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NESSUNA INFORMAZIONE: SILENZIO STAMPA !!! Anna Politkovsakaja, uccisa a Mosca. Due giornalisti tedeschi uccisi in Afghanistan. Sale a 56 il numero dei giornalisti uccisi quest’anno nel mondo.

domenica 8 ottobre 2006 di Federico La Sala
[...] Nel 2001 Politkovskaja fu arrestata nella Cecenia meridionale ed espulsa con l’accusa di aver violato le norme sulla copertura giornalistica del conflitto imposte da Mosca. Nel 2002, durante la crisi del teatro Dubrovka a Mosca (culminata nella strage di oltre 100 persone per il gas tossico usato nel successivo blitz dalle forze speciali russe) i terroristi ceceni la indicarono come possibile mediatrice con il governo di Putin, unica giornalista della quale avevano fiducia. Nel 2004 (...)

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lunedì 27 novembre 2006

E se le spie giocassero contro Putin?

di GIULIETTO CHIESA *

Se davvero all’origine degli assassini di Anna Politkovskaja e del colonnello Litvinenko ci fosse Vladimir Putin, ci troveremmo di fronte a un record di masochismo, ovvero autolesionismo, da Guinness dei primati.

Anna Politkovskaja è stata ammazzata il giorno del compleanno del Presidente russo. Un amico russo mi ha detto: «L’hanno ammazzata di pomeriggio, proprio in tempo per far arrivare il cadavere sul tavolo della festa, quando si alzano i boccali». Colpisce la coincidenza, lo sfregio. Ma forse non è solo una coincidenza, e non è certamente una sola coincidenza.

Due vertici importanti, cruciali, dove Russia ed Europa s’incontrano per decidere il futuro dei rapporti strategici, in un momento indubbiamente difficile: entrambi vengono preceduti di poche ore da un assassinio che sembra fatto apposta per gettare una luce sinistra sul Presidente russo. Un signore, per giunta, che sa per antico mestiere come, all’occorrenza, si fanno queste cose. Ed è dunque altamente improbabile che commetta con tanta leggerezza due errori così grossolani, consistenti nel gettare tutti i sospetti proprio su se stesso.

Forse sarebbe più logico tenere d’occhio la virata che Putin ha compiuto in questo anno. Ucraina, Georgia, Bielorussia sono stati tre colpi che Mosca ha subito in un anno. Due offensive le ha dovute incassare, una, quella bielorussa, l’ha rintuzzata. Ma a Mosca non sono distratti, come gli sviluppi successivi a Kiev hanno già dimostrato. E hanno carte decisive da giocare, in primo luogo energetiche, per riportare la Russia nel novero dei giocatori mondiali. Ecco, anche, perché ogni punzecchiatura, da qualunque parte venisse, fosse essa Tbilisi, o Varsavia, o Washington, ha ricevuto risposte dure dal Cremlino, sprezzanti, senza complimenti. Detto in altri termini: è finita la «ritirata strategica» di Mosca che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni.

Questa virata ha irritato molto gli Stati Uniti e alcuni circoli europei occidentali. Si tenga presente questo dato. Questo Putin non piace più all’Occidente.

Tutti e due gli assassini in questione sfiorano o toccano Boris Berezovskij, l’oligarca che più di ogni altro ha accompagnato l’ascesa al potere di Putin e, più di ogni altro, conosce i suoi segreti. Si ricorda ancora oggi a Mosca la sua telefonata con il terrorista Shamil Basaev all’inizio della seconda guerra cecena, allora pubblicata dal Moskovskij Komsomolets. Forse ci fu più d’un nesso tra la seconda guerra e qualcuno degli oligarchi di Mosca, nel senso che furono loro a inscenarla e a pagarla. Se Scotland Yard volesse lavorare bene, la prima cosa da fare sarebbe sentire, con molta attenzione, proprio Boris Berezovskij. Un panorama comunque inquinato. Dare credito a voci così equivoche non è ragionevole.

E c’è un altro punto da tenere in conto. Vladimir Putin è al termine del suo secondo mandato. Teoricamente non può più ripresentarsi. Lui non ha ancora detto cosa vuol fare. Ha solo lasciato capire che continuerà a esercitare un’influenza decisiva sugli affari dello Stato russo. Non ha scelta. E il fatto che non abbia scelta potrebbe essere proprio confermato da questi due «strani» e «troppo tempestivi» assassini. Che potrebbero indicare l’inizio di una furibonda lotta per togliere di mezzo proprio il nuovo aspirante interprete della grandezza russa.

* La Stampa, 27.11.2006


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