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Visita pastorale del Papa a Napoli ....

ALLARME: "CAMORRA"!!!, "MAMMASANTISSIMA"!!! CAMBIARE ROTTA!!! PER L’ITALIA, PER NAPOLI, RIPARTIRE DALLE RADICI MODERNE, EU-ANGELICHE E FRANCESCANE - dal "presepe"!!! A tutta NAPOLI e al coraggioso Cardinale SEPE un augurio e una sollecitazione, a camminare insieme sulla strada della civiltà del dialogo e dell’amore. W o ITALY !!!

martedì 23 ottobre 2007 di Federico La Sala
TUTTO A "CARO-PREZZO": QUESTO "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO". IL VANGELO DI RATZINGER, BERTONE, RUINI, BAGNASCO E DI TUTTI I VESCOVI.
PER L’ITALIA E PER LA CHIESA: LA MEMORIA DA RITROVARE. L’"URLO" DI DON PEPPINO DIANA. «La camorra ha assassinato il nostro paese, noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la "Parola di Vita"».


L’Italia ripudia la guerra! Ed è per lo (...)

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> ALLARME: "CAMORRA"!!! Stato e Chiesa: RIPARTIRE DALLE RADICI, EU-ANGELICHE E FRANCESCANE - dal "presepe"!!! A tutta NAPOLI e al coraggioso Cardinale SEPE un augurio e una sollecitazione

giovedì 11 gennaio 2007

VISITE AD LIMINA

L’arcivescovo di Napoli racconta le sfide della regione che da oggi incontra Benedetto XVI:«Non lasciamoci andare al pessimismo, ma condividiamo lo sguardo sul futuro»

«Con noi dal Papa la Campania della speranza»

Il cardinale Sepe: «Nonostante i mutamenti in atto, la Chiesa qui è un riferimento cercato nella vita personale e comunitaria C’è una vitalità tutta da rivalutare»

Da Roma Mimmo Muolo (Avvenire, 11.01.2007)

Al di là di quello che si legge ogni giorno sui giornali, la Campania si presenta alla visita ad limina, che inizia oggi, come «un laboratorio di speranza». I «motivi per sperare sono tanti», dice il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. E il presidente della Conferenza episcopale campana li enumera in questa intervista, in cui ricorda anche la capillarità dell’iter che ha preceduto l’appuntamento con il Papa. In sostanza non solo i vescovi si sono preparati. «Ognuno ha offerto il proprio specifico contribuito per dare profondità e significato alla lettura della realtà sociale, culturale, religiosa ed ecclesiale, condotta dalle comunità diocesane».

E dunque, eminenza, con quale volto la Chiesa di Campania si presenta all’incontro con il Pontefice?

«Con il volto di una regione in cui la presenza della Chiesa è avvertita ancora come importante e rimane, nonostante i mutamenti in atto, un riferimento cercato, molte volte invocato, nella vita personale o comunitaria; la gente considera la Chiesa un punto di riferimento umano e morale, oltre che religioso e spirituale e attende molto dai suoi membri, in termini di servizio e di testimonianza, di trasparenza e di santità. Un legame che può essere preziosa occasione per una rinnovata evangelizzazione».

Eppure spesso si parla della Campania solo in relazione ai problemi. Dove sono le forze della Campania positiva?

«Il fiorire di esperienze di volontariato e il nascere di forme di cooperazione sociale, la forte esigenza di riscoprire il senso dell’impegno civico, una nuova richiesta di formazione politica, specie tra i giovani, l’attenzione agli ultimi e ai poveri attraverso una rinnovata carità cristiana, l’attualizzazione di una pastorale missionaria che avvicina la Chiesa alla gente, sono segni di speranza chiari ed evidenti che mostrano il volto vero della nostra Regione, espressione di un popolo che lavora, che vive nella normalità, che ha voglia di riscatto». < B>Quanto sarà importante, in questo riscatto, il ruolo di un laicato adulto nella fede?

«Sarà importante quanto il lavoro generoso ed instancabile dei nostri sacerdoti e dei religiosi, presenti sul territorio. Il loro impegno implica, tra le altre cose, la formazione di un laicato capace di vivere la propria fede non come qualcosa di intimistico o di spiritualistico, che favorisce o giustifica una fuga dalla storia e un’indifferenza o distacco dalle questioni sociali, ma come principio di testimonianza incisiva che si misura con i problemi della realtà alla luce del Vangelo. Di qui la necessità di riproporre all’attenzione delle comunità ecclesiali e della società civile la conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa, ma anche l’importanza di ricollocare al centro dell’azione pastorale la formazione delle coscienze».

Giovanni Paolo II, in una delle sue visite a Napoli, invitava ad «organizzare la speranza». A che livello di realizzazione è questo invito?

«È la speranza che ci consente di operare nelle condizioni e nella situazione di oggi guardando con serenità al futuro. La prima cosa da fare è purificare lo sguardo per vedere i motivi di speranza, che sono abbondanti anche in situazioni che ad una visione superficiale potrebbero sembrare pochi. C’è una vitalità nelle nostre Chiese, espressione di comunità operose e non ripiegate su se stesse, da rivalutare. Tra i segni di speranza possiamo annoverare la presenza di un laicato più maturo e partecipe, il suo impegno educativo; la fede e la devozione di tante persone di ogni ceto sociale e di ogni età; le vocazioni sacerdotali e religiose, meno numerose che in passato, ma pur sempre presenti, vero miracolo della grazia. Di qui, allora, l’invito a non disperdere le energie, a non lasciarsi andare ad atteggiamenti e sensazioni di smarrimento, di confusione e di pessimismo, per condividere "assieme" la grande responsabilità di creare un futuro migliore».

E la visita ad limina può incoraggiare questo dinamismo?

«La visita ad limina ci aiuterà a riscoprire, nella prospettiva della conversione a Cristo e in Cristo, in modo più autentico e vitale, le nostre radici cristiane. Certamente il Santo Padre ci indicherà come muoverci nel futuro, ma soprattutto ci incoraggerà a continuare nell’impegno di diffondere l’inesauribile messaggio della salvezza di Cristo. Per quanto le situazioni siano complesse e problematiche, ci esorterà, a non perdere la fiducia, ad essere sempre attenti a scorgere e ad incoraggiare ogni segno positivo di rinnovamento personale e sociale, a favorire con ogni mezzo la coraggiosa costruzione della giustizia e della pace. Nel cuore dell’uomo non deve mai morire il germe della speranza».

Ci sono, da questo punto di vista, punti di contatto e di continuità con il recente convegno di Verona?

«A Verona è emersa in modo chiaro la necessità e la capacità nostra, come Chiesa, di parlare al cuore della gente e di inculturare, nelle varie e molteplici tradizioni popolari, la fede cristiana. Si avverte l’esigenza di assumere con decisione la progettualità come stile della pastorale e la necessità di una trama coerente delle azioni della pastorale ad ogni livello, superando una certa frammentarietà che persiste talvolta anche nel moltiplicarsi delle iniziative. Il Convegno di Verona, alla stregua della visita ad limina, ci chiede di consolidare e qualificare ulteriormente questa esperienza di dialogo e di conoscenza intraecclesiale. In tal senso sarebbe sicuramente profetica l’azione ecclesiale che, superando forme di parcellizzazione anche e soprattutto nelle stesse strutture pastorali, promuova di fatto concrete vie di comunione, di comunicazione e di collaborazione nella realtà sociale complessa e frammentata della Regione Campania. Si esige, in definitiva, un cambio di mentalità: da una pastorale di conservazione ad una pastorale missionaria e di primo annuncio».

___________

Tre metropolie e 1829 parrocchie

(M.Mu.)

Con 25 circoscrizioni ecclesiastiche, la Campania vanta il record della Conferenza episcopale regionale più numerosa d’Italia. Quasi sei milioni di abitanti, 1.829 parrocchie, 2.293 sacerdoti e 1.392 religiosi, oltre 468 diaconi permanenti sono - secondo i dati dell’Annuario 2006 della Cei - alcuni dei numeri più significativi di questa Chiesa, che vanta diocesi antichissime, con radici profonde nel tessuto sociale. Tra i santi campani, infatti, non si possono non ricordare, oltre a san Gennaro, figure come quelle di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, autore tra l’altro di «Tu scendi dalle stelle», san Giuseppe Moscati, il medico dei poveri, san Paolino da Nola, il beato Bartolo Longo, fondatore della nuova Pompei, i martiri puteolani e diversi altri, che non a caso sono i patroni delle diocesi campane. Dal punto di vista territoriale, la Regione è divisa in tre metropolie. Alla sede arcivescovile di Napoli fanno capo Acerra, Alife-Caiazzo, Aversa, Capua (che è arcidiocesi), Caserta, Ischia, Nola, Pozzuoli, Sessa Aurunca, Sorrento-Castellammare di Stabia (arcidiocesi), Teano-Calvi e Pompei, che è una prelatura territoriale. Sono, invece, suffraganee di Benevento Ariano Irpino-Lacedonia, Avellino, Cerreto Sannita-Telese-S. Agata dei Goti e Sant’Angelo de’ Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia (arcidiocesi). Sempre al capoluogo sannita fa riferimento l’Abbazia territoriale di Montevergine. La Metropolia di Salerno-Campagna-Acerno, infine, abbraccia l’arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni, le diocesi di Nocera-Sarno, Teggiano-Policastro, Vallo della Lucania e l’Abbazia ter-ritoriale di SS. Trinità di Cava de’ Tirreni.


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