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CONSULENZA FILOSOFICA. In un mondo dove tutti e tutte (compreso il Papa! ) vendono a caro-prezzo ("caritas") tutto, chi ha pił il coraggio ("Sąpere aude!") di amare ("charitas")?! Questo č il problema: LA FELICITA’ NON COSTA NIENTE!!! Una riflessione di Salvatore Natoli

giovedì 12 ottobre 2006 di Federico La Sala

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> CONSULENZA FILOSOFICA. In un mondo dove tutti e tutte (compreso il Papa! ) vendono a caro-prezzo ("caritas") tutto, chi ha pił il coraggio ("Sąpere aude!") di amare ("charitas")?! ----- Natoli: una carriera da pensatore tra Giobbe e Severino (di Ilario Bertoletti).

domenica 6 aprile 2008

Natoli: una carriera da pensatore tra Giobbe e Severino

di ILARIO BERTOLETTI (Avvenire, 04.04.2008)

La forma dell’intervista č uno dei generi privilegiati della fi¬losofia contemporanea. Co¬me se, risultando impossibile un pensiero che pretenda di racchiu¬dere in un sistema l’esperienza, il dipanarsi di domande e risposte tra un autore e un interlocutore fosse il modo per la filosofia di ripristinare il dialogo come forma per eccellenza del suo comunicare.

A questo genere letterario č ricorso anche Salvatore Natoli nel suo ultimo libro, a cura e con postfazione di Francesca Nodari: un’intervista nella quale l’autobiografia, con la contingenza degli eventi accaduti, fa da sfondo al dipanarsi di un pensiero tra continuitą e cesure. La formazione in Sicilia, lo studio dei tragici, l’incontro negli anni Sessanta con l’Universitą Cattolica ove svolgevano il loro magistero pensatori come Bontadini, Severino e Mancini. Lo studio dei classici (Aristotele e Cartesio), i primi lineamenti di un’ermeneutica genealogica, dove il rigore del concetto appreso alla scuola di Severino si coniuga con la lezione di Foucault riguardo alla storicitą delle categorie filosofiche. Di qui il lavoro storiografico di questa ermeneutica, in opere ormai classiche - L’esperienza del dolore, La felicitą - che ricostruiscono gli scenari attraverso i quali la tradizione occidentale ha pensato le situazioni-limite dell’umano, fino al delinearsi di quel che, al momento, appare l’approdo del pensiero natoliano, l’«etica del finito». Un’etica ove il richiamo ai greci pił che un ritorno indica un modello da reinterpretare.

Natoli osserva come nella parola éthos risuonino insieme i significati di morale e dimora. Una pluralitą di significati che dą una torsione particolare all’etica come disciplina filosofica: non calcolo di ciņ che č utile ai pił, né astratta determinazione di doveri, ma ricostruzione degli orizzonti di senso attraverso cui gli uomini scandiscono le varie tappe della vita: la nascita, l’abitare la terra e la costruzione della propria identitą, la vecchiaia e la morte. Una prospettiva che, pur nella distanza da una scelta di fede, č anche perspicua investigazione dell’Antico e del Nuovo Testamento. La parole bibliche sono «parole eterne». La disputa di Giobbe, le meditazioni di Qohelet, l’invocazione di Gesł sulla croce: in gioco č la destinazione ultima dell’uomo. Ad apparire costante nel cammino di Natoli č la stringente logicitą dell’argomentazione unita all’attenzione per la ricaduta esistenziale della pratica filosofica.

Una filosofia che interroga la vita evitando la scorciatoia della retorica dell’immediatezza, ma che anzi, nel tener ferma la distanza dello sguardo teoretico, rivendica uno dei sensi profondi dell’etimo racchiuso nella parola filo-sofia: amo¬re, tensione alla saggezza. Un compito mai finito.

-   Salvatore Natoli
-  LA MIA FILOSOFIA
-   Forme del mondo e saggezza del vivere
-   Ets editore. Pagine 136. Euro 12,00.


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