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SCIOPERO DEI GIORNALISTI ...LIBERTA’ DI STAMPA E DEMOCRAZIA IN PERICOLO. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il rinnovo del contratto dei giornalisti è un diritto primario”. Serventi Longhi: "Parole come pietre". Siddi: "Viva gratitudine al Capo dello Stato". E il grido d’allarme di Furio Colombo.

giovedì 16 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Se i titolari dell’imprese editoriali continueranno a negare non solo il diritto alla contrattazione ma anche il diritto al confronto tra parti sociali, anche a fronte dell’alto messaggio del Presidente della Repubblica, vorrà dire che occorrerà aprire una seria e severa riflessione nel Paese sul venir meno di una funzione fondamentale degli editori che, in tal caso sarebbero avviati verso la via, pubblicamente insostenibile, dell’irresponsabilità sociale.
La tutela di un bene (...)

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> Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il rinnovo del contratto dei giornalisti è un diritto primario”. Serventi Longhi: "Parole come pietre". Siddi: "Viva gratitudine al Capo dello Stato"

lunedì 2 ottobre 2006

Serventi Longhi: «Situazione drammatica: si apra la trattativa»

di Natalia Lombardo*

«Siamo molti contenti del risultato dello sciopero, ma la situazione è drammatica: da un anno e mezzo gli editori rifiutano un tavolo di trattativa», avverte Paolo Serventi Longhi, segretario nazionale della Federazione della Stampa.

Com’è andato lo sciopero?

«I dati sono positivi. Molti giornali che altre volte sono andati in edicola, stavolta non sono usciti».

Per esempio?

«Il Riformista, il Giornale di Sicilia che uscì utilizzando il lavoro di precari, la Gazzetta del Sud e tanti giornali locali. E quelli editi da cooperative sono usciti un giorno su due. Con dispiacere, però, vedo che tutti i quotidiani vicini al centrodestra erano in edicola, mentre quasi tutti quelli di centrosinistra no».

Un problema, sotto la Finanziaria. Si sarebbe potuto spostare lo sciopero?

«Sono molto rammaricato, ma abbiamo proclamato la sciopero un mese fa e da allora sia la Fnsi che il ministro del Lavoro, Damiano, abbiamo fatto di tutto. Ma non possiamo far dipendere uno sciopero da un evento, se non catastrofico, né la politica o il governo possono farsi condizionare da uno sciopero dei giornalisti. Le tv hanno comunque dato un’ampia e corretta informazione, checché ne dica il centrodestra».

Ma chi ha comprato Il Giornale per una volta ha letto la Finanziaria come una strage fiscale...

«Sono il primo ad essere rammaricato, ripeto, ma abbiamo di fronte altri dieci giorni di sciopero per la carta stampata e dodici per radio e tv. Venerdì e sabato ci sarà un totale black out nell’informazione, è possibile che siano altri eventi importanti. Eppure molti colleghi nella giunta della Fnsi ci chiedono di scioperare per otto giorni consecutivi».

Non sarebbe pericoloso un black out informativo così lungo?

«Dobbiamo valutare bene, infatti. Il ministro Damiano rafforzerà il suo impegno. Mi sembra stia sfumando il sogno degli editori che il sindacato si sfasci e che la tutela collettiva col rinnovo del contratto si vanifichi. Noi teniamo duro, e loro pure. Serve un compromesso, ma non lo vedo per l’intransigenza degli editori. Le parole del presidente Napolitano sul diritto a un contratto, non solo giornalistico, sono importanti. Si tratta anche di diritto a un negoziato che non c’è. Mi appello agli editori e alle istituzioni: la situazione è drammatica e non può protrarsi. Dateci un tavolo di trattativa e come sindacato moderno saremo disponibili alle mediazioni».

I grandi editori compensano lo sciopero recuperando la pubblicità i giorni prima. I giornali di destra escono, i piccoli vengono penalizzati di più. Il sindacato ha pensato a diversificare le forme di sciopero?

«È una possibilità sulla quale stiamo ragionando. È chiaro che chi vive di sole vendite perde di più, chi recupera parte della pubblicità molto meno, anche se non tutta si può "spalmare" nei giorni. Ed è per questo che anche i comitati di redazione di grandi giornali ci chiedono di accorpare gli scioperi. Ma saranno colpiti anche i grandi gruppi, come la Rcs o la Mondadori di Berlusconi che hanno quotidiani e i periodici che non usciranno. Io non sono così favorevole agli scioperi accorpati, perché voglio tenere unita la categoria spero che lo sia ancora di più tra carta stampata e tv».

Quindi nessun cambiamento?

«Decideremo cosa fare dopo gli scioperi di questa settimana. Il problema dei giornali con poca pubblicità è a lato, ed è grave. Se nella Finanziaria ci saranno tagli all’editoria, quest’anno di uno o due milioni di euro, e il prossimo 50 milioni, si va in senso contrario anche alle disponibilità che mostra il governo, per esempio con le modifiche alla Legge Gasparri. Il rischio di colpire i giornali di opinione, di partito, cattolici o laici, va quindi monitorato».

La Fnsi ha contestato la sospensione dall’Ordine dei giornalisti di Renato Farina per solo un anno. Doveva essere radiato?

«Io non sono per abrogare l’Ordine, quanto per riformarlo radicalmente, ma la sentenza dell’Ordine della Lombardia è vergognosa anche nel suo dispositivo: l’hanno detto anche molti colleghi del centrodestra».

Vergognosa perché?

«Si dice che la "gogna mediatica" che Farina ha subito è già una punizione di per sé. Gogna? Ma se fossi stato io il suo direttore avrei fatto fior di commenti... Piuttosto credo che l’Ordine milanese e Abruzzo abbiano dato una strizzatina d’occhio all’elettorato vicino a Farina, dato che presto si rinnoveranno le cariche dell’Ordine. Ecco, vorrei che le istituzioni fossero più attente a cosa avviene nel mondo dei giornalisti».

*

www.unita.it, Pubblicato il: 02.10.06 Modificato il: 02.10.06 alle ore 9.03


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