Al Forum mondiale sulla governabilità della rete in corso ad Atene le organizzazioni internazionali attaccano le grandi società americane
Internet e censura, annuncio di Microsoft: "La Cina cambi o lasceremo il mercato"
"Potremmo riconsiderare tutti i nostri investimenti in paesi non democratici" *
ATENE - Il muro di omertà delle grandi società americane di internet che fanno affari in Cina comincia a sgretolarsi. Da Atene, dove si sta tenendo il primo Forum Mondiale sulla governabilità di Internet (Fgi), un alto consulente di Microsoft ha svelato alla Bbc che la società di Bill Gates sta valutando se abbandonare il mercato cinese. "In Cina le cose stanno andando male", ha detto Fred Tipson, e Microsoft potrebbe "riconsiderare" il suo business non solo in Cina, ma in tutti gli altri paesi non democratici.
"Dobbiamo decidere - ha spiegato Tipson alla Bbc - se la persecuzione dei bloggers da parte delle autorità di quei paesi ha raggiunto un punto inaccettabile e incompatibile con il fare business lì". Fino a oggi le maggiori società tecnologiche americane, quali Google, Yahoo!, Microsoft e Cisco system hanno accettato le censure e i controlli preventivi imposti dal governo cinese pur di restare sul mercato potenzialmente più appetibile dei prossimi anni.
L’aver piegato la testa alle richieste di Pechino, tuttavia, ha portato alcuni contraccolpi a Google e Yahoo!, fortemente criticate quando hanno accettato di auto-censurarsi su temi quali le aspirazioni indipendentiste del Tibet, i rapporti con Taiwan o le istanze democratiche in generale. La stessa Microsoft aveva a sua volta ammesso, nel gennaio di quest’anno, di aver bloccato di sua iniziativa il blog del dissidente cinese Zhao Jing, troppo critico verso il governo di Pechino.
Alle società americane è stato anche rimproverato di essersi impegnate in prima persona a segnalare a Pechino gli internauti pericolosi. Lo scorso anno l’ufficio di Hong Kong di Yahoo! ha fornito alla polizia cinese l’indirizzo web del giornalista Shi Tao, inviso al regime perché aveva diffuso sulla rete una circolare governativa che vietava ai giornalisti di parlare dell’anniversario del massacro di Tienanmen del 1989. Ad aprile del 2005, Shi Tao è stato poi condannato a dieci anni di carcere per aver "divulgato segreti di Stato".
La dichiarazione di Tipson è arrivata dopo un duro attacco portato a Microsoft e agli altri colossi di internet durante il Forum. Le organizzazioni per i diritti umani che prendono parte al convegno hanno accusato le grandi società di non fare abbastanza per difendere e sostenere la libertà di espressione nei regimi autoritari in cui operano. Il rappresentante di Microsoft e quello di Cisco hanno ribattuto che, al contrario, si sta "massimizzando l’accesso all’informazione" agli utenti di quei Paesi messi all’indice da Amnesty.
In Cina, in particolare, l’accesso ad internet rappresenta l’unico canale - sebbene censurato - di informazione alternativa alla propaganda del regime: da 80mila navigatori nel 1994, ora 120 milioni di cinesi si connettono alla rete. Il mercato è destinato a superare anche quello nord-americano nel giro di un paio d’anni e ciò lo rende essenziale per le aziende di internet. Microsoft però, che lo scorso febbraio è stata richiamata in tal senso anche da rappresentanti del Congresso Usa per il suo "riprovevole" comportamento in Cina, potrebbe fare un passo indietro. (1 novembre 2006)
* www.repubblica.it, 01.11.2006