Prodi va a lezione di dottrina
Anche il premier alla messa «dio, patria e famiglia» del papa, che chiude ogni porta al dissenso cattolico. Fischi per lui, applausi e contestazioni anche per Berlusconi
di Paola Bonatelli (il manifesto, 20.10.2006)
Verona. Dio, patria - le radici cristiane dell’occidente - e famiglia. Il messaggio di papa Benedetto XVI, che ieri mattina a Verona è intervenuto con una lunga relazione al IV Convegno ecclesiale organizzato dalla Cei, è stato forte e chiaro. Chi ha orecchie per intendere intenda. Ma il presidente del Consiglio Romano Prodi, che probabilmente del messaggio è uno dei destinatari, alla messa pontificia celebrata nel pomeriggio allo stadio Bentegodi s’è presentato comunque. E, all’uscita, s’è beccato anche una dose di fischi (e qualche applauso). Con lui, oltre a parecchi politici locali, Silvio Berlusconi - pure lui fischiato e applaudito - il ministro Giuseppe Fioroni, che la mattina aveva accolto il papa in aeroporto, Rosi Bindi, Marini, Casini, Gustavo Selva e l’impassibile Gianfranco Fini. La reazione, con relativa rincorsa alla smentita della notizia dei fischi a Prodi, rimbalzata immediatamente sui media presenti in massa nella città scaligera, non s’è fatta attendere. Con il sindaco Paolo Zanotto e Rosi Bindi che si sono scapicollati a dichiarare che loro non hanno sentito nessun fischio.
La faccenda di per sé meriterebbe scarsa rilevanza, se non fosse che piomba in uno scenario, quello del convegno che si chiude oggi con la relazione del cardinale Ruini, fortemente segnato dalle parole del papa, che hanno chiuso parecchie porte. In particolare alle istanze di rinnovamento postulate dalla società civile, ben presente e attiva anche tra i laici che hanno partecipato all’assise scaligera.
Dio, patria e famiglia, si diceva. Dio, che ha creato tutto, compresa l’intelligenza matematica che serve per capire i meccanismi dell’universo, cioè appunto che c’è un creatore. La scienza a questo deve servire, a dimostrare che c’è un’intelligenza originaria. La patria - questa Italia che da 700 anni filati si tiene in corpo il Vaticano - così fedele e con tanti capitelli dedicati alla Vergine Maria ma che è tanto bisognosa di evangelizzazione e catechesi perché partecipa, in buona compagnia, «di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita», da cui deriva una «nuova ondata di illuminismo e laicismo». La famiglia, infine: l’unica, quella vera, quella buona, è ovviamente quella fondata sul matrimonio.
Sì, bisogna fronteggiare le guerre, il terrorismo, la fame e la sete, «alcune terribili epidemie» (ma non è la Chiesa cattolica che vieta l’uso dei preservativi in Africa?), tuttavia «occorre anche fronteggiare, con pari determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici... in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla».
E voilà, in un solo periodo, ecco servita la condanna di aborto, eutanasia e pacs sia per etero che per gay. Per non parlare della scuola, quella cattolica ovviamente, nei confronti della quale «sussistono ancora, in qualche misura, antichi pregiudizi, che generano ritardi dannosi, e ormai non più giustificabili, nel riconoscerne la funzione e nel permetterne in concreto l’attività». Ma non era stato D’Alema a finanziarle?
Insomma, di materia per riflettere e magari prender posizione ce ne sarebbe in abbondanza. Può darsi che questo succeda nei prossimi giorni. Ma ieri a Verona ogni voce di dissenso, critica o delusa che fosse, è stata soffocata dalla faraonica celebrazione della messa allo stadio. L’unico vero spettacolo di questi cinque giorni di convegno, dal momento che i previsti bagni di folla per le strade non si sono proprio visti, è la papamobile che entra sulla pista accompagnata da alcuni giovanotti che le corrono accanto, con migliaia di fazzoletti gialli, azzurri, arancioni, verdi che sventolano, musiche tra Ennio Morricone e Richard Wagner, un potentissimo coro che occupa un terzo del gigantesco parterre. Ai lati del palco papale, con trono in marmo rosso di Verona realizzato per l’occasione, due ali di religiosi in tonaca bianca e stola verde. Benedetto indossa una veste verde smeraldo, i vescovi che officiano con lui sono in tonaca verde più sbiadito. Durante la messa i vescovi si mettono e tolgono continuamente la mitra bianca, facendo comparire lo zucchetto viola. Non c’è che dire. Sarà un papa reazionario ma è molto fashion.