione, qualche insulto, molti apprezzamenti, il tutto a pioggia in mille blog che hanno trovato pane per i loro denti.
Ma com’è andata? Ecco don Giorgio, il temerario che ha disturbato i sonni di una terra qui e la perbenista e codina, ha la sua età, sopra i settanta, parroco da quaranta, lungo corso: «Ma chi ha scritto che avrei letto l’ Unita’in chiesa?»,
Perché, non è vero?
«No che non è vero, ho semplicemente detto che ero d’accordo con quel che scriveva in quell’editoriale la vostra direttrice, mi sembrava e mi sembra bello, davvero, importante, l’ho comunicato ai fedeli perché mi pare che dobbiamo mettere assieme forze e intelligenze per combattere una morale che massacra le donne e di conseguenza anche gli uomini anche se non se ne accorgono».
Ma ha distribuito brandelli di quell’intervento fuori dalla chiesa?
«Sì, e non è la prima volta che lo faccio, è utile, è mio costume».
Lo sa che la accusano di essere comunista?
«Ma va là, non mi piace tutto questo clamore, non me lo aspettavo, non so nemmeno chi lo ha innescato, io no di sicuro, forse quella falsità sulla lettura dell’Unità in chiesa. Io sono un prete, un prete che appartiene alla sua Chiesa, nient’altro, altro che prete rosso... Su questa vicenda si è espresso anche Bagnasco, io ho seguito la sua pista, magari rendendola più concreta, sa io sono parroco, mica vescovo».
Giusto, ma andiamo avanti: qualcuno le ha telefonato, scritto o altro?
«Guardi, la Curia non mi ha detto proprio nulla, tanta gente mi ha chiamato per darmi solidarietà. Ho detto grazie, ma è il paese che ne ha bisogno...».
Sì, ma il sindaco qui a Mogliano è leghista, l’avrà visto, incontrato...
«Ecco, sì mi ha detto più o meno così “Giudicherà la popolazione sui suoi interventi”. Criptico, no?».
Non c’è male. On line il fiume dei commenti non è così criptico, anzi, o di qua o di là e con grande
slancio. Così, una delle battute più cliccate e più decise
in favore di don Giorgio viene proprio da un
altro prete, Franco Barbero, sentite: «Quello che ha fatto don Giorgio non è solo cosa buona ma
anche doverosa e davvero non sono accettabili le censure che stanno piovendo sulla sua testa...»,
ma la Chiesa non è così esplicita nella condanna di questa giostra che umilia le donne... «La Chiesa
gerarchica è ipocrita, pecca di ipocrisia diplomatica; c’è poi la Chiesa reale, quella che tiene
assieme tanti vescovi, preti, parroci, fedeli; un doppio versante sempre acceso. Ma questo ora conta
meno del fatto che noi tutti uomini e donne abbiamo bisogno disperato della dignità delle donne,
questo va affermato, questa sarà la mia Messa. Vede, io sono felice di essere prete che non ha
reddito, semino dignità e libertà. Viva Don Giorgio e viva le donne».
Don Barbero condivide la
gioia della comunità di base di Pinerolo. Che bellissima chiesa.