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Per Gaza, agire subito!!!

"Golia - Superman", il "Superuomo" scatenato !!! Denuncia ONU: ormai «GAZA è una prigione per palestinesi. E Israele sembra aver gettato via la chiave». Sul Libano, sganciate milioni di bombe cluster.

lunedì 13 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Critiche alla politica dell’esecutivo guidato da Olmert arrivano però anche dall’interno. Il gruppo umanitario israeliano B’Tselem accusa infatti il proprio governo di essersi macchiato di un crimine di guerra quando il 28 giugno 2006 ha ordinato la distruzione della Centrale elettrica di Gaza. «Un obiettivo esclusivamente civile», si legge nella denuncia. Attaccato «per soddisfare un desiderio di vendetta» [...]
[...] un militare israeliano che, per la prima volta, ha ammesso che (...)

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> Israele - Superman !!! ONU: ormai «Gaza è una prigione per palestinesi. E Israele sembra aver gettato via la chiave». Sul Libano, sganciate milioni di bombe cluster.

giovedì 9 novembre 2006

Italia, fai di più: a Gaza servono truppe Onu

di Patrizia Sentinelli *

Trecentocinquanta volte basta. 350 come le vittime delle ultime settimane in Palestina. La strage di Beit Hanun è solo l’apice di una politica militare che Israele sta portando avanti da settimane nei confronti della popolazione civile palestinese. La situazione politica ed umanitaria è arrivata ad un punto di non ritorno. La comunità internazionale non può più aspettare.

L’Italia, che si è impegnata da protagonista per la risoluzione della crisi libanese e per arrivare ad una pace duratura in Medio Oriente, può e deve farlo anche per Gaza che, come ribadito anche dal ministro D’Alema, è il vero cuore del conflitto in tutta l’area. Questo è necessario per garantire la sicurezza di Israele e per l’esistenza stessa dello Stato di Palestina. In questi mesi il governo è intervenuto con fondi della cooperazione per aiuti umanitari per beni di prima necessità e medicinali. Ma questo non basta. Deve tornare protagonista la politica con l’obiettivo, per cui da anni si batte il movimento pacifista, di due popoli e due stati. Se invece continuasse a prevalere la politica di guerra permanente e di aggressione, qualsiasi intervento di tipo umanitario sarebbe vano. La reazione di Hamas ma anche di Fatah è stata affidata a parole che, se da un lato hanno un carico di violenza inaccettabile - e auspichiamo possano essere cancellate dal vocabolario dell’umanità - dall’altro si accordano alla perfezione con gli strumenti di morte fatti risuonare dal governo israeliano. Questo è il risultato della triste spirale guerra-terrorismo.

Il governo, con la Conferenza di Roma e l’approdo in sede Onu della missione in Libano, ha dimostrato coraggio e voglia di tornare al multilateralismo, dichiarando a più riprese come la forza di interposizione non belligerante in Libano potesse rappresentare una soluzione anche per Gaza. Bene, la situazione non ci permette di aspettare oltre. Il rischio che la missione in Libano fallisca non per quello che la forza di interposizione sta facendo a Beirut ma per quello che la comunità internazionale non riesce a fare in Cisgiordania, è alto.

«Scioccante». Così il Commissario europeo alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner ha definito l’uccisione di 19 palestinesi, tra cui donne e bambini, da parte delle forze armate israeliane a Beit Hanun. Ebbene, la notizia che giovani militanti palestinesi hanno sparato colpi d’arma da fuoco e scagliato sassi contro l’ufficio dell’Unione europea a Gaza ci indica come le parole segnino ormai il passo.

C’è dunque bisogno di una decisa iniziativa politica per puntare con forza a tre obiettivi quanto mai urgenti: la convocazione del consiglio di sicurezza con la condanna formale dell’aggressione israeliana e la richiesta di fine degli attacchi; l’invio di truppe di interposizione Onu a Gaza; la convocazione di una conferenza di pace per il Medio Oriente. Queste parole d’ordine avranno maggiore forza grazie alla nuova mobilitazione del movimento per la pace programmata per il 18 novembre a Milano.

Dobbiamo riuscirci. Per la Palestina, per Israele, per tutto il Medio Oriente, per percorrere l’unica strada possibile per uscire dalla guerra permanente. 9 novembre 2006

* Liberazione


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