Scola: il valore dell’esistenza si scopre nell’incontro con l’altro
Un appello a ragazzi, educatori e genitori: lo ha rivolto il patriarca di Venezia analizzando i recenti «episodi di violenza e bullismo»
Da Venezia Francesco Dal Mas (Avvenire, 21.11.2006)
Ancora una volta, i veneziani, ai piedi della Madonna della Salute, come accade da secoli, per sciogliere l’antico voto. E riscoprire il valore della vita.
È stata la raccomandazione del patriarca Angelo Scola, lunedì sera, a migliaia di giovani in pellegrinaggio da San Marco alla Basilica della Salute e ieri nella solenne concelebrazione in santuario. Raccoglie - e rilancia - una domanda di tanti ragazzi, il cardinale. Magari di quegli stessi ragazzi che si rendono protagonisti di episodi di bullismo o di violenza. «Dove trova consistenza la mia vita?», «cosa la fa degna, carica di valore?», sembrano chiedersi questi giovani.
Ed ecco la risposta di Scola: «Il valore della mia vita si scopre solo e sempre nell’incontro con l’altro, con gli altri, nel reciproco riconoscimento della necessità del tu, di ogni tu per il mio io».
«Solo l’armonica ed ordinata sinfonia di un "noi" compie l’io e lo libera dal rischio del branco e della banda», ricorda il patriarca ai ragazzi, ma anche ai loro genitori, agli insegnanti, insomma agli adulti. Costruire comunità così sinfoniche non è facile, ma non impossibile: «dipende da adulti che siano uomini e donne tendenzialmente riusciti». È un concetto che non si stanca mai di ripetere, il cardinale. E lo fa anche davanti ad una folla di fedeli che la Basilica non riesce a contenere. «Non si è padri e madri, infatti, se non si continua ad essere figli, se non ci si lascia educare dal Padre in Cristo Gesù nella Chiesa nostra madre a prendere sul serio il nostro bisogno umano: vivere una vita degna, certi del suo significato positivo, e perciò impegnati con pazienza e tenacia a costruirla, senza paura del sacrificio».
Esemplifica il cardinale: «Chiediamoci con sincerità: il proliferare di rapporti affettivi deboli che si succedono con grande rapidità senza lasciar traccia, non favorisce forse una certa incapacità di riconoscere il valore della propria persona e di quella altrui?». Insiste Scola: «Rapporti che non durano - male che intacca le nostre stesse famiglie - sono forse in grado di indicare ai nostri figli la strada dell’amore che ama per primo, gratuitamente?». E ancora: «In una società in cui si decide che far sacrifici per mettere al mondo dei figli o addirittura per tenere in vita qualcuno è privo di senso, come stupirci se la modalità normale di affrontare la vita tende a prescindere da qualsiasi idea di sacrificio?».
Mentre parla il patriarca ha davanti le immagini di queste settimane in cui «siamo stati particolarmente colpiti dagli episodi di violenza e bullismo che si sono ripetuti nelle nostre città». Episodi che riguardano ogni ceto sociale, «non potendo così essere riconducibili né ultimamente spiegabili solo a partire da un’analisi delle condizioni socio-economiche in cui vivono i ragazzi e i giovani implicati».
Ai piedi della Madonna della Salute, non è il caso di interrogarsi sulle cause, quanto sui cambiamenti che questi «tristi episodi» impongono. Non ha dubbi il patriarca: «La violenza fisica e morale, soprattutto verso i più deboli, unita alla smania di contare ad ogni costo, sono da condannare e da arginare con energia e decisione». «Tuttavia - puntualizza - la nostra condanna non può negare che questi atteggiamenti celino da parte dei giovani anche una precisa domanda: "dove trova consistenza la mia vita?", "cosa la fa degna, carica di valore?". Né loro né noi, infatti, possiamo affrontare l’esistenza quotidiana se non ne riconosciamo il valore; ma perché questo avvenga non basta deciderlo a partire da noi stessi».