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Eu-ropa, Eu-ropa, Eu-ropa!!!

L’EU-ROPA ha detto "basta": l’odio verso i gay è razzismo!!! A GERUSALEMME, "GUERRA SANTA" CONTRO Il GAY PRIDE, CON LA "VIVA APPROVAZIONE" DEL VATICANO !!!

giovedì 9 novembre 2006 di Federico La Sala
Diritti civili
«Guerra santa» anti-gay a Gerusalemme.
L’omofobia vince in Israele. Nel silenzio del mondo
Gruppi ebrei ultraortodossi scatenati contro il «pride» di venerdì a Gerusalemme: barricate e scontri con la polizia. Contro la sfilata, già notevolmente ridimensionata, rabbini, imam e cattolici. E i politici, da Olmert al socialista Peretz, tacciono
di Michele Giorgio (il manifesto, 08.11.2006)
Gerusalemme.
Dopo violente manifestazioni notturne e scontri con la polizia, ora contro gli (...)

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> L’EU-ROPA ha detto "basta": l’odio verso i gay è razzismo!!! A GERUSALEMME, "GUERRA SANTA" CONTRO Il GAY PRIDE, CON LA "VIVA APPROVAZIONE" DEL VATICANO !!!

lunedì 13 novembre 2006

Vaticano e ultraortodossi contro il corteo di Gerusalemme

Gay pride, perché le religioni odiano i «pervertiti»?

di Saverio Aversa (Liberazione, 12.11.2006)

Ancora una volta la Libertà è stata sconfitta a Gerusalemme. Venerdì 10 novembre i diritti umani e civili hanno subito una grave battuta d’arresto da parte dei fondamentalisti delle tre religioni monoteiste che non si sono fatti alcuno scrupolo nello strumentalizzare lo stato di guerra continua presente in quella città, in Israele e in Palestina, per cercare di impedire una manifestazione pacifica organizzata dalle associazioni gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Già dall’anno scorso a Gerusalemme si sarebbe dovuto tenere il World Pride, il secondo dopo quello di Roma del 2000, ma la tensione e i disordini collegati allo sgombero dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza aveva imposto uno spostamento all’anno successivo. Il WP era stato quindi rimandato all’agosto 2006 ma, sfortunatamente, la concomitanza con la guerra con il Libano ha fatto cancellare il nuovo appuntamento ed è stata fissata un’altra data: il 10 novembre.

Ma già il 18 ottobre scorso, esponenti politici conservatori e rabbini ultraortodossi sono scesi in piazza chiedendo la definitiva cancellazione del Pride. Una serie di manifestazioni intolleranti e violente, avallate dai partiti di destra che fanno parte del governo, si è protratta anche nei giorni successivi trasformandosi in una vera e propria rivolta contro “il corteo dei pervertiti” con lanci di pietre e altri oggetti verso i poliziotti, con fuochi appiccati ovunque. Una bomba rudimentale è stata ritrovata in una stazione di polizia sotto la scritta “Via i sodomiti”.

Un gruppo di attivisti capitanati da Saar Netanel del partito Meretz, gay dichiarato, ha fatto ricorso alla Corte Suprema che si espressa con una sentenza a favore della manifestazione ma contraria alla partecipazione di esponenti glbt provenienti dall’estero cancellando quindi il carattere internazionale del Pride. Le forze dell’ordine hanno dichiarato di non avere i mezzi per garantire la sicurezza della parata che doveva percorrere le vie della città nuova senza quindi toccare i quartieri del centro. A questa complessa situazione si è aggiunto il timore di rappresaglie, conseguenti ai bombardamenti israeliani dell’8 novembre a Gaza con l’uccisione di 18 civili, che tiene in stato di allerta sia polizia che esercito.

Intanto è arrivata anche una dichiarazione dal Vaticano nella quale Ratzinger esprimeva viva disapprovazione nei confronti della parata omosessuale considerata un grave affronto ai sentimenti di milioni di credenti ebrei, musulmani e cristiani che pretendono venga rispettato il carattere sacro della città di Gerusalemme. Tsipi Livni, ministro degli esteri di Israele, ha ricevuto, attraverso il nunzio apostolico, la richiesta di impegnarsi per impedire l’evento mentre il Rabbino Capo ha organizzato riunioni di preghiera contro “l’abominevole marcia”.

Il corteo non è stato quindi autorizzato e i gruppi glbt hanno dovuto accettare il duro compromesso di una manifestazione stanziale che si è tenuta nello stadio dell’Università Ebraica situato in una zona vicina al Parlamento ma lontana da “Mea Sharim”, quartiere degli ultraortodossi, con la presenza ridotta di soltanto 3000-4000 persone che hanno dato vita ad una protesta contenuta, senza l’allegria e la stravaganza tipiche delle marce per l’Orgoglio omosessuale ma con la partecipazione significativa di molte famiglie eterosessuali con bambini al seguito. C’erano cartelli e striscioni portati soprattutto dagli appartenenti ad “Open House”, la più importante associazione glbt di Gerusalemme, affiancati dagli esponenti di “Queeruption”, anarchici radicali di Tel Aviv che hanno protestato energicamente contro la guerra che Israele sta continuando contro gli hezbollah insediati nel Libano del sud. Fra i due gruppi si è accesa una forte discussione: “Open House” ha accusato “Queeruption” di voler trasformare la protesta contro l’omofobia in una contestazione politica contro la guerra, argomento che divide anche la comunità glbt israeliana. Il raduno è stato protetto da qualche migliaio di poliziotti, dal cielo sorvegliavano numerosi elicotteri mentre, nei pressi del Giardino della Campana della Libertà, qualche decina di attivisti glbt tentavano comunque di dar vita una marcia non autorizzata con l’intenzione di raggiungere lo stadio. Ma la polizia è intervenuta immediatamente e ha fermato alcuni dimostranti, così come ha fermato un gruppo di ebrei ultraortodossi che avevano la stessa meta ma intenzioni diverse.

Come ha scritto Ralf Dahrendorf, in un articolo ripreso da Repubblica oggi, tutto questo è l’ennesima dimostrazione di quanto la religione condizioni fortemente la politica in tutto il mondo, con ingerenze evidenti a tutti e con la conseguenza di una sofferenza arrecata a molti. Daherndorf ricorda come Israele ha atteso molti anni prima di stilare la propria Costituzione poiché i laici temevano fortemente l’influenza degli ebrei ortodossi e conclude esortando chi ha a cuore la libertà di difenderla ora, prima che sia troppo tardi, prima che sia necessario battersi per riconquistarla. A Gerusalemme la libertà sembra definitivamente perduta e ci vorrà molto tempo e un serio impegno civile diffuso prima di ritrovarla.


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