L’evoluzione dell’uomo riconduce all’Uno di Plotino
Uno studio di Giorgio Straniero sulle teorie filosofico-teologiche del grande gesuita Teilhard de Chardin
di editoriale (Il Tempo, 10.06.2001) *
Esiste attualmente un "panteismo" cristiano e propriamente cattolico, che si ricollega con la ricerca degli autori dei primi secoli del Cristianesimo, detti "padri della Chiesa". Lo sforzo di questi personaggi, da San Giustino a Sant’Ireneo, a San Gregorio di Nissa, era stato quello di pensare il messaggio evangelico mediante le categorie filosofiche dell’antica Grecia, nel dialogo con le filosofie del tempo. Anzitutto, nei confronti della tradizione neoplatonica, ma anche verso le forme a carattere "esoterico", cioè sapienziale iniziatico, e "gnostico", inteso a spingere la conoscenza fino ad affrontare il complesso problema della spiegazione del male.
Il filosofo-teologo cattolico più significativo di questa ripresa della ricerca primitiva in ambito cristiano è stato il gesuita e scienziato paleontologo Pierre Teilhard de Chardin, direttore scientifico in Cina della spedizione che nel 1932 giunse alla scoperta del "sinantropo", un anello intermedio laterale molto importante nell’evoluzione che ha portato all’avvento dell’Homo Sapiens.
In vita, gli fu fatto divieto dall’autorità ecclesiastica di pubblicare i suoi scritti teologi e filosofici basati sulla teoria dell’evoluzione impostata secondo il modello neoplatonico di Plotino, come processo di ritorno dell’universo a Dio, del Molteplice all’Uno. Dopo la sua morte, in Italia non fu bene accolto negli ambienti cattolici, anche perché un "Monitum" del Sant’Uffizio, del ’62, metteva in guardia dai pericoli insiti nelle sue teorie.
Avvenne però che Giorgio Straniero, un giovane ricercatore dell’Università Cattolica di Milano, riuscì a far pubblicare dall’editrice della stessa università un suo studio filosofico sul pensiero del controverso gesuita. L’opera, "L’ontologia fenomenologica di Teilhard de Chardin", edita da Vita e Pensiero, nel 1969, fu diffusa in pratica solo nella ristretta area degli esperti e delle biblioteche. Un po’ paradossale è il fatto che il libro uscì con una densa presentazione critica di Gustavo Bontadini, direttore dell’istituto di Filosofia dell’Università Cattolica, in cui il titolare della cattedra di Filosofia Teoretica prendeva le distanze dall’interpretazione del pensiero di Teilhard de Chardin proposta dal suo assistente. In effetti, Straniero offriva, una lettura dell’opera teilhardiana che ne sosteneva la piena concordanza con la teologia cattolica, del resto dallo stesso Teilhard de Chardin a più riprese dichiarata in vita.
La chiave di lettura proposta era data dall’idea di un’evoluzione convergente, regolata dalla legge di complessità-conoscenza, per la quale il processo di complessificazione delle strutture biologiche realizzato nel corso dell’evoluzione appare strettamente connesso con un corrispondente aumento di "coscienza". L’evoluzione, per Teilhard de Chardin, non si è conclusa con l’avvento della coscienza umana "riflessa", cioè con l’autocoscienza intellettuale e spirituale, ma prosegue sul piano psichico verso un’ulteriore, definitiva trasformazione nel momento culminante chiamato Punto Omega e identificato da Teilhard de Chardin con il Cristo parusiaco. A questo punto vi saranno, in conformità con le scritture bibliche, "nuovi cieli e nuova terra" e si ricostituirà il Pleroma, secondo il modello gnostico riproposto da Teilhard de Chardin, cioè l’Essere Uno originario, dove rimarrà comunque la distinzione tra la coscienza infinita di Dio e la coscienza umana individuale.
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