«Vivere come figli di Dio, via di libertà» *
l’angelus
Il Pontefice: la santità non è privilegio per pochi eletti ma vocazione di ogni uomo
Alle ore 12 di ieri, solennità di Tutti i Santi, Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana.
Cari fratelli e sorelle!
Nell’odierna solennità di Tutti i Santi, il nostro cuore, oltrepassando i confini del tempo e dello spazio, si dilata alle dimensioni del Cielo. Agli inizi del Cristianesimo, i membri della Chiesa venivano chiamati anche «i santi». Nella Prima Lettera ai Corinzi, ad esempio, san Paolo si ri- C volge «a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo» ( 1 Cor 1,2). Il cristiano, infatti, è già santo, perché il Battesimo lo unisce a Gesù e al suo mistero pasquale, ma deve al tempo stesso diventarlo, conformandosi a Lui sempre più intimamente. A volte si pensa che la santità sia una condizione di privilegio riservata a pochi eletti. In realtà, diventare santo è il compito di ogni cristiano, anzi, potremmo dire, di ogni uomo! Scrive l’Apostolo che Dio da sempre ci ha benedetti e ci ha scelti in Cristo «per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità» ( Ef 1,3-4). Tutti gli esseri umani sono pertanto chiamati alla santità che, in ultima analisi, consiste nel vivere da figli di Dio, in quella «somiglianza» con Lui secondo la quale sono stati creati. Tutti gli esseri umani sono figli di Dio, e tutti devono diventare ciò che sono, attraverso il cammino esigente della libertà. Tutti Iddio invita a far parte del suo popolo santo. La «Via» è Cristo, il Figlio, il Santo di Dio: nessuno giunge al Padre se non per mezzo di Lui (cfr Gv 14,6).
Sapientemente la Chiesa ha posto in stretta successione la festa di Tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Alla nostra preghiera di lode a Dio e di venerazione degli spiriti beati, che oggi la liturgia ci presenta come «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua » ( Ap 7,9), si unisce la preghiera di suffragio per quanti ci hanno preceduto nel passaggio da questo mondo alla vita eterna. Ad essi domani dedicheremo in modo A speciale la nostra preghiera e per essi celebreremo il Sacrifico eucaristico. In verità, ogni giorno la Chiesa ci invita a pregare per loro, offrendo anche le sofferenze e le fatiche quotidiane affinché, completamente purificati, essi siano ammessi a godere in eterno la luce e la pace del Signore.
Al centro dell’assemblea dei Santi, risplende la Vergine Maria, «umile ed alta più che creatura» (Dante, Paradiso, XXXIII, 2). Ponendo la nostra mano nella sua, ci sentiamo animati a camminare con più slancio sulla via della santità. A Lei affidiamo il nostro impegno quotidiano e La preghiamo oggi anche per i nostri cari defunti, nell’intima speranza di ritrovarci un giorno tutti insieme, nella comunione gloriosa dei Santi.
Benedetto XVI
* Avvenire, 02.11.2007