L’ex leader rivoluzionario marxista potrebbe farcela anche al primo turno. Indietro il liberale Montealegre
Presidenziali in Nicaragua. Ortega in testa con il 38,66% *
MANAGUA - Il candidato del Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln), Daniel Ortega, è in testa con il 38,66% nelle elezioni presidenziali svoltesi ieri in Nicaragua davanti al liberale (Aln) Eduardo Montealegre che ha il 29.96%, quando è stato scrutinato il 40% delle schede. Al terzo posto l’altro candidato liberale del Plc, Josè Rizo, che è dato al 20,60%. Al quarto posto Edmundo Jarquin (Mrs) con il 10,16% e al quinto Eden Pastora (Ac) con lo 0,61%.
Questo scenario conferma per il momento la vittoria di Ortega al primo turno, visto che la legge elettorale la prevede per il candidato che raggiunge il 40% o il 35% con almeno 5 punti di vantaggio sul secondo.
Prima di leggere i dati Roberto Rivas, presidente del Consiglio superiore elettorale, ha risposto alle critiche di lentezza nella diffusione dei risultati spiegando che "tale fenomeno è dovuto al fatto che esistono numerosi ’lucchetti’ nella trasmissione dei dati per ragioni di sicurezza, oltre che numerosi controlli incrociati dovuti alla tradizionale sfiducia nel nostro sistema elettorale".
Le influenze esterne si sono fatte sentire durante la campagna elettorale e ieri sera, a seggi chiusi, il capo della Consiglio supremo elettorale, Roberto Rivas, ha attaccato gli Stati Uniti per avere adombrato il sospetto che le operazioni di voto non siano state trasparenti. "Vi è già stata una dichiarazione della delegazione degli Stati Uniti in cui si dice che le elezioni non sono state trasparenti", ha esordito Rivas, "Sappiamo che sono in corso riunioni in alcune istituzioni in questo Paese, che seguono la stessa linea. Noi ci siamo impegnati a fare svolgere elezioni trasparenti e questo è quanto sta avvenendo. Ritengono che vi siano sufficienti osservatori che possono testimoniarlo".
La delegazione nominata dal presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha scritto in una nota di avere ricevuto "informazioni di anomalie nel processo elettorale", come di alcuni seggi che hanno aperto in ritardo e chiuso in anticipo sull’orario e di lentezze nelle operazioni di scrutinio. La stessa nota sottolinea, tuttavia, che gli osservatori, guidati dall’ambasciatore statunitense Paul Trivelli, non sono nella condizione di potere concludere che le elezioni sono state "imparziali e trasparenti".
(6 novembre 2006)