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GOVERNO-PRODI : UNA FINANZIARIA PER L’ITALIA E PER L’EUROPA. Un "segnale" (piccolo, ma segnale): il premier e i ministri si sono ridotti del 30% le loro indennità.

domenica 1 ottobre 2006 di Federico La Sala
[...] Il premier ha parlato della "più grande redistribuzione di risorse mai fatta da un governo: i poveri - ha spiegato - diventeranno un po’ meno poveri. Il contrario di quello che stava accadendo. Aiuteremo chi ha meno". Padoa Schioppa l’ha spiegata, più tecnicamente, così: "Abbiamo puntato su tre obiettivi: portare i conti dello Stato fuori dalla zona di pericolo, ridistribuire risorse e aprire una prospettiva di sviluppo. Le mani nelle tasche degli italiani? Non è vero: c’è una (...)

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lunedì 11 dicembre 2006

Testo in Aula senza le nuove modifiche. Si va al maxiemendamento. A Bologna il ministro Bersani contestato dai precari del Cnr

Finanziaria, verso la fiducia in Senato Domani l’autorizzazione del Cdm

Sartor: "Non è detto che tutti i cambiamenti vengano recepiti". Morando alla Cdl: "Troviamo un’intesa in commissione" *

ROMA - Si fa sempre più concreta la prospettiva del ricorso al voto di fiducia per la Finanziaria al Senato. Lo si può infatti dare quasi per certo dopo le parole della capogruppo dell’Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro. "Immagino di sì", ha risposto a chi le chiedeva se data la situazione sarà necessario porre la questione di fiducia anche a Palazzo Madama.

Probabilmente il voto di fiducia verrà autorizzato - come da prassi - dal Consiglio dei ministri convocato per domattina alle 9,30, mentre la manovra arriverà in Aula nel testo licenziato dalla Camera.

A differenza di quanto previsto alla Camera, non essendoci il via libera della commissione, il testo del provvedimento andrà all’esame dell’Aula così come uscito da Montecitorio.

In pratica, decadono tutte le modifiche approvate in commissione. Ma il governo e la maggioranza le possono ugualmente reintrodurre nel maxiemendamento ad hoc su cui poi porre la fiducia.

Quanto alla possibilità di concludere l’esame della manovra in commissione Bilancio del Senato il presidente Enrico Morando fa sapere alla Cdl che con "un cenno" di disponibilità la sua commissione potrebbe prolungare il lavoro.

Insomma, dipenderà dall’opposizione se si riuscirà a dare un esito condiviso alla manovra: "Non può essere una questione di 10 ore in più o in meno. Se ci fosse un cenno da parte dell’opposizione, dopo 2 minuti salgo dal presidente Marini per dirgli che ci sono le condizioni per chiudere. Ma devo avere almeno 1 probabilità su 1.000, se no no. Se no chiudo alle 21.00", dice Morando.

Intanto stamane il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, ha fornito gli ultimi dati sulle entrate fiscali da cui emerge che al 30 novembre scorso, l’Erario ha incassato complessivamente 33,8 miliardi in più. Visco ha anche assicurato che, anche se il testo della Finanziaria andrà in Aula nel testo licenziato in prima lettura dalla camera, verranno tenute in conto le modifiche introdotte dalla commissione anche se ora decadranno.

Mentre, a questo proposito, il sottosegretario all’Economia Nicola Sartor lancia un avvertimento che vale per la maggioranza: "L’intenzione è quella di arrivare a un testo che non si discosti da quello che sarebbe venuto fuori con l’espressione del voto", ma questo "non significa che tutto ciò che è stato segnalato dalla cabina di regia debba automaticamente avere un parere favorevole" in caso di maxiemendamento.

Continuano invece, fuori dal parlamento, le proteste contro la manovra. Oggi a Bologna un gruppo di ricercatori precari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell’università ha contestato le politiche sulla ricerca del governo, rappresentato nella mattina dal ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, in un convegno del Cnr. Alcune decine di ricercatori sono entrati nella sala del convegno con striscioni e giubbotti catarifrangenti e hanno distribuito volantini con la scritta "La ricerca è in panne, non rottamateci".

"Secondo noi - hanno spiegato i ricercatori precari - il futuro della ricerca non è nell’industria, ma nella ricerca pubblica, il vero polmone dell’innovazione italiana. Il futuro sta nel risolvere il problema dei 60 mila ricercatori precari da cui dipendono le sorti di un’università e di enti di ricerca ormai molto invecchiati per croniche mancanze di investimenti efficienti in questo settore e di programmazione". Al termine del convegno Bersani ha incontrato una delegazione di giovani ricercatori, che gli ha esposto i motivi della contestazione.

* la Repubblica, 11 dicembre 2006


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