Condividendo il contenuto della nota di Annamaria Tassone sulla necessità di approfondire gli studi e la diffusione del pensiero di Teilhard data la sua forte attualità, mi permetto di fare alcune considerazioni sull’articolo di Carlo Formenti. Esso, pur essendo del 1998, rivela purtroppo uno scarso aggiornamento per quanto riguarda lo svolgimento della suddetta attività in area italiana. Negli anni ’90 c’è stata infatti una ripresa di traduzioni delle opere di Teilhard (sia già presentate in Italia e soprattuotto inedite) da parte della casa editrice Queriniana e più recentemente dal Segno dei Gabrielli Editori, accompagnata dalla ripresa di una saggistica sull’autore da parte della Sei, Studium, Il Messaggero e altri. Attualmente tutte le opere di Teilhard sono state presentate al pubblico italiano. Da più di quindici anni si svolge poi un’intensa attività di conferenze e convegni in parecchie città italiane (Torino, Milano, Roma, Assisi, Lanciano, Parma, ecc.). Da qualche anno è pure attivo un sito internet che le fa conoscere di volta in volta e che vi suggeriamo di visitare WWW.teilhard.it L’aspetto new age che l’autore indica come particolarmente assunto da certe aree culturali o pseudo-culturali, è certamente quello meno considerato dagli studiosi di Teilhard che mirano piuttosto a trarne elementi di convergenza tra i due ambiti della fede e della ragione, o della scienza e della teologia che dir si voglia, allo scopo di intravedere grazie alla sua grandiosa visione olistica, un senso che illumini la vicenda umana, piste di azione utili a padroneggiare la globalizzazione ormai in atto, linguaggi nuovi per presentare all’uomo d’oggi l’eterno messaggio evangelico. Infine siamo ormai molto lontani, anche in ambito ecclesiale, dal considerare Teilhard "eretico" (cosa che peraltro non è mai avvenuta neanche nei momenti caldi del passato e su questo è meglio approfondire il significato non poi così pesante di quello che è stato il Monitum del 1964). Che poi lo si voglia fare Santo o meno non cambia la portata del suo fertile messaggio.
Argimiro Bernardi