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Gioacchino da Fiore ... e Teilhard de Chardin

IL PATRONO DELLA "RETE" E IL TEORICO DEL "DISEGNO INTELLIGENTE": Teilhard de Chardin (1881 - 1955). Un ’vecchio’ (1998) articolo di Carlo FORMENTI, e una nota di Annamaria TASSONE BERNARDI.

mercoledì 4 ottobre 2006 di Federico La Sala
San Teilhard de Chardin
Gesuita, paleontologo e patrono della rete
di Carlo Formenti*
Che io sappia, finora nessuno ha fatto nomi per eleggere un Santo Patrono della Rete. Ma, ammettendo che esistano candidature a me ignote, mi permetto ugualmente d’avanzare la mia proposta: suggerisco che l’onore spetti a Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) gesuita, paleontologo ed autore d’una imponente opera filosofica sul rapporto fra scienza e teologia. Sono sicuro che il suggerimento otterrebbe, (...)

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> IL PATRONO DELLA "RETE" E IL TEORICO DEL "DISEGNO INTELLIGENTE": Teilhard de Chardin (1881 - 1955). Un ’vecchio’ (1998) articolo di Carlo FORMENTI, e una nota di Annamaria TASSONE BERNARDI.

venerdì 23 marzo 2007

INTERVISTA

Parla Jacques Arnould, teologo e scienziato: «I credenti rigettino tutti gli integralismi, creazionisti o evoluzionisti che siano»

Dio e Darwin, a ciascuno il suo

«Va rifiutata tanto l’idea che l’uomo sia il prodotto del semplice caso quanto un determinismo meccanico, che non lascerebbe spazio al libero agire umano e divino»

di Luigi Dell’Aglio (Avvenire, 23.03.2007)

«Complotto contro Darwin» è il titolo che Le Nouvel Observateur ha dato a un articolo di padre Jacques Arnould, teologo domenicano, storico della scienza e ingegnere, che lavora al Cnes (Centre nationale d’Etudes spatiales). Arnould si occupa in primo piano del rapporto tra scienza e fede, studia le sfide che la scienza lancia ai credenti e, in libri che hanno avuto grande eco (La teologia dopo Darwin e Dio, la scimmia e il Big Bang, editi in Italia da Queriniana), spiega che la Chiesa cattolica e quelle protestanti hanno adottato «una lettura scientifica, esegetica dei testi sacri. Invece il creazionismo ante litteram non tiene conto del carattere simbolico, poetico, epico, sapienziale della Bibbia. E pretende che il mondo sia stato creato, letteralmente, in sei giorni».

Nel fervore della polemica, i termini di riferimento perdono precisione, creazione e creazionismo vengono spesso confusi...

«Quel che conta, soprattutto, è non rinunciare al dibattito. Non è la prima né l’ultima volta che le nostre società incontrano questo tipo di sfida lanciato all’intelligenza e alla fede, alla scienza e alla religione. Dobbiamo mettere al centro non il combattimento ma la discussione. Ma i partigiani delle posizioni estreme non sempre sono pronti ad accettare questo metodo».

Il suo principio è: «Dare a Darwin quello che è di Darwin e a Dio ciò che è di Dio». Anche il cardinale Christoph Schönborn dice: «Bisogna trovare la sintesi tra la scala di Darwin e la scala di Giacobbe».

«Io mi colloco risolutamente nella prospettiva aperta da Giovanni Paolo II nell’ottobre 1996, quando, davanti alla Pontificia accademia delle Scienze, giudicò fondate le ricerche che sono state condotte sviluppando, secondo il metodo scientifico, i lavori di Darwin. Io non dico che Darwin abbia definitivamente ragione. Constato soltanto che la scienza si costruisce oggi in un contesto darwiniano, anche se in futuro dovrà cambiare sia il c ontesto che i fondamenti. Io tengo conto del modo nel quale i nostri contemporanei comprendono e si rappresentano il mondo. Parto da questo per tentare di elaborare una proposta teologica e dire qualcosa su Dio e sul mondo».

La critica al darwinismo nasce dal timore che se ne voglia fare una ideologia materialista?

«L’elaborazione di una teoria scientifica è il risultato di un lungo lavoro di ricerca: si raccolgono dati, si costruiscono ipotesi, se ne valuta la validità. Bisogna stare attenti a precisare i limiti e le condizioni di applicazione della teoria. La teoria dell’evoluzione è prima di tutto un magnifico prodotto della ricerca biologica. Darwin merita certamente di trovarsi nell’abbazia di Westminster, accanto a Newton. Tuttavia queste teorie sono prodotti dell’intelligenza umana, possono essere influenzate da ideologie umane. È impossibile elaborare una scienza perfettamente neutra. Dunque non bisogna dire che la teoria dell’evoluzione è diventata un’ideologia materialista, ma piuttosto che certe teorie dell’evoluzione hanno potuto e possono ancora sostenere una forma materialista di ideologia».

Secondo lei, uomo di scienza e di fede, come deve regolarsi il credente?

«Con Copernico e Galileo, la Terra non è più al centro. Poi Freud spiegherà che, in un certo senso, l’uomo non è il padrone assoluto di se stesso. Ma perché il cristiano dovrebbe aver paura di questi sconvolgimenti? Anche perduto su un pianeta di un sistema solare qualunque, in mezzo a miliardi di galassie, cugino delle grandi scimmie e discendente come gli altri viventi da un’unica cellula primordiale, l’uomo è una specie vivente molto singolare. Con la sua intelligenza, con il suo sapere, con le sue molteplici capacità tecniche, con la sua immaginazione e creatività - in breve: con il suo genio - è un po’ meno di un Dio (Salmo 8), anche se non è nulla davanti alle polveri stellari che lo circondano».

«Il Regno» ha scritto che il pensiero cristiano non è tenuto a opporre una rigorosa teleologia al Caso neodarwiniano...

«Altrimenti abbiamo una teleologia, cioè un determinismo stretto, da parte cristiana; e un Caso trionfante da parte darwiniana. Invece gli evoluzionisti riconoscono oggi che l’evoluzione ha luogo attraverso una "cospirazione" di fenomeni aleatori, casuali, ma anche di necessità. E i cristiani dicono che l’azione di Dio non si compie sotto l’effetto di un radicale determinismo, né in pieno indeterminismo. Va rifiutata ogni forma di indeterminatezza per cui l’uomo potrebbe essere considerato il prodotto del semplice caso, ma anche una forma di determinismo secondo il quale la storia si svolgerebbe in modo meccanico, in base a un piano che non lascerebbe spazio all’agire libero di Dio e dell’uomo. Ecco un cantiere di idee, difficile ma appassionante, da proporre a scienziati, filosofi e teologi».

Fede e esplorazione dello spazio. Come si trova un religioso al Cnes?

«Le questioni aperte sono tante. Lo spazio appartiene a ciascuno di noi. Serve un’etica dello spazio».


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