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SCIOPERO DEI GIORNALISTI ...LIBERTA’ DI STAMPA E DEMOCRAZIA IN PERICOLO. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il rinnovo del contratto dei giornalisti è un diritto primario”. Serventi Longhi: "Parole come pietre". Siddi: "Viva gratitudine al Capo dello Stato". E il grido d’allarme di Furio Colombo.

giovedì 16 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Se i titolari dell’imprese editoriali continueranno a negare non solo il diritto alla contrattazione ma anche il diritto al confronto tra parti sociali, anche a fronte dell’alto messaggio del Presidente della Repubblica, vorrà dire che occorrerà aprire una seria e severa riflessione nel Paese sul venir meno di una funzione fondamentale degli editori che, in tal caso sarebbero avviati verso la via, pubblicamente insostenibile, dell’irresponsabilità sociale.
La tutela di un bene (...)

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> SCIOPERO GIORNALISTI. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il rinnovo del contratto dei giornalisti è un diritto primario”. Serventi Longhi: "Parole come pietre". Siddi: "Viva gratitudine al Capo dello Stato"

mercoledì 4 ottobre 2006

Giornalisti, nuovo sciopero il 5 e 6 ottobre *

A 18 mesi dalla scadenza del contratto, la Fieg, gli editori e datori di lavoro, si rifiuta ancora di sedere al tavolo delle trattative per un nuovo contratto. E così è sciopero il 5 e 6 ottobre per agenzie e quotidiani, dopo i due giorni della scorsa settimana. Lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a scendere in campo in difesa dei giornalisti, dicendo che «bisogna riconoscere loro i loro diritti, primo tra tutti quello ad avere un contratto rinnovato a tempo debito».

«Non chiediamo privilegi ma solo che vengano rispettati i nostri diritti fondamentali», spiega bene Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fnsi, sintetizzando le motivazioni che stanno alla base dello sciopero nazionale. «Io credo -ha aggiunto Serventi- che gli editori siano finiti fuori strada: sono convinti che i giornali e l’informazione possano essere fatti senza i giornalisti e senza il rispetto umano e morale di chi ogni giorno deve offrire un servizio ai lettori, attraverso notizie corrette, degne, verificate? Insomma, hanno perso la cognizione di quello che è lo scopo originario di un’attività che non ha il compito di produrre bulloni, ma informazione».

La Fieg ha presentato una piattaforma con 45 proposte da opporre a quelle avanzate dal sindacato: «Sono proposte -afferma Serventi Longhi- che tendono ad umiliare i lavoratori dell’informazione e nello specifico i giornalisti: volte a tagliare del 30% gli stipendi base, a ridurre le pensioni, perché se si riduce lo stipendio si riducono anche le contribuzioni, atte a svilire sempre più il lavoro serio di chi fa informazione ad alti livelli e con un lavoro stabile, ma soprattutto a penalizzare i free-lance che vengono pagati tra i 2,18 e i 4 euro ad articolo. Questa è una vera indecenza».

Ma sono anche altri i punti che vengono contestati e che, secondo la Fnsi causano un peggioramento del sistema informativo a discapito del pluralismo e della libera informazione: la libertà di licenziare i capiredattori (come avviene per i direttori e vicedirettori) e la reversibilità delle cariche gerarchiche. «Allo stato attuale, gli editori mostrano solo di essere interessati a migliorare i profitti contenendo i costi e fregandosene della qualità editoriale e del lavoro che serve per produrre informazione», sostiene Serventi Longhi che auspica un più deciso intervento da parte del governo.

Con la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto giornalistico, scaduto nel marzo del 2005, la Fieg «ha assunto una posizione politica di delegittimazione di se stessa e della Fnsi e di attacco a tutto il sistema di protezioni e tutele del giornalismo italiano», ha spiegato Serventi Longhi. Preoccupata per la gravità della situazione la Fnsi chiede comunque al ministro del Lavoro Cesare Damiano che convochi un tavolo con entrambe le parti come aveva comunicato che sarebbe accaduto, dopo la presentazione della finanziaria. Serventi Longhi ha presentato anche uno studio elaborato di dati Inpgi da cui risulterebbe che «è assolutamente priva di fondamento» la tesi sostenuta dalla Fieg nel corso della vertenza contrattuale secondo la quale «le aziende editoriali non sarebbero più in grado di sopportare gli oneri derivanti dagli automatismi contrattuali, i quali comporterebbero un incremento automatico medio delle retribuzioni del 3% annuo».

«Dallo studio emerge che le retribuzioni medie dei giornalisti nel 2005, rispetto al 2004, sono diminuite - ha spiegato Serventi Longhi - di 600 mila euro complessivi. Nel 2005 la retribuzione media di tutto il settore nei comparti produttivi rappresentati dalla Fieg (quotidiani, periodici, agenzie di stampa) è diminuita rispetto all’anno precedente dell’1%». Se si esaminano i dati per singolo settore si vede che nel 2005 rispetto al 2004 la retribuzione media nei quotidiani è diminuita del 1,96%, mentre si è incrementata nei periodici e nelle agenzie di stampa dello 0,29%. Si tratta dunque di un decremento complessivo dell’1% e di un lieve incremento in due settori che comunque non raggiunge il tasso d’inflazione che nel 2005 rispetto al 2004 è stato del 2,1%. «Gli editori hanno dichiarato il falso per un anno e mezzo - ha sottolineato il presidente della Fnsi, Franco Siddi - Il loro è uno schiaffo ai giornalisti e chiama in causa la politica tutta». Per il presidente dell’Inpgi, Gabriele Cescutti, «un atteggiamento del genere da parte della Fieg non è spiegabile se non con una volontà di arretrare in maniera consistente la categoria e il sindacato» e si augura che si possa uscire da «questo pertugio oscuro».

Il quotidiano «la Repubblica» non sarà in edicola anche giovedì. Lo rende noto il Cdr al termine dell’assemblea che ha approvato la decisione. «Impediamo al giornale di uscire anche domani - spiega il Comitato di redazione - per protestare contro l’azienda che oggi e nei giorni scorsi ha aumentato la foliazione per incrementare la pubblicità "annullando" in questo modo gli effetti dello sciopero. Avevamo anche messo in allerta l’azienda di non compiere un’azione simile ma non siamo stati ascoltati».

*

www.unita.it, Pubblicato il: 28.09.06 Modificato il: 04.10.06 alle ore 19.59


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