NESSUNO PROVI A TOCCARE LA SATIRA
di Mariano Sabatini *
Viviamo immersi, noi italiani, in un’aura mistica o, se preferite, misticistica. Ci addormentiamo con le campane, e con le campane ci destiamo. Ovunque i campanili fanno ombra alle nostre piccole miserie di peccatori. A scuola ci vengono spacciate nozioni di catechismo anziché di storia delle religioni.
Sull’onda dei richiami ecclesiastici, a cui i nostri politici - in pratica dell’intero arco costituzionale - sono asserviti: i gay e le lesbiche non possono vedere riconosciuti i loro Pacs; chi non può avere figli non deve neanche pensare di rivolgersi (almeno in Italia) all’inseminazione eterologa; quasi quasi c’è chi penserebbe di rivedere le norme su conquiste civili come aborto e divorzio. Siamo tutti cattolici, anche gli atei o gli agnostici.
Siamo cattolici di cultura, lo diventiamo per infezione da contatto. Nessuno si senta escluso o immune. Ma l’influenza che la Chiesa vorrebbe esercitare nel vissuto di gente in lotta, oggi, con esistenze complicate per molteplici cause è, ormai, insostenibile.
Ultimi esempi, l’attacco del quotidiano Avvenire, che si comporta come un qualsiasi foglio di partito, o le intemerate dell’aitante e phonato don Georg Genswein contro la satira rivolta alla sua persona o a quella di Papa Ratzinger. In questo periodo, proprio in risposta all’invadenza curiale, sono in molti a costruire gag su auguste figure religiose.
Adoro Luciana Littizzetto che rivolgendosi al cardinal Ruini (quello degli appelli al Tg1) lo chiama “Emineeens” e lo invita a pubblicare la Ruinanda, l’agenda con 365 divieti! Amo Maurizio Crozza che, nelle vesti candide di Sua Santità e accento teutonico, tenta di coinvolgere i suoi cardinali nelle sue boutade, e si rammarica di non avere gli stessi autori di Fiorello che gli scrivano le encicliche.
Rido di gusto con la parodia che Fiorello fa di don Georg; che, se non sbaglio, si è fatto fotografare su “Chi” in mutandoni, su un campo da tennis.
Triste dover difendere la libertà di espressione da chi, pochi mesi fa, dopo un frainteso discorso all’università ha dovuto correggersi in tutta corsa per evitare le rappresaglie degli islamici. L’integralismo avanza.
Anche Umberto Eco, nel “Nome della rosa”, parla del potere dirompente del riso. Sfruttando uno slogan efficace, ci sentiremmo di gridare: nessuno tocchi la satira. O una risata vi seppellirà!
* (Metro - Milano, 17.11.2006, p. 7)