A un anno da "Rockpolitik", il Molleggiato ospite a "Che tempo che fa". "Lasciare che si ironizzi su un fatto religioso è una lezione di tolleranza"
Celentano, il Vaticano e la satira "Anche Gesù era un comico"
Canzoni, silenzi, e riflessioni sul potere e sulla televisione. "Durante il mio ultimo show, mi sentivo il padrone della Rai..."
di ALESSANDRA VITALI *
L’EVENTO si consuma nel giorno della manifestazione della Cdl ma lui, che da cent’anni si proclama "re degli ignoranti", dice di non sapere cosa sia accaduto a Roma, né perché. Salvo approvare quando Fabio Fazio gli spiega che "era contro la Finanziaria": "Allora hanno fatto bene".
Adriano Celentano torna in tv a un anno dal suo Rockpolitik, sceglie RaiTre e Che tempo che fa e porta in scena la cifra che più gli è congeniale, pause indecifrabili, canzoni, riflessioni con poco senso e osservazioni che un senso, per lui, ce l’hanno: sulla tv, sul potere, sull’inquinamento, sulla "banalità che ha invaso il mondo". E pur se affezionato alle sue personalissime riflessioni sui massimi sistemi, il Molleggiato si concede un salto nell’attualità: con la sua polemica sulla satira, dice "il Vaticano ha sbagliato".
Entra sulle note di Prisencolinensinalciusol, Luciana Littizzetto gli balla intorno, lui si prende la scena, siede al posto del conduttore. Saltano, era scontato, le domande in scaletta, con Celentano è inutile pensare di dare un ordine alle cose, infatti il discorso iniziale sulla tv comincia dalla conclusione: "Questa è la parte finale, viene dopo perché sennò la gente capisce, e invece non deve capire".
Parla delle nevrosi alle quali sarebbero destinati coloro che fanno tv, che poi si trasformano "in una pericolosa e sottile cattiveria", e "non vale solo per chi la tv la fa, ma anche per chi la guarda". C’è un’eccezione, è Gianni Morandi: "Ha fatto cinque puntate per acquisire un po’ di cattiveria ed è più buono di prima. Ha fatto un prestito a Pupo. A lui il potere gli ha fatto un baffo, a me no".
Riflette sul potere, "pericoloso perché se non lo controlli ti spinge a fare cose che non si devono fare, come la guerra o gli inceneritori che spargono nell’aria polveri sottili che ci fanno venire il cancro". Insiste: "Andreotti diceva che il potere logora chi non ce l’ha, non è vero, logora chi ce l’ha". Ne approfitta per rinverdire ricordi e polemiche legate al suo show su RaiUno: "Quando facevo Rockpolitik avevo un potere che spaventava anche me. Sembravo il padrone della Rai, tant’è che Fabrizio Del Noce si è autosospeso...".
Canzoni (L’emozione non ha voce, Storia d’amore) e silenzi diffusi. "Ma tu, nei tuoi silenzi, pensi?", gli chiede Fazio. La risposta viene dopo una lunga pausa: "In tv tutti non lasciano spazio tra una parola e l’altra perché hanno il terrore che l’audience crolli. Io credo di essere un po’ ritardato a captare le cose... Perché ci deve essere lo spauracchio di non fare un discorso con calma?".
Infine, satira e religione. "Il Vaticano ha sbagliato. Ironizzare anche su un fatto religioso è un messaggio grandissimo in questo periodo, non è irriverente. Non protestare sarebbe come dare una lezione di tolleranza anche alle altre religioni, dire ’non arrabbiatevi se...’. Anche su Gesù ci sono barzellette bellissime, che possono raccontare pure i bambini. Gesù era un comico, e Dio non è quel barbuto che ci immaginiamo, serio... Dio è giovane, e bellissimo".
Celentano ricorda che Maurizio Crozza, nei giorni scorsi al centro delle polemiche per l’imitazione di Benedetto XVI nel programma Crozza Italia, gli aveva proposto lo sketch per Rockpolitik (il comico era una presenza fissa nello show) "ma gli dissi che di polemiche ce n’erano abbastanza. Ma mi divertì molto, non era affatto irriverente".
Chiude il capitolo la Littizzetto con l’abituale appello a Eminenz-Ruini: "Eminenz, guardi che brava persona questa qui - dice - anche se ha una faccia che se entra in chiesa viene voglia di chiudere col lucchetto la cassetta delle offerte. Dovrebbe imparare da lui, perché le prediche come le fa lui, lei se le sogna".
* la Repubblica, 2 dicembre 2006