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Basta con la guerra ("polemos": "guai ai vinti") e l’ "amore" ("caritas": "caro-prezzo")!!!

"Continuare a credere nel dialogo": questa la vera «lezione» di Ratisbona, secondo Bartolomeo Sorge. Ma il dialogo, quello vero ... del Logos-Charitas, richiede un soggetto "buono" ("eu-angélico", quello uscito "dallo stato di minorità"), capace di incontrare, riconoscere l’altro (soggetto, "maggiorenne"!), e di relazionarsi in modo "logico" e "charitatevole"!!!

Per la Costituzione, la nostra "Bibbia civile", e per l’Italia, al di là del fondamentalismo e del relativismo culturale ed etico.
sabato 4 novembre 2006 di Federico La Sala
"Aggiornamenti sociali", novembre 2006 - Editoriale
Continuare a credere nel dialogo
di Bartolomeo Sorge S.I.
Direttore di «Aggiornamenti Sociali»
Chiamato al timone della barca di Pietro, Benedetto XVI si è trovato a navigare tra gli scogli: da un lato, il relativismo culturale ed etico che nega l’esistenza di verità e di norme morali obiettive e la capacità di conoscerle; dall’altro, il fondamentalismo, una degenerazione della coscienza religiosa, che giunge a giustificare la (...)

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> "Continuare a credere nel dialogo": questa la vera «lezione» di Ratisbona, secondo Bartolomeo Sorge. Ma il dialogo, quello vero ... del Logos-Charitas, richiede un soggetto "buono" ("eu-angélico", quello uscito "dallo stato di minorità"), capace di incontrare, riconoscere l’altro (soggetto, "maggiorenne"!), e di relazionarsi in modo "logico" e "charitatevole"!!!

domenica 5 novembre 2006

Benedetto XVI alla Gregoriana. Turchia: il premier: «No, non lo incontrerò»

Ratzinger ai gesuiti: elogi, obbedienza al papa e paletti nel dialogo tra religioni

di Fulvio Fania (www.liberazione.it, 03.11.2006)

Città del Vaticano Ratzinger cerca compagnia, purché sia buona. La Compagnia è quella di Gesù, i gesuiti, una lunga storia di potenza e di cadute nella Chiesa ma sempre con una dottrina colta che in qualche caso, come per il teologo Jaques Dupuis, è finita anche sotto la censura dell’allora prefetto della fede. L’università Gregoriana ne è il tempio culturale. Benedetto XVI vi passò da professore, ieri è tornato da papa. Per la seconda volta nel suo pontificato si è rivolto ai gesuiti. Nel quadriportico dell’antico edificio, tra una folla di collettini bianchi, giovani preti e suore di tutto il mondo Ratzinger ha elogiato, tra le virtù degli eredi di Sant’Ignazio, «l’umiltà e l’austerità di vita», il sacrificio nello studio e il “quarto voto” di assoluta obbedienza agli ordini del papa. La regola, che risale al 1550, torna di particolare attualità. Ratzinger sta promuovendo agli incarichi di Curia prelati di diverso ordine religioso, cercando persone di cui fidarsi, ma non è secondaria la scelta del gesuita Federico Lombardi per dirigere in un solo colpo sala stampa, radio e tv vaticane mentre da qualche tempo circola, sebbene ora un po’ in ribasso, l’ipotesi di affidare l’Osservatore al direttore di “Civiltà cattolica” Giampaolo Salvini.

E tuttavia, la lingua di Ratzinger è tornata a battere sulla condanna dell’ex Sant’Uffizio contro la teologia del pluralismo religioso e contro Dupuis. Il Papa ha ripreso la sua “Dominus Jesus”. «Il rapporto con le altre religioni» «è costruttivo solo se evita ogni ambiguità che indebolisca» il «contenuto essenziale della fede»: per chiunque l’unica via di salvezza è Cristo e il «sacramento è nella Chiesa». Questa tesi, aspramente criticata dalle altre confessioni cristiane, ha imposto una frenata dottrinale al confronto interreligioso. Ma non va certo meglio per gli atei. Ratzinger afferma categorico che «senza il riferimento a Dio» l’uomo incontrerà solo «la desolazione dell’angoscia» e non potrà «immettere valori etici nella società».

Nel confronto tra culture, comunque, un conto è un ateneo pontificio, altro l’accidendato percorso che attende Ratzinger in Turchia. Il premier turco Erdogan ha liquidato le residue speranze vaticane: non rivedrà la propria agenda per incontrare il Papa durante la sua visita. Ad invitarlo è stato il Presidente della Repubblica - ha ribadito - e sarà quindi lui a riceverlo. Il cardinale Zenon Grocholewsky, prefetto della Congregazione per l’educazione, ridimensiona l’assenza del premier. «Non è una cosa tragica», commenta. In compenso, a chi gli chiede un’opinione sull’ingresso della Turchia nella Ue, risponde: «Non so, è una cultura un po’ diversa, occorrerà tempo».


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