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Appelli

Domenico Barberio rivolge un accorato appello: SOSTENIAMO ROBERTO SAVIANO, minacciato dalla mala - di Domenico Barberio, vicedirettore aggiunto della Voce di Fiore

mercoledì 18 ottobre 2006 di Emiliano Morrone
Per manifestare solidarietà a Roberto SAVIANO:
http://www.sosteniamosaviano.net/
Sulla Repubblica di oggi 13 ottobre leggo con sgomento e preoccupazione, ma non con sorpresa purtroppo, che Roberto Saviano è al centro di una campagna intimidatoria corredata dalle ormai note telefonate anonime e lettere di minaccia. A quei quattro ominicchi che si fanno chiamare d’onore, ma l’onore l’hanno buttato nel cesso da quando hanno cominciato a fare quello che solo sanno fare e cioè i “guappi (...)

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> Domenico Barberio rivolge un accorato appello per sostenere Roberto Saviano, minacciato dalla mala - di Domenico Barberio, vicedirettore aggiunto della Voce di Fiore

domenica 15 ottobre 2006

Saviano? No, grazie

Le lettere minatorie. I messaggi trasversali dei boss. L’emarginazione. Per l’autore di ’Gomorra’ il prefetto ora studia un piano di protezione

di Gianluca Di Feo (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Saviano?%20No,%20grazie/1406262&ref=hpsp)

Prima le lettere minatorie, le telefonate mute in piena notte, camerieri che dicono "Lei qui non è gradito", o negozianti che con tono supplichevole sussurrano "Ma lei deve proprio continuare a comprare il pane qui...". Poi il disprezzo delle autorità campane, anche le più importanti come il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Infine i messaggi diffusi dai familiari dei boss: i padrini latitanti, quelli più feroci che sanno come fare arrivare sulla stampa locale i loro umori. Quanto basta a far scattare l’allarme e a trasformare il caso letterario dell’anno in una questione di sicurezza. Adesso per Roberto Saviano, 28 anni, autore del libro-inchiesta sulla camorra insediato da cinque mesi nelle classifiche di vendita, e collaboratore de ’L’espresso’, saranno decise nuove misure di protezione: il prefetto di Caserta ha aperto un procedimento formale, che dovrà essere valutato dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.

Il casus belli che ha alzato il livello di guardia, paradossalmente, è stato l’articolo di un piccolo quotidiano, sempre fin troppo attento a cogliere i gesti delle famiglie casertane. In ballo ci sono pezzi da novanta come Michele Zagari e Antonio Iovine, inclusi nella lista dei super-ricercati, o il più celebre Sandokan, al secolo Francesco Schiavone. Hanno mal tollerato il successo di ’Gomorra’, il volume edito da Mondadori che ha imposto i loro traffici all’attenzione dei mass media. Si sono infuriati per la sfida che Saviano ha portato nel loro feudo, in quella Casal di Principe che negli anni Novanta aveva il record mondiale di omicidi. Il 23 settembre, a conclusione di quattro giornate di mobilitazione anticamorra aperta dal ministro Clemente Mastella, il giovane scrittore si è presentato sul palco assieme a Fausto Bertinotti. Nella piazza principale, davanti a tanti che non chinano la testa, il presidente della Camera si è lanciato contro le "cosche che non danno nulla ma tolgono e compromettono il futuro". Saviano invece ha chiamato i padrini per nome: "Iovine, Schiavone, Zagaria non valete nulla. Loro poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa terra".

Il ’Corriere di Caserta’ ha prontamente registrato sia le assenze dei parlamentari eletti in città, sia la presenza del cugino di Sandokan che "inchiodava al muro un signore con uno sguardo feroce e si faceva dire, uno a uno, chi applaudiva troppo forte alle parole sui figli di Schiavone". Titolo: ’Un cugino di Schiavone origlia. Davanti al bar si fa raccontare tutto quello che è stato detto in piazza. E su chi c’era’. La stessa testata definiva ’spregiudicato’ l’intervento dello scrittore e spiegava "che non tutti si sono lasciati impressionare dall’invettiva" di Saviano, descrivendo nei dettagli il dibattito su caldo e traffico che avveniva contemporaneamente nella sede dell’Udeur.

Potrebbero sembrare piccole beghe di campanile, ma a Casal di Principe non ci sono Pepponi mentre l’unico don Camillo è stato assassinato dai killer di camorra e - stando a una sentenza civile - diffamato dopo la morte proprio dal ’Corriere di Caserta’. Si chiamava don Peppino Diana ed è dal suo dramma che nasce il titolo di ’Gomorra’. Il libro edito da Mondadori ora marcia verso le 100 mila copie senza promozione, spinto dalla forza del tam tam dei lettori e dal lancio coraggioso della giuria che gli ha assegnato il premio Viareggio Repaci. Un risultato con pochi precedenti per l’opera prima di un autore giovanissimo, accolta dal consenso unanime della critica e che verrà stampata in Germania, Francia, Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il suo primo sponsor è stato Enzo Siciliano. A proposito di ’Gomorra’, poco prima di morire disse: "Ricordiamoci che non è solo un bel libro; questo ragazzo rischia la vita". Sembrava una frase a metà tra il complimento e l’esagerazione, era una profezia. Saviano è riuscito a dare nuova energia a un genere che in Italia pareva dimenticato da quasi 15 anni, da quando opere come quelle di Corrado Stajano vennero sepolte da una slavina di instant book di ispirazione giudiziaria. ’Gomorra’ invece ha il rigore di un saggio, l’anima di un romanzo e il ritmo del reportage reso più incisivo dal lessico che fonde dialetto e neologismo: è un tuffo nel vissuto della camorra, raccolto in prima persona e non attraverso il filtro dei rapporti di polizia. Saviano può vedere e può capire, perché è nato lì: in quel libro c’è la sua vita, il cuore della sua generazione costretta spesso a scegliere tra il crimine o l’emigrazione. E per quel libro ha già pagato un prezzo personale molto alto: i genitori gli hanno tolto il saluto, il fratello è stato costretto a trasferirsi al nord.

L’interesse di Schiavone, di Zagaria, di Iovine e degli altri padrini non sorprende. ’Gomorra’ e gli articoli di Saviano su ’L’espresso’ hanno costretto lo Stato a muoversi. Il Viminale sta mettendo a punto un piano per l’ordine pubblico in Campania e c’è un risveglio della mobilitazione civile. Mentre tutti guardano a Napoli e dintorni, il libro ha messo sotto gli occhi di tutti la potenza economica e militare dei clan casertani. Così forti e ramificati da avere colonizzato persino Aberdeen in Scozia. Chiaro che Sandokan & C. non potessero mandare giù un’opera nata nella memoria del sacrificio di don Diana, ucciso prima e delegittimato poi. Il segno dell’insidiosità della camorra, che sa trasformare la cronaca in strumento di pressione e sfruttare giornali con pochi scrupoli. Magari per fini economici, come è accaduto nel caso dell’ex editore del ’Corriere di Caserta’, Maurizio Clemente, che il mese prossimo verrà processato per estorsione a mezzo stampa.

Se l’intimidazione dei clan era prevedibile, colpisce invece il disprezzo delle autorità locali, testimoniato dalle bordate di Rosa Russo Iervolino. Il sindaco partenopeo nel consegnare a Saviano il premio Siani lo ha definito "simbolo di quella Napoli che lui denuncia", offendendo sia l’autore, sia la memoria del giornalista ammazzato 21 anni fa. Di fronte alla denuncia de ’L’espresso’ su Napoli perduta, poi, il primo cittadino ha commentato: "Quello è un fissato strabico".

Altri si stanno mobilitando. Un appello è stato improvvisato, raccogliendo firme di scrittori e lettori: tra i primi Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Poche righe che denunciano "un isolamento fatto da ciò che non ti fanno e che vogliono farti credere ti faranno. Ma intanto ti fermano, creano diffidenza intorno, screditano, insultano, allontanano tutti dalla tua vita perché mettendo paura ti creano attorno il deserto. A questo punto devono venire fuori altre voci...". E ancora: "Quando Saviano ha ’cacciato’ con le sue parole i boss dalla piazza di Casal di Principe e dalle vie di Secondigliano, quando ha raccontato il loro potere con la letteratura, quando ha fatto i nomi, quando accompagna il suo libro non è solo la sua voce a parlare. Lui lo ha detto e noi con lui".

L’iniziativa è partita da Sandrone Dazieri. Lo scrittore, sceneggiatore e manager editoriale, divenuto famoso con il personaggio de ’Il gorilla’ ha lanciato l’appello. Racconta Massimo Carlotto, uno dei maestri del noir italiano: "Appena ho ricevuto la mail di Sandrone ho firmato subito. Stiamo pensando di organizzare una manifestazione di autori proprio nelle terre di Saviano, nel cuore del Casertano". Sfida accettata, dunque, e rilanciata. In attesa di eventuali decisioni sulla protezione, Saviano ora si prenderà una pausa lontano dalla Campania. Ma sarà solo una sosta di poche settimane, per alleggerire la pressione e concentrarsi su un nuovo progetto. Solo una parentesi, prima di ricominciare a misurarsi con il suo lavoro. Perché se a Napoli scrivere ’Gomorra’ dovesse costringere a emigrare e obbligarlo a una vita blindata, allora sarebbe perduta anche l’ultima speranza.


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