Visco si mangia il cuneo
Nella legge finanziaria è sparita la restituzione del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti Del taglio del costo del lavoro beneficeranno solo le imprese: nelle buste paga non ci sarà un euro di più. La riduzione favorirà anche gli evasori fiscali
di Galapagos (il manifesto, 04.10.2006)
Dal taglio di cinque punti del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti non arriverà una lira. Tutto il dibattito che aveva preceduto la riduzione del costo del lavoro è carta straccia: ai lavoratori dipendenti ai quali doveva andare il 40% del minor costo del lavoro non vedranno una lira in busta paga. A beneficiare dei soldi dei lavoratori (stimabili in circa 4 miliardi lordi di euro) saranno infatti tutti i contribuenti. Partiamo dall’inizio: una quindicina di giorni fa il governo aveva fatto il grande annuncio: taglieremo di cinque punti il cuneo fiscale e nelle tasche dei lavoratori finirà il 40% del taglio. Ovvero tra i 3,6 e i 4 miliardi di euro su base annua. Siccome l’appetito vien mangiando, alcuni sindacati e parte della sinistra radicale avevano rilanciato chiedendo che il 50% del taglio fosse restituito ai lavoratori. Ma il governo tiene duro: il 40% non si discute. E tutti zitti, anche se la cifra netta in più in busta paga sarebbe bastata solo per un paio di pizze. Una settimana fa la prima sgradita sorpresa: per motivi finanziari (i soldi non bastano) viene comunicato che il taglio di 5 punti di cuneo avverrà in due tranche: (a febbraio e a luglio). In questo modo l’erario risparmierà un po’ di soldi, viene spiegato. Ma state sicuri dal 2008 il taglio del cuneo fiscale andrà a regime. Venerdì il governo approva la legge finanziaria.
In conferenza stampa, Visco e Padoa Schioppa parlano ampiamente del taglio del cuneo che sarà realizzato fondamentalmente attraverso una riduzione dell’imponibile Irap. I benefici - ci spiegano - del taglio sono evidenti: minor costo del lavoro, maggiore competitività e quindi un aiuto allo sviluppo. Poi ci spiegano anche che per il Sud il taglio del cuneo fiscale sarà maggiore. E questo non può che fare piacere: magari un po’ di sommerso emergerà. Ma del taglio del cuneo a favore dei lavoratori dipendenti, non parla nessuno. Perché? Ieri, finalmente, viene distribuito il testo definitivo della voluminosa (213 articoli) legge finanziaria ma da una meticolosa lettura del Capo VII (misure a favore dello sviluppo) che inizia con l’articolo 18 non emerge nulla, salvo la conferma di come sarà realizzato il taglio a favore delle imprese. E del cuneo a favore dei lavoratori non si parla in nessun altro articolo.
Che fine hanno fatto i soldi dei lavoratori? A questo punto casualmente, a pagina 28 della Relazione previsionale e programmatica (il documeto macroeconomico che accompagna e completa la finanziaria) la scoperta: «la riduzione del carico fiscale sui lavoratori viene realizzata nell’ambito di un più ampio intervento di riforma Irpef che interessa non solo i lavoratori dipendenti, ma tutti i contribuenti». Come dire che i soldi dei lavoratori non andranno direttamente a tutti i lavoratori, ma a tutti i contribuenti, compresi i proprietari delle pizzerie nelle quali il lavoratore dipendente «beneficiato» del taglio del cuneo avrebbe potuto consumare un paio di pizze per festeggiare l’evento.
E invece a festeggiare saranno solo i proprietari delle pizzerie (e dei ristornati) che mediamente nel 2004 hanno denunciato al fisco poco più di 20 mila euro di reddito lordo annuo. Ma i sindacati non si erano accorti di nulla? «Lo sapevamo - ci dice un alto dirigente della Cgil - ma eravamo d’accordo» che a essere alleggerita fosse l’intera imposizione fiscale. Certo, ci dice un altro sindacalista «può apparire un po’ spiacevole che anche gli evasori beneficino della redistribuzione del reddito, ma il fisco deve essere uguale per tutti». «Senza considerare - spiega un altro - che gli aumenti degli assegni familiari sono destinati solo ai lavoraori dipendenti».
Fatti due conti con le cifre fornite dal governo, si scopre che il ridisegno delle aliquote Irpef porterà benefici netti (esclusi gli assegni familiari) per appena 500 milioni di euro. Non era meglio lasciare ai lavoratori il 40% del taglio del cuneo fiscale? E perchè questa improvviso e misterioso cambio di rotta? Non c’erano risorse, ci dicono in molti. E qualcuno tecnicamente spiega che poiché la riduzione del cuneo avviene attraverso il taglio dell’Irap, ci si è trovati di fronte a una moltitudine di aziende che non pagano questa imposta in quanto presentano redditi negativi. Insomma, l’evasione condanna ancora una volta i lavoratori dipendenti.