Manovra da 33,4 miliardi. Prodi: "Grande redistribuzione delle risorse"
L’opposizione: "E’ macelleria sociale". E minaccia di scendere in piazza
Fisco, tornano le cinque aliquote
"Equità e sviluppo" nella Finanziaria*
ROMA - Per Prodi è una manovra "che punta sulla crescita e sull’equità", per l’opposizione, che minaccia manifestazioni di piazza, è "pura macelleria sociale". La Finanziaria da 33,4 miliardi con la riformulazione della curva fiscale (si torna a 5 aliquote e si paga il 43% oltre i 75.00 euro), la riduzione del cuneo in due tranche nel 2007, i ticket per le visite "inutili" al pronto soccorso e i Tfr che passano in parte dalle casse delle aziende a quelle dell’Inps, comunque, è pronta. Il Consiglio dei ministri l’ha approvata con l’accordo di tutte le componenti della maggioranza. Dall’Udeur ai Verdi, da Rifondazione allo Sdi, alla fine tutti i partiti della coalizione hanno trovato più elementi positivi che negativi nella manovra preparata dal ministro Tommaso Padoa Schioppa e largamente modificata (ma non nei suoi capisaldi e nelle cifre di sintesi) durante l’ultima, frenetica settimana.
Il premier ha parlato della "più grande redistribuzione di risorse mai fatta da un governo: i poveri - ha spiegato - diventeranno un po’ meno poveri. Il contrario di quello che stava accadendo. Aiuteremo chi ha meno". Padoa Schioppa l’ha spiegata, più tecnicamente, così: "Abbiamo puntato su tre obiettivi: portare i conti dello Stato fuori dalla zona di pericolo, ridistribuire risorse e aprire una prospettiva di sviluppo. Le mani nelle tasche degli italiani? Non è vero: c’è una redistribuzione. Ma la gran parte la faremo con la lotta all’evasione e questo non è mettere le mani nelle tasche dei cittadini".
Di tutt’altro avviso l’opposizione. Fini ha definito la manovra "classista e ideologica". "Chiederò agli alleati del centrodestra - ha aggiunto - di organizzare una grande manifestazione popolare. Questi hanno cercato di colpire i nemici di classe". Casini punta l’attenzione sul problema dei ceti medi: "Hanno scelto di colpire ceti medi e imprese. Ma il peggio sarà la seconda Finanziaria, quella che dovranno fare comuni ed enti locali per non fallire. E quella sarà ancora più dura".
Ma veniamo ai contenuti della manovra delineata da un documento di un centinaio di pagine.
MILIARDI: La manovra muove, complessivamente, 33,4 miliardi. Così distribuiti: 11,9 da riduzioni nel Sistema Stato, 4,6 dagli Enti Locali, 3 miliardi dalla Sanità e 4 di entrate tributarie. Serviranno, in parte (14-15) per il risanamento dei conti pubblici e in parte (18-19) per la ridistribuzione delle risorse e lo sviluppo. In questo modo il rapporto deficit/pil dovrebbe scendere al 2,8% e rientrare così nei parametri di Maastricht così come richiesto dalla Ue. Ed è per questo obiettivo che si è battuto fino all’ultimo Padoa Schioppa con il pieno appoggio di Prodi.
FISCO: Salta l’impianto costruito da Tremonti: le aliquote tornano ad essere 5. La "no tax area" sale a 7.500 euro per i pensionati, a 8.000 per i lavori dipendenti e a 4.800 per gli autonomi. Ed ecco le nuove aliquote: fino a 15.000 euro, 23% (invariata); da 15 mila a 28 mila, 27% (era al 33%); da 28 mila a 55 mila, 38% (era al 39%); da 55 mila a 75.000, 41% (questo scaglione era stato cancellato da Tremonti); oltre i 75.000 (non 70.000 come detto in un primo tempo), 43%. Alla fine, questa è stata la mediazione raggiunta con Visco dopo le proteste di Mastella. Secondo il governo, il 70% dei contribuenti pagherà meno tasse, gli altri subiranno aggravi "di poche centinaia di euro all’anno".
Confermata la tassazione al 20% delle rendite finanziarie. Diminuzione, dunque per i conti correnti (oggi tassati al 27%) ed equiparazione europea per tutti i tipi di investimenti finanziari (azioni, obbligazioni, titoli di Stato di nuova emissione).
SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE: Le deduzioni per carichi familiari vengono trasformate in detrazioni d’imposta uguali per tutti e aumentate in misura consistente; gli assegni al nucleo familiare per i dipendenti e i parasubordinati vengono aumentati e riformati in modo da eliminare gli attuali scaglioni. Per i lavoratori dipendenti e parasubordinati, si avrà così rispetto a oggi un aumento di 250 euro all’anno in media per ogni figlio minore a carico; l’assegno familiare, combinato con la detrazione, raggiungerà per i redditi bassi (14.000 euro) i 2.400 euro annui per i minori di 3 anni e i 2.300 euro per i figli tra 3 e 18 anni.
CUNEO FISCALE: La riduzione degli oneri fiscali per aziende e lavoratori vale circa 9 miliardi (60% alle imprese, 40% ai dipendenti), ma nel 2007 verrà divisa in due tranche: la prima a febbraio e la seconda a luglio. Dal 2008 andrà a regime.
SANITA’: Il sistema sanitario italiano dovrà funzionare con 97 miliardi di euro, 3 in meno del previsto. Per questo verranno introdotti dei ticket in cifra fissa (23 euro per le visite e 18 per gli esami clinici) nei casi di chi si reca al pronto soccorso in "codice bianco", cioè senza palese urgenza. Esclusi, comunque, da tutti i ticket, gli esenti. Le regioni che non riusciranno a stare nelle loro quote saranno costrette a introdurre ticket anche sui medicinali.
CATASTO: Dal 2007 il catasto passerà ai Comuni con evidenti vantaggi per le finanze locali già verificato nelle prime sperimentazioni. Gli enti locali potranno, se lo riterranno necessario, aumentare l’Ici dello 0,5%.
PENSIONI E TFR: Di interventi sulla previdenza (abolizione dello scalone 2008, nuovi parametri legati all’età media ecc.) si riparlerà l’anno prossimo. Il rinvio della questione è stato deciso con i sindacati. L’unico risparmio in materia (2 miliardi) si farà con la chiusura di una delle quattro "finestre" annuali di pensionamento. Resta il contributo di solidarietà per le pensioni di lusso.
Viene rilanciata la riforma del Tfr definita dall’ex ministro Maroni e affossata da Berlusconi. Entrerà in vigore dalla metà dell’anno prossimo. A quel momento, i dipendenti dovranno decidere che fare delle loro liquidazioni (Inps, fondi pensione ecc.). La novità che ha fatto arrabbiare le imprese è che il 65% dei Tfr maturati da lavoratori che non sceglieranno di versarli ai fondi pensione dovrà essere versato all’Inps e non resterà nelle casse delle imprese.
AMBIENTE: I Verdi hanno molto protestato, ma si sono accordati davanti alla tassa sui Suv accompagnata dal taglio della tassa di circolazione per le auto "euro 4". Soprattutto, è stato importante lo spostamento dei fondi dal Ponte sullo Stretto a interventi ambientali sul territorio.
INDENNITA’ MINISTRI: Il premier e i ministri si sono ridotti del 30% le loro indennità. Dal punto di vista dell’incidenza generale è poca cosa, ma Prodi ha sottolineato il valore del "segnale". (1 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 01.10.2006)
Padoa-Schioppa: ’’Un ottimo risultato. I conti tornano a posto’’
Finanziaria, alla Camera passa la fiducia
337 voti a favore e 262 contrari. Passano anche la manovra economica e i conti di bilancio
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - La Camera dice si’ alla fiducia chiesta dal governo Prodi sulla finanziaria con 337 voti a favore e 262 contrari. A Montecitorio passano anche la manovra economica e la legge di bilancio.
"E’ un ottimo risultato. I conti tornano a posto. Abbiamo evitato l’emergenza finanziaria". Lo dice il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa commentando il via libera della Camera alla finanziaria. Ora, dice, tocca alla riforma delle pensioni: "Cominceremo a discutere da gennaio. C’e’ gia’ un memorandum d’intesa con i sindacati". "Bisogna pensare ai giovani", mentre "l’eta’ media di vita si sta alzando", sottolinea il ministro che conferma anche l’ipotesi ’’incentivi’’.
Amelia Torres confermato a nome del commissario Ue agli Affari Economici il giudizio positivo sulla manovra, purchè venga "interamente applicata"
Almunia promuove la Finanziaria "La prima impressione è positiva"
Pensioni: "La Commissione seguirà con attenzione l’evoluzione della discussione tra governo e parti sociali" *
BRUXELLES - La Commissione Ue conferma l’apprezzamento nei confronti della Finanziaria. "La nostra prima impressione è che non ci siano stati cambiamenti significativi rispetto al progetto di bilancio messo sul tavolo", ha detto Amelia Torres, portavoce del commissario Ue agli Affari Economici e Monetari Joaquin Almunia. E quindi, ha aggiunto, "la nostra prima impressione è positiva".
Torres ha comunque precisato che il giudizio al momento non è definitivo: "Stiamo esaminando i dettagli, perchè comunque vi sono molti emendamenti, e certamente, una volta approvata in modo definitivo, ci attendiamo che la Finanziaria sia pienamente applicata, soprattutto per quanto riguarda gli impegni di bilancio".
La manovra, ha detto ancora la portavoce di Almunia, è coerente con la richiesta di portare il deficit/Pil sotto il 3% entro il 2007. Mentre per quanto riguarda l’azione di governo per intervenire nuovamente sulle pensioni, Torres ha detto che "la Commissione seguirà con attenzione l’evoluzione della discussione tra governo e parti sociali in relazione all’assetto previdenziale".
* (la Repubblica, 19 dicembre 2006)
Fiducia al governo sulla manovra Prodi: la svolta che attendevamo *
Con 162 voti favorevoli e 157 contrari, l’aula del Senato dà il via libera alla Finanziaria 2007, che ora torna alla Camera per l’approvazione definitiva. Con l’Unione cinque senatori a vita: Ciampi, Levi Montalcini, Colombo, Cossiga e Scalfaro. L’ex Italia dei Valori Sergio De Gregorio ha votato con il centrodestra. «Tutti attendevamo questa votazione come una svolta - afferma Romano Prodi - La svolta c’è stata nella direzione giusta».
La manovra, ha affermato di fronte ai senatori il ministro Tommaso Padoa Schioppa, «evita il collasso finanziario al quale eravamo irremediabilmente destinati». Il ministro ha rilevato con più durezza rispetto alle precedenti occasioni l’«eccezionale gravità» costituita dall’azzeramento dell’avanzo primario «perpetrato dal precedente governo» E un aumento dell’indebitamento che rappresenta invece «miopia, egoismo, sacrificio del benessere di domani a quello di oggi, espropriazione dei figli e dei nipoti, è peggio della condotta della cicala che nella favola non accumula debiti ma si limita a consumare l’esistente». Plauso invece alla maggioranza: «La pluralità delle voci si è tradotta nella omogeneità dei comportamenti. Che l’intero schieramento della maggioranza abbia condiviso le responsabilità e le scelte necessarie per governare in una situazione difficile quale è la nostra è un fatto di importanza storica per l’Italia. Un fatto che sembra passare inosservato».
Difficile però negare le difficoltà trascorse in questi mesi: «In più momenti - afferma Padoa Schioppa - ha temuto di avere la stessa sorte del vecchio pescatore di Hemingway. Di correre il rischio di arrivare a riva con solo la lisca del pesce tanto faticosamente pescato». Ma alla fine «bisogna essere fieri di quanto fatto fin qui e del coraggio del governo di dire la verità ai cittadini, ma bisogna anche riconoscere che siamo solo all’inizio e molto resta da fare e che il lavoro andrà continuato fin da subito con ancor più tenacia e volontà. questa finanziaria ci permette di farlo con rinnovato ottimismo».
E alla fine arrivano anche le scuse. Direttamente ai cittadini. Il ministro Padoa Schioppa nel suo intervento al Senato la mette così: «Il continuo flusso di notizie ha dato l’impressione, quanto mai lontana dalla realtà, di affanno, confusione e incertezza. Me ne dolgo e me ne scuso con i cittadini a nome del governo».
* l’Unità, Pubblicato il: 15.12.06, Modificato il: 15.12.06 alle ore 20.27
Finanziaria, sì del Senato alla fiducia Padoa Schioppa: "La manovra risana i conti"
Il Senato ha votato la fiducia al maxiemendamento alla finanziaria con 162 voti favorevoli e 157 contrari.
Domani è atteso il varo definitivo del provvedimento. Il ministro rivendica l’efficacia della manovra economica e accusa il governo Berlusconi: "L’azzeramento dell’avanzo primario è stato un fatto di straordinaria gravita" *
20:09 Aula sospesa in attesa della nota di variazione al bilancio Dopo il voto di fiducia, l’Aula del Senato è stata sospesa per mezz’ora in attesa che il Consiglio dei Ministri presenti la nota di variazione al bilancio. Quindi, l’Assemblea di palazzo Madama passerà al voto sulla nota di variazione, e conseguentemente sul ddl bilancio
20:04 Finanziaria, 162 i sì 157 i no
Il Senato ha dato il suo sì alla fiducia posta dal governo sul maxiemendamento interamente sostitutivo della legge Finanziaria con 162 voti favorevoli e 157 contrari. Il provvedimento ora torna alla Camera dopo le modifiche di Palazzo Madama.
19:56 Andreotti non vota, Cossiga vota sì, Pininfarina assente
Il senatore a vita Giulio Andreotti non ha partecipato al voto sulla fiducia alla finanziaria. Non si e’ infatti presentato neppure alla seconda chiama. Ha invece risposto Francesco Cossiga, che ha votato si’. Assente si e’ confermato Sergio Pininfarina
19:54 Sì del Senato alla fiducia
Finanziaria: sì del Senato alla fiducia
19:25 Finocchiaro: "La prescrizione non sarà in vigore neppure per un minuto"
"Non intendo eludere il tema della prescrizione dei giudizi presso la Corte dei conti. Per quanto ci riguarda impediremo che quella norma entri in vigore anche solo per un minuto". E’ con voce accalorata che la senatrice Anna Finocchiaro, in sede di dichiarazione di voto al termine del dibattito sul maxiemendamento alla Finanziaria, su cui e’ stata posta la fiducia, affronta il delicato tema delle modifiche alle norme sulla prescrizione che abbreviano i termini sulla responsabilita’ contabile. Una modifica introdotta nel testo del maxiemendamento per errore ’’materiale’’, come ha sottolineato il governo, e che si intende eliminare con il decreto legge di fine anno.
19:20 Pininfarina assente alla prima chiama
Assente alla prima chiama per la fiducia al maxiemendamento il senatore a vita Sergio Pininfarina
19:16 Montalcini, Scalfaro, Colombo, Ciampi votano sì
I senatori a vita Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro, Emilio Colombo e Carlo Azeglio Ciampi votano sì alla fiducia al maxiemendamento
19:14 Andreotti e Cossiga non votano alla prima chiama
I senatori a vita Giulio Andreotti e Francesco Cossiga non hanno votato alla prima chiama della fiducia
19:11 Iniziato il voto
Con i senatori a vita è iniziato il voto di fiducia per appello nominale nell’Aula di Palazzo Madama al maxiemendamento alla legge finanziaria [...]
* la Repubblica, 15.12.2006
Al Senato la fiducia al maxiemendamento Padoa Schioppa: "La Finanziaria risana i conti"
Palazzo Madama si esprimerà stasera sul testo del governo, poi domani è atteso il varo definitivo del provvedimento. Il ministro rivendica l’efficacia della manovra economica e accusa il governo Berlusconi: "L’azzeramento dell’avanzo primario è stato un fatto di straordinaria gravita" *
16:58 Padoa Schioppa: "Finanziaria agisce anche su spese"
E’ "falso" dire che la finanziaria è basata solo su nuove entrate. Lo sottolinea il Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, nell’Aula del Senato. La Finanziaria "attua un contenimento della spesa corrente" che rappresenta "un’inversione di rotta". Ed infatti, "si ferma il treno in corsa, con misure strutturali e non con palliativi escogitati finora".
16:56 Padoa Schioppa: "Azzeramento avanzo primario di straordinaria gravità"
"L’azzeramento dell’avanzo primario è un fatto di straordinaria gravità, si è distrutto quanto costruito faticosamente in molti anni". Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa intervenendo in aula al Senato. "L’avanzo primario - ha aggiunto - è ossigeno per onorare i debiti e pensare al futuro, è il risparmio della collettivita".
16:54 Padoa Schioppa: "In Unione tante voci, ma comportamenti omogenei"
Nel corso della discussione della Finanziaria "la pluralità delle voci si è tramutata in omogeneità dei comportamenti". Lo ha detto il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa parlando in Aula al Senato del comportamento della maggioranza. "E’ un fatto di importanza storica per l’Italia", ha poi aggiunto.
16:52 Padoa Schioppa: "Con Finanziaria raggiunto obiettivo risanamento"
Anche se "non è stato facile", la finanziaria "raggiunge l’obiettivo di mettere a posto i conti". Lo ha affermato il Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, parlando al Senato.
16:50 Padoa Schioppa: "Convinti di aver fatto il meglio per il Paese"
Il Governo ha "la profonda convinzione che operando per il meglio nella difficile situazione ereditata, stiamo dando al Paese un futuro più sereno e costruttivo e questo verrà riconosciuto". Lo ha detto il Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, prendendo la parola nell’Aula del Senato.
16:45 Pallaro voterà sì al maxiemendamento
"Voto si, convinto e contento". Lo ha riferito ai giornalisti il senatore Luigi Pallaro, eletto nella circoscrizione Estero, sulla fiducia alla Finanziaria. "Non vengo certamente in Italia - ha aggiunto - per far cadere il governo". Pallaro ha espresso soddisfazione per i 52 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria per gli italiani all’estero: "Adesso possiamo fare quello che merita di essere fatto - ha commentato - per i connazionali che vivono all’estero".
16:43 Senatore De Gregorio annuncia voto contrario
"Partecipo al voto di fiducia sulla finanziaria e voterò no". E’ quanto afferma il senatore indipendente, leader degli Italiani nel mondo e presidente della commissione Difesa del Senato, Sergio De Gregorio, che interpellato a poche ore dal voto di fiducia conferma le ragioni che lo portano a esprimere una posizione contraria alla manovra.
16:42 Finanziaria, stasera al Senato voto fiducia su maxiemendamento
Legge Finanziaria vicina al traguardo al Senato. Per questa sera è atteso il voto di fiducia sul maxiemendamento del governo, per domani è previsto invece il via libera definitivo alla manovra. Gli interventi che si sono succeduti oggi hanno riproposto temi e posizioni già emersi nelle sedute di ieri e nel dibattito in Commissione. L’opposizione ha ribadito in particolare che l’andamento della discussione e la procedura di approvazione della legge finanziaria rappresentano in modo emblematico il Governo Prodi.
* la Repubblica, 15.12.2006
La bozza del maxiemendamento alla Finanziaria. Tagli agli stipendi dei manager e alle pensioni d’oro
Finanziaria, lotta all’evasione e tasse tagliate per i più poveri *
ROMA - Tetto degli stipendi per i manager. Tagli alle pensioni d’oro ma anche misure per regolazzire i precari. Molte e ad ampio raggio le norme contenute nel maxiemendamento alla Finanziaria su cui il governo ha chiesto la fiducia. Ecco alcuni aspetti contenuti nella bozza.
Lotta all’evasione. Le maggiori entrate che arriveranno dalla lotta all’evasione verranno destinate alla riduzione delle tasse con una priorità per gli incapienti e le fasce di reddito più basse.
Irpef e precari. I lavoratori con un contratto di lavoro a tempo determinato usufruiranno di una detrazione Irpef di almeno 1.380 euro.
Manager. La bozza del maxiemendamento alla finanziaria fissa in 500 mila euro il tetto allo stipendio dei manager pubblici, ma può aumentare fino a 750 mila euro per quelli che raggiungono gli obiettivi prefissati.
Rifiuti. Per l’anno 2007 almeno 5 milioni di euro delle risorse del fondo unico per la difesa del suolo, saranno destinati alla realizzazione di un sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti
Studi di settore. Le nuove norme sugli studi di settore prevedono dei "limiti alla potestà dell’amministrazione finanziaria di rettifica degli studi di settore in base a presunzioni semplici". Anche che la revisione degli studi deve essere effettuata "al massimo" ogni tre anni.
Pensioni. Dal primo gennaio 2007 scatta un contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Il contributo si applica sulle pensioni che superano complessivamente l’importo di 5000 Euro mensili. Il 3% viene calcolato sulla quota eccedente tale limite.
Precari. Confermato il fondo ad hoc per la stabilizzazione dei lavoratori precari del settore pubblico. Nella bozza al maxiemendamento alla finanziaria, si mettono a disposizione 5 milioni di euro per il 2007 ma si dispone la possibilità di alimentare il fondo anche "da una somma pari al risparmio di interessi derivanti dalla riduzione del debito pubblico" grazie a una quota "fino al 5%" dei versamenti a titolo di dividendi derivanti da società pubbliche.
Aeroporti. Aumenta il canone che le società che gestiscono gli aeroporti dovranno pagare all’Agenzia del Demanio. L’incremento sarà "nella misura utile a determinare un introito diretto per l’erario pari a 3 milioni di euro nel 2007, 9,5 milioni nel 2008 e 10 nel 2009".
Lavoro nero. Saranno nominati Trecento nuovi ispettori del lavoro. L’obiettivo è quello di contrastare il "lavoro sommerso", ma anche prevenire gli "incidenti sul lavoro e il fenomeno delle morti bianche".
Stop buste di plastica. Dal 2010 in Italia saranno vietate le buste per la spesa non biodegradabili.
Sconti per i pc. Potrebbero calare d’entità gli sconti per l’acquisto di pc da parte dei cosiddetti lavoratori precari. La bozza del maxiemendamento alla finanziaria prevede infatti che la spesa destinata a questa voce scenda da 27 a 10 milioni per il 2007.
Agenzie giochi. In arrivo 1.000 nuove agenzie per la raccolta delle giocate. Entro il 31 dicembre 2007, si spiega, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, "ha la facolta di bandire una o più gare, per un massimo di ulteriori 1.000 agenzie". Il 20% delle maggiori entrate, sarà destinato alla lotta all’evasione fiscale.
5 % per mille. Confermata nella bozza del maximendamento la possibilità per il 2007 di destinare il 5 per mille dell’irpef al sostegno di onlus e degli enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.
Anas. Dal 1 gennaio 2007 il canone annuo che le concessionarie autostradali dovranno pagare all’Anas sale al 2,4% dei proventi netti dei pedaggi.
Libri scolastici. Gli alunni le cui famiglie versano in difficoltà economiche potranno usufruire di libri scolastici assegnati in comodato d’uso.
Randagismo. I comuni destineranno almeno il 60% dei fondi che ricevono dallo stato per la lotta al randagismo per "attuare piani di controllo delle nascite incruenti attraverso la sterilizzazione".
* la Repubblica, 13 dicembre 2006
Il presidente Franco Marini: "Avrei preferito arrivasse prima". Composto da 1400 commi il testo sul quale il governo porrà la fiducia
Finanziaria, fiducia al Senato Maxiemendamento in Aula
De Gregorio: "Voto no, mancano i soldi per la Difesa" *
ROMA - Il governo ha posto la fiducia sul maxiemendamento sostitutivo di tutta la legge Finanziaria. "Il maxiemendamento è stato consegnato al presidente del Senato insieme alla relazione tecnica" prima delle quindici, annuncia il ministro per i rapporti con il parlamento, Vannino Chiti: "Questo è l’unico vero testo".
A quanto si apprende il maxiemendamento sarà composto da circa 1.400 commi e conterrà alcune novità rispetto alla versione della manovra licenziata dalla Camera. Oltre, quindi, ad essere recepite le modifiche approvate e poi decadute dalla commissione Bilancio del Senato, entreranno anche un centinaio di proposte della maggioranza.
Intanto in aula è terminato l’esame e il voto di tutti gli articoli del ddl di Bilancio. Il voto finale del provvedimento ci sarà dopo quello sulla Finanziaria. Dalle votazioni la maggioranza sembra non avere difficoltà numeriche. Sono presenti sei i senatori a vita: Cossiga, Colombo, Montalcini, Ciampi, Scalfaro e Andreotti. Mentre i primi cinque hanno votato con l’Unione, Andreotti si è astienuto o ha votato con la Cdl. Il presidente della commissione Difesa Sergio De Gregorio (eletto con l’Idv, ma uscito dal partito di Di Pietro) ha votato con l’opposizione.
De Gregorio ha già annunciato il suo no alla fiducia sulla finanziaria perchè "nel maxiemendamento del governo non ci sono gli stanziamenti necessari per la Difesa".
*(la Repubblica, 13 dicembre 2006)
La decisione del consiglio dei ministri sulla manovra al Senato. Chiti: "scontata" anche alla Camera, per la terza lettura
Finanziaria, il cdm autorizza la fiducia "Maxiemendamento pronto domani"
Marini: "Assicurerò una discussione molto ampia" *
ROMA - Il consiglio dei ministri ha autorizzato la questione di fiducia sulla Finanziaria arrivata oggi nell’aula del Senato. Lo ha confermato il ministro dell’università Fabio Mussi uscendo da Palazzo Chigi. Non solo. "E’ scontato" che la fiducia verrà posta anche alla Camera, in terza lettura, spiega il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti.
Il presidente del Senato Franco Marini ha inoltre annunciato che "Domani entro le 12 il governo deve essere in grado di presentare il maxiemendamento".
Sul maxiemendamento, il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento Giampaolo D’Andrea, ha spiegato che "ci vuole un tempo tecnico per prepararlo", confermando la presentazione di un solo maxiemendamento, e non più di uno come era trapelato. Il testo recepirà le modifiche già approvate in Commissione (e ora decadute) e quelle su cui era già stata registrata l’intesa tra governo e maggioranza nella "cabina di regia". "Faremo il più presto possibile", ha assicurato D’Andrea.
Intanto a Palazzo Madama dopo gli interventi del relatore e il voto sulle pregiudiziali e le sospensive, l’assemblea affronterà oggi l’esame degli articoli e degli emendamenti al ddl bilancio.
Dal canto suo, il presidente del Senato Franco Marini auspica una "maxidiscussione". Per oggi il confronto "potrà vertere sulle questioni che riguardano il bilancio". "Ritengo - aggiunge - di assicurare nell’ambito del contingentamento dei tempi una discussione molto ampia sul maxiemendamento che con la questione di fiducia verrà posto sulla Finanziaria".
* la Repubblica, 12 dicembre 2006
ROMA - Il debito pubblico italiano sfonda per la prima volta il tetto dei 1.600 miliardi di euro e a fine settembre si attesta a 1.601,5 miliardi. E’ quanto riporta il supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico della Banca d’Italia.
Il debito pubblico ha così conquistato un nuovo record assoluto, segnando nei primi nove mesi dell’anno un crescita di circa 90,6 miliardi, con un trend al rialzo del 6%. A fine dicembre, infatti, i conti avevano chiuso con un debito a quota 1.510,8 miliardi. Ai fini del Patto di Stabilità non è però il valore monetario del debito che incide nel rispetto dei parametri, ma solo il rapporto con il Pil che sarà disponibile solo quando saranno pronti i dati di dicembre, che solitamente registra un avanzo di cassa.
Con il livello raggiunto oggi è come se ciascuno dei 48 milioni di cittadini italiani - ma si tratta ovviamente di una astrazione statistica senza valore ai fini macro economici - avesse accumulato una quota di debito pubblico pari a 27.611 euro.
(la Repubblica, 12 dicembre 2006)
FINANZIARIA: LA FIDUCIA SI VOTERA’ IN SENATO ENTRO SABATO
ROMA - La fiducia sulla Finanziaria si votera’ in Senato ’’entro sabato’’: e’ questa l’intesa raggiunta dalla conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama, secondo quanto riferisce il capogruppo dell’Ulivo Anna Finocchiaro.
COSSIGA, E’ UN PASTICCIO MA LA VOTO
"Sono un cattolico liberale e un ’oldfashioned’ democratico cristiano indipendente iscritto d’autorità al Gruppo Misto del Senato. Non sono quindi né de L’Unione né della Casa delle Libertà". Fatta questa premessa, Francesco Cossiga dice di considerare "insieme agli operai, ai commercianti, agli artigiani e agli operatori delle Forze di Polizia, la legge finanziaria un pasticcio". Tuttavia il senatore a vita la voterà.
"Il bipolarismo - afferma il senatore a vita - vorrebbe che un Governo di centrosinistra, che ha il suo vero asse di forza ideale ed elettorale nella classe lavoratrice e nei partiti di sinistra classica e di sinistra radicale, cui fanno riferimento i variopinti movimenti di sinistra alternativa, avrebbe dovuto fare una finanziaria di sinistra. I ’moderati’ de L’Unione avrebbero seguito perché, essenzialmente antiberlusconiani, cosa avrebbero potuto mai fare? Così, un Governo di centrodestra avrebbe dovuto, se al potere, fare una finanziaria di centrodestra".
"Anche se così non è stato, e anche se la legge finanziaria è un confuso pasticcio - conclude Cossiga - io voterò a suo favore, anche se su di essa sarà posta la fiducia, perché la mancata approvazione di essa getterebbe il Paese nel caos interno e sfregerebbe il volto europeo ed internazionale dell’Italia. E poi perché, con tutto il rispetto per l’amico Silvio Berlusconi, oggi come oggi non vi è una reale alternativa di governo con il pasticcio che affatica la traballante Casa delle Libertà. Perciò voterò a favore della legge finanziaria, nella votazione finale anche se sarà posta la fiducia sia nelle votazioni su sospensive e pregiudiziali".
BACCINI (UDC): MAXIEMENDAMENTO NON E’ PRONTO
"Il Governo non è pronto con il maxiemendamento". Lo ha detto il vice presidente del Senato, Mario Baccini (Udc), lasciando la conferenza dei capigruppo del Senato che dovrebbe stabilire il calendario dei lavori dell’Aula sulla Finanziaria. "Su cosa discutiamo?", ha detto Baccini spiegando che "si sta cercando una soluzione per far discutere il Senato su cose concrete". "Il maxiemendamento potrebbe arrivare, se l’esperienza non mi inganna, tra oggi e stanotte", ha aggiunto. Comunque,ha detto Baccini ai giornalisti, "incardineremo la Finanziaria in Aula quando sarà pronto il maxiemendamento".Alla capigruppo è presente il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti.
ANSA » 2006-12-11 11:06
Testo in Aula senza le nuove modifiche. Si va al maxiemendamento. A Bologna il ministro Bersani contestato dai precari del Cnr
Finanziaria, verso la fiducia in Senato Domani l’autorizzazione del Cdm
Sartor: "Non è detto che tutti i cambiamenti vengano recepiti". Morando alla Cdl: "Troviamo un’intesa in commissione" *
ROMA - Si fa sempre più concreta la prospettiva del ricorso al voto di fiducia per la Finanziaria al Senato. Lo si può infatti dare quasi per certo dopo le parole della capogruppo dell’Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro. "Immagino di sì", ha risposto a chi le chiedeva se data la situazione sarà necessario porre la questione di fiducia anche a Palazzo Madama.
Probabilmente il voto di fiducia verrà autorizzato - come da prassi - dal Consiglio dei ministri convocato per domattina alle 9,30, mentre la manovra arriverà in Aula nel testo licenziato dalla Camera.
A differenza di quanto previsto alla Camera, non essendoci il via libera della commissione, il testo del provvedimento andrà all’esame dell’Aula così come uscito da Montecitorio.
In pratica, decadono tutte le modifiche approvate in commissione. Ma il governo e la maggioranza le possono ugualmente reintrodurre nel maxiemendamento ad hoc su cui poi porre la fiducia.
Quanto alla possibilità di concludere l’esame della manovra in commissione Bilancio del Senato il presidente Enrico Morando fa sapere alla Cdl che con "un cenno" di disponibilità la sua commissione potrebbe prolungare il lavoro.
Insomma, dipenderà dall’opposizione se si riuscirà a dare un esito condiviso alla manovra: "Non può essere una questione di 10 ore in più o in meno. Se ci fosse un cenno da parte dell’opposizione, dopo 2 minuti salgo dal presidente Marini per dirgli che ci sono le condizioni per chiudere. Ma devo avere almeno 1 probabilità su 1.000, se no no. Se no chiudo alle 21.00", dice Morando.
Intanto stamane il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, ha fornito gli ultimi dati sulle entrate fiscali da cui emerge che al 30 novembre scorso, l’Erario ha incassato complessivamente 33,8 miliardi in più. Visco ha anche assicurato che, anche se il testo della Finanziaria andrà in Aula nel testo licenziato in prima lettura dalla camera, verranno tenute in conto le modifiche introdotte dalla commissione anche se ora decadranno.
Mentre, a questo proposito, il sottosegretario all’Economia Nicola Sartor lancia un avvertimento che vale per la maggioranza: "L’intenzione è quella di arrivare a un testo che non si discosti da quello che sarebbe venuto fuori con l’espressione del voto", ma questo "non significa che tutto ciò che è stato segnalato dalla cabina di regia debba automaticamente avere un parere favorevole" in caso di maxiemendamento.
Continuano invece, fuori dal parlamento, le proteste contro la manovra. Oggi a Bologna un gruppo di ricercatori precari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell’università ha contestato le politiche sulla ricerca del governo, rappresentato nella mattina dal ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, in un convegno del Cnr. Alcune decine di ricercatori sono entrati nella sala del convegno con striscioni e giubbotti catarifrangenti e hanno distribuito volantini con la scritta "La ricerca è in panne, non rottamateci".
"Secondo noi - hanno spiegato i ricercatori precari - il futuro della ricerca non è nell’industria, ma nella ricerca pubblica, il vero polmone dell’innovazione italiana. Il futuro sta nel risolvere il problema dei 60 mila ricercatori precari da cui dipendono le sorti di un’università e di enti di ricerca ormai molto invecchiati per croniche mancanze di investimenti efficienti in questo settore e di programmazione". Al termine del convegno Bersani ha incontrato una delegazione di giovani ricercatori, che gli ha esposto i motivi della contestazione.
* la Repubblica, 11 dicembre 2006
VOLANO LE ENTRATE FISCALI, SALE L’AUTOTASSAZIONE *
ROMA - Vola l’autotassazione di novembre delle imprese: secondo gli ultimi dati sulle entrate l’aumento è del 16,9%. Di fatto le società hanno dato 5,6 miliardi in più al fisco. Cresce, seppur di minor misura, anche l’ autotassazione Irpef che segna un +2,2% rispetto al 2005 (470 milioni in più). E’ quanto si legge negli ultimi dati diffusi dal vice ministro all’Economia Vincenzo Visco alla Commissione Bilancio del Senato.
VISCO: IN 11 MESI +33,8 MLD ENTRATE
Il maggior gettito raggiunto nei primi undici mesi del 2006 è di 33,8 miliardi di euro, 3,2 miliardi in meno rispetto ai 37 che erano stati preventivati con i dati aggiornati al 16 novembre. Sono i nuovi dati sulle entrate, aggiornati al 30 novembre, diffusi dal vice ministro dell’Economia Vincenzo Visco in Commissione Bilancio del Senato, dove sono in corso i lavori sulla Finanziaria.
Secondo i dati delle entrate, aggiornati a fine novembre, il totale dell’incasso di tutte le imposte e di tutti i tributi è di 410,5 miliardi di euro: il testo non viene indicata la maggiorazione percentuale che però é ricavabile ed è pari ad un +8,9% rispetto ai dati del 2005. Per quanto riguarda in particolare l’Irpef, la crescita del gettito tra i primi 11 mesi del 2005 e i primi 11 mesi di quest’anno è del 5,6% (4,5 mld in più).
Dato in forte crescita anche per il comparto scommesse e giochi che da gennaio a novembre hanno registrato entrate per 2,2 miliardi di euro, il 39,3% in più rispetto al corrispondente periodo del 2005. Bene anche l’Irap (+8,6% a quota 27,4 miliardi di euro), mentre in calo sono tutte le addizionali (congelate dalle scorse leggi finanziarie). Per quanto riguarda gli enti, si registra un aumento del 3,3% per l’Inps, mentre per le locazioni Inpdap il calo è del 22,4%. Infine aumento del 10% per l’accise dei tabacchi.
VISCO: TERREMO CONTO DELLE MODIFICHE DELLA COMMISSIONE
Il governo intende rispettare le modifiche alla Finanziaria introdotte dalla commissione Bilancio che, per i meccanismi legislativi del Senato, decadranno stasera prima di andare in aula se - come è molto probabile - non sarà completato il lavoro di esame. "L’ etichetta richiede - ha affermato il vice-ministro all’ Economia, Vincenzo Visco rispondendo ad una specifica domanda - che si tenga conto puntualmente dei lavori della Commissione". Visco ha poi aggiunto che "questi sono gli accordi".
* ANSA » 2006-12-11 11:06
In commissione passa l’emedamento che cancella il contributo se l’erede mantiene l’azienda ereditata per almeno cinque anni
Finanziaria, cambiano le successioni. Niente tassa sul passaggio da padre a figlio
Ritirato dallo stesso relatore l’emendamento che istituiva l’aliquota unica del 20% sugli affitti, che avrebbe portato detrazioni per gli inquilini *
ROMA - Via libera dalla Commissione Bilancio del Senato alle norme che modificano la tassa di successione: azzerato il prelievo per i passaggi delle aziende di padre in figlio, a condizione che quest’ ultimo mantenga la guida dell’ azienda per almeno cinque anni. L’ emendamento proposto dal governo, che non contiene più l’equiparazione delle agevolazioni tra coniugi e conviventi, alleggerisce anche il prelievo per le successioni tra fratelli e in favore degli eredi disabili.
Sempre oggi è stato deciso che non entrerà nelal manovra l’aliquota unica del 20% sui redditi da affitto. Il relatore, Enrico Morando, ha ritirato l’emendamento che prevedeva un meccanismo stringente per favorire l’emersione degli affitti in nero e successivamente, a partire dal 2008, una valutazione di quanto emerso per poter poi applicare l’aliquota unica del 20% con le detrazioni per gli inquilini.
La norma introduceva un meccanismo stringente per favorire l’emersione del nero e successivamente, a partire dal 2008, una valutazione di quanto emerso per poter poi applicare l’aliquota unica del 20% con le detrazioni per gli inquilini. La questione, ha riferito Morando, potrebbe essere trattata nell’ambito delle delega fiscale sulle rendite finanziarie, alla quale il governo metterà mano a partire da gennaio.
La conferma che la norma non viene accantonata dal governo è arrivata più tardi dal sottosegretario all’Economia, Alfiero Grandi: "Nessun rinvio sine die. Sull’arrivo della cedolare secca del 20% sugli affitti c’è accordo ma bisognava evitare un esercizio frettoloso e magari approssimativo. La norma arriverà con il ddl delega, cioè con il primo treno utile di carattere normativo".
Intanto la commissione Bilancio ha fermato i propri lavori dopo aver approvato gli emendamenti fino all’articolo 15. Restano da approvare gli articoli 5-16-17 prima di arrivare alle modifiche all’articolo 18, che contiene il maxi emendamento sui cui la Camera aveva votato la fiducia. I tempi a disposizione sono stretti visto che il testo dovrà arrivare in aula martedì.
E il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha dato l’ok, dopo una riunione di governo, alla costituzione di un fondo alimentato con i conti bancari dormienti e destinato all’assunzione nei prossimi tre anni di circa 300-350 mila precari della pubblica amministrazione.
Il ministro ha dato inoltre risposte sulle coperture per l’abolizione dei ticket sul pronto soccorso per il ’codice verde’, sull’aumento delle risorse per il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale e per la ricerca. Su altri temi, come la Pedemontana, rimangono aperti dei dubbi.
(la Repubblica, 9 dicembre 2006)
Senato, continua con difficoltà l’esame da parte della commissione Bilancio. Entro domenica, al massimo lunedì, i lavori dovranno essere chiusi
Finanziara, esame al ralenti e modifiche pagina fantasma nel testo sulle successioni
In arrivo novità sulla tracciabilità dei pagamenti e sui passaggi di aziende. Amato: "Anch’io scontento. Se non cambia da ministro avrei ragioni per protestare" *
ROMA - Lavori al ralenti, continui stop and go. La commissione Bilancio sulla finanziaria prosegue a singhiozzo in attesa che cominci il rush finale. Entro domenica, al massimo lunedì, la commissione dovrà chiudere l’esame della Manovra. Ma per tutto il giorno le votazioni dei senatori sono proseguite al rallentatore nonostante l’invito del presidente Enrico Morando a "finire tutto in commissione".
La proposta di sfoltire gli emendamenti fatta ai senatori dell’opposizione si è scontrata con la richiesta di accogliere alcune richieste provenienti dalla Casa delle Libertà. Il confronto si è prima fermata sulla "tracciabilità dei pagamenti" ai professionisti, poi per la messa a punto dell’emendamento sulle successioni. E in serata si è anche aperto anche un piccolo giallo su una ’pagina fantasma’ del testo sulle successione. Parlando col direttore del Gr1, Antonio Caprarica, il ministro Giuliano Amato ha detto di collocarsi "tra gli scontenti della legge finanziaria".
Pagamenti bancomat. Il nodo dei "pagamenti bancomat" per le parcelle dei professionisti è stato sciolto. Il ministro dell’Economia potrà ora mettere a punto una lista per esentare da queste modalità di pagamento alcune categorie di cittadini. Il riferimento sottinteso dell’emendamento è per gli anziani, meno abili nel gestire bancomat e carte di credito, cioè i mezzi di pagamento che consentono la "tracciabilità" e quindi la possibilità di controllo fiscale.
Successioni. Diverso il discorso sulle successioni. L’esame dell’emendamento è stato bloccato da una pagina fantasma. La commissione Bilancio del Senato, che ha ripreso i lavori in tarda serata dopo una sospensione per modifiche "tecniche", ha dovuto così accantonare l’intero articolo cinque della manovra e passare all’esame di quello successivo. Nessun retroscena politico, ha sostenuto fin da subito compatta la maggioranza, per il rinvio dell’esame dell’emendamento sulle successioni, ma semplicemente una questione tecnica.
La pagina smarrita. L’impasse, secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti, è dovuto a una dimenticanza e alla sfortuna: è stata smarrita una pagina del dossier degli emendamenti, quella che riguarda una parte della copertura della misura che tanto ha fatto discutere il centrosinistra. E proprio tra una modifica e l’altra il pezzo di carta è andato infatti perduto: in serata c’è anche stata una sorta di ’caccia al tesoro’ per le stanze del Senato, che però non ha portato buoni frutti. E così il voto sull’emendamento in serata non è più certo.
Come cambia la norma. "La maggioranza blocca i lavori della commissione", ha affermato il senatore di Forza Italia Giuseppe Vegas. Ma tra i ritocchi si punterebbe proprio ad accogliere alcune richieste dell’ opposizione. Di certo non ci saranno tasse di successione sui passaggi di aziende tra padre e figlio, nonno e nipoti, che dovranno però proseguire per almeno cinque anni l’attività ereditata, pena il pagamento retroattivo dei tributi. Su questo potrebbe arrivare un via libera bipartisan. Si alleggerirà il prelievo anche per le successioni tra fratelli (con l’arrivo di una mini-franchigia di 100.000 euro) e per gli eredi-disabili (che vedono la soglia di esenzione per i figli salire a 1,5 milioni di euro). Saltano invece, come concordato ieri nella maggioranza, i benefici sui conviventi, che sarebbero stati equiparati ai coniugi.
Giochi e scommesse. L’emendamento contiene però anche molte altre misure. In particolare sui giochi. Viene dato l’addio al Totip, che sarà sostituito da un nuovo gioco sull’ ippica nel quale il 50% delle giocate andrà ad alimentare il montepremi. Si potrà scommettere, poi, su gare virtuali, create da un computer, o su eventi sportivi minori (come le gare di slitte).
Tfr. La commissione Bilancio ha dato già il via libera ad altri emendamenti. Il primo riguarda il tfr. Il governo dovrà ogni anno presentare in Parlamento una relazione sull’andamento della previdenza complementare, tastando il polso al settore e anche all’ apposito fondo che sarà gestito dall’ Inps. Arrivano poi fondi per avviare campagne nelle scuole per spiegare ai giovani i rischi legati al vizio del gioco.
Niente tasse su auto benefit. Il governo poi fatto dietrofront sulla tassazione delle auto assegnate ai dipendenti come fringe benefit. La norma, prevista dal decreto fiscale, serviva per coprire il buco dovuto alla sentenza Ue sulla detraibilità dell’Iva aziendale. Ma il prelievo in busta paga è risultato troppo pesante e, soprattutto, retroattivo: cioè in contrasto con lo statuto del contribuente. Così l’emendamento portato in Senato dal governo azzera per il 2006 gli effetti delle norme sui dipendenti.
Amato: "Io tra gli scontenti". "Posso collocarmi anch’io tra gli scontenti della legge finanziaria. Mi auguro che il Senato la cambi. Se non succede, da ministro avrei ragioni per protestare", ha detto il ministro dell’Interno Giuliano Amato nel corso della cerimonia del premio Frajese, rispondendo al direttore dei Gr1 Antonio Caprarica. Amato ha sottolineato che "forse una informazione preventiva di ciò che si andava a chiedere poteva servire. Una volta sola non l’ho fatto ma allora non si trovavano i soldi", ha puntualizzato il ministro dell’Interno riferendosi al prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani nel 1992. "Ma se lo avessi fatto quella notte - ha concluso - non avrei trovato i soldi".
* (la Repubblica, 9 dicembre 2006)
Finanziaria, i nodi da sciogliere: sicurezza e successioni*
Alla ripresa dei lavori della Commissione Bilancio, sono ancora molti i nodi aperti nella maggioranza. Per risolverli si riunisce ancora, dopo la seduta di martedì notte, la cabina di regia maggioranza-governo. Si profila un’intesa tra Cdl e Unione sulle successioni, in particolare sulla parte che riguarda il passaggio di aziende tra padri e figli. «Si sta registrando una convergenza» con l’opposizione sulle modifiche per la tassa sulle successioni, in particolare sui passaggi di proprietà delle aziende, ha spiegato il presidente della commissione Bilancio del Senato Enrico Morando.
«Auspico- ha detto il capogruppo dell’ulivo, Anna Finocchiaro - che ci sia spazio anche per accogliere le proposte dell’opposizione nell’interesse del paese». Già martedì l’emendamento all’articolo 1 della finanziaria che destina le maggiori entrate alla riduzione delle tasse e al sostegno agli "incapienti", è passato in commissione bilancio con voto bipartisan. «Andiamo verso modifiche condivise - ha aggiunto Finocchiaro - anche sulla tassa di successione per la parte che riguarda le imprese».
Intanto, in piazza i vigili del fuoco provenienti da tutta Italia in rappresentanza delle varie sigle sindacali del Corpo Nazionale si sono dati appuntamento per protestare contro i tagli previsti nella legge finanziaria «per migliorare le condizioni di lavoro per assicurare al cittadino un servizio migliore». A rappresentare i vigili del fuoco di tutta Italia c’erano le tre sigle sindacali: funzione pubblica Cgil, federazione vigili del fuoco Cisl e Uil pubblica amministrazione. Per i vigili del fuoco il governo ha già risposto creando in mattinata un fondo di 57 milioni di euro grazie ai contributi delle società di gestione aeroportuale di tutta Italia e agli addizionali sui biglietti aerei, ha fatto sapere il sottosegretario del ministero dell’Interno Ettore Rosato con delega al corpo nazionale dei vigili del fuoco.
«La finanziaria è in corso di discussione al Senato - ha dichiarato Rosato - sul tema dei vigili del fuoco c’è bisogno di una inversione di tendenza ed è proprio questo il segnale che deve dare il governo».
Nella manovra è necessario siano previste più risorse per i rinnovi contrattuali delle forze dell’ordine, ha detto anche il segretario Ds, Piero Fassino, lancia al governo, dopo aver incontrato i rappresentanti dei sindacati del settore. Mentre la Quercia ha anche presentato un «piano per la sicurezza» e avvierà una campagna di ascolto nel paese.
Nella seduta si devono votare gli emendamenti all’articolo 2 fra i quali quello del governo che innalza le detrazioni per i lavoratori atipici. Inoltre, il senatore Natale Ripamonti, Verdi, ha annunciato che riguardo alla riforma del tfr verrà presentato un emendamento «che prevede una relazione al Parlamento sulla costituzione del fondo presso l’Inps e l’eventuale rendimento».
*l’Unità, Pubblicato il: 06.12.06, Modificato il: 06.12.06 alle ore 15.07
2006-12-05 18:04
Finanziaria: primo ok in Senato. Maggiori entrate da lotta evasione a riduzione tasse
(ANSA) - ROMA, 5 dic - Le maggiori entrate fiscali che l’erario incassera’ nel 2007 dalla lotta all’evasione saranno utilizzate per ridurre le tasse. L’alleggerimento andra’ prioritariamente ai contribuenti a basso reddito e agli incapienti: lo prevede il primo emendamento alla finanziaria approvato in commissione Bilancio al Senato. La norma non fa espresso riferimento all’aumento delle pensioni minime. Fissata il 30 settembre la verifica del gettito ’permanente’ da utilizzare per il calo delle tasse.
Ultime correzioni di governo e maggioranza alla Finanziaria. Cade il contributo di 25 euro per i "codici verdi" ma resta per i casi meno gravi
Cancellati i ticket per il pronto soccorso
Più soldi alle pensioni minime con il recupero dell’evasione fiscale
di ROBERTO PETRINI
ROMA - Più soldi per aumentare le pensioni minime e via i ticket sul pronto soccorso anche per le situazioni di media gravità, i cosiddetti "codici verdi". Si pagheranno 25 euro soltanto nei casi meno seri. Sono le ultime modifiche alla Finanziaria concordate tra il governo e la maggioranza. Le risorse per incrementare gli assegni delle pensioni arriveranno dalla lotta all’evasione fiscale. I dettagli dell’intervento saranno definiti nella trattativa con le parti sociali per la riforma della previdenza che partirà a gennaio.
Governo e maggioranza, dunque, "aprono" alla riduzione delle tasse finanziata con i proventi della lotta all’evasione. "Se continuano questi risultati dal 2008 si può prevedere una riduzione", ha detto il leader dei Ds Fassino. Gli ha fatto eco il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa: "Oggi ci sono 6-7 punti di pressione fiscale non realizzata a causa dell’evasione fiscale: se l’evasione sparisse si abbasseranno le aliquote e si redistribuirà il carico fiscale, non si fa la lotta all’evasione per fa pagare più tasse".
Ad un meccanismo automatico di restituzione dei proventi della lotta all’evasione provvede l’emendamento del presidente della Commissione Bilancio Morando per il quale tuttavia si prevede una estensione: le nuove risorse andranno anche alle famiglie, agli incapienti (gli strati più poveri della popolazione), e, come detto, alle pensioni minime. A ricordare come la situazione dei conti pubblici resti comunque sempre a rischio ci ha pensato il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco il quale ha annunciato che il rapporto deficit-Pil del 2006 è salito al 6 per cento ("E’ una eredità del centrodestra, qui dove ti rigiri trovi buchi", ha detto). I motivi sono quelli noti: le risorse necessarie a far fronte alla sentenza europea sull’Iva-auto e i debiti dell’alta velocità ferroviaria messi in carico all’anno 2006.
Si lavora intanto con ritmi serrati in Commissione Bilancio del Senato dove la "cabina di regia" governo-maggioranza ha tenuto i battenti aperti fino alla tarda serata. Si tenta anche la carta del dialogo con l’opposizione, in vista dell’inizio delle votazioni previsto per oggi, la capogruppo dell’Ulivo Anna Finocchiaro incontrerà i senatori della Cdl.
Sul fronte delle misure si annuncia un ennesimo cambiamento alla disciplina delle imposte sulle successioni: qualche giorno fa il governo aveva ammorbidito il trattamento tra fratelli avvicinandolo a quello tra coniugi (senza franchigia ma con una aliquota del 4 per cento), ieri una nuova modifica prevede invece una franchigia di 100 mila euro ad erede-fratello oltre la quale si paga il 6 per cento. Resta ancora aperta la questione della cedolare del 20 per cento sugli affitti: potrebbe finire nel disegno di legge delega sull’armonizzazione delle rendite finanziarie. Accordo fatto anche sulle misure salva-precari della scuola.
Per quanto riguarda la questione delle concessioni autostradali, la maggioranza sta valutando di modificare l’emendamento già presentato dal governo per ampliare il numero dei lavori e dei servizi in appalto da escludere dall’obbligo della gara. Dovrebbe essere precisato meglio che anche le società legate alle concessionarie potranno partecipare alle gare purché non progettiste.
Un emendamento dovrebbe riguardare i costi della politica, dagli emolumenti ad alcuni meccanismi inutili. Infine i musicisti dilettanti: un emendamento della maggioranza prevede che fino a 7.500 euro di guadagno non pagheranno né tasse né contributi Enpals.
(la Repubblica, 5 dicembre 2006)
Modificato l’emendamento: le liste che non saranno più cancellate nel giro di 3 anni, ma congelate in attesa che tutti gli iscritti trovino una cattedra fissa
Scuola, arriva la norma "salvasupplenti" le graduatorie diventano a esaurimento
di SALVO INTRAVAIA
In arrivo la norma "salvasupplenti" per la scuola. Il governo ha infatti presentato un emendamento al comma 262 della Finanziaria che dovrebbe porre fine alla querelle sulle graduatorie provinciali permanenti (le liste utilizzate il reclutamento del 50 per cento degli insegnanti assunti nella scuola) sollevate all’indomani della presentazione della manovra di bilancio alla Camera.
Il nuovo testo che, secondo le prime indiscrezioni ha già raccolto il parere favorevole di tutte le forze politiche all’interno della maggioranza, e di parte della opposizione, modifica la precedente formulazione - che prevedeva la cancellazione delle graduatorie permanenti a partire dall’anno scolastico 2010/2011 - nella versione più soft delle graduatorie ’ad esaurimento’. "Si vogliono tutelare, da un lato, tutti coloro che hanno maturato aspettative" - spiega Mariangela Bastico, veceministro della Pubblica istruzione. Ma non solo. "Bloccando l’aggiornamento delle graduatorie, tranne per coloro che hanno già intrapreso la strada dell’insegnamento - prosegue la Bastico - e dopo la verifica intermedia entro 18 mesi dall’entrata in vigore della Finanziaria, si vogliono riscrivere le regole per il reclutamento degli insegnanti per evitare di produrre nuovo precariato. L’auspicio è che l’eventuale approvazione dell’emendamento in commissione Bilancio del Senato produca la modifica del testo in aula".
In altre parole le graduatorie permanenti, che al momento vedono presenti a livello nazionale 304 mila insegnanti abilitati, non verrebbero più cancellate nel giro di tre anni ma, anche in vista delle 150 mila assunzioni programmate dal governo Prodi, verrebbero congelate in attesa che tutti gli iscritti trovino una cattedra fissa. Insomma, la modifica metterebbe al sicuro i diritti maturati da coloro che avevano investito sull’insegnamento.
Secondo le prime informazioni gli ultimi a potersi inserire in graduatoria saranno coloro che hanno iniziato un percorso di abilitazione (Ssis e corsi abilitanti riservati) o che sono già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento. Dopo, l’esecutivo penserà un nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti, attualmente reclutati per metà attraverso le graduatorie permanenti e per l’altro 50 per cento per mezzo dei concorsi a cattedre banditi ogni tre anni.
Le prime reazioni dei sindacati, che anche per questo motivo hanno proclamato per l’11 (insegnanti della scuola materna, elementare e media) e il 13 dicembre (i prof della scuola superiore) la mobilitazione della categoria, sono positive. "Si tratterebbe di un atto di giustizia nei confronti di tutti gli insegnanti che hanno maturato diritti negli ultimi anni e per coloro che hanno già intrapreso la strada dell’insegnamento - dichiara Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola - Ma allo stesso tempo una risposta alle rivendicazioni del sindacato e un importante segnale positivo di continuità per l’intero sistema scolastico nazionale".
Più cauto Massimo Di Menna, della Uil Scuola. "Se verrà approvato, è un fatto sicuramente positivo per chi aspetta da anni l’immissione in ruolo - dice Di Menna - Ma si tratta solo di un punto della vertenza sulla scuola che resta aperta".
"Soddisfatto" Enrico Panini, della Flc Cgil, che valuta l’apertura del governo come "Un primo passo. Occorre vigilare l’iter parlamentare della Finanziaria - aggiunge - per non avere sorprese finali".
(la Repubblica, 4 dicembre 2006)
Emendamento alla Finanziaria concordato dalla maggioranza. Parte degli introiti fiscali alle ’fasce deboli’, comprese le famiglie
Finanziaria, le maggiori entrate fiscali a sostegno delle pensioni minime
Allo studio l’eliminazione del ticket sul ’codice verde’ al pronto soccorso
ROMA - Le maggiori entrate fiscali incassate quest’anno verranno utilizzati - oltre che per abbassare la pressione fiscale - anche per sostenere le fasce deboli: incapienti, famiglie povere con bambini, pensionati al minimo. Lo prevede un emendamento alla Finanziaria concordato dalla maggioranza e dal governo riuniti nella ’cabina di regia’ al Senato che il relatore si appresta a predisporre.
’’C’è un accordo politico per dare maggiori sostegni a queste categorie di cittadini - ha spiegato il capogruppo Prc di Palazzo Madama, Giovanni Russo Spena - un’azione che si renderà possibile grazie alle maggiori entrate fiscali che attualmente ammontano al 12,5% e che domani potranno magari scendere a una quota dell’8, 9, 10%. Si tratta comunque di importi significativi’’. L’emendamento dovrebbe prevedere che le maggiori entrate fiscali andranno ripartite tra azioni di riduzione di pressione fiscale e sostegno alle fasce deboli.
Tecnicamente, poichè gli introiti non sono ancora certi, un successivo ordine del giorno impegnerà il governo a tale azione nell’ambito del collegato fiscale sulle rendite fiscali che sarà approvato entro gennaio e il provvedimento di riforma delle pensioni, che dovrebbe essere approvato entro marzo.
Allo studio inoltre la possibilità di eliminare il ticket sul pronto soccorso per il ’codice verde’. Il ticket, quindi, resterebbe soltanto per gli interventi classificati con il ’codice bianco’, quelli cioè in assoluto meno gravi.
I lavori della cabina di regia proseguirano fino alle 14,00 quando si interromperanno per l’avvio in commissione Bilancio (ale 15,00) dell’illustrazione degli emendamenti all’opposizione, in vista dell’inizio delle votazioni, atteso domani a mezzogiorno. In serata nuova maratona della cabina di regia.
(la Repubblica, 4 dicembre 2006)
Finanziaria, accordo sulla rottamazione *
Torna la rottamazione per le auto. Maggioranza e governo hanno finalmente trovato l’accordo: sono state accolte le proposte de Verdi, che fra l’altro consentono anche a chi non vuole o non può comprare un auto nuova di usufruire del bonus. In cambio, infatti arriva l’abbonamento per un anno ai mezzi pubblici. Introdotto anche un tetto (la soglia è ancora allo studio, ma oscilla fra i 2000 e i 2600 kg) per l’acquisto del nuovo autoveicolo. Sono queste alcune delle novità che verranno introdotte in finanziaria e che ora dovranno essere messe nero su bianco dal governo in un emendamento ad hoc.
Si è stabilito, in poche parole, un tetto al peso delle nuove vetture da acquistare, con un limite nell’ordine dei 2.000/2.600 chili: «insomma, non si potrà rottamare una Panda per comprare un Suv», ha spiegato il senatore Natale Ripamonti dei verdi. Sono previste «la possibilità di trasformazione a Gpl o metano» e, ancora, quella di rottamare un’auto inquinante senza dover per forza comprarne una nuova e ottenendo in cambio un abbonamento annuale ai mezzi pubblici. La quota di Iva «eccedente il maggior gettito Iva previsto dalla proposta» andrà al Fondo per la mobilità e la demolizione dell’auto «dovrà essere effettiva».
Nei giorni scorsi era stato presentato un emendamento, preparato dal governo ma a firma di due senatori dell’Ulivo (Lusi e Legnini) che prevedeva il bollo gratis per due o tre anni e un bonus che varia dagli 800 euro per i veicoli normali fino ai 2.000 euro per le vetture elettriche, Gpl e Metano. E proprio le vetture a Gpl e Metano dovrebbero essere favorite dalle novità introdotte su proposta dei Verdi con l’arrivo di incentivi a chi dalla benzina passa forme di alimentazione del motore più eco-compatibile.
* www.unita.it, Pubblicato il: 04.12.06, Modificato il: 04.12.06 alle ore 12.09
Finanziaria, più fondi alla ricerca e per i precari *
Valgono complessivamente 750 milioni di euro le modifiche alla finanziaria concordate da maggioranza e Governo. Ma non si tratterà di nuove tasse: a quanto si apprende da fonti dell’esecutivo metà di questa cifra arriverà da riduzioni della spesa e l’altra metà da nuove entrate. Infatti, circa 400 milioni dovrebbero arrivare dal settore dei giochi.
Alla Commissione Bilancio del Senato sono stati depositati poco meno di 5.000 emendamenti alla manovra economica. Ma di queste soltanto Sono 217 sono stati presentati dal governo (169 emendamenti) e dal relatore Gianfranco Morgando (48).
Visto il grande numero di emendamenti che sono stati depositati, il governo non esclude di utilizzare la fiducia. Sulla manovra «siamo all’inizio, non escludo che si possa o si debba mettere la fiducia per evitare l’esercizio provvisorio del bilancio dello Stato», dice il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. Sono moltissime comunque le modifiche in arrivo:
Ricerca e Università
Arrivano altre risorse per la ricerca e l’università. Da una serrata discussione avvenuta nella "cabina di regia" di governo e maggioranza in senato è emerso l’orientamento di un incremento di 100 milioni dei capitoli università e ricerca. Ora l’attuazione dell’intesa politica è subordinata al reperimento della copertura da parte del governo.
Salta il 3% sulle pensioni d’oro
Salta il contributo di solidarietà sulle pensioni che superano il limite di cinquemila euro mensili. Il consiglio dei ministri ha approvato le linee di modifica della riforma del risparmio.
Contributi per i lavoratori atipici
Un emendamento del relatore stanzia 27 milioni di euro per «l’erogazione di contributi ai collaboratori coordinati e continuativi, compresi i collaboratori a progetto, per le spese documentate sostenute entro il 31 dicembre 2007 per l’acquisto di un personale computer nuovo di fabbrica». I regolamenti saranno fissati entro 70 giorni dall’entrata in vigore della finanziaria.
Concessione alle Autostrade
Arrivano le modifiche del governo alle norme sulle concessioni autostradali contenute nell’ex articolo 12 del decreto fiscale collegato, che ostacolava la fusione Autostrade-Abertis. L’emendamento del governo contiene alcune sostanziali aperture alle società autostradali. Tra le principali modifiche, l’esplicito riconoscimento al concessionario del "diritto di indennizzo" in caso di estinzione del rapporto concessorio.
Editoria
Tornano i 40 milioni di euro a favore dell’editoria, che erano stati tagliati dal decreto Bersani. È quanto si apprende da fonti della maggioranza.
Trasporto locale
Il governo stanzia le risorse per il rinnovo del contratto di lavoro del secondo biennio economico (2006-2007) delle aziende del trasporto pubblico locale, proprio nel giorno dello sciopero. Le risorse ammontano a 40 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2007-2009.
Assegni familiari
Le famiglie numerose, quelle cioè dove ci sono almeno tre figli, potranno beneficiare dell’assegno familiare fino al compimento dei 21 anni. A patto che i figli siano studenti o apprendisti. Il limite è a 26 anni se si tratta di studenti universitari. Un emendamento del governo precisa infatti che «nel caso di nuclei familiari con più di tre figli o equiparati di età inferiore a 26 anni compiuti, ai fini della determinazione dell’assegno rilevano al pari dei figli minori anche i figli di età superiore a 18 anni compiuti e inferiore a 21 anni compiuti purché studenti o apprendisti».
Case popolari e "agenzie per l’affitto"
Un emendamento del relatore prevede l’aiuto alle case popolari, con la nascita delle agenzie per l’affitto e le agevolazioni ai proprietari che mettono immobili a disposizione. «Al fine di aumentare l’offerta di alloggi in affitto da destinare, con priorità, a persone aventi requisiti per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica», nascono, promosse dai comuni e dagli istituti autonomi case popolari, le agenzie per l’affitto che faranno da intermediari tra proprietari di immobili e affittuari. i proprietari che conferiscono alle agenzie gli immobili avranno delle agevolazioni fiscali.
Agevolazioni per l’acquisto dei libri
Sempre a favore delle famiglie, un emendamento alla Finanziaria del relatore prevede, nell’ambito delle agevolazioni per l’acquisto di libri di testo scolastici, «l’assegnazione, anche in comodato, dei libri di testo degli alunni, in possesso dei requisiti che adempiono l’obbligo scolastico».
Indennizzi ai familiari delle vittime di Ustica e della "Banda della Uno Bianca"
Anche i familiari delle vittime di Ustica e i familiari delle vittime e i superstiti della «banda della Uno bianca» avranno diritto ai benefici previsti per le vittime degli atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice. L’emendamento modifica la legge varata il 3 agosto del 2004, specificando che le disposizioni della legge «si applicano inoltre ai familiari delle vittime del disastro aereo di Ustica del 1980, nonché ai familiari delle vittime e ai superstiti della cosiddetta "banda della Uno bianca"». A tal fine, sono stanziati 12 milioni di euro.
Incentivi per gli studi della Musica
Un fondo di un milione di euro dal 2007 al 2009 per incentivare le attività musicali dei giovani. Un emendamento del relatore lascia «la scelta delle attività da finanziare e la ripartizione» a un decreto del ministero per le politiche giovanili, sentito il ministro dell’istruzione.
* l’Unità, Pubblicato il: 01.12.06 Modificato il: 01.12.06 alle ore 18.49
Brutti segnali *
Per l’Unione al Senato è stata una pessima giornata, inutile negarlo. Il voto contro la Finanziaria della commissione Difesa risente di quel peccato originale che si chiama Sergio De Gregorio, il senatore eletto con l’Italia dei Valori e poi andato a destra in cambio di una presidenza. Un grosso guaio per la maggioranza visto che le decisioni della commissione rimarranno appese a un sì o un no del disinvolto personaggio.
Comprendiamo perciò Anna Finocchiaro, energica presidente dei senatori ulivisti, quando dice di non stupirsi più delle piroette alla De Gregorio. Ma ancora di più siamo con lei quando giudica del tutto «fuori luogo», poiché non rispecchia la posizione dell’Ulivo, l’ordine del giorno di critica al decreto Turco sulla droga, approvato con i voti dell’Ulivo medesimo dalla commissione Sanità di palazzo Madama. L’origine di quest’altro pasticcio sta nel documento, non certo positivo per il ministro della Sanità, scritto da Paola Binetti con la collaborazione di Emanuela Baio, anch’essa Margherita.
Ora, non da oggi, la Binetti ha sui temi cosiddetti etici una rispettabilissima visione personale, assai apprezzata dalla gerarchia vaticana ma sovente in contrasto con le linee guida del famoso programma di governo. Quando però una posizione individuale finisce per orientare l’atteggiamento di un gruppo parlamentare, facendolo sbandare, quella stessa posizione diventa un caso politico. E dunque, sulla droga ma anche sulle unioni di fatto o sulla fecondazione assistita o sul testamento biologico la linea dell’Ulivo chi la detta? I ministri responsabili o Paola Binetti? Sull’argomento urge, evidentemente, una parola di chiarezza da parte dei vertici del costituendo partito democratico.
* www.unita.it, Pubblicato il: 30.11.06 Modificato il: 30.11.06 alle ore 13.33
Rapporto 2006 Ocse boccia la Finanziaria L’Ue conferma giudizio positivo *
L’Istituto di Parigi critica la manovra: è troppo basata sulle tasse. La replica del commissario Almunia: per l’Ue i conti sono in regola *
ROMA «La nostra previsione è al di sotto del 3%, al 2,9% per il 2007. So che ci sono altre istituzioni, siamo diversi, capita». Così il commissario europeo agli Affari economici, Joaquin Almunia, ha ribadito le stime dell’esecutivo europeo in risposta alle cifre diffuse in mattinata dall’Ocse, secondo cui per l’anno prossimo il disavanzo italiano sarà al 3,2%. Stime che, ha però messo in evidenza il ministero del Tesoro in serata, sono basate su una definizione di spesa per interessi derivata dalla contabilità nazionale, anziché sull’aggregato utilizzato ai fini di Maastricht. Armonizzando le impostazioni contabili, il deficit 2007 per l’Ocse sarebbe infatti del 3%, ossia «sostanzialmente in linea con quanto previsto dalla Commissione», chiariscono da via XX Settembre. Una correzione possibile, è tornato a ribadire Almunia, a condizione che la Finanziaria venga «adottata con i dati aggregati che sono stati presentati», mentre sull’utilizzo delle maggiori entrate registrate nei primi 11 mesi dell’anno, il commissario ha dato una risposta inequivocabile: «Per tagliare il deficit, sempre».
Dopo aver delineato un quadro assai critico dei conti pubblici italiani, l’istituto parigino in serata ha riconosciuto di aver fatto alcuni errori, in particolare quando ha sottolineato la mancanza di uno «sforzo serio di riduzione della spesa». Secondo la rettifica emessa dall’Ocse, la frase corretta recita: «In Italia la correzione dei conti pubblici è dovuta principalmente alla maggiore pressione fiscale e sono necessari più sforzi per ridurre la spesa». Una gaffe che non cambia tuttavia il messaggio che Jean-Philippe Cotis, economista capo dell’Ocse, ha lanciato all’Italia: «Il risanamento dei conti pubblici è necessario, ma non sufficiente: servono ampie riforme strutturali per tutta l’economia», poiché alcuni settori sono «sovra regolati», con «problemi strutturali sulla competitività».
Sul fronte della crescita, per l’Italia il 2006 segnerà il primo anno positivo dopo quattro e mezzo di «quasi stagnazione», con un Pil in progresso dell’1,8%, a cui seguiranno un lieve rallentamento, all’1,4% nel 2007, prevalentemente a causa della stretta necessaria a risanare i conti, e un rimbalzo positivo nel 2008 all’1,6%. Un quadro più roseo di quello delineato dalla Commissione, che vede una crescita dell’1,7% per il 2006 e dell’1,4% per il 2008, e coerente con quello descritto ieri dal ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa, che ieri, nel corso della sua fulminea apparizione all’Eurogruppo, ha sottolineato come «siamo ormai vicini al 2%» per quanto riguarda la crescita e come «la ripresa è in atto, ma il problema è che ora diventi crescita».
* La Stampa, 28.11.2006
L’OCSE SULLA FINANZIARIA: ’POCHI TAGLI ALLA SPESA’ *
ROMA - Le tasse aumentano più dei tagli alla spesa. E’ il giudizio dell’Ocse sulla Finanziaria per il 2007, una manovra in cui "l’aggiustamento dei conti pubblici è principalmente legato all’aumento delle tasse, mentre servono più sforzi per ridurre la spesa". Un giudizio segnato anche da un duello sul deficit: è al 3,2% per gli economisti di Parigi, no, è in linea con le stime Ue al 2,9%-3%, ha replicato il ministero dell’Economia. Ciò che più preoccupa l’Organizzazione parigina e che viene ribadito in diverse parti del suo Economic Outlook, è la composizione della manovra, troppo incentrata sull’aumento delle entrate e poco sui tagli alle uscite. I timori dell’Ocse riguardano soprattutto la possibilità che le maggiori entrate fiscali attese dalla lotta all’evasione si rivelino inferiori alle attese dell’esecutivo.
SI RISCHIA EFFETTO SU CONSUMI - Si rischia così "un effetto depressivo sulla crescita dei consumi", mentre potrebbero "aumentare i disincentivi al lavoro ed agli investimenti", con effetti negativi sulla crescita economica complessiva. Non stupisce quindi il richiamo al "contenimento della spesa, soprattutto nel campo delle pensioni, del pubblico impiego, delle amministrazioni locali e della sanità", temi indicati dal Governo nel Dpef. L’attenzione, quindi, torna sul tema della riforme: è lo stesso capoeconomista Jean Philippe Cotis a sottolineare che "il problema di bilancio dell’Italia si risolverà solo grazie a vaste riforme" sulle quali si gioca "la sopravvivenza del Paese". Secondo Cotis, le intenzioni del Governo "sono buone, la dottrina è buona. Adesso bisogna vedere come viene applicata".
DEFICIT/PIL SOPRA IL 3% NEL 2007 - Per il quinto anno consecutivo l’Italia potrebbe violare i limiti del Patto di Stabilità, chiudendo il 2007 con un deficit al 3,2% del Pil, che salirebbe poi al 3,3% nel 2008. E’ questa l’indicazione peggiore fornita dall’Ocse, anche se le stime dell’organizzazione rappresentano un unicum nella comunità finanziaria, visto che Fmi, Ue e Banca d’Italia si attendono tutti un deficit 2007 sotto il 3% del Pil.
TESORO REPLICA, DEFICIT IN LINEA CON COMMISSIONE UE - Il Ministero ha sottolineato che la definizione di spesa per interessi usata dall’Ocse deriva dalla contabilità nazionale e non dai criteri di Maastricht. Nel 2005, questa differenza ha rappresentato lo 0,15-0,2% del Pil. Se ne deduce, spiega il Ministero, che il deficit, calcolato dall’Ocse con i criteri Ue, si attesterebbe nel 2007 al 3%, "sostanzialmente in linea con il 2,9% previsto dalla Commissione Ue".
BENE CRESCITA E OCCUPAZIONE - L’Italia, scrive l’Ocse, con la crescita dell’1,8% con cui si avvia a chiudere il 2006, ha messo la parola "fine a quattro anni e mezzo di quasi stagnazione". Per il 2007 l’Ocse prevede una frenata dell’economia, ma la stima di crescita dell’1,4% è comunque superiore al +1,3% previsto a maggio. Per il 2008, inoltre, è atteso un rimbalzo della crescita del Pil all’1,6%. Positivo il contributo dell’export e della crescita occupazionale, che "ha di nuovo superato quella della produzione nella prima metà del 2006". L’Ocse prevede un aumento dell’occupazione dell’1,7% nell’anno in corso, contro la stima di un +0,6% rilasciata in precedenza. Alzata dallo 0,4% allo 0,8% anche la stima per il 2007, mentre nel 2008 l’aumento è atteso all’1%.
IN UE LIEVE FRENATA NEL 2007 - La crescita dell’economia nell’Eurozona si attesterà al 2,6% nel 2006, per scendere al 2,2% nel 2007 e risalire al 2,3% nel 2008. L’andamento positivo dell’area euro giustifica le mosse che la Bce, nelle previsioni dell’Ocse, potrebbe adottare sul tasso di rifinanziamento, portandolo al 4% all’inizio del 2008. L’Europa, inoltre, non deve temere il rafforzamento dell’euro sul dollaro, mentre deve ’accontentarsi’ della riduzione vista sinora sul prezzo del petrolio: "appare improbabile che il greggio possa scendere nel breve termine ai livelli di diversi anni fa", si legge nel rapporto.
* ANSA » 2006-11-28 11:00
DL FISCALE E’ LEGGE: NOVITA’ DA SUCCESSIONI A BOLLO AUTO
ROMA - Dalle nuove norme per le concessioni autostradali all’aumento del bollo per i motorini che inquinano, dalla reintroduzione della tassa di successione per i patrimoni sopra a 1 milione alle norme chiudi-negozio per chi non stacca scontrini fiscali: sono queste alcune delle misure del decreto fiscale licenziato definitivamente dal Senato, che contribuisce alla manovra per 6,7 miliardi di euro.
L’ok di Palazzo Madama arriva sul testo così come era stato votato dalla Camera. A presentare emendamenti è stata solo l’opposizione e non è passata nessuna proposta di modifica. C’é però un impegno da parte del governo ad accogliere in Finanziaria gli argomenti di discussione del decreto fiscale accolti dal governo. Il decreto votato dal Senato è una legge ’corposa’ di soli 2 articoli ma complessivamente di 200 commi, ciascuno dei quali, più o meno, prevede una specifica disposizione. Ecco le principali misure contenute nel decreto fiscale che è stato approvato definitivamente:
SUCCESSIONI E DONAZIONI: Arriva la franchigia da un milione di euro per i coniugi e i figli e vale per ciascun erede diretto. Nel caso di beni immobiliari, a fare da riferimento è il valore catastale. Le aliquote da applicare sull’imposta sono: il 4%, per la parte eccedente la franchigia di 1 milione, per il coniuge e i parenti in linea diretta; 6% per parenti in linea collaterale fino al quarto grado e affini fino al terzo; 8% per tutti gli altri. E’ stato accolto un ordine del giorno che impegna il governo ad alleggerire (introducendo la franchigia) anche le successioni tra i fratelli, sui parenti handicappati (con aliquote ridotte) e sulle imprese agricole (con previsioni di agevolazioni).
AUTOSTRADE: Cambiano le norme per le concessionarie autostradali. Rispetto al testo iniziale è stata fatta una modifica che va incontro alle richieste di Bruxelles, ovvero l’abolizione del tetto del 5% posto per il voto dei costruttori che partecipano alle società concessionarie. Anche per questa norma, come per le successioni, si dovrebbero fare approfondimenti in sede di Finanziaria. Sulla riforma, inserita originariamente all’articolo 12 del decreto, si focalizza lo scontro sulla fusione tra Autostrade ed il gruppo spagnolo Abertis che ha portato anche all’avvio di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. Le nuove norme, difese dal ministro Antonio Di Pietro, non piacciano alle concessionarie autostradale (sono state duramente criticate dall’Aiscat) perché viste come una modifica unilaterale alle diverse convenzioni attualmente in vigore (che verrebbero sostituite da un nuovo quadro unico di regole). Dopo il primo no del governo alla fusione italo-spagnola, poi superato proprio dalle nuove regole previste nel decreto, per Autostrade ed Abertis il testo rappresenta ancora un ostacolo alla fusione.
IVA AUTO AZIENDALE: Viene modificato in senso restrittivo il regime di deducibilità dei costi relativi ai mezzi di trasporto utilizzati a fini aziendali.
BOLLO MOTO: Stangatina sulla tassa di circolazione per le due-ruote inquinanti, quelle Euro 0. Fino a 11 kw si pagheranno 26 euro e ci sarà un maggiore aggravio per ogni kw di potenza superiore di 1,70 euro.
SCONTRINI: Occorreranno tre infrazioni nell’arco di cinque anni per far scattare la chiusura degli esercizi commerciali che, però, potrà anche essere immediata.
ATLETI: Giro di vite da parte del fisco sui contratti di sponsorizzazione: dovranno essere inviati telematicamente alle Entrate. La norma vale per i calciatori ma non solo.
AUTO: Al via misure per bloccare l’elusione del pagamento Iva. Nelle transazioni intracomunitarie, prima di immatricolare un’auto occorrerà provare che l’Iva è stata pagata.
SICUREZZA STRADALE: Blocco della circolazione per due mesi nel caso di guida di un motorino senza protezione, o con il casco non allacciato, ma anche se si porta un passeggero che non lo indossa. Se questo accade per una seconda volta in 2 anni scatta un nuovo blocco, a 90 giorni.
DUTY-FREE: Uffici e negozi situati in stazioni e aeroporti da ora in poi pagheranno l’Ici.
ORATORI: Aumenta del 40% il moltiplicatore delle rendite catastali,ai fini Ici,per pinacoteche,convitti,scuole, ospedali.
INFRASTRUTTURE: Una parte delle risorse destinate alla costruzione del ponte sullo stretto, circa 50 milioni di euro, saranno destinate per il 70% alla realizzazione di strade in Sicilia, per il 30% alla Calabria.
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: Nasce un Fondo (100 milioni di euro per il prossimo triennio) con l’obiettivo di potenziare il settore, soprattutto sotto il profilo della sicurezza.
AUTOTRASPORTO: Passa da 50 a 170 milioni la dotazione finanziaria per pagare i premi Inail 2006.
AGRICOLTORI: Arriva una sorta di ’no tax area’ per gli agricoltori che hanno un volume d’affari inferiore ai 7.000 euro l’anno. Saranno esonerati dal "versamento dell’imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili compresa la dichiarazione annuale".
FALSI E SIGARETTE: Verranno direttamente distrutte le merci bloccate dalle Dogane perché contraffatte, prima ancora della decisione di un magistrato come invece è oggi. Verranno anche distrutte le sigarette oggetto di contrabbando.
CAMPIONE D’ITALIA: Viene reintrodotto il cambio agevolato franco-euro per il pagamento dell’Irpef.
PETRUZZELLI: Per il teatro di Bari un contributo speciale a valere sulle entrate del lotto.
RAI e PARLAMENTO: Nasce l’archivio video delle sedute del Parlamento. Una norma prevede una convenzione gratuita fra la Rai, la Camera e il Senato.
* ANSA, 23.11.2006
Seduta dell’Aula rinviata a domani. Si voteranno altre 30 modifiche richieste dall’opposizione e poi l’intero dl
Decreto fiscale, l’Unione tiene al Senato bocciati 51 emendamenti della Cdl
Soddisfatta Anna Finocchiaro: "La maggioranza ha tenuto colpo su colpo". E sul Ponte di Messina la Lega ha votato con la maggioranza *
ROMA - L’Unione regge in Senato. La maggioranza, dunque, ha vinto la prova della compattezza sul decreto fiscale. Nonostante i numeri risicati, il centrosinistra è riuscito a procedere speditamente e senza il ricorso alla fiducia verso l’approvazione del provvedimento. E ha tenuto per cinquantuno votazioni.
Nel pomeriggio il confronto è stato a favore della maggioranza per trentotto volte: in ventisei occasioni l’Unione ha raggiunto centosessantadue voti, aggiungendo ai suoi centocinquantasei i cinque senatori a vita e il ’frontalista’ Luigi Pallaro. Ma non è riuscita nell’obiettivo di esaurire tutti gli emendamenti, perché l’opposizione ha dilatato i tempi della discussione, tenendo l’Aula occupata per più di un ora a discutere di un ordine del giorno sul Ponte sullo Stretto. Domani sarà un altro giorno difficile: comincerà subito con le votazioni e con l’incognita di avere da subito tutti i senatori inchiodati agli scranni.
Solo un brivido, in mattinata, con un emendamento della Cdl che è stato bocciato per un solo voto di scarto, ma per il resto l’Unione ha retto anche in votazioni ’complicate’ come quella sulla cancellazione dell’Ici sulla prima casa, o sulle norme sulle concessioni autostradali o ancora sul ponte sullo Stretto di Messina. "La maggioranza - ha osservato soddisfatta la presidente dei senatori dell’Ulivo, Anna Finocchiaro, in serata - ha tenuto colpo su colpo".
Dopo che ieri la Cdl aveva tentato un mini ’blitz’ ritirando tutti gli iscritti a parlare e cercando di ’costringere’ la maggioranza a uscire allo scoperto sulla fiducia, i capigruppo dell’Unione si sono riuniti nella prima mattinata. E la linea che è emersa dall’incontro è stata quella di tentare la carta della tenuta con i propri numeri contando sulla presenza di tutti i senatori e sul supporto di quelli a vita (quattro che votano con il centrosinistra: Rita Levi Montalcini, Francesco Cossiga, Emilio Colombo e Oscar Luigi Scalfaro).
Le votazioni sono partite a raffica. In Aula, il presidente del Senato Franco Marini ha diretto i lavori a ritmo sostenuto. Per tredici volte la maggioranza ha respinto tutti gli emendamenti che la Cdl aveva presentato al primo articolo del provvedimento. Sulle misure per la lotta all’evasione il voto è stato da cardiopalma: Franca Rame ha sbagliato a pigiare il tasto e la proposta di modifica è stata bocciata con un solo voto di scarto: 157 contrari e 156 favorevoli. Poco dopo, nel voto su un emendamento sugli scontrini fiscali, i senatori a vita sono stati fondamentali: 157 sono i voti della Cdl contro i 160 della maggioranza.
Alla sospensione dei lavori per il pranzo, comunque, il centrosinistra è riuscito a portare a casa indenne l’esame dell’articolo 1. "Abbiamo assunto una posizione che stiamo perseguendo con grande serenità - sottolinea Finocchiaro - e che tra l’altro ha rasserenato anche il clima".
Nella pausa, comunque, i capigruppo di maggioranza si sono rivisti, decidendo di mantenere la linea decisa in mattinata. "Andiamo avanti", hanno fatto sapere i presidenti dei senatori del centrosinistra escludendo il ricorso alla fiducia.
Alla ripresa dei lavori a dare man forte alla maggioranza è arrivato anche Carlo Azeglio Ciampi. Il centrodestra non ha mancato di polemizzare sul voto dei senatori a vita. "Il centrosinistra - ha attaccato attacca Francesco Storace (An) - non aveva bisogno di scomodare i fulgidi padri della patria...". Forza Italia ha annunciato addirittura una proposta di legge per impedire il loro voto.
Ma anche sui banchi della Cdl c’è qualche assenza: Egidio Sterpa, Marco Follini (che arriva nel tardo pomeriggio) e Paolo Guzzanti (assente a causa di un grave lutto). C’è stato qualche pianista in azione tanto che è stato chiesto più volte il voto elettronico in modo che tutto restasse agli atti. "C’è una scheda - ha osservato ad un certo punto sornione il presidente Marini - che vota da sola...".
Tra i ’frontalieri’ del centrosinistra, Luigi Pallaro ha votato sempre con la maggioranza, mentre Sergio De Gregorio era assente. L’Unione ha continuato comunque a rimanere compatta. Anzi, il gap con i voti dell’opposizione è aumentato rispetto alla mattina garantendo costantemente 162-163 voti. Il centrodestra, tra i 148 e i 154, è sceso scende fino a 141 quando è stato votato, senza la Lega, un emendamento sullo stretto di Messina. In quella stessa votazione, l’ex-direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante, senatore dell’Ulivo, sbagliando ha votato a favore.
Il tour de force di votazioni si è chiuso bene per la maggioranza. E questo nonostante il cambio di ritmo nelle ultime due ore di confronto. Marini ha lasciato infatti la presidenza a Baccini che, per sua stessa ammissione, ha guardato con maggiore elasticità ai tempi. Anzi, su un ordine del giorno ha consentito l’intervento di numerosi senatori. Mugugni dalla maggioranza, che però si è accontentata del risultato ottenuto. E domani c’è il voto finale.
* la Repubblica, 22 novembre 2006
Almunia: «Italia inizia a recuperare»
Il commissario Ue agli Affari Economici ha presentato a Bruxelles il Rapporto sull’economia europea*
BRUXELLES - In Italia «insieme ad una perdita di competitività non si è prodotta una politica fiscale in grado di promuovere la crescita e solo ora si comincia a recuperare». È quanto ha dichiarato il commissario europeo per gli Affari economici Joaquin Almunia.
Il commissario Almunia, nel commentare la comunicazione della Commissione sull’economia dell’Ue per il 2006, ha sottolineato come «ci sono Paesi che anno dopo anno sono andati perdendo competitività, con un’inflazione alta e una crescita bassa». Tra questi Paesi Almunia ha annoverato in particolare quelli del sud dell’Europa, tra cui l’Italia, che dalle tabelle della Commissione risulta aver avuto una crescita tra le più basse e un’inflazione tra le più alte della zona euro.
* La Stampa, 22.11.2006
Finanziaria, dalla Camera sì alla fiducia Prodi: "Investimento per il riscatto"
Montecitorio ha approvato con 331 sì la fiducia sul maxiemendamento del governo. Domani è in programma quello definitivo sull’intero testo della legge. Nel maxiemendamento stanziato un miliardo per un anno per le missioni militari. Il presidente del consiglio rivendica il valore della manovra definendola "un atto di coraggio"
20:42 Bertinotti: "Spero ultima votazione con questo regolamento"
Fausto Bertinotti ribadisce la necessita di una revisione del regolamento per la sessione di bilancio. Il presidente della Camera sottolinea come su questo punto ci sia stato "un consenso unanime" sulla necessità di non votare una Finanziaria "con queste regole". "Quando per 4 anni consecutivi - dice interpellato dai cronisti dopo il voto dell’Aula - per concludere un itinerario previsto si arriva ad un voto di fiducia, è evidente che non siamo di fronte ad una manifestazione soggettiva, legata a questa esperienza di governo, ma ad un elemento di crisi del lavoro istituzionale che deve essere affrontato con determinazione".
20:12 Padoa Schioppa: "Con la fiducia fatto un passo importante"
"Con la fiducia è stato fatto un passo importante". Ha commentato così il ministro del Tesoro Tommaso Padoa Schioppa il voto della Camera sul maxiemendamento alla Finanziaria. "E’ un passo importante - ha aggiunto - ma non l’ultimo, per avere conti pubblici in equilibrio e più orientati allo sviluppo ed un sistema più socialmente equo". Il ministro ha sottolineato come il Parlamento abbia apportato "miglioramenti, ma non ha modificato l’impianto fondamentale della manovra approvato dal Consiglio dei ministri il 29 settembre". ’’Ora - ha concluso Padoa Schioppa - si volta pagina. Gli italiani possono sapere che se la finanziaria compira’ il cammino in Parlamento avranno conti pubblici a posto, non ci sara’ l’incubo di una crisi finanziaria e sara’ aperta la strada per una crescita duratura’’.
20:07 La Camera approva la fiducia sul maxiemendamento
Il governo ha ottenuto la fiducia sul maxiemendamento alla Finanziaria con 331 sì. I voti contrari sono stati 231. I votanti sono stati 562 e la maggioranza richiesta era di 282 voti.
* la Repubblica, 18.11.2006
"Attua un risanamento e infonde energie nello sviluppo"
«La manovra? Atto di coraggio per il futuro»
Il premier Prodi interviene al congresso della Dc: nessuno pretende che la Finanziaria sia applaudita ora; lo sarà tra un anno *
ROMA - «La Finanziaria è un atto di coraggio, un investimento di lungo periodo. Nessuno ha pretese che possa essere applaudita nel primo momento, sarà apprezzata quando inizierà, dall’anno prossimo, a dare i suoi frutti». Lo ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi intervenendo al congresso della Dc. «La Finanziaria - ha aggiunto il premier - è stata criticata da ogni lato, ma io ho voluto che questa manovra fosse l’inizio di un grande cambiamento per il Paese. Questa manovra attua un risanamento, ma contemporaneamente infonde energie nello sviluppo e pensa a redistribuire il reddito».
«COME DE GASPERI» - Prodi ha affrontato poi la questione delle lamentele che la manovra ha sollevato: «L’aggiustamento non può essere indolore - ha spiegato - perchè le cose indolori non esistono quando si vuole guarire da una malattia». Facendo un riferimento ai padri della Dc, uno su tutti Alcide De Gasperi, il premier ha poi aggiunto: «con la stessa serietà di De Gasperi deve contraddistinguersi il governo italiano».
Corriere della Sera, 18 novembre 2006
Il voto sul maxiemendamento previsto per questa sera
Finanziaria, il governo pone la fiducia
L’annuncio alla Camera del ministro per i Rapporti con il parlamento, Vannino Chiti: «Avremmo voluto evitarla» *
ROMA - La decisione era nell’aria e alla fine l’annuncio ufficiale è arrivato: il governo ha posto in aula alla Camera la fiducia sul maxiemendamento alla finanziaria presentato giovedì sera. Ad annunciarla è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. «Avevamo pensato che la fiducia si potesse evitare - ha detto il rappresentante del governo -: sarebbe stato possibile se fossero stati ritirati gli emendamenti dell’opposizione o se ci si fosse concentrati solo su sette-otto punti come era stato annunciato da autorevoli leader della Cdl. Così non è stato ed è stata un’occasione perduta per tutti».
IL VOTO - La fiducia, richiesta per accelerare i tempi di approvazione facendo decadere tutti gli emendamenti presentati, sarà votata con tutta probabilità questa sera e le procedure di approvazione della manovra si dovrebbero concludere domenica. Tempi e modalità del voto saranno in ogni caso concordati dalla conferenza dei capigruppo.
IL MAXIEMENDAMENTO - Il maxiemendamento - contro il quale in mattinata si era espressa l’Anci, l’associazione che riunisce i comuni italiani - raccoglie circa 200 articoli del disegno di legge (la Camera aveva finora votato 15 articoli su 217) in un unico articolo che conta un migliaio di commi. Il testo contiene anche alcune novità, come la riduzione del ticket sulle prestazioni non urgenti del pronto soccorso (che passa da 27 a 25 euro) e la reintroduzione della possibilità di destinare ad associazioni umanitarie e no profit il 5 per mille della dichiarazione dei redditi.
BONUS PER TV DIGITALE - Il testo prevede anche un bonus fino ad un massimo di 200 euro per chi acquista una Tv digitale. In sostanza, viene inotrodotta una detrazione del 20% sull’Irpef sulle spese sostenute entro il 31 dicembre del 2007, fino a un importo massino di 1.000 euro, per chi acquista un apparecchio televisivo che sia dotato anche di sintonizzatore digitale integrato.
Corriere della Sera, 18 novembre 2006
Intervista a tutto campo del premier alla britannica Bbc La Finanziaria serve a "redistribuire". Alitalia "va privatizzata"
Prodi: "Italia addormentata ma io ho suonato la sveglia"
E sull’Afghanistan: "Restiamo ma non prenderemo altre responsabilità" Sul velo: "Una scelta corretta, ma il volto deve essere visibile" *
ROMA - L’Italia è un paese "ancora addormentato, ma sta cominciando a svegliarsi, siamo all’inizio della giornata". Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, intervistato ieri alle 20 dalla Bbc, risponde al giornalista che gli chiede se il paese sia ancora addormentato. "Perché ho suonato la sveglia? Perché se in termini di crescita sei il venticinquesimo paese su venticinque devi svegliarti".
Quanto alla vita del governo Prodi è certo: "Può avvenire che cada, ma nessuno è interessato a far cadere il governo perché essi cadrebbero con me". Secondo il premier, "nessun governo ha preso così tante decisioni in sei mesi".
Poi Prodi affronta di buon grado anche il tema della crisi dell’ Alitalia che, spiega il remier, "deve essere privatizzata", anche se i tempi non sono stabiliti e "per quanto riguarda i partner ho detto chiaramente che non escludo alcuna partnership. Il mio governo è impegnato a trovare una soluzione rapida al problema".
A quanti lo accusano di essere a favore di un’economia burocratizzata Prodi ricorda che "ho avuto la responsabilità di privatizzare la gran parte delle aziende italiane quando ero presidente dell’Iri. Mi sono battuto per quello". Ecco perchè "io penso che si deve vivere nel mercato e Alitalia deve vivere nel mercato".
Sulla Finanziaria il premier dice che non è stata pensata contro gli abbienti, ma per "redistribuire". "Prima di tutto, i cambiamenti che ho apportato sono leggeri, e fino a un reddito annuale di 40.000 euro il contribuente migliora. Dopo quel livello si è leggermente colpiti. Io sono stato contrario ad una aliquota più alta e ho approvato solo le mie correzioni. Ma la direzione è di una migliore distribuzione dei redditi".
Quindi una stoccata al precedente governo di centrodestra: Guardi, io sono un economista come lei sa e trovo che negli ultimi anni l’Italia è stato il paese con maggiori disuguaglianze fra i grandi paesi europei, peggio dello stesso Regno Unito in termini di distribuzione del reddito".
In merito al caso del velo portato dalle donne islamiche e che tante polemiche ha scatenato anche in Gran Bretagna Prodi torna a ribadire la propria posizione: "Per quanto mi riguarda il velo è perfetto, il problema è che si deve vedere il volto. Questa è una cosa completamente diversa, pensi a quante suore vede lei in Italia...". E spiega: "Io penso che questa sia una norma della nostra società, abbiamo bandito i giovani che andavano alle dimostrazioni con la faccia coperta. Penso che si debba rendere visibile la faccia. Ma il velo, come ogni simbolo religioso, penso che sia perfettamente corretto".
Infine la politica estera: il premier ha detto che l’Italia non se ne andrà dall’Afghanistan ma "non prenderemo responsabilità in più". Quindi ribadisce la propria visione internazionale multilaterale: "Ho sempre preso le distanze dall’unilateralismo, e questo malgrado io abbia sempre avuto con gli americani e gli inglesi tante conversazioni amichevoli... Ma nessuno nel mondo d’oggi può assumere la leadership da solo". (16-11-2006)
Prodi: "Siamo una squadra di calcio che riparte da meno 26" *
ROMA - "Siamo come una squadra di calcio che riparte da meno 26". Lo ha detto il premier Romano Prodi a Skytg24, parlando del governo e del paese e spiegando che servono invece sacrifici da parte di tutti, senza la difesa di "interessi particolari". "Venti sono i miliardi di euro necessari per i parametri europei - spiega Prodi - 6 invece il deficit di Ferrovie e Anas’’.
Basta corporazioni. Il premier dice "basta con le corporazioni" e ammonisce: "Se tutti difendono l’interesse particolare, ancorchè legittimo siamo finiti". Infine l’evasione fiscale che Prodi definisce "un problema etico". E sulla possibilità di mettere la fiducia sulla Finanziaria, Prodi prende tempo: "E’ ancora evitabile". A meno che la Cdl "non metta in campo tattiche dilatorie". In questo caso "la fiducia è uno strumento che serve a evitare ritardi".
Prospettive del governo. "Tutti i problemi che ho posto non si risolvono nel bilancio di un anno. Per questo ho proposto un bilancio di cinque anni, anche se non sono sufficienti a risolvere tutto. Ma nel primo anno bisogna indicare la direzione" dice Prodi. E se il governo dovesse cadere e si andasse a nuove elezioni, il presidente del Consiglio non ci sarà: "Non sono un uomo per tutte le stagioni".
Caso Telecom. "Appena è cominciato il viaggio in Cina è cominciato un attacco del tutto costruito". Caso Telecom, Prodi ribadisce di non aver avuto nessuna influenza, a dimostrazione, che quando si è cominciato a costruire la politica economica del governo "gli ostacoli sono sempre più forti".
* la Repubblica, 13-11-2006
«L’opposizione non ha un modo costruttivo di porsi»
«Nessun scoramento, messaggio al Paese»
Prodi torna a spiegare la sua frase di sabato sul «paese impazzito»: «Serve che ognuno dia il suo contributo» *
ROMA - Nessun scoramento ma un messaggio al Paese su quello che occorre per uscire dalle condizioni difficili in cui il governo ha trovato l’Italia. Così il presidente del consiglio Romano Prodi spiega la sua frase choc rispondendo alle domande del GR1.
LA FRASE - Quella frase sul paese impazzito era un segno di scoramento davanti a una maggioranza che sembra faticare nella ricerca di un progetto comune? «Niente affatto», ha risposto il premier spiegando che si tratta invece di «un messaggio al paese a cui dico chiaramente: non crediate che si possa uscire dalla situazione di difficoltà profonda in cui ci hanno consegnato l’Italia senza fare cambiamenti, senza che ognuno dia il proprio contributo. Non è possibile che ognuno voglia che il contributo lo dia l’altro».
ALL’ATTACCO - Di fronte all’opposizioneche afferma che questo governo è il peggiore della storia della Repubblica, Prodi replica: «si mettono sull’Aventino, criticano e sostanzialmente insultano... Non è questo un modo costruttivo». Napolitano - chiede ancora il GR1- invoca dialogo e riforme condivise; è ancora possibile raccogliere il suo invito? «Sulla riforma costituzionale e sulla legge elettorale - risponde Prodi - ho sempre detto che si possono cambiare, non violentando la minoranza come è stato fatto in passato. E sono coerentemente su questa linea». 12 novembre 2006
Il presidente del Consiglio: "Quanta ferocia contro i tagli". "Ferrero? Nessun caso politico, ma dissenso circoscritto"
Prodi: "Paese è impazzito non pensa più al futuro"
ROMA - Il premier torna a difendere la manovra. E a scacciare le ombre di una crisi del suo governo. "Qui ormai siamo in un Paese impazzito - dice il Professore - che non pensa più al domani. Io ho fatto una Finanziaria che pensa allo sviluppo domani, dopodomani e nei prossimi anni, che pensa a ricostruire il Paese. Con una Finanziaria del genere si fanno molti scontenti. Ma questo non mi fa paura perchè non ci sono elezioni imminenti e perchè è ora che i politici governino anche scontentando, ma per il bene di tutti". Lo ripeto: scontentare a volte significa fare il bene di tutti".
"Ferrero? Nessun caso politico". Per Prodi, il voto contrario del ministro Ferrero in consiglio dei ministri sul Tfr ’’non apre un caso politico’’. Il no del ministro comunista, il premier lo ha spiegato così: "Si vota anche a maggioranza. Sul Tfr non c’era l’accordo da parte di Ferrero che ha semplicemente votato contro senza che questo costituisca nulla. Se si aspetta che negli organi collegiali si voti sempre all’unanimita’, la democrazia viene paralizzata. Ferrero non intende evidentemente trarre da questo alcuna conseguenza di carattere generale".
"Ferocia contro i tagli". ’’C’é una ferocia contro i tagli che abbiamo fatto che sono stati meditati, giusti, seri. Una ferocia impressionante’’ afferma Prodi sottolineando che ’’questa Finanziaria ha degli aspetti paradossali’’. Il premier fa notare, infatti, che ’’tutti dicono: pochi tagli di spese. E poi c’é una ferocia contro i tagli. Nessuno vuole che si taglino le spese che lo interessano’’. Il Professore replica anche a chi parla di "troppe tasse’’. ’’Ma la quantità di imposte -fa notare- è minima. Siamo intorno ai 3 miliardi di euro su una Finanziaria di 40-41 miliardi. Vedremo il definitivo’’.
Larghe intese. ’’Mi fa piacere che il presidente della Repubblica riconosca l’importanza di una decisione di questo tipo’’. Così Prodi commenta l’invito rivolto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano a procedere sulla via delle riforme con le più larghe intese. ’’Ho sempre detto -ricorda Prodi- che la legge elettorale e le grandi riforme costituzionali, è nel programma dell’Unione, si fanno non a colpi di maggioranza come ha fatto il governo precedente’’. ’
(11 novembre 2006)
Il premier, intervistato dagli studenti bolognesi, difende la manovra. "Non ha uno scopo preciso come l’euro, serve per tornare a investire sul futuro"
Prodi: "L’obiettivo del governo è ridare fiducia all’Italia"
E sull’evasione ancora un gudizio forte: "Non pagare le tasse è un furto" *
BOLOGNA - "Noi dobbiamo ritornare a seminare gli alberi, a investire per il futuro". Perché "secondo me l’Italia ha un grandissimo obiettivo: quello di rimettersi a crescere con fiducia in se stessa". Così Romano Prodi commenta la Finanziaria, in una lunga intervista rilasciata ad alcuni studenti delle scuole superiori bolognesi in occasione del "Com.Pa", il salone della Comunicazione pubblica che apre martedì a Bologna. In cui torna anche a criticare duramente chi non paga le tasse: "L’evasione è un furto", dice con fermezza.
Nella chiacchierata coni ragazzi Prodi osserva che "date le difficoltà e la lunghezza di approvazione delle leggi, si è attribuita alla Finanziaria un’importanza molto maggiore di quella che non ha in altri Paesi o che dovrebbe avere. La Finanziaria è diventata un po’ un grande treno, su cui si vuol far salire tutto". Ma dietro questa frenetica attività - assicura il presidente del Consiglio - "il grande obiettivo c’è. Non si possono creare obiettivi artificiali, li si deve individuare. E secondo me l’Italia ha un grandissimo obiettivo: quello di rimettersi a crescere con fiducia in se stessa. Deve riacquistare il senso di un Paese capace di trasformarsi e di modernizzarsi. Questo non è certo un obiettivo specifico come l’euro ma significa dare speranza, fiducia he si possa vincere".
Insomma, "occorre una grande scommessa sul futuro - afferma ancora Prodi - mentre i politici guardano sempre più a breve perché l’orizzonte, con tutte queste elezioni, si è sempre più accorciato. Io non semino più piante, ma solo erba".
Questo però non vuol dire criticare la politica. E’ doveroso che tutti abbiano interesse per la politica, osserva il Professore, e che "tutti dobbiamo partecipare e interessarci del Paese in cui viviamo".
Ma in Italia esiste un problema, rappresentato dal fatto che "si è rotto il filo che congiunge i due mondi della politica professionale e dei problemi quotidiani dei cittadini. E questo è il grande, grande, grande problema. In parte per il gergo della politica che usa un linguaggio astratto ed estraneo. In grande parte perché chi vuole muoversi e passare da semplice cittadino a partecipante alla politica, entrare nei partiti, trova spesso un muro, una parete chiusa, perchè il gioco interno dei partiti tende ad escludere più che ad aprirsi".
E poi il premier torna a condannare in maniera netta coloro che evadono le tasse. "Non pagare le imposte è un furto, un furto diverso, ma è un furto", con cui "noi veramente demoliamo le radici della nostra societa". "Non solo la scuola - aggiunge - ma tutta la società deve far capire che quelli che non pagano le imposte ne fanno pagare di più agli altri". Altrimenti, è la conclusione, "non c’è più società civile". (5 novembre 2006)
* www.repubblica.it, , 05.11.2006
Un emendamento alla Finanziaria recepirà i termini dell’intesa I tempi per l’entrata in vigore dei contratti diventano perentori di 55 giorni Pubblico impiego, siglato l’accordo tra il governo e i sindacati
La soddisfazione di Bonanni (Cisl): "Passo importante, innovativo, inedito" *
ROMA - Accordo fatto tra governo e sindacati per il rinnovo del contratto nel pubblico impiego. I contenuti dell’intesa saranno inseriti in un emendamento alla Finanziaria. Per il momento resta però confermato lo sciopero generale dei dipendenti pubblici indetto per i prossimi giorni. La revoca, hanno spiegato i sindacati nel corso della conferenza stampa tenuta a palazzo Chigi al termine del vertice con il governo, avverrà solo dopo il via libera della Commissione bilancio della Camera all’accordo raggiunto oggi.
A illustrare il contenuto dell’accordo sono stati i ministri dell’Innovazione nella Pubblica amministrazione Luigi Nicolais, e dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, hanno chiarito, avrà d’ora in poi "tempi certi" e "termini perentori" di 55 giorni per l’entrata in vigore rispetto alla situazione passata in cui intercorrevano anche molti mesi dopo la firma dell’intesa.
Introdurre il termine perentorio, ha sottolineato ancora Padoa Schioppa, è un cambiamento fondamentale nella concezione stessa del contratto e nel rapporto con milioni di dipendenti pubblici. E quindi con milioni di persone e di famiglie. "Abbiamo fatto questo passo che non era previsto in Finanziaria - ha proseguito - ma che vi entra attraverso un emendamento di cui abbiamo concordato i termini". "I 55 giorni sono un tempo brevissimo - ha poi precisato - E’ chiaro al governo ed ai rappresentanti sindacali che il rinnovo sarà almeno altrettanto importante per la parte normativa".
Padoa Schioppa ha osservato poi come "la produttività dell’intero settore pubblico può essere accresciuta solo con un contratto scritto in una logica di riforma per la parte normativa e coerente poi nella parte economica: questo è chiaro e condiviso da noi e dal sindacato. Questa introduzione del termine perentorio è un’anticipazione di questa stessa idea. E’ un passo importante: fa sperare che il rinnovo contrattuale sia un momento di crescita per il settore pubblico e l’economia". Parlando della copertura, il responsabile del Tesoro ha precisato che "nella legge Finanziaria si stanziano cifre per il rinnovo del contratto per il biennio 2006-07 e poi per il 2008-09".
Da parte sindacale, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, lo ha definito un accordo "importante, innovativo, inedito". "L’accordo - ha aggiunto - sgombra il campo da tanti equivoci e dalle speculazioni pesanti fatte sul pubblico impiego". Ora, ha proseguito, l’impegno del sindacato è di "portare avanti la riforma degli assetti contrattuali" e "costruire un involucro contrattuale che soddisfi i lavoratori". (4 novembre 2006)
* www.repubblica.it, 04.11.2006
FINANZIARIA: PRODI, C’E’ CHI PUNTA A GENERARE PAURA
CAMPOBASSO - "C’e’ chi vuole utilizzare la paura con una campagna di controinformazione di dimensioni impressionanti e cerca di portare ansia al Paese". Lo ha detto Romano Prodi, parlando della finanziaria, precisando che ci sono ancora cose da definire e problemi aperti.
’’Molte reazioni che vedo non sono per singoli provvedimenti, ma perche’ ci sono controlli (sull’avasione fiscale, ndr). Diverse categorie capiscono che e’ cambiata la musica’’ ha aggiunto Prodi, difendendo la finanziaria e parlando di lotta all’evasione fiscale.
*
FINANZIARIA: PADOA-SCHIOPPA, E’ EQUA E FA RIPARTIRE L’ITALIA
(ANSA) - ROMA, 31 ott - "E’ una manovra equilibrata dal punto di vista economico e sociale, che ripartisce in maniera equa i sacrifici necessari a far ripartire l’Italia": lo ha detto il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa intervenendo alla giornata mondiale del risparmio.(ANSA).
Anch’io ho sognato che Prodi cadeva
di EUGENIO SCALFARI (www.repubblica.it, 29.10.2006)
La sparuta pattuglia dei mohicani ha ricevuto un inatteso rinforzo. Si tratta di Alessandro Profumo, massimo dirigente di Unicredit e principale autore del successo di quella banca che è ormai tra le prime in Europa. In un articolo di ieri sul "Corriere della Sera" Profumo ha ricordato e trascritto cifre ben note da tempo ma che acquistano speciale rilevanza quando sono diffuse attraverso giornali di vasta tiratura. Le cifre riguardano l’ammontare della spesa pubblica nelle principali democrazie europee e sono le seguenti: la spesa primaria rappresenta in Italia il 39,9 per cento del Pil, in Germania il 41,2, in Francia il 46,1. Se poi si considera quella voce al netto degli oneri sul debito pubblico, che da noi sono nettamente maggiori che in tutti gli altri Paesi dell’Unione, le cifre migliorano ancora nel senso che la nostra spesa primaria al netto degli interessi è ulteriormente più bassa di quella tedesca con un divario di circa tre punti e di quella francese con un divario di sei.
Ne consegue che la spesa corrente italiana è la più bassa in Europa salvo quella dell’Irlanda e della Spagna che spendono in rapporto al loro Pil ancora meno di noi. Siete sorpresi da queste cifre? Giustificano il can-can che da mesi anzi da anni viene suonato e ballato da studiosi e politici di indiscussa autorità?
Non siatelo perché una spiegazione c’è. I tagli alla spesa dovrebbero servire a procurare le risorse necessarie per finanziare il risanamento del bilancio e gli investimenti destinati allo sviluppo, più o meno 25 miliardi di euro. In mancanza di quei tagli le risorse vanno reperite attraverso entrate tributarie. Per evitare tuttavia una brusca deflazione si cerca di bilanciare le maggiori entrate con diminuzione di imposte e altre provvidenze (assegni familiari, innalzamento della "no tax area") per risollevare il potere d’acquisto delle fasce deboli.
La differenza tra questa manovra bilanciata e un’altra eventuale concentrata sul restringimento della spesa sta nel diverso impatto sull’economia nazionale. Il taglio secco della spesa - al di là della doverosa eliminazione degli sprechi e dell’indispensabile riforma delle pensioni - creerebbe effetti depressivi sul ciclo economico estremamente perniciosi quando si è appena all’inizio d’una ripresa ancora timida e in presenza di preoccupanti segnali di rallentamento dell’economia americana.
Ricordo infine (per l’ennesima volta) che le maggiori entrate attese dal recupero dell’evasione non vanno considerate nel mucchio delle imposte e tasse che determinano la pressione fiscale e dovranno infatti al più presto essere compensate con diminuzione di imposte di pari importo seguendo lo slogan di "pagare tutti, pagare meno".
Avessimo ereditato un lascito meno sconquassato dalla precedente legislatura questa massima avrebbe dovuto e potuto essere adottata subito; così non è stato ma l’obiettivo della riduzione fiscale a fronte dei recuperi d’evasione deve restare un impegno primario e spetterà all’opinione pubblica di farlo valere ove mai il governo lo dimenticasse.
* * *
Resta da chiedersi il perché di quel can-can sull’ammontare nella spesa pubblica e la sottovalutazione di alcuni obiettivi di contenimento della dinamica delle uscite che compaiono in questa finanziaria. Sono stati indicati ripetutamente dal ministro dell’Economia ma la cavalleria economicistica carica gli sparuti mohicani senza darsi la minima cura di prendere atto di quelle misure che modificano la spesa rispetto a quella determinata dalla legislazione vigente.
Eppure quei provvedimenti non sono da poco. Ci sono risparmi nella spesa regionale, in quella degli enti locali, nella pubblica amministrazione centrale. L’entità complessiva di questa manovra vale all’incirca 10 miliardi.
Se dalle maggiori entrate si tengono distinte quelle imputabili al recupero dell’evasione e quelle imputate al trasferimento di una parte del Tfr alle casse dell’Inps (che serve a rendere possibile il taglio dell’Irap in favore delle imprese) si vedrà che l’insieme del quadro non è affatto così squilibrato come la grancassa della destra vuole far credere e come il qualunquismo nazionale ripete pedissequamente.
La ragione della perdita del consenso che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza del governo dipende da varie ragioni e cioè:
1. Gli aggravi dell’Irpef sui redditi da 50 mila euro in su; aggravi modesti ma progressivi con l’aumentare del reddito.
2. Le imposte sulle rendite finanziare.
3. L’aumento dei contributi di categorie autonome.
4. La revisione degli studi di settore da concordare con gli interessati ma in ogni caso orientati al rialzo.
5. L’imposta di successione per i patrimoni superiori a 150 milioni con franchigia di un milione.
6. Il trasferimento all’Inps del Tfr per le imprese con più di cinquanta dipendenti, che ricevono tuttavia da subito una compensazione maggiore del maggior costo per il ricorso al credito bancario. In sostanza l’Italia "modestamente" possidente è stata chiamata a contribuire "modestamente" al raddrizzamento dei dissestati conti pubblici. Contemporaneamente ha dato incentivi consistenti alle imprese. Tra il taglio dell’Irap, i crediti di imposta, gli incentivi per la ricerca, la compensazione per il trasferimento del Tfr, il sistema delle imprese avrà nel 2007 un beneficio di almeno sei miliardi che nel 2008 supereranno gli undici. Cioè un terzo dell’intera manovra.
Dunque le imprese non hanno alcuna ragione di lamentarsi. Ma gli imprenditori in quanto soggetti individuali sì, sono colpiti. Del resto se ci sono sacrifici da fare chi deve pagarli se non chi può permettersi di pagarli? I pochi ricchissimi, i numerosi semi-ricchi, gli strati superiori del ceto medio e, sia pure "modestamente", gli strati mediani.
Quando, durante i cinque anni della precedente legislatura, avvertivamo che i conti d’una dissennata politica economica sarebbero infine venuti al pettine e che tutti avremmo dovuto farcene carico, non fummo creduti. Da un certo momento in poi, però, i primi effetti di quel disastro cominciarono a materializzarsi. Da quel momento in poi il fascino berlusconiano e tremontiano sparì, gli effetti del miracolo promesso e non mantenuto determinarono un massiccio disincanto che, purtroppo per il centrosinistra, fu in parte dissipato da una campagna elettorale assai poco efficace.
Restava comunque da pagare il conto di cinque anni sciagurati. È un conto salato: 2 punti e mezzo di Pil. Non lo dico io ma tutti gli economisti indipendenti, tutti gli istituti di ricerca internazionale, tutte le autorità europee e il Fondo monetario.
Due punti e mezzo di Pil sono circa 40 miliardi di euro. E poiché l’economia europea e anche italiana sta migliorando, 5 miliardi ci sono arrivati dal cielo.
Lo ripeto: la Finanziaria è riuscita a sostenere lo sviluppo delle imprese oltre ai provvedimenti di rigore indispensabili, ma ha dovuto tassare l’Italia benestante, della quale fanno parte imprenditori, manager, quadri, professionisti, giù giù fino ai redditi da 40 mila euro. C’era un altro modo?
* * *
Ma c’è la lotta politica e quella sì, è feroce. Usa addirittura lo spionaggio contro le persone. Si dice: robetta, spiavano Vieri, Totti, qualche velina troppo vistosa. Ladruncoli di galline, ricattatori da cortile. È vero, spiavano anche Prodi, ma anche Berlusconi. Dunque pari e patta, non c’è mandante politico, non a caso il Cavaliere ha sentenziato che si tratta di un bidone, una buffonata, un polverone per parlare d’altro. Poi, nella sua longanimità, ha offerto un governo di larghe intese del quale - ha detto - io non farò parte, tutt’al più potrò fare il ministro dei Beni culturali (?) o dello Sport (!).
Una volta ancora ha spiazzato Fini e Casini e li ha rimessi in fila. Bossi protesta perché teme che tra le ali da tagliare, oltre alla sinistra radicale, ci sia anche la Lega, ma sa che Berlusconi alla fine non lo farà. Intanto il Cavaliere ha iniziato la campagna acquisti tra le anime tremule del centrosinistra. Ce ne sono parecchie. Qualcuno si è già venduto, qualche altro ci sta pensando. Se si tratta di deputati i prezzi sono bassi, ma se si tratta di senatori sono alti. Non si parla ovviamente di denaro ma di influenze, cariche future, salotti buoni, relazioni altolocate. Si vedrà.
* * *
È una stagione altamente istruttiva, quella attuale. Agitata. Sanguigna. Intrigante. Le corporazioni nazionali sono tutte all’erta perché è il momento più favorevole per far valere i propri favori e le proprie richieste.
Molti amici sono turbati da strani sogni. E lo scrivono. È una maniera comoda per dar forma ad un articolo. Si può fare un sogno rosa oppure un incubo. Giovanni Sartori ha fatto un incubo l’altra notte e ce l’ha raccontato sul grande quotidiano lombardo. Vaticinava la sconfitta di Prodi per colpa di una Finanziaria dissennata e Prodi, con in mano un coltello a serramanico, si lanciava su di lui per trafiggergli il petto. Per sua fortuna a quel punto Sartori si è svegliato. Bene. Se può interessare anch’io ho fatto un sogno. Senza paesaggio. Ho saputo che il governo era stato battuto al Senato sulla fiducia.
Napolitano aveva aperto le consultazioni. Un nuovo governo si formava. Chiedevo a destra e manca chi fossero i ministri e soprattutto il presidente del Consiglio, ma nessuno voleva dirmelo. Però - sempre nel sogno - gli avvenimenti si succedevano con implacabile logica. Per quel tanto che ricordo, la sequenza era questa:
1. Il governo si dimetteva a metà novembre.
2. Napolitano, dopo aver consultato a tambur battente i gruppi parlamentari, dava l’incarico dieci giorni dopo.
3. L’incaricato perdeva quindici giorni per ottenere un consenso bipartisan e costruire una lista anch’essa bipartisan, impresa difficilissima.
4. A quel punto l’approvazione di una nuova Finanziaria era fuori discussione e perciò si andava all’esercizio provvisorio.
5. La Commissione europea applicava immediatamente all’Italia le sanzioni previste per eccesso di deficit. I mercati spingevano i titoli tagliati al margine delle quotazioni facendo salire di alcune centinaia di punti lo spread tra i nostri titoli pubblici e quelli tedeschi assunti come punto di riferimento bancario.
6. Veniva prescritta all’Italia una cura da cavallo. La nuova Finanziaria era, quella sì, lacrime e sangue.
7. Il contratto del pubblico impiego non veniva firmato.
8. La riforma delle pensioni innalzava l’età pensionabile a 63 anni.
9. I tagli a Comuni e Regioni indicati nella Finanziaria di Padoa-Schioppa venivano mantenuti. La perequazione dell’Irpef abolita. Il Tfr restava interamente nelle mani delle imprese.
10. La Cassa Depositi e Prestiti diventava azionista di Telecom e dell’Alitalia.
11. Sotto la mia finestra passavano senza interruzione cortei vocianti e le sirene della polizia suonavano a distesa.
12. Questo, più o meno. Un governo di moderati riformisti. O di riformisti moderati. Prodi nelle segrete del palazzo di re Enzo a Bologna. Fassino dislocato in Sicilia come commissario di quella federazione del suo partito. D’Alema agli arresti domiciliari a palazzo Borghese col divieto di avere contatti con Condoleezza Rice. Parisi all’Asinara. Bertinotti, Franco Giordano e Curzi obbligati a essere presenti a tutte le trasmissioni di Bruno Vespa. Rutelli e Marini in convivenza continuativa con Ciriaco De Mita. E Pollari? Pollari nominato comandante generale dei carabinieri e della guardia di finanza appaiati. A quel punto mi sono svegliato.
(29 ottobre 2006)
Il giorno dopo il vertice dell’Unione i due leader del Polo non abbassano i toni. "Tutti i nostri elettori chiedono di dare vita a un atto collettivo di opposizione"
Fini e Berlusconi all’attacco del Professore. "Il 2 dicembre in piazza contro il governo"
L’ex ministro degli Esteri: "Tutte quelle che sono le vie possibili o gli scenari per liberare l’Italia da Prodi sono guardati con attenzione anche da An"
ROMA - Fini e Berlusconi si preparano a scendere in piazza contro Prodi e la Finanziaria. Polemica politica ancora più rovente il giorno dopo il vertice dell’Unione e il rifiuto, da parte di tutti i leader del centrosinistra, dell’ipotesi avanzata dall’ex premier di un governo di larghe intese e la certezza, da parte del Professore, di arrivare a fine legislatura. "Il Governo Prodi rappresenta oggettivamente un danno per l’economia nazionale e anche per la qualità della vita degli italiani", dice il leader di An da Montesilvano, in provincia di Pescara, dove è in corso la conferenza programmatica regionale del partito. Mentre il Cavaliere, e lo stesso ex ministro degli Esteri, spingono per la manifestazione nazionale contro la Finanziaria del 2 dicembre.
Fini e le larghe intese. "Credo alla necessità di liberare l’Italia quanto prima dal governo Prodi - spiega un Gianfranco Fini particolarmente bellicoso -. Come è stato detto anche dal presidente Berlusconi e dal presidente Casini ha aggiunto - tutte quelle che sono le vie possibili o gli scenari indicati per liberare l’Italia da Prodi sono guardati con attenzione anche da An". Per Fini l’annuncio di Prodi di voler intervenire sul sistema pensionistico dimostra, per Gianfranco Fini, che "le bugie hanno le gambe corte, nel senso che Prodi prende degli impegni e non li mantiene".
Impegni non mantenuti. Il presidente del Consiglio, ha ricordato Fini, "aveva preso l’impegno di non aumentare le tasse e di non intervenire sull’assetto previdenziale, e ora già smentisce se stesso con annunci che, comunque, non determineranno nulla". Quanto accade "è la conferma di un atteggiamento non rispettoso degli impegni presi in campagna elettorale".
"Prodi cadrà per rottura al centro". Il leader di An ha sottolineato che "nessuno sa quando cadrà il governo, ma che Prodi non arrivi alla fine della legislatura credo che ne sia cosciente anche lui e cadrà per una rottura al centro".
Solidarietà a Gdf e Sismi. Fini è tornato a parlare della vicenda delle intrusioni nell’anagrafe tributaria: "Non credo ai complotti, ma bisogna individuare e perseguire eventuali responsabilità personali. Ma - sottolinea il leader di An - non bisogna alzare polveroni o fare quello che purtroppo qualcuno sta facendo: cioè gettare il sospetto sulla Guardia di Finanza e sui nostri Servizi".
"Udc: tattica diversa ma stessa strategia". Fini ah anche parlato dei rapporti con i centristi della Cdl. "Il centrodestra dovrebbe essere più attento a quello che ci chiede la pubblica opinione, piuttosto che ad assetti interni. Anche gli elettori dell’Udc chiedono a Casini di staccare al più presto la luce a Prodi. L’Udc ha una tattica diversa ma la strategia è la stessa".
La manifestazione del 2 dicembre. Fini è tornato anche sulla manifestazione che si terrà il 2 dicembre a Roma e ha sottolineato che è "positivo andare in piazza per far finire la stagione del centrosinistra". A chi parla di spallata al governo con una grande manifestazione Fini risponde che "non sarà una spallata, ma tanti italiani avranno la riprova che ci siamo".
Il Cavaliere. Silvio Berlusconi, da Arconate in provincia di Milano dove ha partecipato ad una manifestazione contro la Finanziaria, si augura che la manovra su cui è stata posta la fiducia al Senato non passi anche se "la voglia di restare al potere - aggiunge - è forte e quindi può darsi prevalga".
"Un atto collettivo di opposizione". "Tutti i nostri elettori chiedono di dare vita a un atto collettivo di opposizione", afferma Berlusconi, confermando che la Cdl "con ogni probabilità" scenderà in piazza il 2 dicembre "contro il regime e per la libertà".
Un grande partito del centrodestra. Il Cavaliere è tornato anche a parlare di "un grande partito del centrodestra", a cui seguirà un importante partito della sinistra. Sarà, secondo Berlusconi, "un salto in avanti verso una democrazia completa", l’ex premier vorrebbe considerarlo come "il lascito" della sua discesa in politica.
Nel corso della manifestazione di Arconate non è mancata una folcloristica nota di colore: una parata di carri allegorici con un gigantesco Berlusconi avvolto in una bandiera italiana con la scritta ’Silvio ritorna’ e una ’Italia di Prodi’, rappresentata da un letto di ospedale e da una flebo.
(29 ottobre 2006)
L’attacco al governo Berlusconi: con lui le finanze si sono deteriorate
«L’Italia deve crescere del 3% all’anno»
Prodi e i ministri riuniti «conclave» con i rappresentanti dei partiti. «Il risanamento non basta, la finanziaria serve per lo sviluppo»*
ROMA - Le sorti della finanziaria e, forse, dello stesso governo Prodi, potrebbero essere decise dagli esiti del confronto di villa Doria Pamphili dove questa mattina il premier e i suoi ministri hanno avuto un confronto serrato con i rappresentanti di tutti i partiti della coalizione. Il vertice, voluto dallo stesso Prodi per mettere a punto le strategie del centrosinistra in vista della battaglia parlamentare sulla manovra, è servito per chiarire le posizioni dei vari gruppi e per definire una linea unitaria, indispensabile per non lasciare spazio all’offensiva già annunciata dalla Cdl, che punta ad affossare la Finanziara e, ancor di più, a dare quella spallata che, negli auspici del centrodestra, potrebbe portare alla caduta dell’esecutivo e all’apertura di nuovi scenari. Non ultimo quello di un governo delle grandi intese, una sorta di Grosse Koalition sul modello tedesco, rilanciato venerdì dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
GLI OBIETTIVI - E’ anche per allontanare questa prospettiva che Prodi e i suoi si sono riuniti in questa sorta di conclave pre-parlamentare. Qualcuno l’ha giá ribattezzato «la carica del 49», visto il numero di esponenti del governo e del centrosinistra presenti (■ Guarda il grafico). Al summit hanno preso parte i capigruppo del centrosinistra e i presidenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. E’ stato insomma uno dei vertici più affollati nella storia della Repubblica.
«TRAGUARDI ECCELLENTI» - «Il nostro governo ha tagliato traguardi eccellenti in soli 5 mesi - ha detto Prodi durante il summit - , nonostante l’eredità ricevuta e la difficile situazione parlamentare, figlia della vergognosa legge elettorale che resta una delle priorità morali di riforma». Il premier ha sottolineato che i guasti lasciati dalla Cdl sono stati «una vera tassa di successione sulla quale non abbiamo potuto neppure esercitare il beneficio di inventario!».
«IL PROGRAMMA E’ LA BUSSOLA» - Prodi ha anche sottolineato che la Finanziaria è in linea con il programma elettorale e che «la nostra bussola non può che essere il programma, fortemente segnato dai tre assi su cui dall’inizio ci siamo mossi: risanamento, equità e sviluppo». Il premier ha quindi insistito sul fatto che «l’Unione è un progetto politico per il governo, voluto dagli elettori. Non una strada obbligata per ragioni elettorali, ma una scelta convinta e condivisa. Un processo che, dopo quasi due anni di lavoro, è stato coronato dalla vittoria».
DEFICIT E CRESCITA - «Non ci accontentiamo del risanamento - ha detto ancora il leader dell’Unione -, ovvero scendere sotto il 3% del deficit annuo, vogliamo un’Italia che cresca almeno del 3% all’anno. C’è nel Paese, nel nord come nel sud, una grande domanda di crescita. A questa domanda, questa finanziaria comincia a dare risposte». Prodi se l’he poi presa con il precedente governo Berlusconi: «Su 180 Paesi monitorati dal Fmi solo 9 Paesi al mondo, nel periodo 2001-2005, sono riusciti ad avere un tasso medio di crescita più basso del nostro, pari allo 0,3%».
«FINANZE DETERIORATE» - Nel periodo tra il 2001 e il 2005, ha ricordato ancora Prodi, «le finanze pubbliche sono state deteriorate portando il deficit al 4,1% del Pil, azzerando l’avanzo primario che eravamo riusciti a costruire durante i governi di centrosinistra con i quali abbiamo ridotto il debito pubblico. Il deficit è stato generato da un’esplosione della spesa pubblica che in valori assoluti è cresciuta di 90 miliardi di euro tra il 2001 e il 2005 (4,7% in media all’anno)».
PENSIONI IN AGENDA DA GENNAIO - Tutti questi temi Prodi li ha affrontati anche nel corso della conferenza stampa seguita al vertice. Il premier ha inoltre annunciato la nascita di un «coordinamento tra governo e gruppi parlamentari per operare armonicamente» soprattutto nei prossimi due mesi. Martedì ci sarà la prima riunione operativa. «Ci attendiamo - ha detto Prodi - che nel percorso parlamentare si possa migliorare la Finanziaria senza alterare gli equilibri fondamentali della manovra». Confrontandosi con i giornalisti Prodi ha poi fatto sapere che nella riunione è stato affrontato il tema delle pensioni e che «c’è stata la comune approvazione del fatto che c’è un protocollo sul quale da gennaio si apre una discussione con obiettivi e cammino condivisi».
COALIZIONE E LEGISLATURA - Il Professore ha infine parlato della tenuta dell’alleanza di centrosinistra. ««La coalizione di governo è questa, non cambia e dura l’intera legislatura. Su questo non c’è nessuna incertezza». FASSINO - «Questo governo deve governare per l’intera legislatura, non c’è altra maggioranza». Così il segretario dei Ds Piero Fassino al termine del vertice di Villa Pamphili. 28 ottobre 2006
* www.corriere.it, 28.10.2006
All’assemblea annuale dell’Anci il ministro dell’Economia ha ribadito l’importanza della manovra "che rimette i conti pubblici in ordine"
Padoa-Schioppa: "La Finanziaria sarà approvata così com’è" *
ROMA - " Io sono fiducioso che la legge finanziaria sarà approvata così come è". Lo ha detto il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che è intervenuto questa sera alla ventitreesima assemblea annuale dell’Anci incorso a Bastia umbra. "I muri maestri e le fondamenta rimarranno così come sono. Qualche tramezzo e qualche stucco potrà essere cambiato ma questo sarà positivo".
"Ad un mese dalla presentazione della Finanziaria - ha aggiunto il ministro dell’Economia - le tensioni si sono smorzate a cominciare dai comuni con i quali è stata raggiunta una intesa ed anche sulla sanità e la previdenza".
"Il tempo per capire - ha poi aggiunto - è più lungo di quello necessario per esprimere giudizi. Alla fine io credo che il giudizio complessivo su questa finanziaria sarà molto positivo perchè, mantenendo fede al nostro impegno, metteremo in ordine i conti pubblici e realizzeremo gli obiettivi di sviluppo, risanamento e equità così come era scritto nel Dpef".
Padoa-Schioppa ha poi sottolineato "l’importanza di un’operazione che rimette i conti pubblici italiani in ordine ed elimina rischi molto seri di blocco dell’economia che si sarebbero avuti se non si fossero dati fondi ad attività essenziali dello Stato, che erano stati soppressi".
La legge Finanziaria, ha ribadito il ministro, "realizza importanti obiettivi di equità sociale e mantiene pienamente la promessa contenuta nel Dpef di perseguire i tre obiettivi dello sviluppo, del risanamento e dell’equità in maniera simultanea". (27 ottobre 2006)
* www.repubblica.it, 27.10.2006
327 sì e 227 no dopo una discussione in cui Lega e FI hanno scatenato la bagarre. Domani il voto sul dl
Decreto fiscale, la Camera vota la fiducia al governo *
ROMA - Con 327 sì e 227 no, la Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto fiscale. I deputati presenti erano 554, la maggioranza richiesta 278. Slittano i tempi dell’approvazione del dl: l’Aula di Montecitorio deve discutere gli oltre 100 ordini del giorno presentati dall’opposizione per allungare la discussione. Il voto finale sul provvedimento è in programma domani.
L’approvazione della fiducia sul maxiemendamento è avvenuta in un clima di scontro che ha costretto Fausto Bertinotti a sospendere la seduta. Mauro Fabris (Udeur), Gianni Fava e Fedrico Bricolo (Lega) sono quasi venuti alle mani ed è stato necessario l’intervento dei commessi. Alcuni deputati, come Paolo Romani di Forza Italia, hanno lanciato giornali contro i colleghi. Ad animare la protesta, i deputati del Carroccio, che hanno srotolato dei manifesti, simili a maxi scontrini fiscali, con le scritte "Chiusi per tasse" e "Il Nord ha già pagato". Poi, sono spuntati i cartelli di Forza Italia, con scritto "Prodi bugiardo".
Tra maggioranza e opposizione volano parole grosse e Bertinotti sospende la seduta: "In conferenza dei capigruppo avevo rivolto un appello perché la seduta si tenesse all’interno della correttezza formale, ma da parte della Casa delle Libertà c’è stato un comportamento che considero deontologicamente scorretto" spiega il presidente della Camera prima di dare il via alle votazioni sulla fiducia.
Anche il dibattito si svolge in un clima di tensione, con i deputati dell’Unione che difendono il governo e spiegano di essere stati costretti a porre la fiducia per neutralizzare l’ostruzionismo della Cdl. L’opposizione si divide sui metodi della protesta inscenata in aula (An spiega di non aver voluto portare striscioni perché "Prodi fa tutto da solo") ma si ritrova compatta nel sostenere che il premier ha posto la fiducia sul maxiemendamento fiscale per "coprire i contrasti" nell’Unione.
"Avevamo tutte le intenzioni di offrire un contributo utile per migliorare il decreto fiscale", assicura Ignazio La Russa. Resta il fatto che l’opposizione non ha ritirato gli oltre 400 emendamenti presentati. Giulio Tremonti decreta in aula la "crisi politica" del governo Prodi, accusa la maggioranza di "non saper governare", invoca una soluzione "politica e non di polizia" per l’evasione fiscale e difende la raffica di condoni decisa quando era al ministero dell’Economia: "Ho fatto condoni perché non sapevo come pagare le pensioni e la sanità, quando l’Italia era a crescita zero".
Ad attaccare la Lega ci pensa Lorenzo Cesa, che definisce "poco responsabile" il comportamento dei suoi alleati ("Hanno consentito al governo di giustificare il voto di fiducia") e condanna la scelta di una opposizione intransigente: "Lo scontro frontale finisce solo per aiutare la maggioranza ad andare avanti".
Il compito di difendere la manovra economica, in una seduta che per i deputati dell’Unione è stata scandita "dal teppismo organizzato di Fi e della Lega", spetta a Dario Franceschini. Il capogruppo dell’Ulivo spiega che il governo è stato costretto a fare una manovra da 34 miliardi perché "grave" era la situazione dei conti pubblici lasciata da Berlusconi e difende le misure contenute nel decreto fiscale. Queste, dice, "sono le nostre prime scelte per l’Italia. Davanti a noi abbiamo il cammino della Finanziaria". Da qui l’appello a "lavorare tutti per il bene del Paese". (26 ottobre 2006)
* www.repubblica.it, 26.10.2006
Annuncio in Aula del ministro Chiti che ringrazia pubblicamente Fini e Casini. "Hanno rispettato l’intesa, volevano discutere seriamente"
Fisco, ostruzionismo di Lega e FI. il governo mette la fiducia sul dl *
ROMA - Dopo due giorni di ostruzionismo da parte di Lega e Forza Italia il governo ha deciso di mettere la fiducia sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria. Lo ha annunciato in Aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti. Poco più tardi è stato presentato il relativo maxiemendamento del governo che è stato giudicato ammissibile dalla presidenza della Camera. Il voto di fiducia viene così ufficializzato, è l’ottava volta dall’inizio della legislatura.
Ora la conferenza dei capigruppo di Montecitorio deve stabilire i tempi per il voto di fiducia che, comunque non potrà avere luogo prima della giornata di domani. Seguirà il voto sugli ordini del giorno e poi quello finale sul provvedimento.
Il maxiemendamento sostituisce quasi integralmente il testo del decreto per la parte non ancora esaminata dall’aula, ad eccezione cioè del solo articolo 1. "Il decreto - ha spiegato Chiti in Aula - è particolarmente importante perché ha norme orientate a incidere in modo significativo sulla manovra". Il ministro ha ricordato che ci sono circa 460 emendamenti e "per le procedure vigenti è difficile che si possa pervenire alla loro approvazione in tempi rapidi, compatibili con la Finanziaria".
Il ministro, che in giornata aveva espresso tutta la sua "amarezza" per il comportamento di Lega e Forza Italia, ha voluto ringraziare Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini. "Alcuni gruppi - ha detto Chiti - hanno fatto seguire agli impegni assunti nella capigruppo, comportamenti coerenti in Aula. Voglio ringraziare chi lo ha fatto, in particolare gli onorevoli fini e casini, per aver condiviso il tentativo, purtroppo non andato a buon fine", di trovare un’intesa "per una discussione seria sul decreto".
Poi rivolto a Lega e Forza Italia che si sono distinte per l’azione ostruzionistica negli ultimi due giorni ha aggiunto: "Chi ha scelto, anche legittimamente, una strada diversa non ha reso un servizio al Paese e alla trasparenza sulle relazioni tra maggioranza e opposizione. Il Paese ha bisogno di un clima politico diverso, che auspico si possa avere fin da lunedì quando in commissione si discuterà la legge finanziaria". (25 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 25.10.2006
Sacco e Vanzetti a Palazzo Chigi *
di Furio Colombo *
La sinistra italiana ha i suoi punti forti. Quando si tratta di Resistenza (che vuol dire la Liberazione del Paese dal fascismo e da tutti i«valori» del fascismo) che aveva degradato l’Italia e gli italiani, può contare su Giampaolo Pansa.
La sua collezione di malefatte dell’antifascismo è così ricca che avremo presto il cofanetto con le tre opere complete, note a piè di pagina e tutto (anche se ci sono dei «massimalisti» dell’antifascismo, che preferiscono tenersi accanto «Il libro della Memoria» di Liliana Picciotto Fargion).
Quando si tratta di economia, la sinistra può fare affidamento su Luca Ricolfi, che userà due espedienti. Il primo è di dire «noi», per dire «noi di sinistra». Il secondo è di elencare tutte le cose sciagurate, sbagliate, disastrose che noi di sinistra stiamo facendo. Prima (ai tempi dell’opposizione) per dire al popolo di sinistra (soprattutto quello dei girotondi) che «così con l’antiberlusconismo non vinceremo mai».
Poi, una volta al governo, per proporre severe domande, tipo «come possiamo credere nelle promesse di modernizzazione del Paese se, una volta giunti al governo, i modernizzatori non colgono l’occasione per passare dalle parole ai fatti?» (La Stampa, 22 ottobre).
Ricolfi si rende conto che deve stare al gioco, e che è un gioco non facile. Se per Pansa un bel po’ di partigiani ci hanno fatto credere che si facevano torturare per liberare l’Italia ma invece erano assassini belli e buoni di preti e di brave famiglie, Ricolfi ti fa notare che la maggioranza è zavorrata di teste calde di sinistra che fanno blocco contro la modernizzazione. Qui non si tratta di avere dubbi o riserve su una Finanziaria che non conosci e che si sta ancora componendo. Qui si tratta di sparare subito, prima di fare domande. E infatti: «Merito, rischio, responsabilità, individuo, mercato, liberalizzazioni, concorrenza. Come non vedere che le parole chiave sono ignorate, calpestate, umiliate dall’impianto della Finanziaria?».
Ricolfi ha il merito di condurci nel cuore del più straordinario dibattito che si sia mai scatenato intorno a una legge finanziaria che non c’è ancora, una battaglia «di sinistra» così vigorosa da spiazzare la nostra pur accanita opposizione. Infatti, per quanto si scateni la piazza di Vicenza con i suoi diecimila indomiti (finora la piazza più piccola che sia mai stata richiamata dalla presenza di Berlusconi in persona, benché, ci assicura con un tocco di volgarità Umberto Bossi, sia una piazza di gente «dura») la botta è modesta rispetto alla danza delle cinque posizioni che si rianima continuamente intorno a Prodi, a Padoa-Schioppa, a Visco, a Bersani, che nella vita sono persone moderate che più moderato non si può; ma che ci vengono descritte come parecchio più a sinistra del subcomandante Marcos. A confronto con loro il movimento del Chapas è un seminario vescovile, e Hugo Chavez è un pacato borghese.
I protagonisti delle cinque posizioni prendono lo slancio dal testo Bibbia di Angelo Panebianco, un politologo che vede tra le cose ciò che gli altri non vedono. Per esempio: «Per capire la Finanziaria bisogna sempre rammentare che la maggioranza (cioè quel «noi» angosciato di cui ci parla Luca Ricolfi) ha un baricentro interno fortemente spostato a sinistra (...). E quando le componenti moderate si indeboliscono troppo, il sistema bipolare finisce per autodistruggersi. Credo anch’io che sia in atto un complotto. Nasce dalla natura delle cose, dalla perversa conformazione degli attuali equilibri politici».
In un normale giornalismo ci sarebbe un problema: su quali fatti basare questi commenti. Da noi la preoccupazione su questo argomento non è che una lagna dei fanatici del giornalismo americano. E comunque ci siamo abituati, in cinque anni di berlusconismo, che quello che conta è dire e far dire le cose che vuoi in tutte le occasioni e in tutte le televisioni possibili, finché sempre più gente ci crede. Lo scostamento dei fatti ormai non preoccupa più nessuno. Primo esempio, ovvero, prima posizione: Basta tasse. Non possiamo avere una Finanziaria tutta di tasse. Giornalisticamente, prima ancora che politicamente la domanda è: tasse? Si potrebbe avere un elenco, una indicazione del dove, come, quando, del perché risulta un aumento della imposizione fiscale sugli italiani?
Invece, insieme a Ricolfi, siamo «noi», l’indomito centrosinistra a dire che la Finanziaria ci porterà «troppe tasse». Sacrosanta preoccupazione. Ma si potrebbe avere un elenco di queste tasse? E come averlo prima di avere il testo della Finanziaria? E come mai diciamo con foga le stesse cose di Berlusconi, Tremonti e Brunetta?
La seconda posizione è quella che tiene lezioni all’aperto sulla modernizzazione. È una strana parola, che non è mai ambientata in un prima o in un dopo. È più moderno avere un posto di lavoro o non averlo? È più moderno avere una vita da precario o una attività con qualche realistica prospettiva di continuità? È più moderno che i lavoratori siano rappresentati da solidi sindacati (come datori di lavoro) o che ognuno se la veda da solo, uno contro tutti?
Gira e rigira, la parola modernizzazione sembra sempre voler dire che un bravo minatore è più moderno se va in pensione a 70 anni che a 65, e se ci va due o tre anni dopo, è ancora più moderno.
La terza posizione fa capo al seminario Glocus di Linda Lanzillotta. È una brava, competente in tante cose, ma come lasciarsi sfuggire l’occasione per mostrare quanto sia amputata di valori moderni la Finanziaria dei nuovi Sacco e Vanzetti, noti alla polemica giornalistica italiana come i massimalisti Prodi e Padoa-Schioppa? E qui si apre il festival della meritocrazia. Come è noto Prodi, all’Università quando insegna, era solito dare agli studenti il "voto proletario", 30 per tutti. E Padoa-Schioppa è arrivato dove è arrivato per scorciatoie e favoritismi.
Perciò i due, aiutati dai malintenzionati Bersani e Visco, a cui il merito e il valore individuale un po’ fa schifo, hanno scritto una legge che sta tutta dalla parte dei mugiki e mette alla fame la borghesia produttrice.
È vero, la sinistra non si priva di niente, neppure dell’intelligentissimo appello «Facciamo piangere i ricchi», tanto per dare un fondamento alle tesi di Luca Ricolfi e persino al più distante Angelo Panebianco.
Però è qui, nel Glocus di Lanzillotta, che avviene il «Renaissance Festival» dove danzano le parole merito, rischio, responsabilità, individuo, mercato, liberalizzazioni, concorrenza.
Infatti diventa interessante chiedersi: dove, in che punto, nel mondo devastato da Berlusconi, Sacco e Vanzetti detti anche Prodi e Padoa-Schioppa, sono venuti meno al merito o alla responsabilità? Di sicuro i due mencevichi hanno notato il rischio che è quasi l’unica cosa che ci ha lasciato l’economia di Tremonti. Rischio di bancarotta.
La quarta posizione è Montezemolo. Quando ha visto che a sinistra, in tanti, anche con nome e prestigio, si stavano dando da fare nella danza intorno alla Finanziaria della sinistra radicale, ha alzato la voce. E qui, a una persona rispettabile come lui (impossibile dimenticare che un giorno non lontano in quel posto, a nome e per conto di Berlusconi c’era Antonio D’Amato che organizzava direttamente comizi per l’uomo di Arcore in Confindustria) diventa inevitabile domandare se non sapeva che la sera di lunedì 23 ottobre si sarebbe incontrato con Sacco e Vanzetti e anche con i sindacati di Lenin-Epifani, per siglare insieme un grande e pacifico accordo. Non lo sapeva e ha fatto un discorso da ultimo giorno? Eppure l’accordo era già pronto. Avrà pensato: se fanno lo spettacolo fior di ministri, come se non fossero stati presenti alla discussione sulla legge, perché non lo dovrei fare io? Ormai si è capito che chi non dice le cose peggiori, non solleva i peggiori sospetti e non lancia adeguati insulti contro questa Finanziaria di tasse-rovina, non conta nulla.
Bisogna attaccare da amici e da vicino. «Noi», come dice Ricolfi. Altrimenti sarebbe come tentare di demolire la Resistenza dalla parte di Tremaglia. Che gusto c’è? Non fai notizia e non fai il best seller.
La quinta posizione è la sola che mi sembra civile e utile. È quella del «tavolo dei volonterosi» messo su da Daniele Capezzone, perché si tratta di una destra pulita e decente che, per poter vivere e funzionare e far valere le proprie idee, si è messa a sinistra. Come testimonianza sul nostro tempo non è poca cosa e meriterebbe ben altra attenzione.
Capezzone tenta di correggere un problema enorme: come fa a esserci una sinistra solida, coraggiosa, orgogliosa di se stessa e carica di idee di sinistra, se non c’è una destra altrettanto coraggiosa, solida e rispettabile? Capezzone sta tentando il miracolo. E proprio per questo non capisco perché sia andato a cercare il confronto con la Casa delle Libertà, proprio nella stagione in cui del «dialogo» ti parlano tutti, ma poi li trovi in strada a Vicenza a fischiare Mameli, il capo dello Stato, l’unità d’Italia, e a fare l’elogio delle parti dure dei leghisti.
Proprio l’impegno dei Radicali nella Rosa nel pugno li vincolerebbe, secondo me, alla loro straordinaria intuizione: la destra in questo Paese, dopo Berlusconi, si può fare solo a sinistra, per far rinascere coerenza e decenza e stare alla larga dal conflitto di interessi. Poi si vedrà come ridefinire i ruoli e le parti, una volta pulito l’orizzonte dalla montagna di scorie ancora attive lasciate da quell’altra destra che non esiste altrove nel mondo. Infatti Berlusconi è unico e nessuno in Europa si farebbe vedere in giro con lui, con Calderoli e Castelli.
Quanto a Sacco e Vanzetti e Lenin, travestiti da Prodi e Padoa-Schioppa ed Epifani, intenti a nazionalizzare tutto e a tassare tutto, sarà interessante (e anche tristemente divertente) notare come si riorganizzeranno gli editorialisti quando la Finanziaria sarà stata conosciuta dagli italiani, approvata in Europa e l’Italia comincerà a risalire dalla fossa.
Immagino che Ricolfi comincerà così: «Noi della sinistra non siamo di certo fra coloro che pensano che una buona legge fa un buon governo. Eh, cari miei, non basta. Un buon governo dovrà smettere di calpestare merito, rischio, responsabilità, individuo, mercato, liberalizzazioni, concorrenza...». Quando si è così fieramente di sinistra non c’è bisogno di ulteriori precisazioni. Prima o poi, infatti, arriverà il coraggioso editoriale di cui tutti siamo in attesa per cominciare la Modernizzazione. Titolo: «Adesso per favore basta col Primo Maggio».
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www.unita.it, Pubblicato il: 25.10.06 Modificato il: 25.10.06 alle ore 10.06
Emendamento dell’Ulivo alla Finanziaria. Sgravi per anziani finanziati con un aumento dell’Irpef sopra i 150mila euro
Meno tasse agli over 75, sale l’Irpef per i redditi più ricchi
Il ministro Nicolais: usare dal 2007 i fondi 2008 per rinnovo contratto P.I. L’Ulivo propone anche un fondo bancario per aiutare le imprese per il tfr*
ROMA - Sono circa 4.000 gli emendamenti alla finanziaria depositati in commissione Bilancio alla Camera. E’ quanto emerge da una prima rapida rilevazione. Il termine per la presentazione è scaduto oggi alle 18. Non è ancora arrivato l’emendamento del governo che dovrebbe contenere le correzioni alle modifiche Irpef, ma il governo, così come il relatore alla Finanziaria, può presentare emendamenti in ogni momento.
Visco. Sulla rimodulazione dell’Irpef introdotta in finanziaria il governo apporterà "piccole correzioni di carattere tecnico. Il senso dell’operazione non cambia e anche il costo non cambia". Lo ha riferito il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco. Il viceministro ha spiegato che l’emendamento del governo è sostanzialmente pronto e che attende "la convocazione della commissione della camera" per presentarlo, perché "devo andare per illustrare le novità dell’emendamento".
Detrazioni per i pensionati. Il gruppo dell’ulivo ha presentato un emendamento alla Finanziaria che incrementa le detrazioni a favore dei pensionati ultrasettantacinquenni che sarà finanziato con un "contributo di solidarietà del 2%" cui saranno sottoposti "il reddito imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche eccedente l’importo di 150.000 euro". In sostanza chi guadagna oltre 150 mila euro l’anno pagherà l’Irpef al 45% invece che al 43%.
Ai pensionati ultrasettanticinquenni, dice l’emendamento, alla cui formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di pensione spetterà una detrazione dall’imposta lorda, non cumulabile, rapportata al periodo di pensione nell’anno pari a: 1.840 euro se il reddito complessivo non supera 8mila euro, partendo da una detrazione minima di 690 euro. Se il reddito è tra gli 8000 e i 15000 euro la detrazione è pari a 1338 euro. Ci saranno detrazioni, ma proporzionalmente inferiori, tra i 15.000 E i 55.000 euro annuo di reddito lordo.
Anticipo fondi 2008 P.I. "La norma è già pronta, c’è l’impegno mio e del ministro Padoa-Schioppa". Lo ha detto il ministro dell’Innovazione pubblica, Luigi Nicolais in merito all’emendamento alla Finanziaria per rendere utilizzabili dal 2007 i fondi previsti per il 2008 per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Il ministro, a margine di un convegno organizzato dalla Cgil, ha poi aggiunto: "Mi avvio a convocare i sindacati per discutere i contenuti del contratto di lavoro", ma senza specificare una data per l’incontro.
Apprendisti artigiani. Un emendamento della diessina Marina Sereni, modifica i contributi previdenziali per gli apprendisti introdotti dalla finanziaria nella misura del 10%. L’emendamento stabilisce che "per gli apprendisti non artigiani è complessivamente rideterminata nel 10 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Per i contratti di apprendistato relativi al settore dell’artigianato la disposizione di cui al precedente periodo si applica a decorrere dal 25 mese di apprendistato".
Fondo banche per aiutare imprese per tfr. Emendamento dell’Ulivo, ancora a Firma di Marina Sereni, per istituire un fondo mutualistico interbancario per "ampliare la capacità delle imprese di ottenere finanziamenti, nonché di contenere" il loro costo a fronte del conferimento del tfr ai fondi pensione e al fondo presso l’Inps. Il fondo è alimentato da contributi volontari delle banche ed è destinato a prestare garanzie a fronte dei finanziamenti concessi. L’emendamento prevede che le eventuali perdite registrate dal fondo siano assistite da garanzia dello stato. A questo scopo viene previsto un primo stanziamento non inferiore a 100 milioni di euro.
Gli emendamenti del ministero del Lavoro. Rifinanziamento dei servizi pubblici per l’impiego, assunzione di lavoratori socialmente utili in servizio presso i comuni fino a 5.000 abitanti, aumento dei fondi per il lavoro dei disabili, risorse per l’isfol e gli enti di formazione, reclutamento di 100 nuovi ispettori del lavoro, criteri più favorevoli per il riconoscimento del danno biologico agli invalidi del lavoro. Sono gli emendamenti presentati dal ministero del Lavoro alla finanziaria 2007. "Oltre al pacchetto lavoro già inserito in Finanziaria - spiega il ministro Cesare Damiano - ritengo importante completare la manovra 2007 sul versante del sociale".
Istruzione immigrate, contributo da liquidazioni d’oro. Contributo dalle liquidazioni d’oro (anzi di ’platino’, come sottolineano le firmatarie) dei supermanager per la tutela e l’istruzione delle immigrate. E’ il contenuto di un emendamento bipartisan alla Finanziaria, prima firmataria Daniela Santanchè, di An. L’emendamento prevede un contributo del 25% delle liquidazioni superiori a 1,5 milioni di euro, destinato al Fondo istituito presso il ministero per le Pari opportunità.
Salvare le graduatorie dei docenti. Le graduatorie permanenti dei docenti sono salve. La data del 2010/2011 come termine ultimo della loro validità, infatti, non sarà più in Finanziaria, se passerà l’emendamento presentato oggi in commissione bilancio alla Camera (i termini per la presentazione scadevano proprio questo pomeriggio alle 18) dall’Unione. In pratica, la modifica, richiesta dalla stessa maggioranza, prevede di rimandare l’avvio di nuove formule di reclutamento dei docenti, previste all’articolo 66 della manovra di bilancio, e la chiusura delle graduatorie permanenti provinciali, solo in un momento successivo. (24 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 24.10.2006
Compensazioni sul Tfr per le imprese dal 2007 con la previdenza integrativa I sindacati: "Passo storico, cambierà il capitalismo e il futuro dei giovani"
Tfr, via libera da industriali e sindacati: firmato l’accordo con il governo
Prodi: "Intesa importantissima, per il Paese grandi vantaggi". Più cauta Confindustria: "Siamo parzialmente soddisfatti" *
ROMA - Fatto l’accordo sul Tfr. Governo, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil hanno firmato a Palazzo Chigi l’accordo sull’anticipo al 2007 delle norme per il decollo della previdenza integrativa e sul trasferimento all’Inps del Tfr maturando "inoptato" delle aziende con più di 50 dipendenti.
Le compensazioni sul Tfr per le imprese, ha spiegato il ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa, ci saranno a partire dal 2007, in contemporanea con la partenza della previdenza integrativa. Un anticipo di un anno sulla precedente scadenza del 2008 ritenuto "molto importante" dal presidente del Consiglio Romano Prodi. "La previdenza integrativa partirà dal 2007 - ha ricordato il premier - dopo molti anni abbiamo sbloccato la situazione. L’accordo di stasera è importantissimo".
Con la firma di oggi, ha sottolineato ancora Prodi, si hanno "due grandi conseguenze: il sistema finanziario italiano potrà giovarsi di nuove cospicue risorse al servizio dello sviluppo e i lavoratori potranno integrare le pensioni con questo strumento". L’intesa, ha assicurato ancora, è aperta alle altre associazioni imprenditoriali e agli altri sindacati che vorranno aderire. "Il dialogo e la concertazione alla fine danno frutti", ha concluso.
Positivo, ma non altrettanto entusiasta, anche il giudizio del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. "E’ importante - ha detto - il decollo della previdenza integrativa, importante per i giovani ma importante anche per le aziende". "Adesso - ha proseguito - si tratta di guardare avanti, di andare oltre la Finanziaria, il Tfr e di riprendere il cammino delle riforme". Il vicepresidente dell’associazione, Alberto Bombassei, ha sottolineato la temporaneità della misura sul trasferimento a un fondo presso l’Inps del Tfr maturando inoptato delle imprese con più di 50 dipendenti e la previsione di compensazioni per le imprese che rinunciano al Tfr sotto forma di sgravi contributivi.
"Si è trovato un punto di equilibrio, siamo parzialmente soddisfatti e siamo arrivati a quello che noi ci eravamo posti come obiettivo", ha osservato. "C’è l’impegno del governo a formare un fondo di garanzia insieme all’Abi", ha poi aggiunto.
Completamente soddisfatti invece i sindacati. "E’ un accordo veramente importante, è quello che la Cgil voleva", ha sostenuto il leader Guglielmo Epifani. "Spero che ora - ha continuato - finiscano le polemiche strumentali di questi giorni: avevo chiesto a suo tempo la temporaneità e la temporaneità c’è". In più, ha detto Epifani, "si finanziano attraverso l’Inps opere strategiche per il Paese. Si è quadrato il cerchio in condizioni difficili e per questo esprimo la mia soddisfazione".
La firma dell’accordo sul Tfr, ha commentato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, è "un’intesa storica, sana un’ingiustizia che durava da dieci anni per i giovani e i meno giovani". La creazione dei fondi pensione, ha aggiunto, "cambierà il capitalismo. I lavoratori potranno entrare nel governo delle imprese. Decisiva sarà la diminuzione delle tasse per incentivare i fondi".
Sulla stessa lunghezza d’onda il giudizio del leader della Uil Luigi Angeletti. L’accordo sull’anticipo del decollo della previdenza integrativa, ha sottolineato, "cambierà il Paese e lo renderà più moderno, più simile agli altri paesi europei". "Finalmente in Italia - ha aggiunto - esiste la possibilità per milioni di persone di partecipare a un fondo pensione integrativo. Ci dobbiamo impegnare affinché questo risultato sia conosciuto da tutti".
Apprezzamenti per l’intesa sul Tfr sono arrivati anche dal commissario Ue per l’Economia, Joaquin Almunia. "La mia prima impressione, dopo aver ascoltato i rilievi di Eurostat - ha affermato - è che può essere considerata una misura che riduce il deficit, a prescindere dalla distribuzione degli oneri". (23 ottobre 2006)
www.repubblica.it, 23.10.2006
POLITICA
Prodi: Prodi ottimista: l’Italia crescerà
«Sabato vertice dell’Unione»
Oggi il meeting con Almunia, in visita italiana
(www.lastampa.it, 23/10/2006)
ROMA. Visto che «la Finanziaria è già definita nelle sue linee fondamentali», il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha «deciso di convocare per sabato mattina una riunione di tutti i ministri, i segretari dei partiti, i presidenti delle commissioni Finanza e Bilancio e i capigruppo di Camera e Senato in modo da lavorare insieme sulla strategia da seguire nel dibattito parlamentare». Lo ha annunciato il premier a margine di un incontro organizzato da Confindustria oggi a Roma. A proposito dell’incontro convocato per sabato, Romano Prodi non vuol sentire parlare di «vertice di maggioranza, ma piuttosto - tiene a precisare - di lavoro in comune, per poter arrivare all’approvazione più rapida possibile della Finanziaria. È chiaro - ha aggiunto il presidente del Consiglio - che questo vuol dire stabilire anche se e quando ricorrere alla fiducia e vedere se si può evitarla» sempre che «il numero degli emendamenti sia sufficientemente basso». Ma se ci sarà ostruzione? «Bisogna vedere - ha risposto il premier - se sarà necessario usare tutti gli elementi decisivi per poter avere un’approvazione rapida». Per quanto riguarda infine tagli di aliquote, Prodi è stato piuttosto vago: «La Finanziaria - ha sottolineato più volte - è già definita nelle sue linee fondamentali. Mutamenti tecnici e adattamenti sono propri di questa fase. Prenderemo in esame tutti gli aspetti nelle prossime ore, ma ripeto che la Finanziaria è delineata nelle sue linee di fortissima spinta allo sviluppo.
PRODI:CON CONFINDUSTRIA POSSIBILE ACCORDO SU SVILUPPO
Agli industriali Prodi dice: «Mai come in questa Finanziaria sono state destinate quantità enormi di risorse per le imprese e lo sviluppo e di questo c’è coscienza e su questo si può costruire un accordo comune». Un messaggio a Confindustria arriva anche dal capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Maroni, sottolineando che sulla questione dello spostamento del Tfr «il governo ha fatto pasticci senza trovare adeguate soluzioni non dovrebbe firmare l’accordo sul Tfr perché non tutela a sufficienza le imprese. Se lo firmasse sarebbe un grave errore».
PADOA SCHIOPPA: RATING MIGLIORERÀ ENTRO 12-18 MESI
Infine, il ministro dell’Economia, Tommaso Pado Schioppa, contesta il delclassamento dell’Italia espressa giovedì scorso da due importanti agenzie di rating internazionali, Fitch e Standard&Poor’s e prefigura una risalita entro 12-18 mesi.
Il ritorno del Cavaliere
di Barbara SPINELLI (LA Stampa, 22.10.2006)
SE un forestiero visitasse oggi l’Italia sarebbe alquanto stupefatto. Come prima cosa constaterebbe una grandissima confusione: non capirebbe chi ha vinto e chi perso, nelle elezioni di aprile. Tutti gli parlerebbero di insopportabili bufere, che stanno per trascinare Prodi negli abissi, mentre lui avrebbe l’impressione che sì, Prodi beccheggia pericolosamente ma in assenza di autentica bufera. C’è qualcos’altro, che somiglia a un gran cambiamento che Prodi potrebbe rappresentare ma che segretamente è ostacolato. Lo stupore del forestiero nascerebbe da qui, dalla strana reazione a questo possibile cambiamento. Sono passati solo cinque mesi da quando Berlusconi è stato sconfitto, e ancora il Paese sembra nelle sue mani: è come se controllasse non solo le proprie televisioni ma quasi tutte le televisioni, non solo i propri giornali ma surrettiziamente altri giornali. La sua persona non è palesemente invocata, ma di sicuro la sua anomalia è banalizzata, al punto che Berlusconi ha alcune buone ragioni di sperare in un suo niente affatto remoto e quasi irresistibile ritorno.
E questo non perché l’opposizione sia brava, ma perché l’attuale maggioranza fa parecchio per aiutarlo, quasi avesse nostalgia di colui che ha appena mandato a casa e non sapesse bene chi e che cosa ha mandato a casa. Lo stesso gran parlare di bufera va in questo senso. Gli italiani sono molto cosmopoliti, ma il senso delle proporzioni che infonde il cosmopolitismo manca loro in maniera crudele. La legge finanziaria proposta alcune settimane orsono fa male a molti, certo, ma come non ricordare quel che accadeva in Francia nel 1976, quando governava Raymond Barre? o nella stessa Francia, quando il premier Alain Juppé propose il suo piano di rigore, nel memorabile inverno 1995? Barre fu per anni l’uomo nero dei sondaggi e delle manifestazioni, e Juppé si trovò di fronte, per quasi cinque settimane, una nazione paralizzata dagli scioperi.
In Italia niente scioperi, niente popolo in armi, almeno per ora, ma una sorta di brusio ininterrotto nelle stanze del potere. E per stanze s’intendono tutti quelli che ascoltano e diffondono questi tipi di brusio scambiandoli e spacciandoli per voce del popolo: ministri, parlamentari, giornalisti, industriali scontenti. Il forestiero cercherebbe di rammentare a se stesso Berlusconi: chi era costui? Era quell’industriale ricchissimo che possedeva praticamente l’intera gamma di Tv private, e giornali e case editrici (divenendo Premier si appropriò anche della Rai). Senza abbandonare queste attività era divenuto due volte presidente del Consiglio, cosa che in Occidente solitamente non accade: così come hanno separato la Chiesa dalla politica, così gli occidentali usano, almeno pro forma, separare gli interessi economici particolari da quelli generali. Dopo cinque anni gli elettori italiani decisero che questa storia doveva finire. Ma appunto, solo cinque mesi son trascorsi e Berlusconi riaffiora come immacolato, rivalutato, nonostante il declino di Forza Italia. Prodi è giudicato con lo stesso metro con cui si giudicava lui, e precisamente così si banalizza l’anomalia berlusconiana.
In realtà è come se Prodi non avesse vinto, a giudicare dai tanti annunci che già oggi danno per scontato il suo fallimento. Berlusconi sembra esercitare sulle classi dirigenti un fascino immutato, e l’amnesia che circonda sia la sua persona sia i disastri non solo economici da lui causati è impressionante. È come se ci si dimenticasse l’essenziale che separa i due personaggi: Berlusconi aveva un enorme conflitto d’interessi e Prodi no; Berlusconi aveva un rapporto costantemente teso con la legalità e Prodi no; Berlusconi vedeva in ogni magistrato un congiurato (o un malato mentale) e Prodi no; Berlusconi possedeva quasi tutte le leve dell’informazione e Prodi no; Berlusconi giudicava moralmente giustificato evadere le tasse e Prodi no; Berlusconi aveva smisurate ricchezze la cui origine è in gran parte ignota e Prodi no. Ci sono insomma differenze esorbitanti fra loro, oggi obnubilate. Perché? Perché tutti dicono che a Prodi manca la Vera Missione? È uno dei tanti misteri d’Italia, che varrebbe la pena esplorare.
Il fatto è che proprio questa differenza fra i due personaggi, essendo parte tutt’altro che irrilevante della Missione, crea un certo diffuso, inconfessato malessere. Prodi l’ha spiegato con chiarezza in un’intervista al quotidiano spagnolo El País, il 15 ottobre. Ha detto che gli italiani dovevano finalmente scegliere: o l’abitudine alla legalità o l’abitudine alla frode, «o la cultura della legge o la cultura della disobbedienza e dell’anarchia». Ha anche detto che il suo più potente avversario è questa cultura della frode, assai difficile da smantellare e su cui vorrebbe concentrarsi. Le sue non felici allusioni alla stampa ostile sono meno importanti di questa denuncia. Quest’ultima mette spavento, ma è uno spavento che vien nascosto dietro altri più confessabili timori. Che l’opposizione si ribelli è normale, tanto più che Berlusconi ancora la domina. Chi non cerca di destabilizzare l’avversario, in democrazia?
Quel che lascia allibiti è il comportamento della maggioranza. È una maggioranza non solo insicura di sé, ma quantomeno contraddittoria. Ha paura di quel che aveva promesso (abolizione delle leggi ad personam, riconoscimento giuridico delle Unioni civili, codice che escluda dalle alte cariche chi possiede aziende, specie nel campo della comunicazione). E ha paura di quel che fa, al punto che quasi sempre smonta quel che ha costruito la vigilia. Subito dopo aver approvato la legge di bilancio, i ministri hanno presentato al Parlamento ben 254 emendamenti. Il ministro Mussi ieri ha minacciato le dimissioni. Insomma, quel che promettono non mantengono, quel che fanno non lo difendono con compattezza e senso di missione pedagogica, come farebbe qualsiasi governo, soprattutto alle prese con maggioranze esili.
Gran parte di questi critici sostengono che senza l’accordo dell’opposizione non si può governare, visto che in Italia c’è una cosiddetta «emergenza maggioranza». A questo scopo fanno tavoli dei volenterosi, e son pronti a pagare prezzi alti pur di includere Berlusconi. Ma chi ha detto che abbiano ragione? Potrebbero anche far quadrato, «stringere le file e andare al voto parlamentare senza compromessi, confidando nel senso di responsabilità e pertanto nella presenza e nel voto di tutti i senatori o deputati della coalizione». Lo ha scritto su questo giornale Carlo Federico Grosso, il 17 ottobre. Possono anche ricorrere alla fiducia: meno forte politicamente, certo, ma preferibile a compromessi che distruggono invece di costruire. Attratta da questo genere di compromessi la coalizione ha già inciampato alcune volte: s’è guardata dall’abolire le leggi ad personam di Berlusconi, e gli ha addirittura regalato un indulto che restituisce impunità a corruttori e corrotti (in Italia si adorano i diminutivi, come in tutte le nazioni feroci: dunque si parla di furbetti dei quartierini). C’è un deputato, Previti, che non solo s’avvantaggia dell’indulto ma sulla base di stravaganti legalismi continua a disporre del suo seggio nonostante l’interdizione dai pubblici uffici - contenuta nella sentenza definitiva di condanna - sia immediatamente esecutiva. La cultura della legge ancora non ha la meglio.
Molti parlano di un complotto contro Prodi, anche se forse complotto non c’è. Però non son tutte stupidaggini, le illazioni in proposito, e Gianfranco Pasquino non ha torto quando parla di una campagna di delegittimazione condivisa da parte della maggioranza. Prodi rischia di restar volontariamente impigliato in ragnatele partitiche, ma l’essenziale non è questo: l’essenziale è che quasi ogni giorno gli manca l’elementare sostegno che una coalizione governante deve al premier. C’è un esponente della maggioranza, il leader dei radicali Capezzone, che ogni sera in Tv critica con parole molto dure le scelte del proprio governo. Perché? Da che parte sta? Dove vuole andare? Mistero.
I politici e i giornalisti italiani danno un’immensa importanza ai sondaggi, cioè alla politica della folla. Non sono i soli nel mondo, ma da anni vivono solo di questo. E i sondaggi dicono che Prodi sta divenendo impopolare. Ma chi ha detto che la popolarità sia così legata alla fiducia? La società può aver fiducia nella parola di ministri impopolari, quando giudica tale parola non menzognera: il caso Barre insegna proprio questo. La politica della folla sta diventando per molti politici europei l’ossigeno stesso del governare, e non uno dei suoi ingredienti. A tutti costoro Berlusconi ha insegnato l’arte di tenersi a galla su di essa, rinunciando al dispositivo centrale della politica democratica che è la pedagogia. Ovunque ci sono politici che dicono: io farò quel che piacerà alla folla. Segolène Royal, candidata alle primarie socialiste per la Presidenza della repubblica in Francia, ha detto qualche giorno fa sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea: «La mia opinione sarà quella del popolo». La politica della folla dice menzogne quando il popolo chiede menzogne, e non è raro che il popolo le chieda. Se solo Prodi avesse inventato orizzonti rosei per l’economia italiana... Dir la verità gli costa caro già oggi.
Infine, il capitolo informazione. C’è un giornalista che suscita sdegno quasi ovunque, nei palazzi del potere. Si chiama Marco Travaglio, e ha caratteristiche che rendono il suo lavoro simile a quello svolto (non sulla corruzione ma sulla politica estera) dall’americano Seymour Hersch: raccoglie dati, studia attentamente le ordinanze dei giudici per le indagini preliminari, legge le sentenze dei Tribunali, della Consulta. Ha un debole per il potere giudiziario, è vero, e non usa criticarlo. Ma questo non spiega la sfilza di epiteti che gli vengono riservati, anche sull’Unità dove scrive: «squadrista», «capo delle guardie rosso-brune, «Beria-travaglio», «acido estremista», persona che «succhia il chiodo di un inutile livore». Perché? Altro mistero: probabilmente perché dice che Berlusconi non è finito. Che resta un inventario da fare, su quel che è accaduto in Italia nell’ultimo decennio.
Quest’inventario son pochissimi a volerlo fare, e questi pochi son considerati sconvenienti se non pericolosi. Si vuol chiudere un’epoca senza analizzarla, come gli italiani hanno già fatto col fascismo, quando Croce consigliò di ricominciare i discorsi di ieri come se nulla fosse accaduto. Così a forza di non fare inventari si ricade nel passato, come intossicati dall’antipolitica e dall’abitudine all’illegalità che fece nascere il fenomeno berlusconiano. Magari il ritorno non ci sarà, ma la coalizione di governo sta facendo poco per evitarlo. Sta facendo di tutto per dire, pervertendo la poesia di Kavafis Aspettando i Barbari: Perché ci siamo liberati di Berlusconi? Sta’ a vedere che magari non torna più. Eppure non era così male, come soluzione.
Finanziaria, Prodi a Montezemolo: "Questa è una manovra giusta"
ROMA - "Se essere classisti significa introdurre giustizia restituendo potere di acquisto a chi lo ha perduto, allora questa è una finanziaria classista. Per me è giusta". Così il presidente del consiglio Romano Prodi - intervistato dal Tg3 - risponde alle accuse del leader di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. (21 ottobre 2006)
www.repubblica.it, 21.10.2006
DOPO LA "LEZIONE" DI VERONA, LE "URLA" DI VICENZA: "Forza Italia" lancia la campagna del far pagare tutto a "caro-prezzo" ("Deus caritas est"!!!) e parte all’attacco della intera ITALIA e delle sue ISTITUZIONI. Casini, da Baveno (Verbania), giustamente prende le distanze!!!
Manifestazione di Forza Italia, Lega e An contro la Finanziaria Bossi greve: "Silvio, ce l’abbiamo ancora duro perciò è pieno di donne"
Berlusconi dal palco di Vicenza "Prodi bugiardo e pericoloso"
Fischi all’inno di Mameli. Prodi ironico: "A casa mia sto bene" Casini: "Non dare l’alibi alla fiducia, e il governo non la metta" *
VICENZA - Sale sul palco della manifestazione che ha fortemente voluto e che ha segnato la prima divisione nella Cdl e attacca: "E allora questo gran bugiardo pericoloso per tutti noi, mandiamolo a casa". Silvio Berlusconi ha concluso così il suo discorso alla manifestazione della Casa delle Libertà a Vicenza. Sul palco, dove c’erano anche Fini, Giovanardi, Tremonti, Mussolini e altri esponenti del centrodestra, è salito anche il leader della Lega Umberto Bossi, che in mezzo agli applausi ha più volte urlato al microfono: "Veneto libero" e poi, rivolto alla piazza ha escalamato: "Silvio, ce l’abbiamo ancora duro, per questo è pieno di donne".
Ma il Veneto leghista si era fatto sentire quando la banda musicale ha intonato l’inno di Mameli. Per tutte e sei le volte in cui i musicisti lo hanno suonato dalla piazza è salita una bordata di fischi, nessuno dal palco ha richiamato all’unità d’Italia. A metà del programma, dagli altoparlanti si è sentito il canto del "Va pensiero" e solo allora la piazza è rimasta in religioso silenzio.
La pioggia non ha aiutato: ci sono gli striscioni che inneggiano "Vicenza vuole solo te", ci sono i militanti avvolti nelle bandiere di Forza Italia, ma nella piazza della città veneta le zone vuote sono tante. Ad aiutare la manifestazione indetta da Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale (non ha aderito l’Udc) per protestare contro la politica economica del governo è la scelta della città italiana che ha più portici. Molti si sono rifugiati lì sotto per sentire il discorso del leader.
Sul palco un grande cartellone con il volto di Prodi, con il naso lunghissimo, e sotto la scritta: "Torno a ribadire per chi non ha ancora capito e soprattutto per chi non ha voglia di capire che noi non alzeremo le tasse. Noi le abbasseremo". Berlusconi ha forzato la mano sul tema delle menzogne: "Chi è tra me e Prodi che ha dimostrato di essere il gran bugiardo?", è la domanda che Berlusconi ha rivolto dal palco di piazza dei Signori a Vicenza. E il popolo del centrodestra ha risposto senza esitazioni "Prodi, Prodi". "E allora, mandiamolo a casa al più presto", ha detto di rimando il leader della Cdl, che non ha rinunciato alla battuta: "Mai, come questa volta, bisogna dire ’piove, governo ladro’", ha esclamato Berlusconi tra gli applausi e le acclamazioni della folla.
In un passo del suo discorso anche una stoccata al capo dello Stato: "Questi signori della sinistra hanno prepotentemente e arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro, così come i presidenti di Camera e Senato ha detto Berlusconi dal palco di Vicenza - Questi signori della sinistra pur essendo primi in elezioni taroccate hanno rifiutato la nostra offerta di collaborazione e hanno occupato tutte le istituzioni".
Oltre al Quirinale e alle presidenze dei due rami del Parlamento, Berlusconi ha citato la Corte costituzionale, la magistratura, i sindacati e la stampa. "Per questo - ha proseguito il Cavaliere dal palco di Vicenza - non esiste in Italia un sistema completamente democratico perché non c’è un sistema di pesi e contrappesi".
Pierferdinando Casini, leader dell’Udc che non ha aderito alla manifestazione, da Baveno in provincia di Verbania, dove ha partecipato a un convegno, ha commentato così le parole di Berlusconi: "Sulla Fimnanziaria chiedo alla Cdl di non dare alibi al governo per porre la fiducia, e chiedo a Prodi di non ricorrervi". E poi il leader Udc aggiunge: "Mandare a casa Prodi è utile ma non è sufficiente. Tutti sanno che non si torna a votare. L’Italia è una macchina - spiega Casini - non importa chi è alla guida, se il motore è fuso l’auto resta in parcheggio. Ecco perché servono ricette positive e non solo atti di una parte contro l’altra". Il leader Udc ha anche fatto riferimento ai fischi che la piazza ha tributtato all’inno italiano: "Nel centro destra qualche imbecille che fischia l’inno nazionale c’è, lo vediamo giornalmente. Noi - ha aggiunto - siamo orgogliosi del nostro inno". (21 ottobre 2006)
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* www.repubblica.it, 21.10.2006
Intanto Almunia, commissario europeo alle Finanze, dice "Siamo estremamente attenti alla situazione italiana"
Conti pubblici, Prodi assicura: "Nella Ue non c’è preoccupazione"
Il Premier: "Una Finanziaria seria scontenta tutti, questa è ok" *
BRUXELLES - "Siamo estremamente attenti alla situazione italiana". Dopo il declassamento dell’Italia deciso ieri dalle agenzie di rating parla il commissario europeo alle Finanze Joaquin Almunia. "Continueremo - dice il commissario - a vigilare con attenzione sul dibattito parlamentare e valuteremo la manovra dopo la sua approvazione". Ma il premier Romano Prodi, da Lahti dove si trova per un vertice della Ue rassicura: "In Europa non c’è preoccupazione per i nostri conti".
"Ho parlato con Juncker (presidente dell’Ecofin) - ha aggiunto il premier - ha detto che non vi sono elementi di preoccupazione. E lo stesso ha detto Almunia. Del resto anche nei mercati azionari non vi sono stati mutamenti nei titoli". Poi il presidente del Consiglio ha aggiunto: "Una finanziaria seria deve scontentare tutti, questa è ok". Poi ha ribadito: "La fiducia sulla Finanziaria dipende dal numero di emendamenti che saranno presentati".
"Noi stiamo scrivendo una Finanziaria difficile per le condizioni difficili in cui è stato lasciato il nostro bilancio. Fitch già un mese fa - ha detto ancora Prodi - aveva espresso un giudizio negativo al quale sempre un aggiustamento del rating: un giudizio che è venuto ben prima che si cominciasse a discutere la Finanziaria ora all’esame del Parlamento".
"Il giudizio negativo delle due agenzie non riguarda però l’out-look, cioè le prospettive che non sono negative. E’ stato quindi un esame del passato e con l’attuale manovra economica possiamo raddrizzare la situazione, certo non in un giorno". (20 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 20.10.2006
Declassato il debito italiano Prodi: «È l’eredità del passato»
Per Padoa-Schioppa impegni rispettati*
Non si scompone il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa davanti al declassamento dell’Italia nelle valutazioni delle agenzie di rating Fitch e Standard & Poor’s, che secondo le stesse, rifletterebbe l’inadeguatezza della risposta data dal nuovo governo ai problemi strutturali economici e di bilancio dell’Italia». «Prendo atto del giudizio espresso oggi dalle agenzie di rating Fitch e Standard & Poor’s - ha detto Padoa Schioppa - e noto gli apprezzamenti che accompagnano la valutazione sulla manovra espressa da Fitch. Non entro nel merito del giudizio politico che sostanzia il comunicato di Standard & Poor’s, di cui attendo il documento tecnico annunciato».
Il titolare del ministero del Tesoro sottolinea tuttavia che «questa legge finanziaria compie la correzione strutturale di una pesante situazione ereditata, dà sostegno a importanti programmi di sviluppo e permette di rispettare pienamente gli impegni assunti con l’Unione europea». Secondo quanto si è appreso è stato proprio Padoa Schioppa ad informare il Consiglio dei ministri delle decisioni di downrating dell’Italia, decisoni che da lì a poco sarebbero state annunciate dalle agenzie. «È la dimostrazione -avrebbe ironizzato il ministro - che quando vi chiedevo sacrifici avevo ragione».
Non è stupito nemmeno il presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale il giudizio delle agenzie rating internazionali diffusi sulla situazione dell’ «azienda Italia» corrisponde a quello denunciato dallo stesso governo «fin dal primo giorno». «Purtroppo - ha detto Prodi - si tratta di un allarme ampiamente previsto e che ci ha appunto spinto ad approntare un Dpef di ampia portata e una legge finanziaria rigorosa e impegnativa.» «Ma siamo certi - ha concluso il premier- che i prossimi giudizi, quelli cioè che terranno conto delle politiche economiche di questo governo e non di come il paese è stato lasciato dal precedente, vedranno registrare un segno positivo».
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www.unita.it, Pubblicato il: 19.10.06 Modificato il: 19.10.06 alle ore 16.53
Finanziaria, declassata l’Italia Prodi: «Perciò serve il rigore»
Padoa Schioppa: possibile la fiducia *
Declassati, finiti dietro la lavagna. I conti pubblici italiani ancora non passano l’esame delle agenzie internazionali di valutazione del debito. Neanche con la correzione della Finanziaria. La manovra che gli italiani hanno giudicato troppo gravosa per le agenzie di rating è troppo leggera e colabrodo. La prima e la più attesa valutazione in questo senso viene dalla Fitch, che declassa il debito italiano da AA a AA-. Niente di non atteso, nessuna sorpresa ribatte immediatamente da Palazzo Chigi il primo ministro Romano Prodi.
Per la verità il giudizio di Fitch, anticipato già da alcuni quotidiani e agenzie di stampa economiche britanniche, non è malvagissimo sulla politica finanziaria impostata dal governo di centrosinistra. Il "Professore" si sforza, questo è riconosciuto, solo che non passa la sufficienza. Pochi attimi dopo arriva anche il declassamento della Standard and Poor’s, più cattiva, che passa da un outlook stabile a negativo, cioè da AA- a A+. Per la Standard and Poor’s, la Finanziaria targata Prodi non farà altro che aumentare la spesa pubblica in percentuale sul Pil, «la causa di fondo degli squilibri di bilancio italiani».
L’agenzia Fitch riconosce l’impegno dei leaders del governo Prodi per un «bilancio responsabile»’ , ma ritiene che «sarà difficile che riesca ad attuare le forti riforme di bilancio necessarie per riportare l’avanzo primario al 3,5% del Pil nel breve o nel medio termine, come sarebbe necessario per riportare fermamente il debito pubblico su un percorso di discesa nei confronti del Pil». «Il deterioramento della finanza pubblica e la netta riduzione dell’avanzo primario hanno aumentato la vulnerabilità del Paese agli shock» spiega in una nota Brian Coulton, responsabile Global Economics del gruppo sui rating sovrani di Fitch a Londra. «Ma grazie a migliori prospettive macroeconomiche a breve, a una risposta di politica fiscale in via di attuazione e ai bassi tassi d’interesse reali, le dinamiche del debito pubblico non sono eccessivamente sfavorevoli, e sostengono l’outlook stabile».
Le preoccupazioni circa l’alto livello del debito pubblico fino a tempi relativamente recenti sono state mitigate dalla tendenza in calo del debito. Tuttavia, a causa di un aumento della spesa primaria pari al 2% del Pil tra il 2002 e il 2005 e della crescita economica debole, il profilo di riduzione del debito si è progressivamente indebolito dopo il 2002, e nel 2005 si è verificato un suo aumento al 106,4% del Pil, il primo aumento in dieci anni.
Nel 2005 Fitch aveva affermato che un aumento temporaneo del rapporto debito/Pil che fosse stato rapidamente riassorbito sarebbe stato compatibile con il rating di AA assegnato allora all’Italia. Tuttavia secondo l’agenzia è ora probabile che la riduzione del debito sarà modesta nel corso del tempo. Questa convinzione, spiega Fitch, rispecchia in parte la valutazione sul potenziale di crescita economica dell’Italia.L’economia italiana ha sofferto un forte calo di competitività negli ultimi anni. Le rigidità del mercato dei prodotti sembrano essere un forte vincolo alla capacità dell’economia di trasferire risorse. L’attuale governo ha messo tra le sue priorità una riforma del mercato dei prodotti, ma anche assumendo una prosecuzione del calo della disoccupazione è difficile prevedere una crescita potenziale molto superiore all’1% nel medio termine. Troppo bassa. Inoltre Fitch ritiene che il governo, il cui impegno alla responsabilità sul piano dei conti pubblici non è in discussione, avrà difficoltà ad attuare le importanti riforme fiscali necessarie per riportare l’avanzo primario al 3,5% del Pil nel breve-medio termine, un livello necessario per riportare verso un trend di netto calo il debito.
Che l’Italia sia un malato grave, da rianimazione, lo conferma il Centro studi di Banca d’Italia. E anche dalle parole di Salvatore Rossi, tra i collaboratori di Draghi, si capisce che il problema non è solo della classe politica ma dell’intero modello Italia. «L’economia italiana attraversa una delicata crisi di crescita: non sarà la ripresa congiunturale in atto a risolvere il problema. Il male dell’economia italiana è che cresce meno di quanto potrebbe e dei partner». Insomma, «c’è una crisi di produttività delle imprese e di competitività. La politica economica - dice ancora Rossi - è chiamata ad uno sforzo straordinario per correggere la deriva italiana, che va corretta dalla politica pubblica con buone regole prima che con soldi pubblici». Altrimenti se l’Italia - dice Rossi - non avviata a un declino ineluttabile ma «in una deriva pericolosa», sì.
Seri e un po’ tristi i commenti da Palazzo Chigi. Secondo il sottosegretario Alfiero Grandi il declassamento del debito è frutto di un giudizio ingiusto, immeritato.
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www.unita.it, Pubblicato il: 19.10.06 Modificato il: 19.10.06 alle ore 14.13
Dalla finanziaria nuove minacce alla libera informazione
di Giulietto Chiesa
In un articolo di poche righe un colpo violento alla democrazia *
Leggo, con stupore e sbalordimento, il decreto legge 262 del 3 ottobre 2006, aggregato alla finanziaria, che in un articolo di sole dieci righe ("Riproduzione di articoli di riviste o giornali"), travolge alla chetichella la legge del 1941 sul diritto d’autore.
La nuova norma, in vigore appunto dal 3 ottobre, stabilisce che ogni riproduzione, anche parziale, di articoli di riviste o giornali, venga pagata agli editori.
La formulazione precedente prevedeva, come unico obbligo per chi riproduceva l’articolo, la citazione della fonte e dell’autore. Cosa significa? Che tutto quello che accade in Rete, dove milioni di persone, da anni, riproducono, catalogano, diffondono - senza altro fine che quello di comunicare, studiare, condividere conoscenza e informazione - migliaia di articoli e dati, non potrà più esistere. Perchè queste attività, che hanno cambiato la fisionomia della comunicazione pubblica e privata, dovranno essere pagate. E, per giunta, non agli autori degli articoli, ma agli editori. Si tratta dunque di una modifica sostanziale e gravissima.
Addio a milioni di siti indipendenti, di blog, di forme di comunicazione della società civile. Un colpo violentissimo e irrimediabile alla democrazia della comunicazione, in rete e fuori dalla rete. Un colpo alla democrazia. Fuori da ogni regola europea e in spregio dei diritti umani.
E’ possibile che la norma servisse, nelle intenzioni, a proteggere il diritto d’autore da forme di copiatura a scopo di lucro. Ma il risultato è un attentato alla libertà di espressione e di comunicazione. Se si tratta di un errore bisogna correggerlo immediatamente. Se non è un errore dichiaro che mi batterò con tutte le forze per sconfiggere una decisione grave. La prima cosa da fare è ritirare il provvedimento e tornare alla formulazione precedente.
Giulietto Chiesa Europarlamentare
___ * www.ildialogo.org, Mercoledì, 18 ottobre 2006
Prodi al "País": campagna contro il mio governo per tenere la politica sotto scacco. E sull’Iran spiega: "Appoggiamo Solana e la sua politica di dialogo e fermezza"
"Lotterò contro l’evasione fiscale anche se protesteranno a milioni"
Il premier è in Spagna dove oggi incontrerà Zapatero: "I nostri obbiettivi sono gli stessi"
di Enric Gonzalez (la Repubblica, 16.10.2006)*
Presidente Prodi, il centrosinistra governa in Italia e in Spagna. I due modelli politici, però, sembrano piuttosto diversi.
«Perché bisogna sempre parlare di modelli? Ogni Paese ha i suoi problemi, le sue caratteristiche, i suoi momenti storici. È un bene che nell’ambito del centrosinistra convivano diversi modelli. Gli obbiettivi devono sempre essere raggiungere una maggiore uguaglianza, migliorare il sistema dell’istruzione, dare più sicurezza ai cittadini, innovare nel campo delle relazioni umane e proteggere i più deboli. Sotto questo aspetto, le nostre politiche sono analoghe. Ma l’ambiente in cui operiamo in Italia è totalmente diverso da quello della Spagna. Zapatero può contare su un partito che ha una chiara maggioranza in Parlamento, io cerco di costruirlo».
Come sarà il futuro Partito democratico, e quando partirà?
«Il processo è già iniziato. Incontreremo ostacoli, perché in politica è più facile dividere che unire. Già il prossimo anno, i due grandi partiti che costituiranno l’ossatura del Partito democratico, i Democratici di sinistra e la Margherita, terranno i propri congressi per dare il semaforo verde all’unificazione. L’obbiettivo è poter contare su un punto di riferimento per qualsiasi governo riformista».
Dopo il suo primo mandato come presidente del consiglio in Italia, lei passò alla testa della Commissione europea, a Bruxelles. L’incapacità europea di articolare una politica estera efficace deve rappresentare un motivo di particolare preoccupazione per lei.
«Questo è un vecchio problema. Il grande problema dell’Europa. Toccammo il fondo nel 2003, con la crisi irachena. L’Ue subì divisioni terribili. Non sono ottimista, né spero che la situazione migliori rapidamente, anche se questa estate, con l’invio di soldati nel Libano, è stata recuperata l’unità. In qualsiasi caso, la politica estera e la politica di difesa saranno l’ultimo capitolo del processo di unione. Le difficoltà, però, vanno al di là. Dobbiamo affrontare con urgenza il capitolo dell’immigrazione e quello dell’energia, che è gravissimo. L’Europa è molto esposta in questo senso. Non ci rendiamo conto della fragilità della politica energetica europea».
L’Iran rappresenta un problema particolarmente delicato per l’Italia.
«Sì, siamo il principale partner commerciale dell’Iran in Europa. Ma il nostro ruolo politico è per forza di cose secondario, perché non facciamo parte del gruppo di negoziatori e non possiamo assumere iniziative. Appoggiamo Javier Solana e la sua politica di dialogo e di fermezza. Non vogliamo che l’Iran costruisca un ordigno nucleare, ma fino all’ultimo bisogna cercare un accordo».
Ritornando alla politica italiana, perché in Italia sembra essere così difficile fare le riforme?
«È facile farle in Germania? O in Francia? È sempre difficile fare cambiamenti in materia di stato sociale. Ma noi abbiamo già cominciato. Siamo arrivati al govenro lo scorso 17 maggio, abbiamo avuto a disposizione appena cinque messi, con in mezzo le vacanze. E già abbiamo messo in campo il cosiddetto "pacchetto Bersani", per liberalizzare settori come l’avvocatura, le farmacie e i taxi. Guardi, giovedì scorso sono scesi in piazza a manifestare contro le riforme più di 20.000 professionisti. Avremo pur fatto qualcosa per spingere tutta questa gente a scendere in piazza, no? Abbiamo sviluppato uno sforzo enorme per riformare molti settori, e sappiamo che tra gli interessi che sono stati colpiti ci sono anche quelli di molti nostri elettori. Ma il Paese ha bisogno di riforme, soprattutto nel settore dei servizi. Le professioni, l’energia, il sistema energetico, devono trasformarsi. Abbiamo anche firmato un protocollo d’intesa con i sindacati per dare il via a una riforma approfondita delle pensioni. Certo, un protocollo non equivale a una decisione, ma apre la strada per cominciare a lavorarci nella prossima primavera».
Basterà una legislatura per raggiungere questi obbiettivi?
«Deve volerci di meno, perché queste cose si fanno all’inizio della legislatura».
Solo i sindacati applaudono senza riserve la Finanziaria del 2007. Non sono state fatte troppe concessioni alle centrali sindacali?
«Non abbiamo dato niente ai sindacati. Abbiamo dato tutto il possibile alle categorie più deboli del Paese. Onestamente, i più favoriti dal progetto di legge di bilancio sono la Confindustria, gli imprenditori. Le imprese avranno a disposizione 7 miliardi di euro per stimolare l’economia. Guardi, non è possibile cambiare rapidamente la distribuzione del reddito. Per il momento, abbiamo dato il segnale che intendiamo cambiare la situazione italiana, dove la sperequazione nella spartizione della ricchezza raggiunge livelli che non hanno eguali in Europa. I sindacati ci applaudono? Bene. Non sono loro a guidarci, ma la pura e semplice decenza».
Quindi, l’opposizione degli imprenditori va letta in chiave politica.
«In parte sì. Ma c’è un’altra chiave di lettura più profonda. Glielo dico con la massima sincerità: il problema fondamentale è l’evasione fiscale. In realtà le categorie professionali che manifestano protestano contro il pagamento delle tasse. E per me non cambierebbe niente anche se scendessero in piazza a milioni. Nella lotta contro l’evasione, ci giochiamo il futuro del Paese. Il resto è secondario. Il fatto che gli introiti del fisco siano tanto cresciuti negli ultimi mesi, senza che sia entrata in vigore nessuna riforma, è dovuto al fatto che la gente sta prendendo coscienza che dovrà pagare. Riusciremo a mettere fine alle frodi? Le resistenze sono enormi. E negli ultimi anni tutta la struttura della lotta contro l’evasione è stata smantellata».
Al precedente presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, evadere le tasse sembrava normale.
«Esatto. Questo dà la misura della sfida. Gli avvocati e gli ingegneri che manifestavano si opponevano, in fondo, a determinati principi contabili e a certi metodi di pagamento, come i bonifici elettronici, che limitano la possibilità di frode. Si rende conto? È un fenomeno interessantissimo. Non manifestavano per problemi concreti, ma contro l’obbligo di presentare una contabilità chiara e di pagare le imposte corrispondenti ai propri guadagni. Lo stesso Berlusconi stimò in un 40 per cento il volume dell’economia sommersa in Italia. E affermò che quando le imposte superavano un terzo dei guadagni, l’evasione era moralmente lecita. Il mio grande avversario è la cultura della frode. Lei vive qui, percepisce la ricchezza di questo Paese, l’intensità dei consumi, no? Questa situazione è inaccettabile. L’Italia di oggi deve scegliere una volta per tutte: o la cultura della legge o la cultura della disobbedienza e dell’anarchia».
Ma...
«Lei ha seguito il caso delle intercettazioni di massa di Telecom Italia. Una grande impresa, la Telecom, stava facendo quello che più le pareva. Ma hanno spostato l’attenzione da questo scandalo con delle accuse assurde, secondo cui noi volevamo intervenire sulla Telecom. È avvenuto un abuso molto grave, con intercettazioni illegali di massa. Io stesso ero spiato. E nessuno dice niente. Neanche El Pais».
Abbiamo dato un certo spazio alla questione.
«Salvo l’Unità, nessuno segue quello che è il vero scandalo. La stampa italiana tace. Segnale che abbiamo ingaggiato una battaglia importante. In casi del genere, bisogna capire da che parte sta la libertà. Evidentemente, lavorare con i mezzi di comunicazione contro per noi è un problema serio. Il leader dell’opposizione è proprietario del principale gruppo nel settore dei media. Ci sono di mezzo grandi interessi. Quello che è certo è che nessuno può rimproverarmi niente. Io non sapevo nulla del rapporto (elaborato da Angelo Rovati, consigliere personale di Prodi, e in cui si proponeva la rinazionalizzazione della rete di telefonia fissa controllata dalla Telecom, ndr), ma anche se lo avessi saputo? Che importanza aveva? Sono riusciti a spostare il dibattito sulla questione se io sapevo oppure no, se mento o se dico la verità su una cosa senza importanza. Quel documento non aveva nulla di ufficiale. Ma pazienza, alla fine vincerò io. Sa come si fa la mozzarella? Si gira e si rigira con pazienza, fino a formare una matassa. Diciamo che io sto facendo la mozzarella. Se non riescono a farmi fuori adesso, alla fine il Paese capirà le mie ragioni. E non possono mandarmi via perché non saprebbero che fare. Il momento in cui è scoppiato il caso Telecom non è casuale: proprio prima della Finanziaria».
Se lei rimane saldamente al timone del governo, qual è l’obbiettivo di questa campagna generalizzata contro di lei?
«Spingerci a trattare. Il grande problema dell’Italia, un Paese pieno di inventiva e intelligenza, sta nel fatto che la politica deve sempre stare sotto scacco, sotto minaccia. Non si tratta di guerra, ma di guerriglia. È un vecchio schema. Dobbiamo fare i conti con un ginepraio di privilegi radicati. Nel dialogo politico italiano, è difficile distinguere il problema reale, di cui non si parla mai, dal problema fittizio, su cui si combatte con accanimento. In questo momento, il problema reale è la contabilità, la trasparenza».
*
(Copyright El Paìs-La Repubblica - Traduzione di Fabio Galimberti)
Prosegue l’attacco a Napolitano. Prodi: tocchiamo interessi grandi «Solo l’Unità si accorge dello scandalo» *
Alla vigilia del faccia a faccia con il premier spagnolo Zapatero Romano Prodi rilascia una lunga intervista al quotidiano El Pais in cui difende il suo governo, la Finanziaria, la politica sull’immigrazione - oggetto dell’incontro di lunedì a Madrid - rilancia il progetto del Partito democratico come «progetto per le genrerazioni future» ma difende il capo dello Stato dalle strumentalizzazioni della destra. «Il leader dell’ opposizione è proprietario del maggior gruppo mediatico» - ricorda Prodi e aggiunge- e «ci sono grandi interessi in mezzo». Prodi parla delle intercettazioni Telecom di cui è stato anche lui vittima - «salvo l’Unità, nessuno segue il vero scandalo», dice aggiungendo che «la stampa italiana tace, segno che stiamo facendo una battaglia importante»- quindi sempre sulla vicenda Telecom puntualizza: «La verità è che nessuno può rimproverarmi niente. Io non sapevo nulla della relazione di Angelo Rovati. Ma anche se lo avessi saputo che importanza aveva?».
«In casi come questi bisogna capire da che lato si trova la libertà - dice ancora Prodi al Pais -. Evidentemente lavorare contro i mezzi di comunicazione è per noi un problema serio». «Nel dialogo politico italiano è difficile distinguere il problema reale, del quale non si parla mai, dal problema fittizio, per il quale si combatte ferocemente. In questo momento il problema reale è la contabilità e la trasparenza». E quindi dice che per lui il lavoro è lento «come quando si fanno le mozzarelle».
Trasparenza, interessi, pluralismo. Nel frattempo con qualche timido imbarazzo il centrodestra continua il tiro al bersaglio contro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per le sue parole di appoggio alla riforma del sistema televisivo che modifica la famigerata legge Gasparri. Dopo gli strali lanciati sabato contro il Capo dello Stato per il suo discorso pronunciato a Londra e la sua replica in cui citava il monito del suo predecessore Ciampi sul pluralismo dell’informazione, domenica la destra cerca di portare Ciampi in propria difesa. Argomento usato da tutti o quasi, da Schifani a Formigoni e da Calederoli a Gasparri stesso: l’ex presidente parlò sì della necessità di un maggiore pluralismo ma poi non si rifiutò subito dopo di firmare la legge Gasparri.
Nessuno a destra ricorda, naturalmente, quante proteste anche degli intellettuali, dei girotondi, dei costituzionalisti, quanti appelli a Ciampi, quante manifestazioni furono fatte contro la legge Gasparri. Quanto il Paese sia stato «lacerato» da quella legge. Così il vicepresidente di Forza Italia Renato Schifani dice che pur rispettando il presidente Napolitano le sue sono state dichiarazioni «politiche». «Dispiace doverlo ribadire - continua il senatore Schifani -, ma le parole del Presidente Ciampi sui principi di libertà e pluralismo furono precedenti alla legge Gasparri e quindi in assenza di una aggiornata disciplina della materia televisiva. Oggi invece quella legge esiste ed il nuovo richiamo a quei principi da parte del Presidente Napolitano -conclude Schifani - è una evidente affermazione critica nei confronti della legge vigente. E che i problemi di libertà e pluralismo sussistano è quindi una dichiarazione politica».
Si discosta dall’attacco che prosegue a testa bassa con solo un lieve imbarazzo, Maurizio Ronconi, vicecapogruppo dell’Udc alla Camera che giudica «non sufficientemente ponderate alcune polemiche rivolte ai massimi vertici istituzionali su questioni che saranno all’ordine del giorno solo nel futuro, se un futuro avrà il governo Prodi». Il centrodestra deve prepararsi al confronto sulle legge finanziaria, avverte Ronconi, «perché tutto il resto viene proposto oggi solo perché funzionale a compattare una maggioranza sempre più divisa e per ricattare la parte più tremebonda del centro destra. Dunque il centro destra non si abbandoni a dannosi nervosismi - conclude - ma agisca con raziocinio e con una strategia definita».
Per Roberto Calderoli della Lega il ddl Gentiloni è un provvedimento che ha «un solo scopo: quello ricattatorio». «Deve cioè svolgere un ruolo da spada di Damocle - prosegue - del resto basta vedere la data in cui i canali dovrebbero andare sul satellite. E appare evidente come si sia voluto solo puntare a ricattare l’opposizione». «Comunque - conclude - a fare le leggi è il Parlamento e solo quando arrivano in Parlamento è giusto parlare...». E se Ciampi firmò la Gasparri per Calderoli «significa che la condivise...».
Cesare Salvi, senatore Ds, presidnte della commissione Giustizia, giudica « pretestuosi e inaccettabili» gli attacchi a Napolitano e spiega perché: 1. La Corte costituzionale, con più sentenze, ha messo paletti chiarissimi alla regolamentazione del sistema televisivo nazionale; 2. Il Presidente Ciampi sul tema trasmise al Parlamento un importante messaggio. Il Presidente Napolitano ha solamente richiamato questi concetti ineccepibili. «Qualcuno - conclude Salvi - pensa di poter zittire con qualche dichiarazione il Capo dello Stato?».
Disillude poi dalla spallata tentata dal centrodestra, il socialista Villetti. «Nell’opposizione - dice l’esponente della Rosa nel Pugno - c’è chi punta a riaprire i giochi per tentare di arrivare ad una grande coalizione o un governo tecnico e chi invece lo fa per tornare subito alle urne. Questi attacchi non risparmiano neppure il presidente della Repubblica Napolitano, trasformando in un dramma la riforma Gentiloni e trattando la lotta all’evasione come una nuova forma inquisizione con il solo scopo di arroventare lo scontro politico e trasformare tutto in rissa. Nel centrodestra - prosegue - è cresciuta la convinzione che si avvicini l’ora X per mandare a casa Prodi. Tutto ciò nasce dalla sensazione che le critiche all’interno stesso del centro sinistra alla manovra economica e finanziaria possano far scricchiolare la maggioranza e dalla speranza che i ristretti margini al Senato prima o poi determinino un incidente magari in uno dei tanti voti di fiducia». Insomma secondo Villetti Finanziara e ddl si difendono di più «senza blindature e arroccamenti».
www.unita.it, Pubblicato il: 15.10.06 Modificato il: 15.10.06 alle ore 20.19
putroppo prodi non mette in conto che c’è molta gente che non ha nemmeno da mangiare, tipo me in persona, che vorrei tanto avviare una attività in proprio ma non me ne da la possibilità economica, perchè mi ruba tutto a tasse..... e sono costretto a rimanere a nero, ed in piu ci fan pure delle multe da capogiro!!!!! ma che dobbiamo fare????
e proprio vero che il pieno non crede al morto di fame, i proverbi non sbagliano mai!
ed il bollo auto????? da 300 euro a 750?????? ma è giusto???? ci prende per il c.... con la scusa dell’inquinamento!!!! ma vaàààààà
ciao grazie
spero che muoia al piu presto... il governo!!!!!!
Il vice ministro dell’Economia ribadisce che "su questo fronte l’impegno del governo sarà massiccio e determinato"
Visco: "Sradicare l’evasione entro la fine della legislatura"
Fenomeno che si aggira intorno ai 200 miliardi di euro *
ROMA - Il governo punta a sradicare l’evasione fiscale entro la fine della legislatura. Il vice ministro dell’Economia Vincenzo Visco indica chiaramente l’obiettivo, che viene perseguito già dalla Finanziaria attualmente in discussione. E sottolinea: "I dati sulle dichiarazioni dei redditi del 2005 parlano da soli e non è un caso che il governo abbia messo al centro della propria azione la lotta all’evasione". Quindi Visco ricorda che in Italia il fenomeno evasione, secondo "dati storici, si aggira intorno ai 200 miliardi di euro".
"Si tratta di dati - aggiunge il vice ministro riferendosi sempre alle dichiarazioni 2005 - non dissimili da quelli usciti qualche mese fa e che rafforzano il nostro impegno nel contrasto al fenomeno dell’evasione ed elusione". "Su questo fronte - rimarca Visco - l’impegno del governo sarà massiccio e determinato".
Il vice ministro, che nei giorni scorsi intervenendo al Senato aveva sottolineato come in alcune zone del paese l’evasione raggiunga ormai il 50% della massa imponibile, rivolge poi un appello alla Casa delle libertà: "Mi auguro che l’opposizione si renda conto della gravità del fenomeno e che quindi smetta di fare ostruzionismo sulle misure di contrasto all’evasione ed elusione fiscale".
Il governo dunque ha affilato da subito le armi e già "sta predisponendo interventi normativi e organizzativi articolati in oltre 50 punti", aggiunge il responsabile delle politica fiscale dell’esecutivo che fissa anche precisi obiettivi temporali. "Siamo al governo da quattro mesi e entro il termine della legislatura - sottolinea Visco - contiamo di raggiungere risultati rilevanti e di sradicare questi comportamenti anomali". Quanti emergeranno? "Possibilmente tutti - risponde fiducioso il vice ministro - stiamo già lavorando, anche se siamo consapevoli che si tratta di un’impresa difficile. E’ un problema, quello dell’evasione, che non è stato mai affrontato né risolto nella storia d’Italia, salvo che nel periodo in cui era stato al governo il centrosinistra che aveva ottenuto un’abbondante emersione. Ma con le politiche successive, chi era emerso è di nuovo sommerso".
"Pagare tutti per pagare meno": è questo lo slogan che accompagna il piano-Visco, "55 mosse del governo - si legge nel documento - per combattere l’evasione fiscale, combattere l’elusione fiscale, far emergere il vero reddito imponibile".
Si tratta, come precisato dal vice ministro, sia di interventi normativi che organizzativi. Si va dalla "tracciabilità dei compensi", ovvero all’obbligo per i professionisti di non fare transazioni in contanti appunto per lasciare traccia dei movimenti, ai maggiori controlli sull’imposta di registro, ipotecaria e catastale; dagli accertamenti doganali al giro di vite su calciatori e atleti per professione; dal potenziamento degli studi di settore alle norme più stringenti per evitare le frodi nell’Iva sulle auto. I 55 fronti per combattere l’evasione sono stati aperti con i primi tre provvedimenti in materia varati dal nuovo governo: decreto di luglio, decreto fiscale e legge finanziaria.(14 ottobre 2006)
www.repubblica.it, 14.10.2006
Sbilanciamoci! la nostra manovra preferita
E’ la controfinanziaria dei movimenti. Riesce a mettere d’accordo ambientalisti, pacifisti, operatori sociali, studiosi di welfare. Un mondo più largo dell’unione di governo
di G. Ra. (il manifesto, 13.10.2006)
Per la settima volta Sbilanciamoci! ha presentato la sua finanziaria alternativa. Ha cominciato ai tempi dell’altro centro sinistra, ha attraversato tutto il tunnel berlusconiano e ora rispunta e ritenta di consigliare un governo che potrebbe perfino stare a sentire. La manovra è di 18,4 miliardi di euro, e corrisponde pertanto al 53% della manovra Prodi. Ma non si tratta di un’alternativa - avvertono subito gli autori - quanto di una «manovra correttiva»; di una «finanziaria sulla finanziaria».
Converrà descrivere le proposte: vi sono 4 grandi capitoli di maggiori entrate o riduzioni di spesa. In primo luogo maggiori entrate fiscali per 3,6 miliardi. Si aumentano le aliquote dei redditi più alti: al 45% al di sopra dei 70mila euro e al 49% al di sopra dei 200mila. Le maggiori entrate sono previste in 1,1 miliardi. Si propone poi di innalzare le rendite finanziarie al 23% con un incremento ancora di 1,1 miliardi. Inoltre si tassano del 5% i diritti televisivi legati allo sport-spettacolo con un introito di 440 milioni; di 5 centesimi l’uno i sacchetti di plastica per un totale di 400 milioni; si aumenta del 20% la tassa sul porto d’armi per un importo di 160 milioni e infine si reintroduce la tassa di successione in misura progressiva al di sopra dei 500mila euro: e qui l’importo non è indicato. In materia di previdenza, Sbilanciamoci! propone un incasso di 7 miliardi di euro, costituiti dal pieno trasferimento all’Inps del Tfr per un importo di 6 miliardi e dalla regolarizzazione dei lavoratori immigrati con un incasso di un ulteriore miliardo. Poi si passa alla pubblica amministrazione di cui si limano tre capitoli importanti. Con la chiusura dei Cpt si prevede un risparmio di 122 milioni; abrogando i fondi alle scuole private se ne risparmiano 532; riducendo i fondi per gli autotrasporti, altri 440. In totale la P. A. può rappresentare un risparmio di 1,1 miliardi di euro.
L’ultimo capitolo e più atteso è quello delle spese militari. Contando tutto, esse raggiungono l’1% del pil. Quest’anno infatti hanno toccato i 18,1 miliardi di euro, con un aumento di 352 milioni. «L’Italia è il settimo paese al mondo per le spese militari». La proposta di Sbilanciamoci! consiste in un taglio di 6,8 miliardi. Le misure principali sono una riduzione del 20% delle spese ordinarie in bilancio, riducendo il personale per 3,6 miliardi e l’abolizione dell’aumento posto nella finanziaria dei grandi (Prodi-Parisi) per 1,7 miliardi per investimenti in sistemi d’arma a contenuto tecnologico.
I 18,4 miliardi di maggiori entrate o di minori spese così ottenuti, vengono ripartiti su cinque grandi capitoli di uscite o di minori entrate per un identico importo. La rettifica alla Finanziaria di Sbilanciamoci! non comporta aggravi di sorta. La parte del leone è quella del welfare che riceve 13,8 miliardi in più: poco meno della metà, 6,4 miliardi sono attribuiti alle politiche sociali. La voce più importante è il fondo nazionale per le politiche sociali che era stato ridotto dal governo Berlusconi a 500 milioni e fatto risalire dalla finanziaria Prodi a 1,6 miliardi. Per la controfinanziaria si può fare di più, arrivare almeno a 2,9 miliardi. un’altra voce è un miliardo tondo per l’introduzione dei Liveas (i livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria omogenei e standardizzati in tutte le regioni). Vi sono poi 122 milioni per l’immigrazione (abitazioni, centri di accoglienza e così via); 970 milioni in tema di previdenza con la sospensione dell’aumento al 23% dei contributi a Cococo e Cocopro, almeno «fino all’emanazione di una norma che equipari a parità di mansioni e di professionalità le retribuzioni nette di Cococo e Cocopro a quelle dei lavoratori dipendenti».
La finaziaria maggiore prevede un taglio di 4,4 miliardi di contributi agli enti locali, poi ridotto di un miliardo. Sbilanciamoci! propone invece l’abrogazione del taglio dei trasferimenti agli enti locali e l’esclusione dell’utilizzo di tasse di scopo per opere quali i parcheggi che avrebbero l’effetto di aumentare l’immobilità privata in città. Spesa prevista 2,3 miliardi.
Le principali voci del capitolo su scuola e università, per un totale di 1,9 miliardi di euro, riguardano un piano per l’edilizia scolastica di 500 milioni; altri 200 milioni per il diritto allo studio; e 500 aggiuntivi per l’università.
Ci sono poi 1,8 miliardi per l’ambiente, a partire dalle energie pulite, la riduzione dell’inquinamento, la mobilità, la legalità ambientale. Poi la pace: da un lato la cooperazione internazionale con l’innalzamento dell’Aps di 600 milioni e la lotta all’aids per 280. dall’altro il disarmo con 200 milioni per la riconversione dell’industria militare e cento per potenziare il servizio civile nazionale. Infine 1,8 miliardi per finanziare l’impresa minore.
NON SARANNO RITIRATE LE MISURE SU TFR E CUNEO FISCALE. «CON GLI IMPRENDITORI CI SIAMO CHIARITI E MI AUGURO CHE IN PARLAMENTO NON SERVA LA FIDUCIA»
Padoa-Schioppa: «Io vado avanti»
«Draghi? Tutte le critiche sono legittime. E con gli industriali niente braccio di ferro»
di Francesco Spini (La Stampa, 14.10.2006)
MILANO. Certo, nel suo tour de force milanese Tommaso Padoa-Schioppa deve incassare le critiche ferme, ma pacate, con tanto di applauso di cortesia finale, degli industriali di Assolombarda, il «sono totalmente insoddisfatto» pressoché scontato del governatore lombardo Roberto Formigoni, le preoccupazioni del sindaco Letizia Moratti. Ma è anche un ministro dell’Economia che fin dal mattino, ancor prima di pranzare con le autorità lombarde e di calarsi nella fossa dei leoni degli imprenditori dimezzati (mancavano big del calibro di Fedele Confalonieri, Marco Tronchetti Provera e Umberto Quadrino), rivendica con forza la «sua» Finanziaria («passerà», è sicuro) rispondendo pure ai rilievi del giorno prima firmati dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, su una legge troppo sbilanciata sulle entrate e meno sul contenimento della spesa.
«Tutte le critiche - spiega nel corso di una videochat organizzata dal Corriere della Sera - sono ovviamente legittime». Ma specifica che «nel giudicare che la manovra è prevalentemente basata sulle entrate si fa un confronto tra il 2007 e il 2006 ed è vero che nella differenza che ci sarà una parte importante è data dalle maggiori entrate. Ma la manovra va valutata come confronto tra il 2007, come effettivamente sarà per effetto della manovra, e il 2007 come sarebbe stato senza la manovra». E secondo il ministro da qui risulta «come la parte più preponderante è quella del risparmio di spesa». Quanto all’iter parlamentare, il ministro si augura che «non sia necessario porre le fiducia, vedremo», di certo c’è solo che «è blindata solo la struttura complessiva, il fatto di giungere al 2,8% del Pil (per il deficit), mentre non è scolpito nel granito ogni singolo articolo». Per il resto la parola chiave che per tutta la giornata ha fatto da tormentone per Padoa-Schioppa si chiama infrastrutture. Formigoni e Moratti lo sollecitano sul punto, e il ministro risponde a loro come agli altri che «non è vero che questa Finanziaria non preveda nulla per Milano. Ci saranno fondi per l’Agenzia per l’Innovazione, per la grande biblioteca europea...». Ma sui soldi dedicati alle opere, il ministro non può che allargare le braccia: «Abbiamo trovato una situazione in cui il prosciugamento dei fondi era gravissimo e abbiamo potuto rifinanziare solo in piccola parte». Formigoni non è soddisfatto: «Lo sviluppo dell’Italia parte da qui, da Milano e dalla Lombardia - rivendica - e quindi è necessario che la Finanziaria dia le risorse a Milano e alla Lombardia per crescere». La Moratti («siamo molto preoccupati», dice) concorda col Pirellone e chiede la convocazione del «“Tavolo Milano” sulle infrastrutture con Prodi e i ministri competenti».
Anche nell’ultima arena che il ministro è ha affrontato, quella industriale, il nodo infrastrutture è stato evocato più volte. Nel complesso l’appuntamento con Assolombarda, il secondo in pochi mesi, si è però rivelato meno insidioso del previsto. Nel corso della riunione sono stati solo affrontati temi come il cuneo fiscale («un intervento positivo e importante», lo ha definito il presidente Diana Bracco) e si è parlato pure di un tema caldo come quello del trasferimento del Tfr («siamo contrari nel merito e nel metodo», dice la Bracco). Ma soprattutto di infrastrutture, di semplificazione della pubblica amministrazione, di regole, con le mille perplessità e critiche degli industriali sulla manovra. La Bracco racconta della «delusione» per questa Finanziaria «perché appare sbilanciata più sul lato delle entrate che non su quello della razionalizzazione della spesa». Clima «morbido», «di rispetto», come lo definiscono i partecipanti pur in presenza di qualche intervento deciso: «Mi scusi ministro, ma è la passione che prende il sopravvento...».
Alla fine, Padoa-Schioppa ribadisce a chi chiede più interventi «per lasciarci competere», due punti fermi. Primo: la lotta all’evasione che «punterà a ridurla ai minimi termini. Dal terzo anno si potranno raccogliere i frutti di questo lavoro riducendo le aliquote». Secondo: la Finanziaria ha posto come inderogabile «l’obiettivo di risanare i conti. E operare in un Paese con i conti pubblici a posto è un vantaggio per tutti».
I dati (Ansa), elaborati dall’erario, relativi alle dichiarazioni del 2005 Regione per regione, poche categorie superano i 50 mila euro
Il fisco "leggero" degli autonomi. Gioielleieri più ’poveri’ dei maestri
Commercianti di pietre preziose, taxisti, venditori di auto, avvocati redditi a volte ridicoli. Commercialisti e notai i più ricchi, ma... *
ROMA - I gioiellieri e i titolari di bar dichiarano al fisco meno dei 21.500 euro dei maestri elementari ad inizio carriera I proprietari di saloni per la vendita di autovetture di Piemonte Lazio e Campania, denunciano un reddito inferiore 16.000 euro, cioè a quello del loro concittadino che, con la tuta blu, varca da 15 anni il portone di Mirafiori, Cassino e Pomigliano d’ Arco. Sotto i metalmeccanici anche la media dichiarata dai tassisti. Ma i paralleli possono proseguire. Un dentista in Campania dichiara meno dei 25.000 euro di un poliziotto, mentre nel Lazio arriva a malapena a un impiegato di banca (28.000).
I dati sono delle ultime dichiarazioni, presentate all’erario nel 2005 dai contribuenti. Li rende noti l’agenzia Ansa. Mostrano la geografia tributaria del popolo delle partite Iva, che riserva molte sorprese. Gli incroci informatici hanno oggi molte possibilità e i tecnici dell’amministrazione fiscale hanno elaborato uno spaccato dei redditi di 50 categorie del lavoro autonomo, suddividendolo per regioni.
I risultati appaiono chiari e certamente saranno tenuti in conto per l’offensiva che il governo ha già preannunciato sul fronte dell’ evasione. E’ un fenomeno imponente tanto che lo stesso vice-ministro per l’Economia, Vincenzo Visco ha detto ieri in Parlamento che "vi sono province e settori in cui i tassi di irregolarità superano il 50%, situazioni che chiaramente richiedono un’attenzione particolare e la definizione di un ordine di priorità per le iniziative di verifica".
Dalle statistiche sulle dichiarazioni presentate nel 2005 emergono subito i forti contrasti di un’Italia che si infiamma nella lettura delle nuove aliquote Irpef e che discute di evasione fiscale. E - dal pasticcere al notaio, dal pescivendolo all’avvocato, passando per sarti, odontecnici e parrucchieri, tassisti, lavandai e farmacisti - le statistiche fiscali aprono uno scenario che talvolta sembra sfuggire anche alla logica dei luoghi comuni.
Un pensionato sociale guadagna 500 euro al mese, ma - tirando le somme - a dichiarare un reddito analogo, o inferiore, sono i tassisti del Molise (in media 6.175 euro l’anno), i sarti in Puglia (4.048 euro annui), i parrucchieri in Campania (6.332 euro), i pescivendoli del Trentino (3.742 euro l’anno), i ceramisti dell’ Emilia Romagna (2.744 euro), i titolari di autosaloni di Bolzano (1.073), i rivenditori di ricambi auto in Lombardia (5.556 euro).
In Calabria, sulle 50 categorie censite, sono ben 12 (dai pasticceri ai pastai, dai sarti ai lavandai, dai fotografi agli ambulanti dalle mercerie ai tassisti) quelle che denunciano ai fini Irpef guadagni inferiori ai 6.700 euro l’anno, come o meno di pensionato sociale. Ma la Calabria è la regione dove la maggior parte delle categorie dichiara, in media, gli importi più bassi.
I contribuenti autonomi con i redditi più alti sono invece a Bolzano e Trento. Un esempio? Nel Trentino i notai, che sono gli autonomi che dichiarano di più in tutta Italia, denunciano un reddito medio di 922.345 euro. La stessa categoria in Lombardia - dove i prezzi degli immobili sono quel che sono e le operazioni societarie numerose - dichiara sempre un’enormità, ma il valore è un terzo più basso e si ferma a 629.406 euro.
A saltare agli occhi sono i redditi dichiarati dai gioiellieri: la provincia con la media più alta è la Lombardia, dove gli orefici dichiarano 21.533 euro l’ anno, come un maestro elementare. In tutte le altre regioni si scende, fino agli 11.990 euro della Calabria e passando per i 14.652 euro (meno di un metalmeccanico) del Lazio.
Al confronto appaiono più ricchi gli imbianchini che dichiarano 21.241 euro nel veneto e 28.455 euro a Bolzano. I gioiellieri toscani dichiarano 19.716 euro, un valore poco distante dai falegnami della vicina Liguria (19170 euro).
Analizzando i dati delle tabelle si scopre che i pasticceri dichiarano in media 6.561 euro l’ anno in Calabria e quattro volte di più (23.202 euro) in Valle d’ Aosta. La Campania, tra pastiere e zeppole, consente ai pasticceri un reddito medio di 10.825 euro, la metà di quello dei colleghi liguri (20.274 euro) e il 50% in meno dei siciliani, alle prese con cannoli e cassate.
Tra le categorie al centro delle cronache ci sono stati i tassisti. Il loro reddito varia dai 6.145 euro dichiarati in Molise ai 14.411 del Trentino. Nel Lazio, centro della protesta contro il decreto Bersani, il reddito dichiarato è di 12.033 euro, in Lombardia a 11.894. Alla fine per il fisco valgono meno di un imbianchino calabro (12.519 euro).
Una lettura trasversale alle categorie di una stessa regione offre altri spunti. In Lombardia i ristoratori (14.818 euro) e i titolari di Bar (14.830 euro) dichiarano circa 13.000 euro in meno di un meccanico (27.000 euro) e meno della metà di un idraulico (31.224 euro). Il commercianti di auto (16.166 euro) è sotto di 10.000 euro rispetto ad un falegname (26.245 euro).
Il Lazio, tranne che per i tassisti e per i commercianti di ricambi auto perde sempre il confronto con la Lombardia. Gli agenti immobiliari, nonostante i prezzi delle case nella capitale, hanno dichiarato 17.497 euro in media, poco più di un operaio e molto sotto ai 27.614 euro dei colleghi lombardi. A battere gli agenti immobiliari sono comunque i ristoratori laziali che con 11.903 euro sono sotto un pescivendolo veneto.
Attenendosi freddamente ai dati delle dichiarazioni dei redditi, quale mestiere conviene scegliere? Certamente il notaio (redditi tra 216.000 e 864.700 euro) o il farmacista (tra 97.000 e 165.000 euro). Da evitare i sarti (tra 2.200 e 20.000 euro, ma genericamente sotto i 10.000), i fotografi (tra 5259-19.000 euro) o i tassisti (6.175-14.411 euro). (13 ottobre 2006)
www.repubblica.it, 13.10.2006
Forza Visco
di Tito Boeri (La Stampa, 14.10.2006)
ALTRO che far piangere i ricchi! La prima cosa che viene in mente leggendo le tabelle dell’Agenzia delle Entrate fatte trapelare dall’Ansa è che i gioiellieri e i dentisti della Campania rischiano di essere tra i principali beneficiari della riforma delle aliquote Irpef varata nella Finanziaria.
Fin quando avremo fenomeni di evasione ed elusione fiscale di questa portata sarebbe più saggio fare politiche a sostegno dei ceti meno abbienti scegliendo la platea dei beneficiari sulla base di informazioni sui loro consumi e patrimoni, andando ben al di là dei dati contenuti nelle dichiarazioni dei redditi. Meglio avere un’assistenza di base, fornita solo a chi si presta a controlli accurati delle proprie disponibilità economiche, che tanti trasferimenti o sgravi fiscali che finiscono inevitabilmente ad un’ampia platea di ricchi evasori.
Per questi stessi motivi la riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscale è un modo molto efficace di perseguire obiettivi di equità nel nostro Paese. Serve anche a ridurre la pressione fiscale che grava effettivamente sui contribuenti onesti: è molto più alta di quella che si legge nelle statistiche dell’Istat, che dividono il totale delle entrate dello Stato per il reddito complessivo, inclusivo del reddito degli evasori. Essendo in meno a pagare le tasse, l’onere che grava sui contribuenti onesti è molto più alto. Si calcola che superi il 50 per cento del reddito generato in Italia.
Come ha ricordato Draghi nella sua audizione alla Camera, la lotta all’evasione serve anche a ridurre molte distorsioni alla concorrenza, originate dal fatto che alcune imprese pagano tasse e contributi mentre altre, spesso quelle meno efficienti, non lo fanno. Fa bene perciò il Governo a destinare tante energie alla lotta all’evasione. Mentre predicano male e razzolano ancora peggio coloro che assimilano le misure contro l’evasione a nuove tasse. Se efficaci, queste misure generano nuovi contribuenti, non nuove tasse.
Ma saranno davvero efficaci le misure adottate da questo Governo in tema di contrasto di evasione ed elusione e recupero di base imponibile? Difficile dirlo. Certo l’efficienza di Vincenzo Visco ha portato nel giro di pochi mesi a un utilizzo più attento delle informazioni raccolte nell’ambito degli studi di settore, incrociandole con altri dati. Questo dovrebbe permettere di ridurre la forbice fra ricavi e redditi presunti che per alcune categorie era diventata molto ampia. Per poter davvero utilizzare al meglio le informazioni disponibili nella lotta all’evasione, il Governo dovrebbe adesso rendere disponibili ai ricercatori i dati, resi anonimi, delle diverse dichiarazioni fiscali, comprese quelle legate ai redditi da capitale mobiliare ed immobiliare. La ricerca scientifica può, infatti, essere di grande aiuto nell’evidenziare comportamenti e patologie associate all’evasione fiscale e quindi a migliorare sia la comprensione dei fenomeni che l’efficienza dei controlli.
Il rafforzamento dei controlli e delle sanzioni può essere anche un deterrente efficace, come pure il tentativo di rompere la collusione fra più soggetti (prestatore d’opera e acquirente, datore di lavoro e lavoratore) nell’evadere il fisco. Se c’è conflitto di interessi, uno dei due obbligherà l’altro a dichiarare al fisco la transazione. Ma è molto difficile stabilire quanto gettito verrà recuperato in questo modo. Meglio sarebbe stato non contare su entrate così aleatorie, utilizzando ogni recupero di base imponibile come sorpresa positiva da utilizzare nel ridurre le aliquote a chi paga già le tasse.
Il modo migliore per creare un terreno sfavorevole attorno a chi evade il fisco consiste infatti nell’impegnarsi a restituire ai contribuenti onesti ogni euro sottratto all’evasione, riducendo le aliquote legali man mano che diminuisce l’evasione e l’elusione. Questo impegno può essere tanto più credibile se preso da un Governo che si dimostra capace di contenere la crescita della spesa pubblica. Ed è questo il punto dolente dell’operazione antievasione varata dall’esecutivo. La lotta all’evasione non può certo ovviare a misure efficaci di contenimento della spesa pubblica. Anche perché la determinazione nel combattere gli sprechi e nel riprendere controllo della spesa pubblica è fondamentale affinché la stessa lotta all’evasione sia davvero efficace.
Irpef: un guadagno per 16 milioni di famiglie*
Quanto si paga, di più o di meno?. I conti sulla riforma dell’Irpef contenuta in Finanziaria che tanto allarmano gli italiani, li ha fatti l’Istat. E da questo calcolo risulta che oltre 16 milioni di famiglie ci guadagneranno e neanche poco. La riforma del secondo modulo Irpef e degli assegni familiari presente in Finanziaria comporterà in media un incremento di 100 euro del reddito familiare, secondo Istat.
Il risultato della simulazione, ha spiegato nell’audizione sulla Finanziaria davanti alle commissioni Bilancio di Camera il presidente dell’Istituto Luigi Biggeri, è che a beneficiare dei provvedimenti sarebbero 16 milioni di famiglie che riceverebbero 263 euro in più all’anno. A rimetterci sarebbero però 4,8 milioni di nuclei familiari, con una perdita di 400 euro annui.
Complessivamente con la manovra si ridurrebbe la povertà relativa grazie all’uscita dalla soglia di povertà di 140 mila nuclei familiari. Il decimo di famiglie più povere vedrebbe infatti aumentare il proprio reddito dello 0,8% e quelle a reddito basso e medio basso di oltre l’1%. Svantaggiate invece le famiglie nei due decimi a reddito più elevato ma «per alcuni dettagli tecnici dei provvedimenti anche numerose famiglie a reddito medio-basso verrebbero colpite dalla manovra, così come circa un milione di famiglie del decimo più povero non trarrebbero benefici perché nullatenenti, esenti o incapienti».
Ci sono 4 milioni di italiani che percepiscono un reddito inferiore ai 700 euro il mese. «Sono le famiglie più povere e non usufruiscono dei benefici» previsti dalla Finanziaria, sottolinea Biggeri. Di questi 4 milioni di lavoratori a basso reddito, ha precisato ancora Biggeri, «circa 1,5 vive in famiglie in condizioni di disagio economico». E per questi, come prevedono alcune modifiche parlamentari, si tratterebbe di prevedere assegni o sgravi compensativi e di sostegno al reddito.
Quanto alll’altro nodo della Finanziari, relativo alla misura che prevede il passaggio del 50% del flusso di Tfr dagli accantonamenti dei datori di lavoro ad un apposito fondo dell’Inps, in attesa che la Ue si pronunci, secondo l’Istat questi finanziamenti dovrebbero migliorare la situazione del deficit pubblico. Secondo l’istituto statistico infatti il nuovo Fondo -«in base alla classificazione del Sec 95» - «si configurerebbe come una unità appartenente al settore delle amministrazioni pubbliche», sia come gestione sia come finalità. Dunque ai fini del calcolo del deficit, nel conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche i versamenti che i datori di lavoro saranno tenuti a fare saranno classificati come contribuiti sociali, mentre le liquidazioni erogate saranno classificate come prestazioni sociali in denaro». Un passaggio di mano che non è un artificio contabile ma va a modificare la natura di queste somme.
Nel frattempo, sul 2006 l’Istat ha calcolato che secondo la stima delle entrate tributarie la pressione fiscale salirà al 41,4% del Pil. - Nel secondo semestre ci sarà un rallentamento della crescita delle entrate rispetto «all’aumento molto forte che c’è stato nel primo semestre di quest’anno».
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www.unita.it, Pubblicato il: 12.10.06 Modificato il: 12.10.06 alle ore 15.59
Sindacato pigliatutto
di Tito Boeri (La Stampa, 11.10.2006)
Ieri, al tavolo coi rappresentanti dei Comuni e nei giorni precedenti all’incontro a Capri con gli industriali, il ministro dell’Economia si deve essere sentito come ad un’assemblea condominiale. Si sarà detto: tutti chiedono qualcosa e, se c’è da dare, guardano più agli altri che a se stessi. Ieri ai Comuni il governo ha ridotto di un quinto l’aggiustamento loro richiesto, senza tra l’altro rendere più efficace il sistema di sanzioni agli enti locali che non rispettano i patti. Presto incontrerà le Regioni, cui presumibilmente concederà qualche deroga ai tetti alla spesa sanitaria. Mentre agli industriali ha già promesso di esonerare le piccole imprese dall’operazione Tfr. Insomma abbiamo già oggi, a una settimana dalla presentazione della Finanziaria, un significativo ridimensionamento della manovra. Senza che vi sia stata alcuna protesta di piazza. Dopo che il segretario del maggiore sindacato aveva addirittura celebrato «la Finanziaria che volevamo», «l’unica possibile».
Perché tanta arrendevolezza? Il fatto è che questa manovra sta facendo perdere al governo molti consensi al centro, i voti decisivi per vincere le elezioni. Più che una Finanziaria che agisce contro il ceto medio, questa è una Finanziaria contro l’elettore medio, defraudato del suo ruolo di ago della bilancia. Come documentato sul sito lavoce.info, le scelte di fondo fatte in questa manovra non riflettono le preferenze degli elettori di centro-sinistra. In molti casi non corrispondono neanche a quelle degli elettori della parte più a sinistra della coalizione. Non se ne trova traccia nel pur interminabile programma dell’Unione. Sono, invece, scelte iscritte al sindacato, corrispondono ai desideri dei due gruppi in cui si contano più di due terzi delle tessere sindacali: pensionati e dipendenti pubblici. Vediamo come e perché.
Il Dpef votato a luglio dal Parlamento chiedeva al governo di tagliare la spesa previdenziale e quella per i dipendenti pubblici. Nella Finanziaria non c’è nulla di tutto ciò, neanche la chiusura di una finestra per le pensioni di anzianità; nel pubblico impiego ci sono solo nuove risorse (più di un miliardo) per il rinnovo dei contratti e per l’assunzione dei precari della scuola (senza concorso, quindi senza alcun controllo di qualità!). Solo su magistrati e docenti universitari si abbatte la scure: si vedono dimezzati gli scatti di anzianità, il che significa una riduzione di circa il 30 per cento dello stipendio nell’arco di una carriera. Guarda caso, magistrati e docenti universitari sono gli unici due comparti del pubblico impiego non sindacalizzati. Data l’esiguità dei tagli, la manovra opera quasi solo sulle entrate (contano fino all’84% delle coperture) piuttosto che tagliare le spese, coerentemente con quanto chiedono pensionati e pubblici dipendenti, ma non la maggioranza degli elettori di centro-sinistra. Ma il sindacato non si è limitato a porre dei veti. Questo spiega perché la Finanziaria è così grande: al di là dei 15,2 miliardi reperiti per rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea, ce ne sono altri 19,5 di misure che prendono ad alcuni per dare ad altri, con saldo zero per le casse dello Stato. E il profilo distributivo di questa redistribuzione corrisponde in tutto e per tutto agli interessi di pensionati e dipendenti pubblici. I fatidici 40.000 euro, la soglia di reddito al di sopra della quale la nuova Irpef morde, corrispondono al limite superiore nella distribuzione dei redditi dei dipendenti pubblici, ad eccezione ovviamente di magistrati e docenti universitari. Non c’è nulla per i poveri, quelli che non pagano le tasse, mentre i nuovi assegni famigliari non vengono dati a lavoratori atipici, disoccupati e ai lavoratori autonomi. Tra tutti questi gruppi sociali non si contano molti iscritti al sindacato.
Anche il dirottamento del Tfr inoptato all’Inps non riguarda i dipendenti pubblici (il loro Tfr è già nelle casse dello Stato) e i pensionati. Abbiamo dovuto attendere le proteste degli industriali (che non dovrebbero certo parlare di «scippo ai danni delle imprese» dato che non si tratta di soldi loro!) prima di vedere qualche ripensamento nel sindacato. E’ un ripensamento, peraltro, dettato dalla volontà di riaprire il dialogo con le organizzazioni di categoria («c’è un problema aperto con Confindustria, perché forse questa misura sul Tfr non è stata preparata bene», ha detto Epifani), piuttosto che dal contenuto dell’operazione in quanto tale.
Se, come ci auguriamo, il governo toglierà dalla Finanziaria questa scommessa contro il decollo della previdenza integrativa, i tagli non riguarderanno comunque il sindacato. Sono già state bloccate spese a scopo cautelativo, nel caso di bocciatura dell’operazione Tfr da parte di Bruxelles. Inutile dire che non riguardano i gruppi di interesse presidiati dal sindacato. Non c’è il contratto del pubblico impiego in questo elenco di spese a rischio di copertura. Ci sono invece molti investimenti infrastrutturali: è un problema per Di Pietro, non per il sindacato.
Alla luce di questa Finanziaria, l’elettore medio si sta forse chiedendo se non valga la pena di porre fine a una ipocrisia di lunga data, quella per cui si finge che le organizzazioni volontarie rappresentino gli interessi di tutti e non invece solo quelli dei loro aderenti. Non serve prendersela col sindacato perché persegue gli interessi dei propri iscritti. Serve, invece, mettere in discussione la rappresentatività del sindacato e delle altre associazioni che si siedono ai tavoli della concertazione. Alle riunioni condominiali, dopotutto, si contano le deleghe. E’ venuto il momento di farlo.
Aumenta anche il tetto degli investimenti: 12,5%. Il premier Prodi: "Incontro costruttivo che non intacca la Finanziaria"
Manovra, intesa governo-Enti locali "Meno tagli per 600 milioni"
Sindaci soddisfatti. Veltroni: "Bene il dialogo". Cofferati: "Ci voleva" Letizia Moratti: "Passi avanti, ma Milano è penalizzata" *
ROMA - Enti locali e governo hanno fatto pace. Dalla riunione di oggi è uscita un’intesa sulla Finanziaria che soddisfa tutti. "C’è stato un confronto serio sui punti già discussi, mi pare che ci sia complessivamente un’intesa", spiega il ministro per i rapporti col parlamento, Vannino Chiti, uscendo dall’incontro a Palazzo Chigi.
L’intesa raggiunta, spiega il ministro, verterà sui seguenti punti: "Verrà tolto il tetto del 2.76% per la possibilità di fare investimenti. Sarà possibile alleggerire i sacrifici che dovranno sostenere i comuni e le province di 600 milioni di euro. Inoltre il governo ha proposto di costruire un fondo di 260 milioni di euro per aiutare i piccoli comuni". L’alleggerimento, specifica Chiti, non verrà garantito da nuove tasse.
L’operazione non andrà neppure a intaccare il saldo finale della manovra così come aveva indicato il premier Romano Prodi e ribadito il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa.
Il premier si dice soddisfatto dell’accordo raggiunto che viene infatti definito "costruttivo". E spiega: "Mi ero molto meravigliato di una reazione così forte di fronte a problemi che venivano riconosciuti come oggettivi da parte di tutti". Oggi, ha proseguito, "ci siamo messi intorno a un tavolo e, senza distorcere per nulla gli aspetti fondamentali della Finanziaria, abbiamo trovato la soluzione a problemi specifici che invece rimanevano irrisolti".
E’ quindi con queste convinzioni che il presidente del Consiglio ha preso nettamente le distanze dal cosiddetto "tavolo dei volonterosi", il gruppo di parlamentari dei due schieramenti intenzionato a elaborare proposte di modifiche bipasrtisan alla manovra. "Il governo ha una sua Finanziaria", ha tagliato corto Prodi, aggiungendo: "E’ definita nelle sue linee generali. Stiamo affinando tutti gli aspetti particolari che ancora erano rimasti o che hanno problemi di diversità di opinione, oppure che hanno bisogno di specificazioni tecniche".
Nel corso dell’incontro con gli enti locali, il presidente del Consiglio ha anche assicurato che sarà eliminato il tetto del 2,6% agli investimenti. In questo senso, per gli Enti locali, la strada si fa meno ripida. Il presidente del consiglio infatti avrebbe rinviato al Testo Unico degli Enti locali (Tuel) che sul punto specifico prevede un incremento del 12,5% nelle spese per investimento.
Non solo: i ’tagli’ saranno inferiori al previsto. Infatti minori tagli per 500 milioni ai Comuni, e minori tagli per 100 milioni alle Province è quanto proposto (e poi ratificato) dal ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ai rappresentanti di Comuni, Province e Comunità montane nel corso del vertice a palazzo Chigi.
Padoa-Schioppa - secondo quanto si è appreso - sarebbe stato perentorio nella sua proposta: "prendere o lasciare" avrebbe detto il ministro rivolto a sindaci e presidenti di Provincia. I minori tagli per 600 milioni, porterebbero da 2,8 a 2,2 miliardi i tagli previsti in Finanziaria per le Autonomie.
Le prime reazioni dei sindaci non si sono fatte attendere. Soddisfatto, per esempio, il primo cittadino di Roma Walter Veltroni: "E’ stata una riunione importante, si è fatto un consistente passo in avanti sia per la disposizione a rivedere la parte ordinamentale, sia riguardo all’ ammontare della manovra".
Applauso anche da Sergio Cofferati. Il sindaco di Bologna e fiero avversario delle norme inserite in Finanziaria, al termine dell’incontro col Governo, ha infatti salutato con un convinto ’’ci voleva’’ le misure annunciate dal Presidente del Consiglio.
Più cauta Letizia Moratti che lamenta la mancanza di benefici per Milano, anche se "sono stati fatti passi in avanti". Dal vertice ha spiegato il primo cittadino è emersa una disparità di trattamento tra la capitale e il capoluogo lombardo: "Roma da questa manovra ha avuto 610 milioni di euro di incrementi. Milano deve fare i conti con decrementi di duecento milioni".
Restano ancora da discutere, secondo Moratti, due questioni importanti: quella della sicurezza e quella relativa alle opere infrastutturali". (10 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 10.10.2006
Il premier davanti agli industriali emiliani difende le misure adottate dal governo "Quello che le imprese perdono con il Tfr lo guadagnano 20 volte con il cuneo fiscale" Finanziaria, Prodi attacca Confindustria "Nella manovra più benefici che danni"
Metafora calcistica per definire i conti pubblici: "Siamo partiti peggio della Fiorentina" *
BOLOGNA - "I benefici che arrivano alle imprese dal cuneo fiscale sono di 20-30 volte superiori ai danni che hanno dal Tfr". I contenuti della manovra economica continuano ad alimentare lo scontro tra Romano Prodi e Confindustria. Oggi è toccato al presidente del Consiglio parlare in termini polemici delle proteste degli imprenditori. "Può darsi - ha spiegato Prodi parlando all’assemblea di Confindustria di Bologna - che qualche impresa minore ne soffra. Troveremo il rimedio, troveremo il modo per evitarlo. Ma, il significato della misura è qualcosa che non può essere trascurato".
"Per essere rigorosi - ha specificato il premier rispondendo agli interventi critici degli industriali emiliani - di fronte a 3,6 miliardi di benefici che vengono immediatamente dal taglio del cuneo ci saranno 50 milioni di costi, lo dice Modiano (il direttore generale del Sanpaolo Imi, ndr): dai miei conti un pochino di più ma certamente circa un ventesimo del beneficio che arriva dal taglio del cuneo".
Inoltre, ha sottolineato ancora Prodi in polemica con Confindustria, la Finanziaria prevede 7 miliardi destinati "direttamente al sistema delle imprese: la metà delle risorse destinate alla crescita economica e sociale". "Non è mai successo - ha ricordato - per favore fate il confronto con quello che è accaduto precedentemente".
Parlando poi del costo della provvista finanziaria cui le aziende saranno costrette a ricorrere in caso del trasferimento del Tfr, Prodi ha aggiunto: "Di fronte a questo scambio il sistema produttivo deve capire che ci sono necessità del bilancio pubblico di tenuta e che c’è la scelta precisa del governo verso gli obiettivi del risanamento dell’equità e dello sviluppo".
Anche perché, ha sottolineato il presidente del Consiglio, la situazione ereditata è molto più grave di quanto non sia stato percepito. ’’Partiamo più sotto della Fiorentina - ha spiegato con una metafora calcistica - ma ce la possiamo fare’’. ’’La mia ambizione - ha avvertito il premier - non è la coppa Uefa ma portare l’Italia al centro della classifica dei paesi europei’’.
Prodi si è detto quindi sereno, malgrado le tante critiche raccolte in questi giorni dalla manovra. "Non mi turbo assolutamente - ha chiarito - perché il dovere di governare non è quello di accontentare" ma quello di fare l’interesse del paese. "Faremo correzioni", ha aggiunto, ma senza rinunciare ai principi cardine della manovra che sono quelli della equità, del rigore e dello sviluppo. (9 ottobre 2006)
www.repubblica.it. 09.10.2006
PRODI COME BERLUSCONI
CONFERMATA DI FATTO L’ESENZIONE ICI PER LA CHIESA
Sarà sufficiente che gli immobili non siano "esclusivamente" adibiti ad attività commerciali*
Ci siamo tutti indignati quando Berlusconi stabilì per legge che le chiese (cattolica, ma non solo) ed un manipolo di altri privilegiati fossero esentati dal pagamento dell’ICI per gli immobili di proprietà in cui venivano esercitate attività commerciali. Sembrava che Prodi avesse abolito questa mostruosità economica e giuridica e invece scopriamo che in realtà ha solo trovato un modo più subdolo per garantire con un Decreto Legge (art. 39 bis del D.L.223 del 4 luglio 2006 - decreto Bersani - convertito con legge 4.8.2006, n.248) agli stessi beneficiari privilegi plurimiliardarii (in euro).
Infatti dovranno pagare l’ICI solo nel caso in cui gli immobili in questione abbiano natura "esclusivamente" commerciale. E qui sta il trucco! Sarà sufficiente che in un lussuoso albergo di proprietà diocesana o di un qualsiasi ordine religioso, o ai margini di una piscina o di un campo di calcio o di golf degli stessi proprietari, ci sia una cappella o una modesta edicola con un crocifisso, madonna o santi perché l’ente ecclesiastico venga automaticamente esentato dall’ ICI, dal momento che l’immobile non è "esclusivamente" utilizzato per attività commerciali ma ci sono spazi riservati al culto. Rivolgiamo un appello ai parlamentari e ai partiti laici perché impediscano questa ennesima presa in giro dei contribuenti italiani, e invitiamo a protestare con e-mail agli indirizzi del Governo e del Ministero dell’Economia. (15-9-2006)
Giulio Cesare Vallocchia
Fonte: www.italialaica.it
Visco si mangia il cuneo
Nella legge finanziaria è sparita la restituzione del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti Del taglio del costo del lavoro beneficeranno solo le imprese: nelle buste paga non ci sarà un euro di più. La riduzione favorirà anche gli evasori fiscali
di Galapagos (il manifesto, 04.10.2006)
Dal taglio di cinque punti del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti non arriverà una lira. Tutto il dibattito che aveva preceduto la riduzione del costo del lavoro è carta straccia: ai lavoratori dipendenti ai quali doveva andare il 40% del minor costo del lavoro non vedranno una lira in busta paga. A beneficiare dei soldi dei lavoratori (stimabili in circa 4 miliardi lordi di euro) saranno infatti tutti i contribuenti. Partiamo dall’inizio: una quindicina di giorni fa il governo aveva fatto il grande annuncio: taglieremo di cinque punti il cuneo fiscale e nelle tasche dei lavoratori finirà il 40% del taglio. Ovvero tra i 3,6 e i 4 miliardi di euro su base annua. Siccome l’appetito vien mangiando, alcuni sindacati e parte della sinistra radicale avevano rilanciato chiedendo che il 50% del taglio fosse restituito ai lavoratori. Ma il governo tiene duro: il 40% non si discute. E tutti zitti, anche se la cifra netta in più in busta paga sarebbe bastata solo per un paio di pizze. Una settimana fa la prima sgradita sorpresa: per motivi finanziari (i soldi non bastano) viene comunicato che il taglio di 5 punti di cuneo avverrà in due tranche: (a febbraio e a luglio). In questo modo l’erario risparmierà un po’ di soldi, viene spiegato. Ma state sicuri dal 2008 il taglio del cuneo fiscale andrà a regime. Venerdì il governo approva la legge finanziaria.
In conferenza stampa, Visco e Padoa Schioppa parlano ampiamente del taglio del cuneo che sarà realizzato fondamentalmente attraverso una riduzione dell’imponibile Irap. I benefici - ci spiegano - del taglio sono evidenti: minor costo del lavoro, maggiore competitività e quindi un aiuto allo sviluppo. Poi ci spiegano anche che per il Sud il taglio del cuneo fiscale sarà maggiore. E questo non può che fare piacere: magari un po’ di sommerso emergerà. Ma del taglio del cuneo a favore dei lavoratori dipendenti, non parla nessuno. Perché? Ieri, finalmente, viene distribuito il testo definitivo della voluminosa (213 articoli) legge finanziaria ma da una meticolosa lettura del Capo VII (misure a favore dello sviluppo) che inizia con l’articolo 18 non emerge nulla, salvo la conferma di come sarà realizzato il taglio a favore delle imprese. E del cuneo a favore dei lavoratori non si parla in nessun altro articolo.
Che fine hanno fatto i soldi dei lavoratori? A questo punto casualmente, a pagina 28 della Relazione previsionale e programmatica (il documeto macroeconomico che accompagna e completa la finanziaria) la scoperta: «la riduzione del carico fiscale sui lavoratori viene realizzata nell’ambito di un più ampio intervento di riforma Irpef che interessa non solo i lavoratori dipendenti, ma tutti i contribuenti». Come dire che i soldi dei lavoratori non andranno direttamente a tutti i lavoratori, ma a tutti i contribuenti, compresi i proprietari delle pizzerie nelle quali il lavoratore dipendente «beneficiato» del taglio del cuneo avrebbe potuto consumare un paio di pizze per festeggiare l’evento.
E invece a festeggiare saranno solo i proprietari delle pizzerie (e dei ristornati) che mediamente nel 2004 hanno denunciato al fisco poco più di 20 mila euro di reddito lordo annuo. Ma i sindacati non si erano accorti di nulla? «Lo sapevamo - ci dice un alto dirigente della Cgil - ma eravamo d’accordo» che a essere alleggerita fosse l’intera imposizione fiscale. Certo, ci dice un altro sindacalista «può apparire un po’ spiacevole che anche gli evasori beneficino della redistribuzione del reddito, ma il fisco deve essere uguale per tutti». «Senza considerare - spiega un altro - che gli aumenti degli assegni familiari sono destinati solo ai lavoraori dipendenti».
Fatti due conti con le cifre fornite dal governo, si scopre che il ridisegno delle aliquote Irpef porterà benefici netti (esclusi gli assegni familiari) per appena 500 milioni di euro. Non era meglio lasciare ai lavoratori il 40% del taglio del cuneo fiscale? E perchè questa improvviso e misterioso cambio di rotta? Non c’erano risorse, ci dicono in molti. E qualcuno tecnicamente spiega che poiché la riduzione del cuneo avviene attraverso il taglio dell’Irap, ci si è trovati di fronte a una moltitudine di aziende che non pagano questa imposta in quanto presentano redditi negativi. Insomma, l’evasione condanna ancora una volta i lavoratori dipendenti.
I sindaci: manovra insostenibile. Prodi disponibile al confronto *
Sindacati ed enti locali sono preoccupati per le ripercussioni della nuova finanziaria e chiedono un tavolo di discussione col governo Prodi. «Il presidente del Consiglio è d’accordo sull’apertura di un tavolo con le autonomie locali - ha risposto il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Vannino Chiti - presso la presidenza del Consiglio. Ritiene giusto che ci sia un confronto con il governo non solo in Parlamento». «Nella Finanziaria - ha aggiunto Chiti - ci sono aspetti critici che riguardano i Comuni e bisogna vedere se è possibile ridurre il peso della manovra che grava su di loro».
Il giudizio complessivo di Cgil, Cisl e Uil sulla manovra è positivo, ma resta le perplessità sui punti che riguardano gli enti locali. I sindacati confermano di non condividere «la riduzione dei trasferimenti agli enti locali e la successiva possibilità di aumenti di addizionali Irpef, Ici e tasse di scopo», che «rischiano di vanificare gli effetti delle riforma fiscale con pesanti conseguenze sulla tenuta del potere d’acquisto, sulla qualità delle prestazioni erogate e sui riflessi sul personale». Tra gli elementi di criticità anche «la necessità della copertura del contratto del trasporto pubblico locale con l’indicazione nella legge finanziaria di risorse specifiche».
Correzioni alla finanziaria e un tavolo di trattative sono stati chiesti da molti sindaci. «Il pesante taglio dei trasferimenti erariali - recita la lettera inviata dall’Anci Emilia-Romagna, presieduta dal Sindaco di Bologna Sergio Cofferati, al presidente del consiglio Romano Prodi - il rinvio al 2008 della compartecipazione, l’assenza di una proposta sul federalismo fiscale e di misure perequative, la scarsità delle risorse per gli investimenti, l’esiguità delle norme relative al catasto sono alcuni degli aspetti della manovra che delineano uno scenario insostenibile per gli enti locali». «Per questo - concludono i sindaci - chiediamo al Governo di avviare un confronto vero e serio con gli enti locali».
«Emergono moltissime cose che non vanno bene e complessivamente ci sono dei tagli nei trasferimenti agli enti locali che mettono a rischio i servizi nella loro quantità e qualità», aveva dichiarato il sindaco di Roma Walter Veltroni. Anche il presidente Domenici aveva parlato di insostenibilità della finanziaria per gli enti locali.
«Si impone una correzione anche netta della manovra finanziaria durante il pecorso parlamentare», ha detto il sindaco di Torino Sergio Chiamparino che definisce la manovra approvata la settimana scorsa «insostenibile» per i Comuni. Chiamparino ha detto che non pensava a manifestazioni in piazza «che lasciano il tempo che trovano», ma ha sollecitato un incontro con il Presidente del Consiglio Prodi per avere le rassicurazioni necessarie perché altrimenti «viene voglia di dire che porteremo le chiavi dei Comuni a Palazzo Chigi».
«Il governo modifichi la Finanziaria nella parte che riguarda gli Enti Locali, oppure la manovra risulterà non solo insostenibile, ma anche poco credibile», ha affermato il sindaco di Firenze e presidente nazionale dell’Anci, Leonardo Domenici. «Come ho già detto - ha ricordato Domenici - la Finanziaria è insostenibile per i Comuni e serve che il governo rifletta su questo punto, che va modificato: altrimenti la manovra, oltre che insostenibile, risulterà anche poco credibile».
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www.unita.it, Pubblicato il: 04.10.06 Modificato il: 04.10.06 alle ore 19.59
Padoa Schioppa: manovra, perché si lamentano i ricchi? *
Non è solo una questione di numeri. Almeno non per il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa che, presentando all’aula di Montecitorio la Finanziaria 2007, trasforma l’elenco delle cifre e dei provvedimenti in una lezione di etica civile. Fino ad invocare «dall’intera società italiana una prova di buona volontà e di riscatto». E accusare con parole chiare - e durissime - chi evade il fisco o giustifica la sua evasione. Perché lo Stato non toglie nulla agli evasori. «Sono i cittadini evasori ad aver messo le mani nelle tasche sia dello Stato sia degli altri cittadini che pagano le tasse, violando così il settimo comandamento». Non rubare. Per altro, annota ancora Padoa Schioppa «più passi in avanti si faranno in questo campo, più sarà possibile in questa legislatura ridurre pressione fiscale».
Una riduzione delle tasse che rappresenta l’obiettivo indicato in una serie di interviste anche dal vicepremier Rutelli e dal viceministro Vincenzo Visco. Ma che non può prescindere da una premessa. Che Padoa Schioppa rende esplicita, difendendo la riforma dell’Irpef varata dal governo: «Fatico a comprendere le lamentele di chi ha un reddito di alcune centinaia di milioni di vecchie lire», afferma. «Quando si chiede al Paese uno sforzo per risanare i conti pubblici e porre mano a riforme necessarie e faticose il bisogno di equità sociale si fa più acuto. Rendersene conto e darne esempio spetta in primo luogo a chi sta bene e appartiene al ceto dirigente del Paese. Questo - aggiunge maliziosamente il ministro - intendeva dire sicuramente il presidente di Confindustria quando ha detto: siamo pronti a fare la nostra parte».
Non è solo una questione di numeri, dicevamo. Ma da quelli bisogna partire. Perché la base di ogni ragionamento, quella base che Padoa Schioppa ha strenuamente difeso dal varo del Dpef ad oggi, è il risanamento dei conti pubblici, «condizione necessaria per sviluppo sostenibile». Per il ministro dell’economia la manovra compie «uno sforzo straordinario», perché porta «i conti pubblici fuori dalla zona di pericolo. Attua inoltre una significativa ridistribuzione del reddito a favore delle fasce povere della popolazione. Riprende l’irrigazione di altri campi della spesa pubblica che la precedente finanziaria aveva disidratato fino al rischio della desertificazione».
Certo, «l’opera di risanamento non è certo finita, ma siamo usciti dalla zona rossa. Il paziente Italia ha lasciato il reparto di terapia intensiva anche se non e ancora del tutto ristabilito». Con la Finanziaria 2007, secondo Padoa Schioppa, «il paese e l’agenda del governo si sono liberati dall’assillo della correzione dei conti pubblici, da possibili procedure di infrazione in Europa e da atteggiamenti punitivi dei mercati internazionali». Un obiettivo raggiunto nonostante il lascito del precedente governo, «un’eredita nascosta e forse per questo più maligna»: la sostenuta crescita della spesa e «il prosciugamento di molti canali di irrigazione». Fondi, come quelli per le opere pubbliche, che il nuovo governo ha dovuto ristabilire.
I conti pubblici portati fuori dal pericolo, la redistribuzione del reddito verso forme di povertà, il rifinanziamento di settori strategici rimasti prima senza risorse e l’avvio di riforme come quella della spesa sanitaria e il federalismo fiscale sono per Padoa Schioppa i «quattro punti salienti della manovra». Alle critiche di Confindustria il ministro replica che, a cominciare dal taglio del cuneo fiscale, il settore delle imprese è «quello maggiormente beneficiario della manovra». Un bilancio positivo, insomma. Eppure «nonostante il grande sforzo compiuto, questa Finanziaria non è sufficiente» perché «è indispensabile che l’Italia torni a crescere». Sarà questa la missione dei prossimi cinque anni.
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www.unita.it, Pubblicato il: 03.10.06 Modificato il: 04.10.06 alle ore 10.57
La nuova curva fiscale. Si pagherà il 43% oltre i 75mila euro Diventano detraibili le attività sportive dei giovani dai 5 ai 18 anni
Finanziaria, cinque aliquote
Detrazioni per palestre e Pc. E gli studenti fuori sede potranno "scaricare" fino a 500 euro d’affitto*
ROMA - Cinque aliquote, alcune delle quali più base, e nuovi scaglioni di reddito: l’Irpef con la legge Finanziaria appena approvata dal governo viene profondamente modificata, non solo nelle aliquote, ma anche nel meccanismo degli sconti d’imposta. "Il risultato - spiegano gli uffici del viceministro per l’Economia, Vincenzo Visco - è una riduzione delle imposte per oltre il 90% dei contribuenti italiani che vivono con meno di 40.000 euro l’anno lordi".
MILIARDI: La manovra muove, complessivamente, 33,4 miliardi. Così distribuiti: 11,9 da riduzioni nel Sistema Stato, 4,6 dagli Enti Locali, 3 miliardi dalla Sanità e 4 di entrate tributarie. Serviranno, in parte (14-15) per il risanamento dei conti pubblici e in parte (18-19) per la ridistribuzione delle risorse e lo sviluppo.
LA NUOVA IRPEF: La nuova curva dell’Irpef è così delineata nella nuova legge Finanziaria: aliquota al 23% fino a 15.000 euro di reddito, al 27% oltre 15.000 e fino a 28.000 euro, al 38% oltre 28.000 e fino a 55.000 euro, al 41% oltre 55.000 e fino a 75.000 euro, al 43% oltre i 75.000 euro.
Attualmente le aliquote erano quattro: al 23% fino a 26.000 euro di reddito, del 33% oltre i 26.000 e fino a 33.500 euro, del 39% oltre 33.500 e fino a 100.000 euro, del 43% sopra quest’ultima soglia.
LE DETRAZIONI/I FIGLI: I contribuenti con figli a carico pagheranno 800 euro in meno di Irpef, che saliranno a 900 euro per i bambini al di sotto dei 3 anni: scenderanno però gradualmente al salire del reddito. Il meccanismo di sconto torna al passato e prevede detrazioni (che si tolgono dalle imposte dovute) invece che le deduzioni (che abbattono il reddito su cui applicare le imposte) introdotte dal precedente governo. Le nuove detrazioni diminuiranno al salire del reddito, fino ad azzerarsi a 95.000 euro (contro i 78.000 euro precedenti). Meccanismi di aiuto più consistenti sono poi previsti per le famiglie con due o tre figli: le detrazioni arrivano fino alla soglia di reddito di 110.000 e 125.000 euro.
LE DETRAZIONI/LA PALESTRA: Per i ragazzi tra i 5 e i 18 anni, saranno detraibili le spese - fino a 210 euro - sostenute per l’iscrizione e l’abbonamento a piscine, palestre ed altri impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica. E’ una delle novità del decreto fiscale collegato alla Finanziaria.
LE DETRAZIONI/ GLI AFFITTI: Gli studenti universitari fuori sede potranno usufruire di una detraibilità al 19% del canone di locazione fino ad un massimo di 500 Euro. E’ una delle novità del decreto fiscale collegato alla Finanziaria.
ROTTAMAZIONE/IL FRIGO: Arriva il ’bonus-frigo’ e sarà una sorta di rottamazione per cambiare frigoriferi e congelatori più inquinanti: si potrà infatti detrarre il 20% del costo sostenuto, fino ad un massimo di 200 euro, ma solo se l’elettrodomestico sarà "efficiente".
ROTTAMAZIONE/ LE CALDAIE: Chi sostituisce la vecchia caldaia con Una nuova meno inquinante o monta un pannello solare, potrà avvantaggiarsi di consistenti sgravi fiscali. Lo prevede il pacchetto energia della finanziaria. Tali agevolazioni fanno parte di tutta una serie di interventi di efficienza energetica nell’edilizia che consentiranno di ridurre le dispersioni termiche del 30-40% e di avere risparmi energetici per 50-100 kilo tep/a (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio l’anno).
CUNEO FISCALE: La riduzione degli oneri fiscali per aziende e lavoratori vale circa 9 miliardi (60% alle imprese, 40% ai dipendenti), ma nel 2007 verrà divisa in due tranche: la prima a febbraio e la seconda a luglio. Dal 2008 andrà a regime.
SANITA’: Il sistema sanitario italiano dovrà funzionare con 97 miliardi di euro, 3 in meno del previsto. Per questo verranno introdotti dei ticket in cifra fissa (23 euro per le visite e 18 per gli esami clinici) nei casi di chi si reca al pronto soccorso in "codice bianco", cioè senza palese urgenza. Esclusi, comunque, da tutti i ticket, gli esenti. Le regioni che non riusciranno a stare nelle loro quote saranno costrette a introdurre ticket anche sui medicinali.
CATASTO: Dal 2007 il catasto passerà ai Comuni con evidenti vantaggi per le finanze locali già verificato nelle prime sperimentazioni. Gli enti locali potranno, se lo riterranno necessario, aumentare l’Ici dello 0,5%.
PENSIONI E TFR: Di interventi sulla previdenza (abolizione dello scalone 2008, nuovi parametri legati all’età media ecc.) si riparlerà l’anno prossimo. Il rinvio della questione è stato deciso con i sindacati. L’unico risparmio in materia (2 miliardi) si farà con la chiusura di una delle quattro "finestre" annuali di pensionamento. Resta il contributo di solidarietà per le pensioni di lusso.
Viene rilanciata la riforma del Tfr definita dall’ex ministro Maroni e affossata da Berlusconi. Entrerà in vigore dalla metà dell’anno prossimo. A quel momento, i dipendenti dovranno decidere che fare delle loro liquidazioni (Inps, fondi pensione ecc.). La novità che ha fatto arrabbiare le imprese è che il 65% dei Tfr maturati da lavoratori che non sceglieranno di versarli ai fondi pensione dovrà essere versato all’Inps e non resterà nelle casse delle imprese.
ALCOLICI: La Finanziaria introduce un divieto di vendita di sostanze alcoliche ai minori di 18 anni e divieto totale di vendita e somministrazione (vendita da banco) di alcolici negli autogrill autostradali che attualmente è previsto solo dalle 22.00 alle 6.00. (1 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 01.10.2001.
Epifani: «Perché protesta questa destra che ci ha lasciato senza un soldo?» *
Dopo i malumori dei giorni scorsi, i sindacati sembrano orientati a dare una valutazione positiva della Finanziaria 2007. È quanto emerge dalle prima dichiarazioni dei segretari confederali, riuniti a Milano per celebrare i 100 anni della Cgil, in attesa di una riunione degli esecutivi prevista per lunedì pomeriggio. «È condivisibile - dice Guglielmo Epifani - che la finanziaria sia tornata ad occuparsi della redistribuzione del reddito. Questo è lo spirito ed il cuore politico condivisibile di questa manovra». Il segretario della Cgil aggiunge «mi hanno colpito i toni usati e l’arroganza delle parole del centrodestra, tutti legittimi, meno legittimo è dimenticarsi di cosa hanno fatto e di come hanno lasciato il Paese. Se non ci sono soldi per la formazione, per le scuole, per le ferrovie, per la ricerca, per le infrastrutture, per i pensionati, poi diventa troppo furbo di pensare che gli altri possano fare quando ci sono i guai».
Buono anche il primo giudizio di Raffele Bonanni, segretario generale della Cisl, che segnala come la Finanziaria contenga «le linee di equità e le linee essenziali che avevamo richiesto ci sono, chi era più in difficoltà è stato aiutato. Non capisco tutte queste polemiche sul ceto medio». Alla domanda se «hanno vinto i sindacati» Bonanni replica: «No, non i sindacati ma i lavoratori che erano in difficoltà, coloro che hanno dovuto sopportare negli ultimi anni molte, molte ingiustizie. Spero che l’equità di cui parlavo sia utile soprattutto per loro».
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www.unita.it, Pubblicato il: 01.10.06 Modificato il: 01.10.06 alle ore 15.15
Poteva andare molto peggio
di Galapagos (il manifesto, 30.09.2006)
Non è stato un bello spettacolo quello del governo che per oltre 10 ore si è lacerato sulla finanziaria. Come sempre accade alla fine è stato trovato un accordo: Prodi ha dovuto pagare pegno alla sua non solida maggioranza (parlamentare) con compromessi mirati a non scontentare il Mastella di turno. Paradossalmente le maggiori difficoltà Prodi le ha trovate nel suo braccio destro: Tommaso Padoa Schioppa. Il ministro dell’economia, banchiere di fama, era la persona meno adatta per gestire la prima fase del nuovo esecutivo. Scelto per cercare di contrastare le pretese della Ue e della Bce e invece è stato il migliore alleato di queste istituzioni aderendo con ostinazione alle pretese di un rientro immediato dell’Italia nei parametri del Patto di stabilità. Di più: fin dall’inizio Padoa Schioppa si è accanito a fare tutto da solo, forte del suo tecnicismo, scatenando i risentimenti di una coalizione molto attenta ai problemi di «bottega».
Venendo ai contenuti della finanziaria, da una prima lettura, delle oltre 100 pagine del documento, emerge un quadro contrastante. Però i contenuti positivi sembrano decisamente superiori a quelli negativi. Forse se avesse avuto lo stesso coraggio nel 1998, Prodi non sarebbe stato disarcionato e non avremmo dovuto subire il quinquennio oscurantista del Berlusconi-bis. Questa volta Bertinotti l’ha spuntata e nella finanziaria ci sono molti elementi di una politica fiscale che cerca di tamponare la pessima redistribuzione che (complice la sciagurata gestione dell’euro) aveva consentito ai lavoratori autonomi di vedere accresciuta enormemente la loro fetta di reddito a danno dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Il pezzo forte della finanziaria è una riforma fiscale che ridistribuisce reddito ai ceti bassi e medio bassi (il 93% dei contribuenti) facendo pagare un po’ di più (ma meno di quanto pagavano nel 2005) i ceti medio alti. In questi giorni si è scatenata una campagna mediatica contro l’aliquota 43% sui rediti superiori ai 70 mila euro l’anno che sono al tempo stesso tanti, ma non tantissimi: solo l’1,59% li denuncia al fisco. Purtroppo perché l’evasione la fa da padrona. E se non si riuscirà a far pagare tutti di meno, è meglio che chi in fondo alla scala sociale, senza possibilità di frodare il fisco, paghi in ogni caso di meno.
Di buono nella finanziaria ci sono un po’ di soldi (fortemente voluti da Rosy Bindi) per le famiglie, per le persone non autosufficienti, per gli asili nido. Insomma, c’è attenzione per il sociale anche se su fronte del welfare l’Italia resta agli ultimi posti in Europa. Sul fronte produttivo, per il 2007 è stato ridimensionato il taglio cuneo fiscale (e non è male, visto che la competitività non si guadagna tagliando il costo del lavoro) e privilegiando il Mezzogiorno con soldi per le opere pubbliche e il ritorno del credito d’imposta per gli investimenti e la nuova occupazione.
Poi ci sono le zone grigie: i tagli. Quelli alla sanità se le regioni non si daranno un mossa rischiano di trasformarsi in ticket generalizzati. I tagli agli enti locali potrebbero portare a una diminuzione delle prestazioni sociali e dei servizi essenziali, cioè della qualità della vita se i comuni non saranno pronti a approfittare della gestione del catasto e quindi dell’Ici che ha dato ottimi risultati (in senso egualitario) in una fase sperimentale in sei comuni nella provincia di Bologna. Altra zona grigia riguarda l’aumento dei contributi pagati dai lavoratori atipici. Tutto sommato, poteva andare peggio.
Manovra da 33,4 miliardi Tornano 5 le aliquote Irpef Rendite finanziarie al 20%
(www.ilsole24ore.com, 1 ottobre 2006)
Nonostante le assicurazioni del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che ancora nella serata di giovedì scorso confermava l’entità della Finanziaria in 30 miliardi di euro, quella uscita dal consiglio dei ministri del giorno successivo (venerdì 29 settembre) è una manovra più pesante: in tutto 33,4 miliardi di euro, con 13 miliardi complessivi calcolati dal Governo sotto la voce "nuove entrate". L’aliquota Irpef più elevata, quella del 43%, verrà applicata sui redditi superiori ai 75mila euro.
Ma non si deve dimenticare, come anticipato dal Sole 24 Ore di venerdì 29 settembre, che la rimodulazione dell’Irpef e la reintroduzione di cinque aliquote porterà a un diverso prelievo fiscale anche sotto la fatidica 75mila euro: per i redditi fino a 15mila euro è stata proposta un’aliquota del 23%, ma occorrerà capire con precisione dove verrà fissata la no tax area. Più semplice il confronto sugli altri scaglioni futuri, rispetto a quelli attuali: da 15mila a 28mila euro si passerà dal 23 al 27%; da 28mila a 55mila euro dal 33 al 38%; da 55mila a 70mila (o 75mila) euro dal 39 al 41 per cento.
Un’operazione da 6,5 miliardi che secondo il Governo sarà però a saldo zero, per effetto di un innalzamento a carico dell’1,6% dei contribuenti con sgravi per il 70%circa. I nuovi sconti, invece, dovrebbero vedere la sostituzione delle attuali deduzioni dall’imponibile con detrazioni d’imposta per il lavoro dipendente.
Da un primo calcolo approssimativo, tuttavia, la penalizzazione rispetto al passato dovrebbe riguardare già i redditi al di sopra dei 40mila euro.
Successioni e donazioni.
Questo rischia di essere il vero capitolo spinoso della Finanziaria, perché in campagna elettorale era stata più volte negata la volontà di reintrodurre questo prelievo se non per i grandi patrimoni (svariati milioni di euro). Sembra invece che da zero a 180mila si pagherà una piccola quota fissa, al di sopra verrà introdotta un’imposta di registro del 3% già sulla prima casa, con un’altra oscillante tra il 4 e l’8% per il passaggio di beni mobili.
Cuneo fiscale e aiuti alle imprese
Sul cuneo fiscale Bersani ha ribadito l’impegno del governo sul taglio di 5 punti dal 2007.«Faremo cinque volte quello che è stato applaudito un anno fa - ha detto - e non ci fermeremo qui». Nella Finanziaria sarà favorito l’accesso alla ricerca delle imprese, con l’inserimento del credito d’imposta e saranno definite delle prime aree d’intervento per l’innovazione tecnologica. «Un pacchetto in particolare - ha precisato Bersani - riguarderà l’efficienza energetica», che andrà ad incidere sia sulle imprese sia sulla vita quotidiana dei cittadini. «Ci saranno poi iniziative per il Mezzogiorno sulle quali abbiamo lavorato in queste settimane - ha aggiunto Bersani - e insieme alla finanziaria decollerà con cifre colossali un progetto per il 2007-2013 per gli investimenti e l’occupazione». «Trenta miliardi di finanziaria non sono noccioline - ha concluso Bersani - ma la metà la faremo per sostenere l’iniziativa delle imprese».
Studi di settore
L’adeguamento degli studi di settore, annunciato dal Governo a partire dal 2007 avrà, invece, effetto a partire dall’anno in corso. Nella norma predisposta dal ministero dell’Economia per la Finanziaria, riferisce l’agenzia Radiocor, non viene indicata alcuna data di riferimento per il nuovo meccanismo. Questo lega il criterio di coerenza (rispetto agli indicatori economici) in modo più stringente a quello di congruità (rispetto ai ricavi o compensi dichiarati), aumentando, di fatto, l’entità degli introiti sui quali il contribuente deve posizionarsi rispetto al fisco. Per quanto riguarda l’impianto della revisione, è confermato l’aggiornamento degli studi ogni tre anni, anzichè quattro, come previsto dalla normativa attuale. Confermato anche l’innalzamento a 7,5 milioni del tetto oggi fissato a 5,16 milioni. L’aggiornamento completo avverrà in due fasi: prima la raccolta dei dati delle imprese, poi l’adeguamento ai relativi studi. È prevista anche l’istituzione di una Consulta a cui parteciperanno categorie, professionisti e Agenzie fiscali. Il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco ha indicato oggi che il Governo stima un maggior gettito di 3,3 miliardi dall’adeguamento degli studi di settore.
La riforma del Tfr
La riforma della previdenza complementare, che riguarda l’ uso del Tfr, dovrà essere fatta in due tempi: prima il decollo della previdenza integrativa, poi l’ attribuzione di parte del Tfr non utilizzato all’ Inps. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano risponde così a chi gli chiede di commentare il giudizio negativo di Confindustria. E ribadisce: «Ritengo primario il decollo della previdenza complementare per questo sostengo che debba avvenire entro il 2007, a metà anno».
Bolli auto
Chi acquisterà una nuova auto con emissioni Euro 4 sarà esentato per 5 anni dal pagamento del bollo. Di contro, verrà introdotta una supertassa sui Suv, modulata a seconda della cilindrata e delle missioni inquinanti. E’ quanto prevede una norma della Finanziaria, secondo quanto riferito dal senatore dei Verdi Natale Ripamonti.