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La mente accogliente...

CONSULENZA FILOSOFICA. In un mondo dove tutti e tutte (compreso il Papa! ) vendono a caro-prezzo ("caritas") tutto, chi ha più il coraggio ("Sàpere aude!") di amare ("charitas")?! Questo è il problema: LA FELICITA’ NON COSTA NIENTE!!! Una riflessione di Salvatore Natoli

giovedì 12 ottobre 2006 di Federico La Sala

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> CONSULENZA FILOSOFICA. In un mondo dove tutti e tutte (compreso il Papa! ) vendono a caro-prezzo ("caritas") tutto, chi ha più il coraggio ("Sàpere aude!") di amare ("charitas")?! ---- Un consulente esistenziale. Intervista al professor Gerd B. Achenbach (di LUCIANA SICA).

sabato 14 giugno 2008


-  Intervista al professor Gerd B. Achenbach

-  Chiedilo al filosofo
-  Un consulente esistenziale

-  Rivolgersi a un pensatore per far luce su problemi e grovigli interiori è una pratica
-  un po’ misteriosa, irrisa e temuta dal mondo della psicologia, ma ormai molto diffusa
-  "Noi cerchiamo di dare soprattutto un chiarimento sul senso della vita, sui suoi malintesi"
-  "Quelli che vengono da me certo soffrono ma io preferisco chiamarli ospiti"

di Luciana Sica (la Repubblica, 14.06.2008)

ROMA. Oggi l’essenza del dolore sembra soprattutto legata alla difficoltà di reperire un senso per l’esistenza, allo sconcerto che il mondo procura, al bisogno irrisolto di comprendere quel che spiazza e amareggia. E’ un disagio esistenziale diffuso che ferisce e disanima, e che forse può trovare una "risposta" nella consulenza filosofica - quest’oggetto ancora misterioso e visto con sussiego: un po’ irriso, un po’ temuto.

In questi giorni è a Roma Gerd B. Achenbach, il filosofo tedesco che ha "inventato" nel 1981 questa singolare pratica ormai diffusa nel mondo. Poco più che sessantenne, molto charmant e spiritoso, ha insegnato nelle università di Klagenfurt e Berlino, ma oggi si occupa esclusivamente di consulenza filosofica (e di formazione). È un antiaccademico, anche se l’espressione a lui non piace - certo, la sua filosofia applicata al quotidiano sembra una festa dello spirito. Ha scritto molti libri tradotti un po’ ovunque: da noi sono usciti da Apogeo, e il più recente s’intitola Del giusto nel falso, un capovolgimento di un celebre passo di Adorno nei Minima moralia: «Non si dà vera vita nella falsa». Le posizioni di Achenbach sono originali, radicali, nette - difficile dire quanto siano state correttamente recepite dai suoi epigoni.

Professore, intanto è giusta per lei la definizione di "inventore" della consulenza filosofica?

«È un termine che non mi entusiasma. Preferisco dire che ho fondato questa pratica - così come non si inventa, ma si fonda, si costituisce una famiglia».

Domanda scorretta e irritante: la consulenza filosofica è una terapia alternativa?

«No, la consulenza filosofica non è una terapia alternativa ma un’alternativa alla terapia».

È comunque una professione d’aiuto...

«È soprattutto un chiarimento sul senso della vita, sui suoi malintesi, sulle sue banalizzazioni. Se l’esistenza si misura esclusivamente sul successo, il danaro, la bellezza, la giovinezza l’essere umano collassa, svanisce, inevitabilmente vive la propria vita come un progressivo inarrestabile declino. Per dirla con Voltaire, chi non possiede lo spirito della propria età subisce i malanni dell’età... Uno dei sintomi della sindrome da burnout, che in inglese significa proprio bruciarsi, è il lavoro eccessivo, l’ossessione della carriera che conduce al deserto emozionale. Oggi a esserne colpite sono anche le donne che hanno corretto un errore facendone un altro: una volta individuavano il senso della vita nell’allevamento dei figli, ma poi i figli crescevano e si ritrovavano invase dal senso del vuoto, oggi lavorano come dannate e alla sera si sentono comunque svuotate, depersonalizzate. Il problema principale è che c’è la costrizione ad essere "qualcuno", e intanto vengono meno i presupposti per essere un individuo».

Si può dire allora che la consulenza filosofica è una terapia delle idee, di un’erronea visione di sé e del mondo? A cosa mira?

«Nella migliore delle ipotesi, a un’illuminazione sui malintesi che rendono la vita non viva. È necessario innanzitutto capire cosa vuole, qual è l’obiettivo di chi chiede una consulenza.

Molto spesso aspira a un obiettivo irraggiungibile, perde di vista - anzi, disprezza - quel che è possibile avere, e questa ad esempio è una ricetta infallibile per essere infelici».

È vero che la consulenza filosofica, secondo le sue intenzioni, è ametodologica, non ha cioè un metodo?

«È vero e non è vero. Il metodo riguarda la via, il percorso che sta facendo il consultante, che io preferisco chiamare "l’ospite"... Magari vorrebbe una vita risolta, positiva, e invece si trova sull’orlo di un precipizio. È chiaro che il consulente deve avere una qualche conoscenza per correggerne i passi falsi, ma è comunque un lavorare insieme, è un filosofare».

In genere gli "ospiti" che la consultano hanno una qualche patologia?

«Vede, un filosofo tende a risalire al senso etimologico di un termine, e patologia viene da pathos che letteralmente significa sofferenza. Le persone che si rivolgono a me senz’altro soffrono: molti hanno tentato il suicidio, ma assolutamente non vogliono che la loro disperazione venga considerata una malattia, e in effetti "disperazione" non è un termine medico. Insomma, i miei ospiti non avranno una patologia in senso stretto ma stanno male, e soprattutto io non sono un patologo: io sono un filosofo».

Solitamente quanto dura o quanto dovrebbe durare una consulenza filosofica?

«La mia consulenza più bella dura da ventisei anni e credo che finirà quando uno dei due andrà a trovare l’altro al cimitero».

Interminabile... proprio come l’analisi!

«E’ veramente difficile stabilire un tempo».

Anche per la seduta, se così si può dire?

«Il minimo è un’ora, ma può durare anche una giornata se l’ospite viene - che so - da Milano».

È vero che in tutto il mondo sono meno di una decina i professionisti che vivono esclusivamente di consulenza filosofica?

«Secondo me, sono di più: io ne conosco parecchi in Olanda, in Israele, in America...».

Gente che vive dell’aiuto a pensare.

«Non a pensare, a vivere! Per dirla con Hegel, "la filosofia è la domenica della vita" e il nostro obiettivo è un cuore che pensa, esistendo invece molto spesso un pensiero senza cuore e un cuore irragionevole. Anche il coraggio è importante, il "farsi coraggio", un aspetto più emotivo che razionale».

C’è un’espressione italiana, non del tutto estranea a questa nostra chiacchierata, ed è "prenderla con filosofia" - che vuol dire con saggezza ma anche con un certo distacco se non proprio con umorismo... Nella consulenza filosofica l’ironia ha una qualche cittadinanza? O la caccia improbabile al senso di sé e del mondo rende tutto terribilmente cerebrale e serioso?

«Nel mio lavoro l’ironia è importantissima, è l’unica arma a disposizione per evitare gli ingarbugliamenti del pensiero. Ironia è una parola che ha anche un’accezione diversa, quella che gli è stata assegnata dal nostro più grande scrittore del Novecento, Thomas Mann: una modalità per riconoscere e accettare i nostri limiti. L’ironia dal volto umano è fondamentale: è quella che ci consente di amare gli altri».

Nel mondo variegato della psicologia c’è chi teme l’avvento di un esercito di nuovi socrati... Distante mille anni luce dai modelli medico-scientifici che dominano la cultura anglosassone, la consulenza filosofica non entra in rotta di collisione proprio con la psicoanalisi?

«La filosofia non può certamente delimitare i propri spazi e devo dire che non sono assolutamente interessato alla questione. Come filosofo, non intendo affatto muovermi in quello che considero il vicolo cieco della psicoanalisi... Il conflitto c’è, ma si potrebbe anche obiettare che è la psicologia ad aver invaso il campo della filosofia senza averne le competenze. In ogni caso, i grandi psicoanalisti a me non danno alcun fastidio e gradirei che gli altri fossero più ragionevoli: un esercito di piccoli Freud è altrettanto temibile».

Consulenza filosofica e psicoanalisi hanno in comune di essere pratiche destinate a un’élite culturale, non crede?

«Che vuole che le dica? Le persone veramente stupide da me non vengono».

Le piacciono i "Cafè Philo", quelle discussioni filosofiche pubbliche che vanno tanto di moda? Non pensa che siano un fenomeno da salotto che depauperano la filosofia?

«Dipende sempre da chi li conduce, e ci sono tanti di quei pessimi filosofi in giro...».

Un incontro oggi a Roma

ROMA - Gerd B. Achenbach è la "guest star" di una giornata di studi in programma per oggi su "la consulenza filosofica", la professione che il filosofo tedesco ha inaugurato nel 1981 come Philosophische Praxis e che si è rapidamente diffusa in altri Paesi, a cominciare dall’Olanda (in Italia è arrivata più di recente, nel ’99).

"Identità e consulenza filosofica" è il titolo dell’intervento che tiene Giacomo Marramao, mentre Giusy Randazzo affronta la questione controversa di "una proposta di legge per la consulenza filosofica". Rosanna Buquicchio, con una relazione su "Lo sportello pubblico di consulenza filosofica a Roma", è la principale artefice dell’appuntamento organizzato dall’Associazione Psicofilosofia (si terrà nella sala convegni dell’Associazione stampa romana). L’interprete dal tedesco è Claudia Podehl.


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