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Per Gaza, agire subito!!!

"Golia - Superman", il "Superuomo" scatenato !!! Denuncia ONU: ormai «GAZA è una prigione per palestinesi. E Israele sembra aver gettato via la chiave». Sul Libano, sganciate milioni di bombe cluster.

lunedì 13 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Critiche alla politica dell’esecutivo guidato da Olmert arrivano però anche dall’interno. Il gruppo umanitario israeliano B’Tselem accusa infatti il proprio governo di essersi macchiato di un crimine di guerra quando il 28 giugno 2006 ha ordinato la distruzione della Centrale elettrica di Gaza. «Un obiettivo esclusivamente civile», si legge nella denuncia. Attaccato «per soddisfare un desiderio di vendetta» [...]
[...] un militare israeliano che, per la prima volta, ha ammesso che (...)

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> ONU: Ormai «Gaza è una prigione per palestinesi. E Israele sembra aver gettato via la chiave». Sul Libano, sganciate milioni di bombe cluster.

mercoledì 27 settembre 2006

Una legge contro le bombe a grappolo

di Nuccio Iovene*

Caro Direttore,

l’articolo di Thomas Nash sulle «cluster bomb», pubblicato oggi dall’Unità, ci richiama alla drammatica situazione in cui si è nuovamente venuto a trovare il Libano a seguito della recente crisi con Israele.

Il massiccio utilizzo delle bombe a grappolo e la loro presenza sul terreno è uno dei più gravi problemi in cui si sono già imbattuti i nostri militari della forza multinazionale che stanno dislocandosi in quell’area e soprattutto la popolazione civile libanese che sarà costretta a fare i conti con questo terribile strumento di morte e le sue tragiche conseguenze chissà per quanto tempo.

Il Libano è solo l’ultimo dei Paesi vittima, in ordine di tempo, delle «cluster bomb». Prima del Libano era toccato all’Iraq, all’Afghanistan, al Kossovo, al Sudan, alla Cecenia e a molti altri. Per la loro messa al bando da tempo si batte la coalizione mondiale contro le «cluster bomb» così come ricordava Nash. La coalizione si propone di raggiungere una moratoria a livello mondiale su uso, produzione e commercio delle munizioni cluster, un aumento delle risorse destinate all’assistenza delle vittime ed una responsabilità dei paesi produttori, e che ne hanno fatto uso, per la bonifica delle aree colpite.

Occorre ricordare che le «cluster bomb» sono armi di grandi dimensioni - lanciate da mezzi aerei oppure da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili - che si aprono a mezz’aria spargendo ad ampio raggio centinaia (o, nel caso di quelle di artiglieria, decine) di submunizioni più piccole, della grandezza ciascuna di una lattina per bibita, colorate vivacemente e particolarmente «attraenti» per i bambini. Dal punto di vista militare, le munizioni cluster sono «molto apprezzate» per la loro capacità di ampia disseminazione, coprendo un’area superiore al chilometro quadrato per ognuna di esse, e per la versatilità delle submunizioni, che possono avere effetti antipersona o anti-blindatura. Le submunizioni sono progettate in modo da esplodere al momento dell’impatto al suolo ma il tasso di mancata esplosione dichiarato dalle case produttrici è del 5%, e in realtà i dati raccolti sul campo segnalano indici molto più alti, anche fino al 20-25%.

Tutto ciò rende le cluster bomb più pericolose e più odiose delle stesse mine antipersona, ordigni in grado di colpire la popolazione civile anche molti anni dopo la fine di un conflitto, mentre le aree «contaminate» sono meno facilmente individuabili ed isolabili dei «campi minati». Basti pensare che in Iraq nei mesi di marzo e aprile del 2003, nel corso della guerra, le forze Usa hanno usato 10.728 munizioni cluster per un totale di circa 1.800.000 submunizioni. Se anche quelle inesplose fossero in effetti solo il 5%, dichiarato dalle case produttrici, si tratterebbe comunque di 90.000 ordigni letali disseminati sul territorio.

Secondo i dati forniti dalla Coalizione internazionale sono ben 57 i paesi nel mondo nei cui arsenali sono stoccate munizioni cluster di cui 5 in Africa, 5 nelle Americhe, 7 in Asia, 11 in Medio Oriente e Nord Africa, 7 tra le Repubbliche ex Sovietiche e 22 in Europa, tra cui l’Italia. E 33 risulterebbero i paesi produttori, tra cui il nostro.

Per la messa al bando delle «cluster bomnb» il nostro Paese è chiamato, già oggi, a dare il suo contributo, a fare la propria parte. Poco meno di dieci anni fa l’Italia approvò una legge per la messa al bando delle mine antipersona (Legge 29/10/97 n. 374). Se ne vietò la produzione, il commercio e l’uso, e il nostro Paese avviò un’importante azione per lo sminamento nelle realtà in cui quegli ordigni mietevano le loro vittime. Oggi con una proposta di legge presentata al Senato, da me e da altri 37 colleghi di diverse forze politiche, a cui ci auguriamo se ne aggiungeranno presto molti altri, ci si pone l’obiettivo di estendere la messa al bando anche alle bombe a grappolo, le «cluster», impegnando il nostro Paese, anche in questo caso, a dare il suo contributo nell’indispensabile azione di bonifica. Una legge che se approvata farebbe dell’Italia, così come ha già fatto il Belgio, paese capofila di una battaglia di civiltà e all’avanguardia in Europa e nel Mondo.

*senatore de l’Ulivo primo firmatario disegno di legge n. 244 «Modifica alla legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante Norme per la messa al bando delle mine antipersona»


www.unia.it, Pubblicato il: 27.09.06 Modificato il: 27.09.06 alle ore 9.49


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